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Giu 11, 2014 - libri, libri e libri    2 Comments

Caccia Al Tesoro

106538347404460751_BSs0iTR8_c“Non hai visto A Dead Man in Deptford, vero?”

“No…”

“Davvero davvero davvero?”

“Non l’ho trafugato per leggerlo di nascosto, se è questo che intendi.”

“No, ma davvero non l’hai visto?”

“Hm… Com’è fatto?”

“Paperback, costa nera, copertina nera con illustrazione dal giallo al rosso… Anzi, aspetta – no. Quella è la copertina della biografia di Riggs. Copertina… Mi pare che ci sia una variazione di qualche tipo del ritratto, e delle foglie, e forse…”

“Fa lo stesso, tanto la copertina non la vedo da qui, giusto? Ma la costa è nera?”

“Sì, di quello sono sicura: costa nera.”

Ed è così che ci si mette in due, su e giù dalle scalette, scaffale per scaffale, costa nera per costa nera, avanti e indietro per parecchie pareti di libreria, distribuite su diverse stanze – e talvolta in doppia fila. Senza contare le pile – perché ci sono diverse pile qua e là, ad altezza ginocchio.

“Certo che se tu tenessi i libri in qualche parvenza di ordine…”

“Di solito so dove ho le cose.”

“Vedo…”

“Ho detto di solito. E comunque questo è stato di sopra per un secolo… no, lascia stare quella pila lì: c’è da Pasqua, e ADMiD l’ho ripreso in mano più di recente.”

“Di sopra?”

Era di sopra. Poi una sera l’ho portato a lezione per leggerne un pezzo, e poi… er.”

“Poi non l’hai rimesso a posto. Figures. E questo è successo dopo Pasqua?”

“O forse prima, a ben pensarci…”

“Il che significa che potrebbe essere in una qualsiasi delle pile?”

“Oh dear.”

E riprende la ricerca – estesa anche alle pile.

“In base a quale logica hai suddiviso questi scaffali per colore?”article-0-0072D12F00000578-830_468x312

“Oh, così – mi è venuto l’uzzolo, un paio di anni fa.”

“E come fai a ritrovare un libro sulla base del colore?”

“Se c’è qualcosa che tendo a ricordarmi, è il colore della costa. E comunque, credi che l’ordine per colore sia davvero peggio dell’ordine del tutto casuale?”

“Ma che cos’hai contro un ordine vagamente sensato? Magari non servirebbero questi safari. Oh… eccolo!”

“Dove?”

“No, scusa. Altro Burgess.”

“Pittikins.”

“Be’, sai che cosa ti dico? Non c’è.”

“Ma certo che c’è. L’ho visto di recente…”

“Non l’hai prestato a qualcuno?”

“No…”

“A qualche allievo, magari?”

“Ma no.”

“Come i racconti di Crane – che poi non si sono più rivisti?”

“Questo è in Inglese, non credo che…”

“E Crane invece in che lingua era?”

“Oh… già. Ma questo sono sicura di non averlo prestato. Sicurissima.”

E dopo un po’ inevitabilmente si rimane da soli, perché la gente si stanca dei safari. E una volta rimasti da soli, si ricomincia a cercare e cercare e cercare, solo che da soli si è più inclini a distrarsi, sfilare un libro o l’altro, cominciare a sfogliare… Insomma, sono certa che sapete come funziona. Passa un’oretta buona prima che si arrivi a scendere – però lo si fa brandendo trionfalmente A Dead Man in Deptford.

index“E dov’era?”

“Di sopra. Più o meno dov’è sempre stato.”

“Lo avevi rimesso a posto?”

“Eh sì. Sono talmente abituata ad appoggiare le cose dove capita, che quando, for a wonder, le rimetto a posto, non le trovo più.”

“Non succederebbe, se tu rimettessi a posto più spesso. Mi domando però come abbiamo fatto a non vederlo prima, visto che… aspetta un momento, la costa è bianca!”

“Er…”

“Avevi detto che la costa era nera. Che di quello eri sicura. Che se c’è una cosa che tendi a ricordarti, è il colore della costa…”

“Sssssì, ma può darsi che mi si sbagliata un pochino.”

