Mar 30, 2015 - memories, pennivendolerie, tecnologia    Commenti disabilitati su Backup! Backup! Backup!

Backup! Backup! Backup!

Floppy1Vent’anni fa o giù di lì – al tempo dei floppy disk* – a un certo punto mi capita per le mani una deliziosa scatolina metallica piatta e quadrata.

“Oh,” cinguetto tra me e me. “Sembra fatta apposta per metterci un singolo floppy!” E il singolo floppy che ci piazzo dentro contiente – tenetevi forte – l’unica copia della seconda stesura di un romanzo. Unica. Copia. In una scatoletta di metallo.

Quando estraggo l’arnesino dalla sua graziosa casetta nuova e lo inserisco nel portatile, il portatile fa spallucce. Ri-inserisco, e nulla accade. Riprovo ancora, ancora e ancora – alla maniera di chi spera di svegliarsi da un momento all’altro e scoprire che era tutto un brutto sogno… Ma naturalmente no. Il floppy è diventato invisibile.

È estate, e il San Tecnico è in vacanza, così rimetto il povero floppino egro nella scatoletta di metallo e mi scapicollo in città, nell’unico negozio d’informatica che conosco. Dentro c’è il titolare, che era a scuola con mia madre, e c’è qualche implume che traffica con il computer. Il titolare ascolta le mie spiegazioni sconnesse e affida il floppy a un implume, con l’istruzione di vedere cosa può farci. L’implume, che è impegnato in tutt’altro, prova a inserire, fa spallucce, estrae e restituisce al titolare.

“Smagnetizzato,” mugugna – e torna ad occuparsi degli affari suoi.

“Ma…” balbetto io, con un vago senso di caduta verticale. “Ma non si può recuperare quel che c’è dentro?”

Il titolare, forse temendo una crisi di pianto, guarda con qualche severità l’implume – il quale fa spallucce di nuovo.

“Se è smagnetizzato, è smagnetizzato,” sentenzia a mezza bocca. Con l’altra metà sta sghignazzando con il suo altrettanto acerbo compare, seduto al computer accanto. Se potessi, strangolerei volentieri entrambi.Floppy3

Il titolare mi restituisce il floppy. Se non altro, ha l’aria dispiaciuta, mentre mi spiega che non c’è niente da fare – cosa che avevo già afferrato da me. Tolgo dalla borsa la scatoletta e la apro per rimetterci il floppy…

“Ma…” il titolare fa tanto d’occhi. “Non lo tiene lì dentro, vero?”

Io annuisco mestamente. Prima era una casetta, adesso è una piccola tomba…

“Ma è di metallo!”

Io sgrano gli occhi. “Sì… di latta verniciata. Anni Cinquanta…”

Il titolare chiude gli occhi un istante, e poi mi spiega: metallo, robe magnetiche… “Ma non era l’unica copia, vero?”

Oh dear.

Ri-caduta verticale: il floppino è defunto, la tecnica non può nulla, gl’info-implumi sono un bunch di gente senza cuore, ma l’assassina… la floppicida sono io. Io con la mia dannatissima scatoletta di latta verniciata anni Cinquanta. Saluto il titolare – e vedo che è ancora preoccupatissimo. Tsk. Per chi mi prende? Sono forse una che va a pezzettini nei negozi? Io non sono così. Io torno in macchina, e solo quando sono chiusa dentro mi faccio un bel pianto sulla dipartita della mia seconda stesura. Unica copia.

E piango sul volante finché un altro automobilista non suona il clacson per farmi capire che aspira al mio parcheggio… Senza nessun riguardo per la mia tragedia in corso. I mean, per quanto ne sa lui, potrebbe essere una tragedia vera e propria – e comunque, mai sottovalutare la portata di una stesura perduta, con l’aggravante della stupidità attiva.

E questo accadeva vent’anni orsono o giù di lì, e ha l’aria della lezione che non si dimentica, vero?

Floppy2E invece no. Ancora adesso il backup resta una di quelle buone idee che non metto mai in pratica. Oggi pomeriggio, domani, quando torno, lunedì… Mai adesso. E il risultato è che ogni tanto mi perdo cose rilevanti – inghiottite dal buio nell’uno o nell’altro crash, cancellate per errore o semplicemente irreperibili per settimane quando a un computer pare bello andare in deliquio…

No, be’ – un progressetto me lo riconosco: ho imparato a conservare quello che sto scrivendo in copie multiple. Una in ogni computer, una su ciascuna chiave USB… È già qualcosa, ma non è come se lo facessi abbastanza spesso. Lo faccio una volta e poi, come per il pane tostato nel forno, mi sento a posto con la coscienza. Di solito, quando torno a ricordarmene, il pane è carbonizzato da una parte e il povero hard disk giace insensibile.

Perché vi dico tutto questo?

Per via di questo post su Karavansara, sostanzialmente. Perché l’osservazione della sventura altrui, combinata al ricordo della propria, dovrebbe funzionare da sprone verso la lungimiranza. Perché quando succede, è troppo tardi. Perché magari sono l’unica che persevera nella propria allegra e pigra imprevidenza – ma il grido di oggi si è, o Lettori: Backup! Backup! Backup!

Hurrà!

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(E v’interesserà sapere che, mentre scrivevo questo post, Firefox si è chiuso senza preavviso… E io non avevo mai salvato… Fortuna che WordPress ogni tanto lo fa da sé.)

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* Non avete idea di quanto mi senta vecchia nello scrivere questo genere di cose…

Backup! Backup! Backup!ultima modifica: 2015-03-30T10:45:53+02:00da laclarina
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