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Apr 12, 2017 - scribblemania    4 Comments

Liste

Mail di A.M.:

Cos’è questa faccenda delle liste che ogni tanto tiri fuori? Serve davvero tenere delle liste? E liste di cosa? Io ho una lista di nomi ma non li uso mai, perché quando inizio una storia la prima cosa che so è come si chiamano i miei personaggi (che poi comunque hanno dei nomi molto normali, non sono mica Barbara Cartland che chiamava le sue eroine Shona o Drena*). Ma tornando alle liste: come le fai e a cosa dovrebbero servire?

listieAh, le liste! Mi piacciono tanto le liste, ne ho in ogni dove e di ogni genere. Qualcuna la uso, altre presumibilmente non le userò mai in vita mia, ma mi piacciono tanto lo stesso. Come le faccio? Inizio scegliendo un argomento ed elencando tutto quello che mi viene in mente in proposito, e poi aggiungo mano a mano che trovo pezzi nuovi per la collezione. A cosa servono? A parte il fatto che non sai mai quando ti serviranno un nome bulgaro, un aggettivo che rimi con abside e un’imprecazione medievale, ho constatato che scrivere elenchi stimola le associazioni di idee, produce bizzarri accostamenti, avvia storie potenziali, conduce in luoghi inaspettati, lega ricordi, sviluppa il gusto per le parole, i suoni, le immagini, le sinestesie… Poi a me piace anche solo rileggerle quando ne ritrovo una da qualche parte – ma questo è soggettivo.

Ora, mi piacerebbe molto dire che le mie liste sono sensate, metodiche, ordinate e facilmente consultabili, organizzate alfabeticamente e suddivise per genere… Mi piacerebbe davvero, ma il fatto è che le mie liste sono sparse tra quaderni, scatole, files in due diversi computer, annotazioni sul kindle, fogli volanti, segnalibri, notes, borsette – e credo di avere reso l’idea.

Nondimeno (a dimostrazione ulteriore del fatto che la gente tende a predicare meglio di quanto razzoli), ecco qualche suggerimento pratico in fatto di liste.

Quali liste tenere?List2

Well, dipende dal gusto personale e dal genere in cui si scrive – ma qui c’è qualche idea:

– Liste di nomi: titoli di coda dei film, necrologi, annuari scolastici, registri parrocchiali, organici delle orchestre, elenchi del telefono e cartelle antispam sono altrettante miniere. Vi ricordate quei giochini di cartone che, bagnandoli, si gonfiavano e diventavano tridimensionali? Per me alle volte funziona così: da un nome un personaggio, dal personaggio la storia…

– Liste di posti: i nomi geografici tendono ad essere belli ed evocativi, a suggerire colori, consistenze, odori… Anche i nomi di posti in cui non si è mai stati. Di Bruxelles non ho mai visto altro che l’aeroporto, ma non posso fare a meno d’immaginarla come una città grigia, ed è per via di una certa qualità fuligginosa del nome.

– Liste di parole: divise per funzione, per genere, per lingua, per ambito, per periodo storico oppure anche solo per suono, per associazioni, per connotazione. Non c’è davvero limite, ma una prima lista che consiglierei di tenere a chi non l’ha mai fatto prima è quella delle parole preferite. Tutti abbiamo delle parole preferite, per un motivo o per l’altro, per significato o per suono: tra le altre cose, un principio di elenco di questo genere tende ad essere significativo.

– Liste di libri: titoli, libri letti, libri che si vogliono leggere, libri amati, libri detestati, libri utili, libri che descrivono un luogo, un’epoca, un’atmosfera, un personaggio, libri scoperti per caso, libri fondamentali, libri iniziati per forza e finiti per incanto, libri deludenti, libri che avremmo scritto diversamente; generi e sottogeneri, personaggi, temi, trame, poetiche distorsioni della realtà, errori clamorosi, finali, promesse non mantenute, sorprese, idee…

– Liste di colori, di sfumature, di accostamenti, di strumenti musicali, di venti, di miti, di stoffe, di sinonimi, di sogni, di momenti particolari, di gesti, di date, di fiori, di scoperte scientifiche, di trattati, di musei, di strade, di imperi, di essenze, di luoghi immaginari…

Credete: una volta che avrete iniziato – sempre che sia davvero la vostra tazza di tè – il difficile è fermarsi.

listmakingCome organizzare le liste?