E che bisogna dire? A volte sarebbe il caso di accettare con rassegnazione il fatto di non avere memoria visiva. E di non coinvolgere gli innocenti in questo genere di caccia al tesoro – perché poi gli innocenti cui pare di aver perso mezz’ore alla ricerca di coste del colore sbagliato fanno commenti acidi.

E comunque niente mi toglierà mai di mente l’idea che ai libri – o almeno a certi libri – piaccia da matti farsi desiderare e giocare a nascondino.

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Nov 19, 2012 - Digitalia    4 Comments

Librinnovando – Il Giorno Dopo

Il Lunedì Dopo, in realtà, but never mind.

Grazie all’ottima diretta streaming di RAILetteratura sono riuscita a seguire più o meno integralmente tre sessioni – destreggiandomi tra inciampi miei, non dello streaming.

E temo di essermene venuta via un po’ meno ottimista di quanto in genere mi capiti con Librinnovando…

O almeno credo.

Perché, a parte tutto, i numeri sono sconfortanti – e badate: lo sono a monte della questione del digitale. Non sono riuscita a prendere tutti gli appunti che avrei voluto, e quindi sarò cauta nel citare cifre, ma considerate che il 69% degli Statunitensi possiede una tessera della biblioteca, e la metà di questa percentuale fa uso dei servizi digitali. In Italia gli utenti di biblioteca sono il 30% dei Trentini/Altoatesini, e stiamo parlando di una percentuale regionale pressoché tripla rispetto al malinconico 11.7% nazionale… Di servizi digitali non parliamo nemmeno – anche perché nella maggior parte dei casi i servizi digitali ancora non ci sono.

Le biblioteche si stanno ancora chiedendo che fare di se stesse in fatto di digitale – il che è del tutto comprensibile, e a maggior ragione in questi tempi di vacche scheletriche. E credo che esitino sulla soglia, perché considerando questi numeri, e quelli del mercato digitale italiano, il problema deve sembrare remoto e paralizzante al tempo stesso. Da fuori si ha l’impressione che cogitino febbrilmente: se lo facciamo, per chi lo facciamo? Se non lo facciamo, che ne sarà di noi? 

In un intervento molto bello e stimolante*, Virginia Gentilini di Bibliotecari Non Bibliofili ha indicato una possibile via nell’apertura alle culture partecipative – ma con un caveat riguardo alle Piazze del Sapere** di Antonella Agnoli: se piazze devono essere, ricordiamoci che la piazza è anche il luogo degli scontri e degli autodafè. C’è poco di edulcorato, nell’idea di piazza. La piazza è turbolenta, non necessariamente ragionevole – e ancor meno controllabile.

E qui Gentilini ha citato il caso della pagina FaceBook di Sala Borsa, dirottata con una certa brutalità dalla Piazza, e sfuggita al controllo dei suoi creatori – come in un film di fantascienza, isn’t it? O, a ben pensarci, come in qualsiasi storia di folla che oltrepassa con gaio abbandono gl’intenti per i quali è stata sollecitata. Un’altra di quelle cose che nessun numero di secoli o millenni sembra in grado di cambiare…

Quello che cambia, invece, è la distribuzione dei ruoli. E questo è un terremoto che non coinvolge soltanto le biblioteche: scrittori, editori, giornalisti, dice Gentilini, tutti accomunati dallo stesso terrore da disintermediazione. Le culture partecipative significano, tra l’altro, una serie di sconfinamenti, magari fluidi nello specifico, ma costanti in generale, tra utenti e produttori di conoscenza. La posizione di editori, giornalisti, critici, bibliotecari e librai è assai meno verticale di quanto fosse, e lo diventa sempre meno – perché, quali che siano i tempi di marcia della digitalizzazione nell’editoria e nei servizi, il cambiamento nella lettura è tutta un’altra storia.

