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Dic 22, 2014 - Shakeloviana    Commenti disabilitati su Shakeloviana: L’Inferno E La Terra

Shakeloviana: L’Inferno E La Terra

H&EAvevo detto che vi avrei tenuti aggiornati su The Stratford Man, giusto?

Ebbene, già da diverse settimane ho finito l’ultimo volume, Hell and Earth – solo che non c’è mai stata l’occasione di postarci su. E adesso eccoci.  L’ho letto, dicevo, e… hm. Per carità, non ha nulla che non vada. Concetto, personaggi, scrittura e caratterizzazione restano quel che erano: una gioia. Il mio problema, semmai, è con la trama.

La trama, alas, non è più così fluida e tesa. Non è nemmeno che scricchioli – in realtà non lo fa, e se non arriva a combaciare con Whiskey and Water, scopro che non m’importa poi troppo. È che comincia a girarsi un po’ attorno. C’è qualche ripetitività, qualche insistenza… Honestly, quante volte devono salvarsi a vicenda Kit e Will? Quante volte devono essere disposti a sacrificare la vita l’uno per l’altro? E soprattutto il complesso del martire di Kit comincia a farsi un tantino più pronunciato di quanto potrebbe.

E poi sia chiaro: è pieno di bellissime scene. Kit e la sua viola nel bosco gelido e ostile. L’irreale galoppata tra i mondi del climax. Ogni volta che entra in scena Sir Robert Cecil. L’uscita dalla Torre (con corvo). Il dialogo con l’angelo nell’oubliette. Mastro Troll…

È un peccato che l’intero sia un po’ meno della somma dei suoi componenti – ma resta una gradevole lettura e, nell’insieme dei due volumi, un ottimo fantasy storico. Tanto che vi dirò: francamente, se prima o poi arrivasse un altro volume, non ne sarei soverchiamente dispiaciuta. Come dicevo: il posto c’è, perché tra questo finale e l’inizio di W&W è chiaro che manca qualcosa.

Stiamo a vedere.

E insomma, ecco fatto. Se vi venisse voglia di leggere, Hell and Earth si trova su Amazon

E questo era, credo, l’ultimo appuntamento di Shakeloviana. Tireremo le somme lunedì prossimo – e poi avremo finito del tutto.

Ott 6, 2014 - Shakeloviana    2 Comments

Shakeloviana: Inchiostro E Acciaio

Cover of "Ink and Steel: A Novel of the P...Che detto così suona molto come Zaffiro & Acciaio, n’est-ce pas? E invece è tutt’altro. È la prima parte della terza parte (che in realtà, cronologicamente, è la prima-prima parte) delle storie della Promethean Age di Elizabeth Bear.

Hm, mi rendo conto che non suona benissimo – ma il fatto è che è tutto vero. Vediamo un po’. Dopo avere introdotto nel secondo romanzo, Whiskey and Water, un Kit Marlowe reduce dall’inferno e assetato di vendetta, la signora Bear deve averci trovato gusto. Non sarò io a negare che il suo Kit sia un ottimo personaggio, e potete immaginare che sia con una certa soddisfazione che mi sono procurata i due volumi di The Stratford Man. il lungo prequel (orribile, orribile parola!) di ambientazione elisabettiana che ha per protagonisti – indovinate un po’? – Marlowe&Shakespeare.

Ora, rileggendo quel che avevo dedotto da Whiskey and Water sul passato post-mortem di Kit, posso solo formulare due ipotesi: a) non avevo capito un bottone; b) Elizabeth Bear ha saggiamente deciso di non lasciarsi condizionare troppo da quel che era più che sufficiente come backstory in W&W, ma forse avrebbe potuto soffocare una storia di respiro più ampio. E poi in realtà c’è anche l’ipotesi c), in base alla quale backstory e storia si congiungeranno per bene e annoderanno con il fiocchetto quando avrò letto tutto quanto The Stratford Man.

Per ora sono ferma a Ink and Steel, e mi è piaciuto davvero parecchio.

L’idea di fondo è che il Prometheus Club originario, una sorta di società segreta nata al fine di proteggere l’Inghilterra e la regina Bess con mezzi magici, si sia disgregato per rivalità miste assortite. A pagarne il prezzo sono stati prima Sir Francis Walsingham, che però nel 1593 non è poi così morto come tutti credono, e poi Kit Marlowe, poeta di punta del gruppo, maestro nel genere di magia che si pratica con le parole e il teatro. Ma Kit, invece di morire per davvero, viene rapito dalle fate, rimesso in piedi e cooptato in servizio semi-magico, come ufficiale di collegamento tra la fatata Annwn e Londra, dove però non può mai tornare per più di un paio di giorni se ha intenzione di vivere.

Al posto del non proprio defunto ma ormai inservibile Kit, i Walsingham e Burbage reclutano l’ingenuo William Shakespeare, che ha già un sacco di problemi per conto suo, e che dapprincipio non sa proprio dove mettere le mani – e che farà bene ad imparare in fretta…

Il resto è un’affascinante storia di intrighi, nostalgia, tradimenti, bugie, poesia, amore, amicizia e, naturalmente, magia. Il tutto è scritto assai bene, con dei dialoghi favolosi, ambientazioni costruite con incantevole, dettagliatissima cura, e dei personaggi estremamente convincenti – nel bene e nel male.

