

I Fantasmi di George Garrett
Ah, dunque, c’è questo Saluto dell’Autore, all’inizio di Entered From The Sun, di George Garrett…
Qualche anno fa, EftS è stata una di quelle letture inaspettate in vario modo. Scelto perché ha per sottotitolo The Murder of Marlowe, salvo poi scoprire che l’assassinio di Marlowe c’entra poco. O molto, in realtà, ma non nel modo che ci si potrebbe aspettare… In nessun modo che ci si potrebbe aspettare, a dire il vero. Immagino che ci voglia un poeta per rendere un argomento visceralmente fondamentale e, al tempo stesso, alla fin fine irrilevante. Perché Garrett era un poeta, e si sente molto, e lo stile è… difficile da definire. Shall we say caleidoscopico? Sì, diremo proprio così, ed è un’approssimazione buona come un’altra. Iridescente, forse, è un’altra ragionevole possibilità. O una combinazione delle due, forse.
Insomma, per non girarci attorno: EftS, a ben pensarci, è un catalogo di cose che dovrebbero irritarmi nel profondo, eppure l’ho trovato di enorme soddisfazione, con il suo mosaico di punti di vista spesso inafferrabili… Ah well. Diciamo che è un’esperienza di un genere non comune.
Tuttavia, quel che volevo fare oggi, è proporvene un pezzettino – da quel Saluto dell’Autore di cui vi dicevo prima di perdermi a rapsodizzare.
Per non dimenticare, né ora né mai, quella perduta lucentezza, speranza e gloria di quei tempi. E similmente per ricordare, portandola in mente, l’altra faccia di tutto questo. Il pietroso scontento, la gelida disperazione, l’apocalittica indifferenza.
Abbiate pazienza con me, fantasmi.
E benediteci, tutti e ciascuno – i vostri nuovi amici perduti.
Parlate a me.
Parlate tramite me.
Parlate a noi.
Una perfetta preghiera secolare del romanziere storico – e anche del traduttore, nelle giuste circostanze. Non trovate anche voi?