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Apr 6, 2018 - scribblemania, scrittura    Commenti disabilitati su Pesca al Salmone Annotato

Pesca al Salmone Annotato

taccuinocAbbiamo parlato parecchio di taccuini, in passato più o meno recente – a vari propositi e, da parte mia, sempre con sconfinato entusiasmo.

Ebbene, rieccomi qui a illustrarvi un’altra dote del taccuino. Dovete sapere che sono a caccia. Ho scoperto di avere, verso la fine del mese, una scadenza che mi piacerebbe rispettare. Concorso, 2500 parole, argomento storico. Non è che il racconto sia precisamente il mio genere prediletto – ma un’altra cosa di cui abbiamo parlato è quanto sia interessante e istruttivo scrivere entro un limite, e poi ci sono idee che si raccontano meglio in piccolo, e tutto quanto… e soprattutto c’è questo concorso a cui vorrei davvero, davvero, ma davvero partecipare.

Quindi: dove sono tutte quelle idee che risalgono il fiume come salmoni quando sono impegnata a scrivere qualcosa d’altro? Quelle idee che bisogna accantonare a sberle per evitare di essere distratti? Adesso che servirebbero, dove diamine si sono cacciati, gli stupidi salmoni?

TaccuinidMa è ovvio: si sono cacciati – o piuttosto, io li ho cacciati nei taccuini. Perché si annota tutto, ricordate? Se vale la pena di essere ricordato, vale la pena di essere annotato. Proprio per momenti come questi. Così qualche sera fa mi sono seduta davanti al fuoco con una bracciata di vecchi taccuini e il taccuino nuovo, e ho cominciato a pescare e annotare…

E cosa credete che sia successo? Adesso ho una lista di salmoni che copre due pagine e mezzo – e questo limitandomi a tenere le idee che mi sembrano adatte alla bisogna… Certo, nel frattempo ho ritrovato (e perso un sacco di tempo a rileggere) ogni genere di altri appunti e idee, e in un certo senso sono di nuovo seduta sul fondo del fiume, come un Operatore BBC di Buridano, occupata a sgomitare tra i salmoni in cerca di quello giusto da sviluppare e scrivere entro la scadenza, e prima o poi – meglio prima che poi – dovrò scuotermi fuori da questa rimpatriata ittico-narrativa e mettermi al lavoro… but still.

SalmonsdQuante di queste idee sarebbero andate perdute se non le avessi annotate quando l’ho fatto? Se non mi fossi abituata a prendere appunti in ogni possibile situazione – compresa la Terra di Nessuno tra veglia e sonno? Se non avessi tutti i miei vecchi taccuini da sfogliare in caso di necessità?

E quindi ammetto di non avere ancora deciso troppo bene che cosa fare di preciso tra qui e la scadenza – ma il problema non è certo la mancanza di idee, giusto?

Una volta di più: per il Taccuino, hip-hip…

Un Taccuino, Più Taccuini

Parlavasi nei commenti a questo post, con Lucius Etruscus, di taccuini – le gioie e le scomodità, il grado di Taccuinoprobabilità di ritrovare e utilizzare davvero un’annotazione, la comparativa comodità del computer… E io spiegavo che, se una parvenza di metodo c’è nel mio disordine in proposito, esso consta di una singola idea: non un solo taccuino, ma un certo numero di essi.

Perché il fatto è che mi ci è voluta mezza vita per arrivare alla conclusione che devo sempre avere con me un taccuino. Mezza vita, un sacco di frustrazione e l’occasionale lacrimetta versata su idee perdute, scampoli di dialogo o descrizione, riferimenti bibliografici e tutte quelle cose che non arrivavano mai a diventare annotazioni perché non avevo sottomano il mezzo per annotarle.

Con gli anni sono diventata marginalmente più saggia, e mi sono provvista di un taccuino. Un taccuino, con la sua matita al seguito – e l’idea generale era di portarlo sempre con me e annotare felice e contenta per sempre. Sennonché, mi si potrebbe descrivere, senza troppi sforzi d’immaginazione, come un tantino distratta – e Un Taccuino aveva la pessima abitudine di essere spesso al piano di sotto quando io ero a letto, oppure sul mio comodino quando ero fuori casa…

Notebook Paper MugE siccome però era evidente che un’idea non annotata è un’idea persa, ho cominciato ad annotare tutto e sempre – dove capita, come capita – con la vaga intenzione di trasferire poi le annotazioni sull’Un Taccuino. Cosa che evidentemente non ho mai imparato a fare, a giudicare dalla quantità di biglietti ferroviari o del teatro, vecchie buste, volantini, quadratini di cartone e whatnot che  continuano a saltar fuori da tutte le parti, magari coperti di annotazioni per cose che ho pubblicato, rappresentato o venduto da anni… Una volta ho trovato due battute di dialogo scritte su uno di quei tovagliolini da bar con quella che ha tutta l’aria di essere una matita per occhi blu – e io non uso la matita blu…taccuini

Finché non mi è albeggiata in mente la soluzione – una soluzione di una semplicità luminosamente lapalissiana: non ho bisogno di Un Taccuino, ma di più taccuini.

Così adesso ho Più Taccuini:

– Un Moleskine classico, con la copertina rigida e le pagine non rigate. Questo è quello ufficiale, quello su cui, in teoria, dovrei trascrivere le annotazioni randagie – o almeno quelle rilevanti.. Qualche volta se ne viene in giro con me, qualche volta no – ma questo non è terribilmente importante, perché poi ci sono…

– Un taccuino più piccolo che risiede stabilmente sul mio comodino. Perché non importa quanto sia sicura di ricordarmelo domattina, l’esperienza mi ha insegnato che è sicurezza mal riposta. Però adesso ho imparato, ed è diventato del tutto normale accendere la luce nel cuore della notte per prendere appunti.

taccuini2– Un taccuino ancora più piccolo per la borsetta. In realtà di questi ce ne sono diversi, sparsi tra le mie numerose borsette. È vero che ho fatto progressi da questo punto di vista, e in genere quando cambio borsetta il taccuino è la prima cosa che sposto – ma non si sa mai…

– Un taccuino davvero piccolo per borsettine da sera, tasche e marsupi. Perché è facile dirsi oh che diamine, che può mai venirmi in mente di così vitale mentre cammino/ceno/ballo/scio/sono a teatro… e se avete mai scritto alcunché, sapete fin troppo bene come vanno a finire queste cose.

Ecco. Che altro? Oh sì: quando viaggio mi porto sempre dietro due taccuini, e naturalmente ciascuno ha sempre al seguito due penne o matite – perché non c’è nulla di peggio che avere idea e carta, e niente per annotare. O di avere una penna sola che rende l’anima all’improvviso. Avete mai provato a graffire qualcosa con una biro defunta, a mo’ di stilo, come uno scriba antico? Io sì, e posso dirvi che, otlre a non essere facile, tende ad accendere bizzarri sospetti negli occhi di eventuali osservatori. TakingNotes

E questo è tutto, direi. Significa che non mi perdo più nessuna idea? Alas, no – però è d’aiuto.

Tutto ciò che vale la pena di essere ricordato, vale anche la pena di essere annotato, dice McNair Wilson – e a mio timdo avviso, è proprio vero. E questo significa taccuini, taccuini e ancora taccuini.