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Nov 2, 2016 - teatro    Commenti disabilitati su Campogalliani70: Allieva Benazzi a Rapporto…

Campogalliani70: Allieva Benazzi a Rapporto…

ScuolaAbbiamo parlato di tante cose a proposito dei settant’anni dell’Accademia – tra le altre la Scuola, ovvero lo strumento con cui la Campogalliani coltiva la sua continuità nel segno della grande tradizione teatrale italiana. I prossimi settant’anni (come minimo), come ha detto il Direttore Artistico, si fondano anche su questo.

E allora oggi schiudiamo i battenti della Scuola, e facciamo quattro chiacchiere con una degli allievi…

Chiara Benazzi, come sei arrivata al teatro in generale e alla Campogalliani in particolare?

come spettatrice sono sempre stata, sin da piccola, affascinata dal mondo del teatro ma allo studio vero e  proprio mi sono approcciata quasi per scherzo. Un’amica, una quindicina di anni fa, mi ha chiesto di partecipare assieme a lei a un corso di teatro, perché non voleva farlo da sola. Lei ha seguito solo le prime tre lezioni mentre io non solo ho portato a termine quel corso ma ho anche proseguito con altre esperienze tra Mantova e Verona. Alla Campogalliani sono arrivata solo lo scorso anno, anche se li ho sempre seguiti,  grazie all’indicazione di un’amica di Diego Fusari che mi ha avvisata dell’istituzione della borsa di studio per partecipare ai loro corsi.

È inevitabile arrivare a un’istituzione come la Campogalliani con delle attese – e forse anche qualche ansia:  com’è stato l’impatto con la scuola e con la vita della compagnia? La scoperta più inaspettata? Il momento che hai preferito?

Ansia moltissima, che si è però stemperata subito alla prima lezione grazie agli attori della compagnia che mi hanno fatta sentire subito parte della “famiglia”. Credo che questa sia stata anche la scoperta più inaspettata: proprio la disponibilità degli attori a condividere le loro esperienze e conoscenze, senza porsi su di un piedistallo. Vederli sempre sul palco me li aveva fatti vivere un po’ come irraggiungibili… Ai corsi si respira un’aria professionale, sì, ma anche di divertimento – e ho avuto la fortuna di avere anche compagni molto simpatici e collaborativi.
Il momento che preferisco è quell’attimo di buio e respiro trattenuto che precede l’apertura del sipario – sia che debba recitare sia che faccia da direttore di scena. L’adrenalina è forte così come l’entusiasmo. Un altro momento che amo è quello che segue lo spettacolo, quando la compagnia si riunisce per la cena e commenta la serata. Oltre ad essere divertente è anche un ulteriore momento formativo. Insomma amo vivere e respirare il teatro. man_074_01

Come ti capisco… E adesso quali sono i tuoi programmi futuri, in fatto di teatro?

Al momento sto frequentando il secondo anno di corso esplorando altre realtà teatrali, come la possibilità di scegliere le musiche piuttosto che l’illuminotecnica o la scenografia… Poi spero di continuare  a collaborare con la Compagnia.

E c’è un ruolo dei sogni  – un personaggio, un testo, un autore con cui desideri cimentarti?

In realtà due sono i testi che vorrei poter affrontare, entrambi contemporanei, che mi hanno appassionata nella lettura. Piccoli crimini coniugali di Éric-Emmanuel Schmitt e From Medea di Grazia Verasani. Sono due testi drammatici che descrivono donne apparentemente forti ma con una fragilità interiore che traspira dai loro gesti folli – o almeno questa è la mia lettura.

Ebbene, Chiara – ti auguro Schmitt e Verasani, e una felice continuazione con la Scuola.

Se, o Lettori, ve ne pungesse vaghezza, potete trovare informazioni sui Corsi di Teatro qui. E non abbiamo finito con Campogalliani70, ma può darsi che saltiamo la prossima settimana…

Ott 31, 2016 - grilloparlante, Shakespeare Year    Commenti disabilitati su Malvagi, Amici, Amanti – al Museo

Malvagi, Amici, Amanti – al Museo

Will Shakespeare si nasconde alla perfezione tra la folla versicolore e inquieta del suoi innumerevoli personaggi… Capace di empatizzare con tutti e di estorcerci un filo di simpatia per chiunque – o quasi – l’uomo è impossibile da rintracciare tra le infinite maschere della sua poesia… Persino dei Sonetti, nonostante la tentazione fortissima di quell’Io narrante, sappiamo troppo poco per capire che mai ci sia di autobiografico – sempre che ci sia alcunché affatto.

Epperò…

Se nessun personaggio è Will himself, se nessuna storia è modellata sulla sua, mettendo insieme le storie e i personaggi certe costanti emergono, certi ritmi, certe idee. Non possiamo scovare un ritratto dell’uomo – ma, cosa più importante, siamo capaci di fari un’idea di quel che pensava, come e perché, in una specie di trasparenza stratificata. Da dove arrivano i malvagi e che cosa li motiva? Che cosa lega – e divide –  gli amici? E quale idea dell’amore emerge dalle commedie, dalle tragedie e dai Sonetti..?