– Come dicevo sopra, io non organizzo. Sperimento, annoto, butto giù dove capita e dimentico qua e là. E’ pittoresco e dà adito all’occasionale sorpresa, ma non è spaventosamente comodo. Il consiglio che posso dare in proposito non è originalissimo: meglio tenere sempre un notes a portata di mano.

– Conosco gente che usa sistematicamente uno o più quaderni, oppure rubriche, schede o persino registri. Una cosa che mi è parsa sensata sono i raccoglitori ad anelli, che consentono di aggiungere più o meno indefinitamente. Il sistema più bello che abbia mai visto contemplava un raccoglitore ad anelli organizzato con quei divisori di cartoncino, ciacuno provvisto di tag sporgente e lista di liste sul dorso. Magnifico. Ho invidiato molto e cercato d’imitare – senza il minimo successo, naturalmente. Siccome non si può avere sempre al seguito il proprio Libro delle Liste, questa gente metodica e ordinata è anche provvista di notes e foglietti volanti, il cui contenuto poi trasferisce là dove va messo.

– I files elettronici hanno un sacco di vantaggi, primo tra tutti quello di poter ordinare alfabeticamente il contenuto delle liste. La consultazione e l’aggiornamento diventano molto più facili ed è possibile tenere tutto a portata di mouse in un’unica cartella. Anche qui ci vuole un certo grado di dedizione per riportare sistematicamente annotazioni e appunti volanti.

Che farne di preciso?List1

La prossima volta che avete un attacco di Blocco, quando vorrete un’idea per una storia o un personaggio, quando vi sarete scritti in un angolo, quando non saprete come iniziare, potrete tirar fuori le vostre liste e scorrerle in cerca di illuminazione. L’illuminazione tenderà ad arrivare, perché le liste sono mappe, reti, percorsi che la vostra mente ha messo da parte per più tardi, scegliendone gli elementi con molta meno serendipità di quanto possa sembrare.

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* Nota della Clarina: se è vero che Barbara Cartland ha scritto quasi settecento romanzi, immagino che a un certo punto abbia esaurito i nomi normali…

 

Set 21, 2015 - scribblemania, teorie, Vitarelle e Rotelle    Commenti disabilitati su La Lista Quotidiana (ovvero, Lotta alla Procrastinazione in Cinque Facili Punti…)

La Lista Quotidiana (ovvero, Lotta alla Procrastinazione in Cinque Facili Punti…)

procrProcrastinazione, procrastinazione…

Male diffuso, si sa – e che si presenta in numerose varietà. Mi si dice che pochi scrittori ne vadano immuni, il che è quasi carino, se ci pensate: ci si può dire che no, non si sta gettando via del tempo in maniera vergognosa, è solo un occupational hazard, un effetto collaterale della scrittura. Roba da scrittori.

Nelle buone cattive giornate si riesce persino quasi a convincersi.

Io ne soffro da anni e, per effetto drammatico, mi piace descrivermi come procrastinatrice cronica e refrattaria a qualsiasi cura, metodo e palliativo… Ma in realtà posso anche confessare che non è del tutto vero. In realtà negli anni sono giunta alla conclusione che la cura – o almeno il contenimento – della procrastinazione è qualcosa che funziona in modo molto diverso da pessimo individuo a pessimo individuo.

E allora ho deciso di mettervi a parte dell’unico metodo che abbia l’aria di funzionare per me. Almeno vagamente.

Il mio scanner è orribile...

Il mio scanner è orribile…

E questo metodo, o Lettori, è la Lista Quotidiana.

