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Mar 19, 2014 - elizabethana, Elsewhere    Commenti disabilitati su The Circle Review, 5

The Circle Review, 5

TCR5E così siamo arrivati al quinto numero di The Circle Review.

Numero più snello questa volta: soltanto una settantina di pagine, ma zeppe di storie, poesie, due bei saggi e un pochino di teatro.

Io ci sono in duplice veste, ma alla fine fine sempre di teatro si tratta. Prima di tutto, un estratto da Di Segni e Stelle Erranti – romanzo inedito che, tanto per cambiare parla di Christopher Marlowe. È una faccenda – non il romanzo, ma il mezzo capitolo che compare nel n° 5 – di Re d’Asia, moschetti carichi e imprudenze. Un episodio che fece qualche scalpore, quando accadde (per davvero) e fu una momentanea sensazione. Romanzarlo è stato divertente.

E poi una fetta di Happy Ends, play metateatrale in cui Romeo, Giulietta, Mercuzio e Isabella di Vallombrosa discutono di… be’, di lieto fine – con la partecipazione di Will Shakespeare in persona, e dei coniugi Gautier.

E sì, elisabettianerie in abbondanza, e Marlowe e Shakespeare, e narrativa e teatro – ma in fondo che anno è questo?

E siccome SEdS non è stato l’unica vittima della migrazione di MyBlog, ora il n° 5 di The Circle Review si scarica seguendo le istruzioni a questo link.

Buona lettura.

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Dic 18, 2013 - Storia&storie, teatro    2 Comments

The Circle Review – Fantasmi e Marinai

CircleRevIVÈ uscito il numero di Natale di The Circle Review – numero eminentemente narrativo, ma non solo. La sezione saggi e la sezione teatro sono forse meno estese, ma non per questo mancano di chicche, come il delizioso piccolo pezzo di Annarita Faggioni in fatto di aforismi, o il dialogo filosofico di Lucius Etruscus con dotta e godibilissima nota al seguito.

Io ci sono con due pezzi.

Il Fantasma di Passerino è una cosetta molto mantovana dedicata al povero Rinaldo “Passerino” Bonacolsi, Capitano di Mantova prima che i Gonzaga si facessero avanti, estromesso dall’ufficio in una versione trecentesca di coup, e subito passato a miglior vita in una maniera desolatamente stupida: quando vide che la battaglia nella non ancor piazza Sordello buttava male, cercò rifugio nel non ancor Palazzo Ducale – e cercando di entrare a cavallo, si fracassò il capo in un’architrave bassina. Sempre smontare di sella per rientrare… E comunque il fantasma di un uomo del genere è una tentazione narrativa troppo forte, non trovate?

E poi c’è uno stralcio di Acqua Salata e Inchiostro che forse, dopo averne sentito parlare in abbondanza, sarete curiosi di leggere.

Premesso che anche la rivista ha sofferto della recente migrazione a WordPress, potete scaricare il pdf qui.

E buona lettura.

The Circle Review

Vi ho mai detto che SEdS fa parte di un ring chiamato Il Circolo delle Arti, fondato un po’ più di due anni fa da Lorenzo V. di Prospettiva Nevskij, – ovvero @arteletteratura per chi bazzica Twitter?

Ebbene, se non l’ho fatto prima, ve lo dico adesso: SEdS è membro de Il Circolo delle Arti.

“E perché ti salta pel capo di dircelo adesso, o Clarina?”

Perché, o lettori, adesso il ring ha una sua rivista elettronica, ideata, diretta e curata da Lorenzo V. E quindi vi segnalo con molto piacere il varo di The Circle Review.

Con molto piacere e un certo orgoglio, visto che faccio parte dell’equipaggio. Sul primo numero troverete interventi di una quindicina di blogger, tra cui Emma Pretti, Carmine di Cicco e Annarita Faggioni – giusto per citarne qualcuno. E ci sono anch’io, con un racconto intitolato La Ricompensa.

Qui c’è un assaggio:

Capitò che, all’età di quattordici anni e due mesi, l’orfano Hans Jakob Krone, del villaggio di Seckau, in Stiria, si ritrovasse sul campo della battaglia di Lipsia in qualità di tamburino dell’Esercito Imperiale. Non un tamburino particolarmente brillante, a ragione del suo scarso addestramento, avendo Krone raggiunto il suo reggimento da cinque giorni soltanto. Inoltre, anche in momenti più felici, la mente del piccolo Stiriano non aveva mai brillato per prontezza o acume. Nella piana di Lipsia, squassato dal tuono dei cannoni, accecato dal fumo, terrorizzato dal fuoco, dallo scalpitare dei cavalli, dalle urla degli uomini e dall’odore delsangue, il ragazzo non seppe altro che farsi spingere e strattonare dai soldati, perdere subito una bacchetta e, con l’altra, battere fievolmente e alla cieca, senza aver la più pallida idea di quel che si facesse.

Krone non ebbe davvero alcun merito o colpa del fatto che la stessa palla di cannone che gli sbriciolò l’avambraccio destro uccidesse sul colpo un giovane colonnello di cavalleria il quale, benché appiedato e ferito, cercava di riunire attorno a sé qualche dozzina di uomini per tentare l’assalto di una batteria francese. Per nient’altro che un caso, dunque, finita la battaglia, il giovane Arciduca che percorreva il campo conil suo aiutante trovò, uno accanto all’altro, il corpo del suo amico, il Colonnello morto da eroe con la sciabola in pugno, e il piccolo tamburino ferito che si lamentava nel modo più commovente. E ancora questo non sarebbe bastato a forgiare il destino di Hans Jakob Krone, di Seckau in Stiria, se proprio la sera prima,accanto al camino di una stanza requisita, l’Arciduca e il Colonnello non avessero discusso sul destino deitanti feriti che quella guerra si sarebbe lasciata dietro, e il Colonnello non avesse perorato con tutto il suo fervore la causa degli invalidi.

Questo fece sì che all’Arciduca paresse di non poter abbandonare al suo destino quel ragazzo dal braccio dilaniato senza offendere la memoria del suo povero amico e, in men che non si dica, Krone si ritrovò trasportato con ogni cura fin sul tavolaccio insanguinato del capo chirurgo militare, un vero medico con tanto di laurea dell’Università di Augusta, che non si scomodava mai per nessuno che non fosse almeno un generale.

Riscuotendosi un istante dal torpore che gli davano la sofferenza e l’aver perduto molto sangue, il tamburino vide, chino su di sé, un giovane così biondo da parere a sua volta un ragazzo, il cui mantello bianco macchiato di polvere e di fango lasciava intravedere un’uniforme rilucente di decorazioni.

“Coraggio, ragazzo,” disse una voce rauca di fatica. “Sei un buon soldato.”

Hans Jakob ebbe il conforto di una mano sulla spalla sana, dopodiché il giovane dal mantello bianco si allontanò.

“Chi è?” mormorò il tamburino con meno d’un filo di voce.

“Come, chi è? Ma il giovane Arciduca, perbacco!” rispose l’uomo in grembiule di cuoio che brandiva una sega da falegname…

Il resto lo trovate – insieme a una messe di racconti, saggi e poesie – nel primo numero di The Circle Review, che si scarica – gratuitamente e in formato PDF – qui