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Nov 7, 2014 - elizabethana, Storia&storie    Commenti disabilitati su (Quasi) Tutto Torna

(Quasi) Tutto Torna

John_Warbuton,_antiquarian,_circa_1750Se il post di mercoledì era un girino, quello di oggi è un uroburo, ed è tutto molto circolare – ma vediamo di cominciare da qualche parte.

Vi ricordate di John Warburton e della sua cuoca Betsy Baker? Stando a Warburton, Mrs. Baker bruciò nella stufa una collezione di manoscritti elisabettiani praticamente senza prezzo… Lei non lo sapeva né poteva saperlo, povera donna – ma, supponendo che la storia sia vera, ha fatto piangere generazioni di studiosi di cose elisabettiane…

Sempre che sia vera, sì – perché c’è che dubita dell’affidabilità di Warburton. Forse aveva lavorato d’immaginazione, prodotto una lista che era in parte wishful thinking e in parte spigolature dal Registro degli Stampatori – e poi qualcuno aveva cominciato a chiedere di vederla, questa collezione  di meraviglie senza prezzo. E allora, forse, in un momento à la Ireland*, il pover’uomo si era trovato nella necessità di una storia – una storia qualsiasi che della collezione giustificasse l’invisibilità…. Hence Mrs. Baker, la sua stufa e i pasticci di carne.

Non è del tutto implausibile – ma in fondo non lo è nemmeno il contrario. Va’ a sapere…

Ma supponendo che Warburton dicesse la verità, e che trecento anni orsono Betsy Baker abbia davvero acceso la stufa e foderato gli stampi con i fogli della collezione del suo padrone, tra le opere perdute c’è anche The Maiden’s Holiday, una commedia che, stando al solito Registro degli Stampatori, andrebbe attribuita a Christopher Marlowe e John Day.

E a dire il vero, non so voi, ma la mia reazione alla scoperta è stata piuttosto scettica. Kit Marlowe che scrive una commedia? In collaborazione con un uomo che risulta attivo a partire da sei anni dopo la sua (di Marlowe) morte? E anche supponendo che si trattasse di un rimaneggiamento più tardo anziché di una collaborazione, siamo sinceri: ce lo vedete Marlowe a scrivere una commedia chiamata “La Vacanza della Fanciulla”?

Ecco, sì. Appunto.

In realtà La registrazione del titolo è della metà del Seicento – e quindi abbastanza tarda da poter essere imprecisa, e l’attribuzione nella lista di Warburton – indipendentemente dall’autenticità della lista – difficilmente può basarsi su qualcosa che non sia il Registro stesso, per cui… John_Payne_Collier

Ma se noi siamo scettici, altre epoche lo erano di meno: a metà Ottocento, un curatore marloviano di nome Alexander Dyce si convinse di averne persino trovato un pezzo, della commedia in questione. Un dialoghetto in versi emerso, con un’annotazione in calce che diceva “Kitt Marlowe”, dalle carte dell’attore elisabettiano Edward Alleyn, che di Marlowe aveva interpretato i personaggi ed era probabilmente amico.

Evviva? Warburton vendicato? Hm, non saprei. Per prima cosa, il foglio in questione era stato scoperto da John Payne Collier, che era un notevole studioso ma, alas, anche un falsario di tre cotte. Non si riesce a guardare nessuna carta associata a JPC senza provare un brivido di dubbio. Il che forse, nel caso in questione, è anche wishful thinking, perché ad essere sinceri, il dialoghetto non è un granché. E sì, posso spingermi all’estremo di ammettere la possibilità che scrivere commedie non fosse il mestiere di Marlowe, ma resta il fatto che l’attribuzione di Dyce si basa su una fonte dubbia e un puro e semplice atto di fede.

E tuttavia… vi ricordate del play di Courtney, poi trasformato in opera? Benché all’epoca John Payne Collier fosse già stato abbondantemente sbugiardato, Courtney non esitò a includere nel suo testo un pezzo del dialoghetto – facendolo canterellare a Marlowe stesso mentre corteggia la protagonista femminile, battezzata proprio in base al pezzo in questione. Il compositore Bedford, nello scrivere il libretto, non vide ragione di eliminare l’aria che si ritrovava già verseggiata e pronta.

E vi dirò – va benissimo così, perché la disamina delle fonti non si fa su un palcoscenico – ma considerando che play e opera modellano la morte di Marlowe su una combinazione di errori di trascrizione e leggenda nera puritana, ecco che questa storia torna là dove era iniziata – con qualcosa di perduto, qualcosa di capito male, qualcosa di dubbio e qualcosa di (probabilmente) menzognero.

Clac! – e questo rumore era il serpente che chiude i denti attorno alla propria coda.