La LQ è proprio quel che s’immagina dal nome: un elenchino di cose da farsi per la giornata.

“Capirai!” mi pare di sentirvi dire – e lo ammetto: detto così, dopo tutta questa introduzione, sembrerà il bathos del secolo. Però che devo dire? Per me funziona ragionevolmente, e magari può funzionare anche per qualcun altro, per cui… here goes.

I. L’elenchino si fa per iscritto – meglio se a mano. Metà del punto è proprio lì, credo. C’è un che di irrevocabile in ciò che si scrive. Una volta che è sulla carta, implica una certa quantità di responsabilità, un impegno preso. Scripta manent. Carta canta. E quant’altro. Un tempo lo facevo su foglietti volanti, poi ho cominciato a trovare più pratico e più efficace l’uso di un taccuinetto piccolo piccolo che abita sul mio tavolo.

List2037II. L’elenchino deve essere realistico. Compilare liste di quindici o venti voci è del tutto inutile e molto frustrante. Tre, quattro voci – qualche volta cinque. Almeno per cominciare. L’idea non è quella di fabbricarsi la leva e sollevare il mondo entro sera. Una quantità affrontabile di cose fattibili. E so benissimo che tutti facciamo ben più di quattro o cinque cose al dì, ma nella lista vanno quelle proprio irrinunciabili, quelle che ci si vuole costringere a fare, quelle significative e/o inconsuete.

III. Ogni volta che si conclude qualcosa, lo si segna sulla lista. Io faccio un pallino arancione attorno al puntino della voce relativa – e lasciate che ve lo dica: c’è un che di molto soddisfacente in ogni singolo pallino, e nel veder crescere i pallini nel corso della giornata. Fatto. Fatto. Fatto. Puerile? Può darsi. Efficace? Per me sì.

IV. Ogni tanto, in periodi particolarmente intensi o quando decido di essere efficiente, ogni domenica o lunedì compilo anche una lista settimanale, da suddividersi poi in liste quotidiane. Qualche volta funziona, qualche volta no – ma alla fin fine è pù una faccenda organizzativa che altro.

Revisione oggi pomeriggio...

Revisione oggi pomeriggio…

V. E se a sera qualche voce resta senza pallino arancione… pazienza. Niente tragedie. Si trasferisce la voce nella lista del giorno dopo, e si ricomincia. Il fatto che più pallini arancione siano più soddisfacenti di meno pallini arancione è un buon motivo per essere realistici al punto II. Non stiamo parlando di nulla di terribilmente razionale o elaborato, sapete. Si tratta soltanto di imbrogliare la propria cinciallegra interiore e indurla a un minimo di concentrazione ed efficacia…

Per me, come vi dicevo, tende a funzionare. O quanto meno, funziona un po’ meglio di altre cose. Provate, se vi va – e sappiatemi dire.

 

 

 

Set 26, 2014 - grilloleggente    3 Comments

Dieci Libri – La Lista Bigia

charlie-brown-heavy-bookParlavamo di libri che ci influenzano, ricordate? Libri a cui siamo legati – e avanzavamo il dubbio che questo possa accadere nel bene e nel male… Dove sono quei libri che ci hanno segnati – ma non troppo felicemente? Ebbene, non so voi – ma ecco la mia…

Lista Bigia

1. Il Piccolo Principe. Che devo dire? Ammesso che non sia nata cinica, Saint-Éxupéry mi ci ha resa prima dei quattro anni. E insisto nel dire che nessuna volpe che si rispetti chiederebbe mai di essere addomesticata.

2. La Bambinaia Francese. E non so, magari da piccola Bianca Pitzorno non mi dispiaceva nemmeno del tutto – ma una lettura della sua prima opera di “narrativa adulta” mi è bastata per sviluppare un’allergia violentissima nei confronti dell’anacronismo psicologico.

