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Apr 6, 2016 - Shakespeare Year, Storia&storie, teatro    Commenti disabilitati su Coriolano

Coriolano

Avevo detto che mi sarei messa a caccia di Shakespeare che non avevo mai visto in scena, giusto?

Coriolanus2Ebbene, ho cominciato con il Coriolanus del 2013 al Donmar Warehouse. E dopo averlo visto posso solo dire che è un peccato che non lo si rappresenti di più.

Nel mondo anglosassone gode di più attenzione, ma in Italia? Pressoché nulla – e secondo me è un peccato. Titolo tardo, di datazione incerta tra il 1605 e il 1610, ultimo tra i Roman Plays, e ispirato a un Plutarco  malsicuro di cui gli storici moderni dubitano un nonnulla, Coriolano è una storia potente con un protagonista singolare.

Il Caio Marzio di Shakespeare è un aristocratico generale romano, soldato di prim’ordine, patriota e onest’uomo che, nell’atto primo, strappa ai Volsci la città di Corioli quasi da solo. Di conseguenza se ne torna a Roma in trionfo, e il Senato gli tributa il cognomen onorifico di Coriolano, e tutto andrebbe bene – se non fosse che Marzio ha due problemi: una madre ingombrante e un’assoluta incapacità per le pubbliche relazioni.

Uomo di rara arroganza, con un’avversione per il governo popolare e nessuna timidezza nel farlo sapere, l’ormai Coriolano sarebbe ben contento di continuare a fare il generale e tempestare occasionalmente contro la plebe e i suoi tribuni – ma la mamma, la temibile matrona Volumnia, lo spinge a correre per il consolato… e lui alla mamma proprio non sa dire di no. Coriolanus

Il guaio è che per diventare console bisogna corteggiare il voto della plebe… E Coriolano ci si lascia indurre, ma con tale malagrazia che, pur dopo averlo acclamato per meriti di guerra, il popolo si lascia rapidamente convincere a ritrattare dai tribuni Bruto e Sicinio. Chiamato a difendersi e accusato di tradimento, Coriolano s’infuria e dice tutto quello di cui i suoi nemici hanno bisogno – e si ritrova bandito da Roma.

Ferito nell’orgoglio, non trova di meglio che rivolgersi proprio ai Volsci, proponendo loro di condurli contro quella città ingrata che è Roma… Apparentemente i Volsci riconoscono un generale quando lo vedono, e ben presto Roma si ritrova addosso i vecchi nemici in avanzata travolgente. Inizia la processione di supplicanti, ma Coriolano respinge al mittente commilitoni e amici – finché qualcuno non ha il colpo di genio: mandiamogli la mamma!

E lo dicevamo: alla mamma Coriolano non sa dire di no. Volumnia riesce dove tutti gli altri avevano fallito. Per amor suo Coriolano depone la sua furia e si adopera per una pace tra Romani e Volsci. Ma naturalmente non tutti i Volsci sono contenti, soprattutto il generale che aveva accolto Coriolano esule… Come dire? Non va a finire bene.

Ecco, in teoria questa dovrebbe essere la storia di un aspirante despota che disprezza il popolo e grida e pesta i piedi ogni volta che le cose non vanno come vuole lui, e in effetti è così che molti registi moderni l’hanno interpretata – Berthold Brecht per dirne uno. Ma il fatto è che il Coriolano di Shakespeare non è affatto un mostro. È sprezzante e abrasivo – e al tempo stesso onorevole, umano e capace di generosità. Alla sua arroganza si contrappone la doppiezza meschina dei tribuni, e la sua ferocia vendicativa si risveglia di fronte a quello che ritiene un oltraggio mortale e incomprensibile – salvo poi sciogliersi di fronte alle suppliche di Volumnia. E d’altra perte questo è lo Shakespeare maturo, dove nulla è mai solo bianco o nero. Coriolano è un pericolo per sé e per il prossimo, ma c’è spazio per le sue ragioni.