È molto possibile che si tratti più di riarticolazione dei ruoli che di disintermediazione propriamente detta, come ha suggerito Effe, ma il nervosismo e l’incertezza ci sono. Evidenti, per esempio, nell’appassionato, orgoglioso intervento con cui Alberto Galla, presidente dell’Associazione Librai Italiani, ha rivendicato il ruolo, l’unicità e i meriti delle buone, vecchie librerie tradizionali. E non sto dicendo che Galla non abbia ragione***, ma nella sua veemenza si sentiva echeggiare proprio quello smarrimento**** di fronte al rimescolamento dei ruoli. E forse non a torto, perché lo confesso: sono una lettrice abbastanza digitalizzata, ma anche per quel che riguarda il cartaceo, dovessero contare su di me le librerie tradizionali starebbero fresche. E davvero, non è per malvagità: considerando la scelta limitata e le bizantinerie distributive delle librerie italiane e le possibilità sconfinate degli acquisti in rete, potete davvero biasimarmi?

Ma d’altra parte, non è come se questa riarticolazione non toccasse anche le librerie digitali.

Matteo Scurati di BookRepublic, ad esempio, parlava di sverticalizzazione delle gerarchie, di partecipazione dei lettori ai contenuti – dimostrando come il discorso sulle culture partecipative non si applichi soltanto alle biblioteche…

E insieme a Scurati, anche Giuseppe Spezzano di Bookolico e Stefano Tura di Kobobooks Italia ponevano l’accento sul social reading, pilastro di questa rottura di confini. Il ruolo del lettore è sempre più attivo, e tante volte si sovrappone a quello intermedio del bookblogger – e allora ecco che chi vende libri si preoccupa di canalizzare, leggere, ospitare questa attività. In genre proponendo “un nuovo modello di social reading,” frase che abbiamo sentito più volte nel corso della giornata. Lo abbiamo sentito da Barbara Sgarzi di Zazie (nato come costola di BookRepublic), e poi di nuovo da Scurati, da Spezzano, da Tura… tutti propongono un Nuovo Modello.

Vedi Zazie, dove i libri letti si elencano, si commentano, si discutono, si consigliano, e poi si catalogano non solo per genere, ma anche per mood e per condizioni di lettura – compreso, presto, “in compagnia del mio gatto” – da indicare con apposite iconcine colorate. Gamification, è così che si chiama, e a quanto pare attrae e diverte i lettori sociali. E però devo confessarlo: quando Tura ha parlato di Reading Life, l’ambiente di social reading di Kobo, e della possibilità di monitorare le proprie abitudini di lettura – per esempio il numero di pagine per sessione di lettura, non ho potuto non levare un sopracciglio. Voglio davvero sapere quante pagine leggo per sessione di lettura? Personalmente, solo se devo leggere qualcosa di molto lungo e molto noioso prima del tale o tal’altro esame, ma dubito che me ne importi molto in altre circostanze. E voglio davvero sapere che cosa leggo nelle varie ore del giorno? O vincere dei premi (no idea what) perché ho iniziato un libro nuovo, o letto durante la notte, o…Voglio davvero gamificare le mie letture?

Ma mi rendo conto che forse non faccio testo: in fondo, uno dei motivi per cui, pur essendo attratta da luoghi di social reading come aNobii, Goodreads e Zazie, non riesco ad affezionarmici davvero, è che il tempo passato a elencare, condividere e discutere libri è, alas, tempo sottratto alla lettura. Figurarsi la gamification… Ma appunto, è molto probabile che non faccia testo.

Epperò, for once, me ne vengo via da Librinnovando un nonnulla dubbiosa su questo panorama in cui i lettori non sono poi tantissimi (e di quei non tantissimi, pochi vanno in biblioteca), molti addetti hanno la sensazione di danzare su crinali molto stretti e la lettura si gamifica…

Visto da qui, il futuro è nebuloso. Stiamo a vedere.

 

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* Potete leggere il suo post qui.

