Set 22, 2014 - Shakeloviana    2 Comments

Shakeloviana: Christoferus – or Tom Kyd’s Revenge

KydQuesto romanzo ha una premessa inconsueta, una favolosa e individualissima voce narrante, un punto di vista diverso dal solito e un finale così così.

Ora non so voi, ma personalmente non ho mai considerato Thomas Kyd il più interessante tra i drammaturghi elisabettiani: l’idea diffusa è quella dell’Autore Di Un Solo Titolo (The Spanish Tragedy, molto truculenta), una brava e lamentosa persona ai margini del suo ambiente per mancanza di titolo accademico e personalità fiammeggiante, implicato suo malgrado nei guai di Marlowe, indotto ad incriminare il suo più celebre e brillante collega a forza di tortura… non precisamente un eroe da romanzo, vero? E infatti, ammesso che compaia in narrativa o a teatro, tende a comparirci nelle vesti di comprimario dimesso, bilioso e sfortunato. Quello che ha i complessi perché non è andato all’università, quello che ha scritto una singola tragedia di enorme successo e poi più nulla, quello che paga un’amicizia sbagliata con la tortura e poi sparisce nell’oblio.

E invece Robin Chapman cambia le carte in tavola, facendo di Tom Kyd un uomo fascinoso e brillante, un autore di successo, mentore, amico, amante e sodale artistico di Marlowe, traditore involontario sotto i terribili ferri di Topcliffe, e per questo intento a vendicare sé stesso e il defunto Kit. Gli scrittori sono una genia di perfidi manipolatori: la storia di Christoferus non è sempre  del tutto credibile – alla luce delle fonti – ma è così ben raccontata che si chiude volentieri un occhio e ci si lascia trascinare. Fino al finale, un po’ blando, un po’ irrisolto e con qualche libertà storica di troppo. Ecco, magari il finale non è il più piacevole dei risvegli, ma a maggior ragione ci si dispiace di avere finito il libro, dopo trecento e tante pagine trascorse in una magnifica Inghilterra elisabettiana, intensa, dorata e pericolosa, popolata di gente affascinante e infida, retta su una combinazione di menzogne, paura e splendore…

E poi la scrittura… ah, la scrittura. La scrittura è meravigliosa: vivida, piena di luce e ombra, ricca, appagante – miele, velluto e filigrana, per dare un’idea. Ma miele di castagno, quello amarognolo… E sì, d’accordo – mi fermo qui, ma che posso farci se il giusto tipo di scrittura mi manda in visibilio e mi mette i brividini giù per la schiena?

Ma torniamo a noi. In tutto questo, Marlowe? Presente nel lungo flashback che costituisce due buoni terzi del romanzo, è il ragazzo di genio che nasconde l’insicurezza di fondo dietro una maschera di arroganza irriverente. Fiammeggiante, irragionevole e ingenuo, Kit si metterebbe nei guai molto più spesso e molto prima, se non ci fosse Tom a badare a lui… poi naturalmente ci riesce benissimo lo stesso – ma parte dell’interesse della storia sta nel vedere in che modo non sia tutta colpa sua…

Ah, peccato, peccato, cento volte peccato per quel finale che si affloscia – ma anche così, la lettura vale del tutto la pena. E poi si può sempre giocare a “Come L’Avrei Finito Io”…

E se a questo punto siete incuriositi, Christoferus si trova su Amazon.

Shakeloviana: Christoferus – or Tom Kyd’s Revengeultima modifica: 2014-09-22T08:09:00+02:00da laclarina
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2 Commenti

  • Certo che mi hai incuriosita…
    Devo dire che anche io gioco molto con “Come L’Avrei Finito Io” ma ho notato che mi capita molto più spesso con i romanzi e i racconti recenti.
    Non so se sia perchè la qualità è andata perdendosi un po’ oppure perchè i vecchi racconti e romanzi che ancora oggi si possono considerare interessanti sono in certo senso sopravvissuti alla selezione del tempo e quindi sono ben fatti anche nel finale.
    Eppoi c’è la questione delle serie. Questa necessità di dover lasciare il libro aperto per poter poi scrivere il secondo, terzo volume.
    Fattostà che sempre più spesso appena leggo qualcosa di uscita recente mi trovo a combattere con il finale.
    Però in questo caso sono preparata e allora sarà in un certo senso anche divertente.
    Per curiosità, con quanta frequenza ti capita di giocare al famoso gioco del finale?

  • Quanto spesso, now?
    Sai che non lo so? MI cogli impreparata.
    Tutto quel che d’incompiuto mi capita per le mani… ma mi rendo conto che sto barando, e non era questa la domanda.
    Non spessissimo, in realtà – perché bisogna che il finale sia l’unica cosa infelice di un libro altrimenti notevole. Un libro così così non ho molta voglia di finirlo io, ecco.
    Però ogni tanto capita. E Christoferus è stato un caso da manuale… ma ancora non ho deciso proprio del tutto il *mio* finale. Di sicuro, allegerrimo non è…