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* Se volete sapere chi era W.H. Ireland, scaricate l’e-libricino che trovate qui. A parte tutto il resto, è una gran bella storia.

Gen 22, 2014 - Storia&storie    Commenti disabilitati su Attenti Alla Cuoca

Attenti Alla Cuoca

The Kitchenmaid

“E con cosa potrei accendere la stufa oggi?”

Parliamo di altri tempi, tempi in cui la carta era poca e costosa, e non ci si accontentava di usarla una volta sola – e spesso nemmeno due. Ci si scriveva sopra da un lato, poi dall’altro, poi si tagliava a strisce e si usava per avvolgerci una presa di pepe o una fialetta di vetro*… E poi, semmai, ancora qualcos’altro – perché stiamo parlando di tempi più frugali.

Parliamo, ad esempio, del primo Settecento, quando a John Warburton, collezionista di antichità teatrali e storico del Vallo di Adriano, parve una buona idea lasciare in uno stipo della cucina una cinquantina di rarissimi manoscritti teatrali di età elisabettiana e giacobita – il cuore della sua collezione.

Eh già… in cucina.

Posso solo immaginare che gli sembrasse un posto più caldo e potenzialmente asciutto di altri, in cui la carta rischiasse meno muffa… Che potesse correre rischi di altra natura non dovette albeggiargli in mente – e un annetto più tardi se ne scese in cucina per recuperare i suoi amati manoscritti. Solo che lo stipo era quasi vuoto – ad eccezione di qualche triste decina di fogli abbandonati sul fondo.

Warburton sbiancò. Dove diavolo erano le sue carte?

Mrs. Baker, la cuoca, fece gli occhi tondi. Perché, perché, perché mai il padrone non le aveva detto che quelle cartacce vecchie erano importanti?

Cartacce… Warburton si sentì mancare. “Che cosa avete ne avete fatto, donna?” ruggì.

Mrs. Baker aggrottò la fronte e ci pensò un attimo. Con una parte aveva foderato gli stampi dei pasticci e delle torte – però non tutti.

“E il resto?” indagò Warburton, con un filo di voce, osando appena sperare che parte della collezione si potesse recuperare…

“Dio vi benedica, Signore – con il resto ho acceso la stufa,” lo gelò Mrs. Baker.

Le cronache non dicono se Mrs. Baker fosse licenziata in tronco – ma a dire il vero lo troverei molto ingiusto. Che poteva saperne lei, che il suo padrone avrebbe lasciato nella sua cucina un fascio di roba preziosissima, compresa una manciata di possibili inediti di Shakespeare e di Marlowe? Anzi, a dire il vero, che poteva saperne di Marlowe e di Shakespeare? Lei si era trovata per le mani una bella riserva di carta asciutta, e ne aveva fatto quel che si faceva all’epoca con la carta usata.**

John-stuart-mill 1E doveva essere una figlia ideale di Mrs. Baker quella cameriera che, un centinaio d’anni più tardi, quando entrò nello studio di John Stuart Mill per accendere il fuoco, trovò abbandonata in disordine sul tappeto una pila di fogli manoscritti coperti di correzioni, annotazioni e cancellature.

Robaccia da gettare, concluse la ragazza – e procedette a servirsene per accendere il fuoco nello studio e nelle altre camere…

Peccato che la robaccia fosse in realtà l’unica copia della prima stesura del primo volume di The French Revolution: A History – dello storico scozzese Thomas Carlyle.

E di nuovo, francamente, che poteva saperne lei, povera ragazza? Che poteva saperne che il suo padrone avrebbe lasciato sparso sul tappeto l’opus magnum del suo grande amico? O che il grande amico del suo padrone avrebbe affidato agl’incerti di un viaggio l’unica copia del suo lavoro?

Più che “Attenti alla cuoca”, forse questo post dovrebbe intitolarsi “Attenti all’uomo disordinato”…

Piccoli incidenti di cui ricordarsi, ad ogni modo, ogni volta che si è tentati di stupirsi che non ci siano giunti più manoscritti dei secoli passati. E ogni volta in cui si è tentati di abbandonare incustodita in giro per casa l’unica stesura di qualcosa che si sono impiegate molte ore e molta fatica a scrivere.

 

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* E questa era già un’abitudine antica, consolidata, più vecchia della carta e – sotto certi aspetti, benedetta. Pensate a tutti i frammenti di poeti, tragediografi e storici antichi che ci sono arrivati sotto forma di imbottitura dei vetri trasportati via terra o via nave…

** Non mettiamoci nemmeno a pensare alle implicazioni igieniche di un pasticcio di carne cotto in un manoscritto vecchio di centocinquant’anni e passato per chissà dove… Non mettiamoci nemmeno, volete?

 

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