Sospetto che non sia terribilmente scientifico – ma di sicuro è un gran bel gioco. Volete giocare con me? Per tre martedì, a novembre, al Museo Virgiliano di Pietole, esploreremo il mondo e le idee di Shakespeare attraverso i suoi personaggi. Lo faremo sotto gli auspici di Borgocultura – e a rendere tutto più interessante, ci saranno gli attori dell’Accademia Campogalliani a dar voce a… Malvagi, Amici, Amanti.

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Apr 22, 2013 - teatro, Vitarelle e Rotelle    6 Comments

Cronache Della Vita Teatrale

E così è finita.

Contando la prova generale e quattro repliche, significa che ho visto cinque recite di Bibi & il Re degli Elefanti in una settimana. Da martedì sera a domenica pomeriggio ho pressoché abitato al Teatrino d’Arco – e tutti sono stati molto carini e non mi hanno mai fatta sentire underfoot.

Martedì sera sono arrivata in punta di piedi, perché in linea generale Capitan Grace non vuole autori attorno… ma, come mi si è fatto notare, ormai era troppo tardi per rompere le scatole anche se avessi voluto farlo – e giuro: davvero non volevo. Ho aspettato in fondo alla platea vuota e davanti al sipario aperto, e adesso ho una teoria nuova in proposito. Un teatro vuoto la sera della prova generale ha un’elettricità tutta sua. Ecco. E ho visto, e mi sono incantata – e sapevo benissimo che il bello doveva ancora venire, ma che devo dire? In teatro non si finisce mai di stupirsi.

Così, quando giovedì sera alle 6 la regista mi ha fatto sapere per vie traverse che sarebbe stata cosa buona e giusta che mi presentassi con qualche anticipo e uno straccio d’introduzione ad uso del pubblico, io stavo rivedendo bozze*, e allora ho abbandonato le bozze e mi sono messa a preparare l’introduzione. E tutti sanno che il segreto delle introduzioni è dare l’impressione (ma soltanto l’impressione) di tirare fuori dal blu un’idea dopo l’altra in una combinazione di brillante ispirazione e ferrea progressione logica. Vale a dire che la faccenda richiede una certa quantità di preparazione e qualche ripetizione a voce alta… Stavo ancora ripetendo a voce alta quando sono arrivata a teatro. Arrivata in anticipo. E ho fatto la mia introduzione (e dopo tutto non ho perso pezzi e non mi sono impantanata troppo irrecuperabilmente) e poi mi sono seduta in prima fila e ho guardato il miracolo che succedeva un’altra volta.

Perché tutto quello che alla generale era sembrato solo bello, all’improvviso era vivido ed emozionante…

La scena scarna e tutta bianca, che si bagna di luci oblique quando Bibi immagina il suo mondo speciale.

Sara Spagna, la Bibi quintessenziale.

Anna Laura Melotti, Giovanna immaginata, severa e piena di dolcezze improvvise.

Matteo Bertoni, che fa un Bogus tenero e buffo.

E l’affiatamento perfetto tra questi tre, che ogni volta guadagnano l’applauso a scena aperta sul loro In battaglia!

E la Mamma fragile e spaventata di Alessandra Mattioli.

E la deliziosa Nonna piena di fantasia di Francesca Campogalliani.

E gli adorabili, giovanissimi Alice Spagna e Davide Cantarelli.

E il Dottore rassicurante di Valentino Staffoli.

E l’Infermiera dolce e comprensiva di Martina Ginelli.

E il silenzio profondo del pubblico tutt’attorno.

E il calor bianco degli applausi.

E la platea che, all’accendersi delle luci, è tutta una costellazione di occhi lustri.

E la gente che viene a dire “Guardi, mi ha fatto piangere…”

E le cene su, su, su sopra il teatrino, a ridere dei piccoli inciampi tra una fetta di salame e un bicchiere di vino. 

E il tutto visto da dietro le quinte – in un’altra prospettiva, diversa e magica.

E le lasagne di Bogus – e la sua fidanzatina di peluche.

E il fiato sospeso per una battuta che tarda un istante.

E la tensione degli attori che prendono fiato un istante prima di entrare in scena.

E il ritmo che si fa più sciolto di recita in recita.**

E due recite sold out – e le altre poco ci mancava.

E le chiacchiere nei camerini.

E l’irrealtà sospesa di vedere chi aspetta in quinta, nella penombra, al di là dello spazio incantato del palcoscenico.***

E gli spettatori commossi che ringraziano.

E il ciondolo-Bogus, regalo della mia primattrice.

E non vedere l’ora che sia sera per tornare a teatro un’altra volta.

E rendersi conto che il Re degli Elefanti (in esilio) è diversissimo da come lo si era immaginato scrivendo – ma così perfetto che quell’idea iniziale è quasi del tutto svanita a confronto di quel che di vivo e tridimensionale e colorato ne hanno fatto attore e regista.

E poi è tutto finito – e oggi, alla fine, sul palco e dietro le quinte avevamo tutti gli occhi lustri.

E adesso si torna alla vita normale, ma una cosa è certa: I want some more.

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* As a matter of fact, bozze in parte mie. Bozze di qualcosa di cui riparleremo.

* “Alla prima c’è tensione, alla seconda c’è paura. Dalla terza in poi le cose prendono il passo giusto.” (R. Avanzi)

*** E dannazione, perché non mi sono portata una macchina fotografica?