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Feb 22, 2011 - scrittura    Commenti disabilitati su “Show, Don’t Tell” Ai Tempi Dei Ciliegi

“Show, Don’t Tell” Ai Tempi Dei Ciliegi

Non dirmi che la luna splende; mostrami la luce che brilla sulle schegge di vetro.”

E questo, contrariamente alle apparenze, non era qualche guru americano del Creative Writing, ma (rullo di tamburi)… Anton Checov. Quel Checov: Giardino dei Ciliegi, Zio Vanja e tutto quanto.

Checov scriveva drammi, e quindi sapeva benissimo che a teatro lo spettatore non ha altro accesso ai personaggi se non le battute e i gesti degli attori: solo quello che si vede, solo quello che è mostrato. La sua intuizione è che questo si applichi anche alla scrittura non teatrale, che là dove “la luna splende” è blandamente generico, le schegge di vetro che brillano nella luce siano un’immagine vivida, che il lettore non dimenticherà. O che “Piotr Ilic era furibondo” sia molto meno efficace di “Piotr Ilic afferrò il fascio di spartiti e lo sbatté sul pianoforte chiuso.”

Dal che si evincono già due principi:

a) Specifico è meglio;

b) E’ inutile dilungarsi in lunghi passaggi descrittivi quando si può ottenere un effetto migliore con pochi dettagli ben scelti.

C’è chi sostiene che la voce narrante più efficace sia la Terza Persona Oggettiva che, come una telecamera, non sa che cosa passa per la testa dei personaggi e può solo mostrare le loro reazioni (verbali e non verbali) a dati stimoli.

Se la TPO sia davvero la forma di narrazione più efficace è materia di dibattito, ma di sicuro ha due pregi.

In primo luogo, è realistica. La signora seduta di fronte a noi sul tram, con gli occhi lucidi e il fazzoletto in mano, potrebbe essere triste, arrabbiata oppure allergica ai pollini: non lo sapremo fino a che non ce lo dirà oppure fino a quando non farà qualcosa, come starnutire, oppure dare un sospirone tremulo, oppure strappare il bottone della borsa mentre tenta di chiuderla. Diciamocelo: congetture a parte, la nostra percezione del prossimo è in Terza Persona Oggettiva.

In secondo luogo, benché sia alla lunga piuttosto noiosa da scrivere, è un ottimo strumento quando si vuole essere certi di mostrare e non dire. Se togliessi pensieri, monologo interiore e interventi del narratore in genere, si capirebbe ancora che Piotr Ilic è furibondo, senza bisogno di dirlo in as many words? Se la risposta è no, allora sarà il caso di sbattere qualche altro spartito e, magari, fracassare un calamaio.

Così poi ho anche le schegge di vetro, metti mai che sorga la luna…

Gen 9, 2010 - Oggi Tecnica    1 Comment

Show, don’t Tell

Non è la prima volta che posto di questo, ma è davvero fondamentale. Mostrare e non dire, fa tutta la differenza del mondo. Una dimostrazione?

1) Chiamata dalla mamma, una bambina entrò frettolosamente nella stanza. Era allegra e graziosa, con le trecce bionde e grandi occhi in un visetto ridente. Il suo abito era nascosto da un mantellino di velluto dal cappuccio rosso. Prese il paniere pieno di ciambelline alle spezie che la mamma le porgeva e, con una risata gaia, promise spensieratamente che non si sarebbe fermata a parlare con nessuno lungo la strada.

Hm, sì. Dice quello che deve dire, ci introduce il personaggio… onestamente, se non ci fosse il cappuccio rosso a metterci sulla buona strada, non saremmo particolarmente colpiti da questa bambina, giusto? Riproviamo in un altro modo.

2) Cappuccetto Rosso entrò senza fiato per la corsa, guance rosse e occhi brillanti. “Pronta!” disse.

Con un sorriso indulgente, Mamma le liberò una treccia bionda dal lacciolo del mantellino di velluto rosso. “E mi raccomando…” ammonì, porgendole un panierino che profumava di zucchero e cannella.

“Non mi fermerò a parlare con nessunissimissimo!” la interruppe Cappuccetto, con una risata che pareva un trillo di rondine.

Tutta un’altra impressione, vero? Molto più vivido, molto più immediato, con le tre battute di dialogo, il profumo di zucchero e cannella, i nomi… Invece di leggere un elenco che pare un esercizio di traduzione dal Francese, vediamo caratteristiche e oggetti in funzione, per così dire: la treccia bionda e il mantellino s’impigliano l’uno nell’altra, dal paniere proviene il profumo delle ciambelle, e CR è senza fiato perché ha corso. E a dispetto di quel che sembra per via della divisione in paragrafi, l’esempio 2) conta qualche parola di meno.

Per cui, riassumendo: azioni specifiche, dialogo e dettagli sensoriali infondono vita alla scrittura; avverbi, voci verbali passive, discorso indiretto e termini generici l’appiattiscono.