** Che non posso sentir nominare senza pensare a Robespierre e al culto dell’Essere Supremo. My bad, surely, but still.

*** Ogni tanto lo dico, ma lasciatemelo ripetere: non c’è limite all’affetto e al rimpianto con cui ricordo certe meravigliose librerie pavesi e i loro ancor più meravigliosi librai… Oh, gente del Delfino, della CLU, del Parnaso, se per caso siete tra i miei lettori, sappiate che mi avete resa molto felice nei miei anni universitari.

**** Va meglio così? Perché quando Effe gli ha riferito l’impressione che avevo cinguettato, Galla ha negato qualsiasi terrore…

 

Mag 4, 2011 - libri, libri e libri    2 Comments

Dieci Anni Con Amazon

Dieci anni fa, come oggi, ho ordinato il mio primo libro su Amazon. Ero internettizzata da poco, la rete era ancora hic sunt leones, e stavo scoprendo con entusiasmo crescente la posta elettronica – ma comprare libri a distanza sembrava una cosa davvero marziana. Poi il mio amico A. – che essendo un ingegnere era più tecnologico di me – ne cantava talmente le lodi…

Non so se vi rendiate ben conto. All’epoca, dopo alcuni felici anni trascorsi tra Pavia, Cardiff e Londra, ero appena tornata a vivere in un posto dove la libreria più vicina è a venti chilometri di distanza, e quando ci sei arrivata non è che si facciano proprio sempre in quattro per procurarti quel che cerchi, specie se è in Inglese. Io pensavo con feroce rimpianto al Delfino di Piazza della Vittoria e ai vari bookshops della mia vita recente, e all’improvviso, secondo A. c’era un accettabile next best thing

Oh, la prima visita su Amazon.com, questi scaffali virtuali colmi di ogni bendidio, con le immagini delle copertine e le recensioni… mi sentivo tanto Ali Baba! E ricordo benissimo di avere impiegato quasi due ore a scegliere il mio primo acquisto: The Juvenilia of Jane Austen and Charlotte Bronte, edizione Penguin, £ 10,76 più, presumo, spese di spedizione. E ricordo l’arrivo del pacchetto una settimana esatta più tardi, e la felicissima lettura*, e l’appagante sensazione di avere di nuovo a portata di mano un posto dove procurarmi i libri che volevo, non quelli che trovavo.

Negli ultimi dieci anni sono stata un’acquirente fedele di Amazon nelle sue varie branches internazionali: Amazon.com, Amazon UK, occasionalmente Amazon France e, dallo scorso anno, Amazon Italia. In realtà le Poste Italiane hanno fatto del loro meglio per rovinare questo felice idillio, ma devo dire che ho sempre trovato un ottimo servizio, e tutte le volte in cui i libri sono andati effettivamente persi (perché è capitato, and not just once), tanto Amazon propriamente detta quanto i vari dealers sono sempre stati prontissimi a rispedire senza la minima difficoltà. Posso forse registrare la volta in cui, ad acquisto pagato, un dealer mi ha informata che dei due volumi di The Elizabethan Stage di E.K. Chambers che avevo ordinato, ne aveva uno soltanto. Fortunatamente era quello di cui avevo più bisogno, e siccome non si trovavano altre copie, mi sono fatta rifondere il volume mancante e sono andata avanti. Oppure potrei raccontare l’occasionale squabble con il venditore che non vuole tre stelline di feedback, perché tre stelline contano come un voto negativo, e allora non è giusto, e posso per favore rimuovere il feedback…

Ma fa nulla: nel complesso Amazon mi ha resa e ancora mi rende molto felice. Ah, il senso di vacanza di quando arriva un pacco di libri! Tra l’altro, molto opportunamente, proprio ieri ne è arrivato uno. A dire il vero è in ritardo, ma arriva così a proposito che glielo si può perdonare.

E a titolo di festeggiamento del decennale, avendo io scoperto (meglio tardi che mai!) che Somnium Hannibalis è in vendita su Amazon, credo  che infilerò qui questo:

Grazioso, vero? E so di essere del tutto spudorata, ma se qualcuno di voi avesse voglia di passare di là e lasciare una recensione, sarei molto grata.

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* Periodo di marmellata di rose, tra l’altro, e ancora adesso associo il profumo in questione a(gl)i Juvenilia.