Sir Francis, Burbage, Robin Goodfellow, il malvagio e sorridente Baines, la regina Bess, la fata Morgana… ma soprattutto i due protagonisti. Shakespeare ha i suoi guai con una Anne Hathaway – che, finalmente e per una volta, non è né bisbetica né lamentosa e appiccicaticcia – con una salute traballante, con un compito che gli sembra inaffrontabile… almeno finché non ci si ritrova in mezzo. Kit è tormentato e pieno di nostalgia di casa, astuto ma capace di sconcertanti ingenuità, ha un filo di complesso del martire, è assai meno cinico di quanto gli piaccia pensare – e finisce sempre col pagare prezzi altissimi per qualsiasi cosa.

Adesso ci vorrà Hell and Earth – anche perché da qualche parte bisogna pur che ci sia un finale – ma fin qui andiamo più che bene.

Al solito, se siete incuriositi, Ink and Steel si trova su Amazon.

Ago 18, 2014 - Shakeloviana    2 Comments

Shakeloviana: Whiskey And Water

Cover of "Whiskey and Water: A Novel of t...E questa è un’altra di quelle serie in cui sono entrata da un volume successivo al primo – perché in quel volume c’era Marlowe. Che vogliamo farci?

Ad ogni modo, con la serie chiamata The Promethean Age Elizabeth Bear ha creato un mondo complicato e iridescente, in cui esseri fatati ed esseri umani convivono, per lo più in cauta sfiducia e occasionali sconfinamenti – e ogni tanto si fanno la guerra. A fare da sentinella dal lato umano è il Prometheus Club, una società segreta fondata in epoca elisabettiana, magi abbastanza potenti da essere riusciti, attraverso le generazioni, a bandire gli esseri fatati e a limtarne drasticamente l’influenza. Naturalmente non è come se gli esseri fatati fossero contenti, e ogni tanto provano a riprendersi quel che considerano loro… e in più ci sono l’Inferno e il Paradiso che interferiscono con fini non sempre comprensibilissimi.

All’inizio di Whiskey and Water sono passati sette anni dall’ultima sanguinosa recrudescenza – che ha avuto luogo a New York e nella fatata Annwn, e che è costata parecchie vite. A New York il malconcio Mattew Szczegielniak (no, davvero…), protettore magico della città nonostante l’invalidità fisica e magica, arriva per primo sulla scena di uno strano delitto – e si fa subito l’idea che Quegli Altri abbiano intenzione di riprovarci. Pur riluttante e disilluso gli toccherà ricominciare daccapo, se non altro per sondare l’intricatissima rete di contatti, rivalità e secondi fini che lega le due corti fatate, il Paradiso, l’Inferno e quel che resta del Prometheus Club che credeva di essersi lasciato alle spalle…

W&W è un fantasy complesso, letterario, affollatissimo, popolato di favolosi personaggi e assai ben scritto (soprattutto descrizioni vivide e dialoghi da leccarsi i baffi), che fonde, intreccia e riscrive folklore, letteratura e miti di mezzo mondo. Un po’ cerebrale a tratti – ma affascinante.

E Marlowe? Be’, secondo Elizabeth Bear Kit, uno dei membri del Prometheus Club originario, è finito all’Inferno – del che non siamo terribilmente stupiti – ed è stato per un certo numero di secoli l’amante del diavolo. Di più di un diavolo. E anche della Fata Morgana. E… sì, si è dato da fare – ma poi ha trovato il vero amore, e il vero amore ha fatto una pessima fine durante la battaglia di Times Square. Così Kit lascia l’Inferno con l’intenzione di vendicarsi sfidando a duello l’arcimaga prometeica Jane Andraste, che è l’ex mentore di Matthew e anche la madre dell’attuale regina delle fate…

Sì, è tutto un nonnulla complicato – ma molto soddisfacente, e il Kit di Elizabeth Bear è un piacere a leggersi: irrepressibile e malinconico, leale e vendicativo, spericolato e calcolatore… Quando il solitario Matthew, che quando non è occupato a salvare il mondo insegna letteratura elisabettiana, si ritrova ad allacciare un’inattesa e stretta amicizia con l’autore di Tamerlano, non possiamo non invidiarlo un pochino.

O quanto meno, io non posso – ma si sa che sono di parte.

Ad ogni modo, di traduzioni nemmeno l’ombra, ma la lettura è consigliata a patto che non abbiate un’invincibile avversione per il genere. E se siete lettori di fantasy… well, nonostante il drago, non aspettatevi lo Hobbit.

Ci sono anche altri due volumi di ambientazione più strettamente elisabettiana – presumo che li si possa considerare un duplice prequel (orribile parola!), e prima o poi li leggerò. Semmai, vi farò sapere.