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E Poi La Musica: Heart Of A Soldier

Oggi, come dieci anni fa, ero al lavoro quando mi telefonarono per dirmi di accendere la televisione.

C’erano le Torri Gemelle in fiamme, c’erano le colonne di fumo sul Pentagono, c’erano le sirene, le grida, l’aria piena di polvere – e la terribile incertezza: che cosa stava succedendo?

Era il mondo che cambiava.

Poi è venuta una guerra, sono venute le commemorazioni, sono venuti i film e i libri, sono venute le teorie cospirazioniste – e il mondo non è più quello di dieci anni fa.

Confesso di non avere molta pazienza con i cospirazionisti – non foss’altro che per logica occamiana. Ne ho ancora meno con chi, come Stockausen o Franco Piperno, è capace di definire l’attacco alle Torri come “un atto di sublime bellezza” compiuto da “audaci intellettuali”.

Preferisco chiamare intellettuali gente come la librettista Donna di Novelli, il compositore Christopher Theofanidis, la regista Francesca Zambello e il baritono Thomas Hampson, i creatori dell’opera Heart Of A Soldier, nata in occasione del decennale. HoaS debuttava ieri sera alla San Francisco Opera. Ancora non so di quanta “sublime bellezza” si possa parlare a proposito dell’opera in sé, ma ricordare mettendo in versi e musica una storia di amicizia, di amore, di responsabilità, di perdita, di idee, di decisioni difficili, di dovere, di differenze e di sacrificio – questo è quel che mi piace definire un atto di bellezza.

Set 11, 2009 - considerazioni sparse    1 Comment

Come oggi, otto anni fa

Come oggi, otto anni fa, facevo un altro lavoro, avevo un altro blog, scrivevo un altro libro.

Come oggi, otto anni fa, stavo vivendo le mie ultime ore in un mondo del tutto diverso. Come tutti, del resto.

 Ricordo la telefonata in ufficio, la prima di molte edizioni straordinarie del TG, lo sgomento, la paura, la rabbia. E questi ultimi otto anni, a sbirciare visi e copertine di passaporti nelle code al check-in, a sobbalzare alla vista di guardie armate nei teatri, a dubitare di ogni incidente, di ogni esplosione…

Ma quello che mi fa più impressione di tutto, forse, è che non ricordo più troppo bene come fosse prima.