Coriolanus3Dopodiché molto dipende dalle intenzioni registiche e dal carisma del prim’attore. Josie Rourke ha costruito una produzione asciutta e piena di ritmo, in cui qualche sedia, una scala e un po’ di vernice restituiscono un’antichità scura, sanguinosa, tutta spigoli. E in tutto ciò il giovane Coriolano di Tom Hiddleston funziona alla perfezione. Noi spettatori storciamo il naso davanti alla sua superiorità sprezzante e assoluta incapacità di vedere le ragioni altrui, e però non fatichiamo troppo a capire la sua riluttanza a umiliarsi. Rabbrividiamo davanti alla sua sete di vendetta, ma comprendiamo il suo risentimento nel sentirsi tradito…

Insomma, una storia sullo scontro tra l’individualità potente e le necessità della politica, sull’incapacità di comprendere il resto del mondo, sul significato della lealtà, sul prezzo delle scelte, sull’impossibilità di certa coerenza… Coriolano meriterebbe più attenzione – al di là delle letture ideologiche.

Feb 26, 2016 - Shakespeare Year, teatro    Commenti disabilitati su A Caccia di Shakespeare

A Caccia di Shakespeare

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E mi rendo conto che, alla fin fine, di Shakespeare ho letto parecchio e visto relativamente poco.

No, davvero. Facciamo due conti – e non in ordine cronologico, perché va’ a ricordarsi.

In teatro…

– Macbeth. Il mio primo Shakespeare, un sacco di anni fa – ma proprio un sacco. A Verona. Lavia e Guerritore.

– Amleto. Almeno due volte. A Verona e una produzione studentesca a Cardiff.

– La Bisbetica Domata. Again, due volte, entrambe al Teatro Romano di Verona. Melato & Branciaroli, magnifici, e un po’ di anni dopo Anna Galliena – meno magnifica.

– Romeo e Giulietta. In un bellissimo cortile a Verona, anni e anni fa.

– La Tempesta. Glauco Mauri al Romano. Spettacolo assolutamente magico.

– Antony and Cleopatra. Vanessa Regrave, superlativa.

– The Winter’s Tale. A Edimburgo. Non ricordo la compagnia, ma era una produzione stellare.

– Sogno di Una Notte di Mezza Estate. Almeno due volte – entrambe firmate Campogalliani.

– La Dodicesima Notte. Ancora Campogalliani. Incantevole.

E basta, credo – il che significa nove su trentotto… Davvero pochine. Teleshakespeare

Considerando anche cinema e televisione, posso aggiungere una certa quantità di Enrici, Riccardo III (più d’uno), Pene d’amor perdute, il Mercante di Venezia, Molto rumor per nulla, Othello (più d’uno) e Re Lear (più d’uno) – ma sono ancora decisamente indietro.

E così ho deciso di impiegare parte di questo anno shakespeariano colmando le lacune. Mi piacerebbe dire che vedrò tutto quel che mi manca su un palcoscenico. Mi piacerebbe dirlo. Potrei dirlo – potrei dire qualunque cosa – ma temo che non porterebbe a granché.

In Italia, ahimé, di Shakespeare si rappresenta proprio pochino, e sempre gli stessi titoli. Non credo di poterci contare granché. C’è sempre l’Inghilterra – e il Globe è nei miei piani, così come la Wanamaker Playhouse e Donmar Warehouse… Ma onestamente c’è un limite alla quantità di viaggi a Londra che posso aspettarmi da qui a dicembre. Ma never fear: ci sono sempre i dvd, la BBC e cose come Globe Player, Digital Theatre, National Theatre Live et caetera similia.

Riuscirò, da qui alla fine dell’anno, a vedere tutto lo Shakespeare che mi manca? In teoria non dovrebbe essere terribilmente complicato… Mettiamola così: farò del mio meglio per vederne più che posso. Vi farò sapere.