3. Cristoforo Colombo. E questo a suo modo è bizzarro, considerando quanto di Granzotto adoro l’Annibale… Ma letta a dodici anni per l’ora di narrativa, corredata di uno di quei terribili apparati didattici, questa biografia mi parve della stessa qualità essenziale delle piastrelle di marmo. Non solo m’indusse un’antipatia per il povero Colombo che non ho ancora superato, ma poco mancò che mi alienasse definitivamente dalla lettura delle biografie.

4. Tra gli Orrori del Duemila. Anche di questo ho già parlato. Qui basterà dire che Chelsea Quinn Yarbro fu più efficace di Granzotto: non solo soffrii di incubi per un’estate intera, ma tutt’ora – e sono passati quasi trentacinque anni – non leggo volentieri fantascienza.

5. Gertrud. No, sia chiaro – mi è piaciuto, forse è uno dei miei Hesse preferiti. Però prima di leggere Gertrud ero certa che in un’altra vita avrei suonato in un’orchestra. Dopo Gertrud… be’, non più.

6. L’Eneide. letta male, letta al momento sbagliato, letta in brutta traduzione… non so. O forse è davvero solo questione del Pio Enea… Come che sia, l’Eneide ha scatenato in me un’avversione a Virgilio del tutto irragionevole. C’è voluto Seamus Heaney perché la superassi.

7. Oliver Twist. Letto nell’infanzia, assieme a David Copperfield, in traduzioni condensate e sanitizzate per i fanciulli. La concentrazione di zucchero rischiò di uccidere la potenziale dickensiana che era in me. Di sicuro fece molto per curare qualsiasi residua inclinazione sentimentale mi fosse rimasta dopo il PP. C’è di buono che così, quando molti anni più tardi arrivai a The Old Curiosity Shop, ero abbastanza vaccinata da poter proseguire la lettura nonostante Nell. C’è di cattivo che ancora adesso sono così ossessionata dal terrore di scrivere zuccherosità che fa male a guardarmi. Too_Many_Books_student

8. L’Aristocrazia Bizantina. Questa non so se considerarla un’influenza per il bene o per il male. Una delle letture più aride e pesanti della mia vita – e a me la storia bizantina piace proprio tanto – e il primo libro che abbia consapevolmente abbandonato da adulta. Anche da bambina, devo dire, tendevo a finire tutto quel che iniziavo (con poche eccezioni – Tarzan being one). Il senso di colpa da libro abbandonato era invincibilmente forte… Ci vollero Ronchey e Kazhdan per liberarmene una volta per tutte.

9. Un Americano alla Corte di Re Artù. E perché mai, povero Twain? Ecco, il fatto è che all’epoca soffrivo di medievite. Una forma particolarmente forte. Non c’era altro che il Medio Evo. E mi prendevo sul serio assai, in proposito – in un modo che sarebbe stato imbarazzante se non avessi avuto una decina d’anni. Vederci fare su dell’ironia… well, we were not amused. Da un lato scoprii che, quando si trattava delle mie infatuazioni, il mio senso dell’umorismo si prendeva un giorno di ferie.* Dall’altro, fu l’inizio della fine dell’infatuazione stessa – insieme al Cavaliere Inesistente.

10. Viaggio a Izu. Questo non l’ho letto in senso stretto. L’ho sentito recitare. In un giardino. Al tramonto. E sono certa che la colpa è mia, e non del povero Yasunari Kawabata – ma che devo dire? L’andamento paludoso, la mancanza di struttura e  storia, l’aggraziata rarefazione e, diciamolo, la noia mortale hanno generato in me un’irragionevole quanto invincibile diffidenza nei confronti della letteratura giapponese nel suo complesso. E potrei aggiungere, giusto per contrabbandare qui un undicesimo titolo senza parere, la vicenda parallela de La Casa degli Spiriti – letto per baratto (in cambio di LJ) e all’origine della mia antipatia per la narrativa sudamericana.

E non è come se non mi rendessi conto che quel che emerge da questa lista è pù che altro l’immagine di una donna irragionevole – ma non so che farci. Le scottature per via di lettura non mi guariscono più… fatemi causa.

E voi, dunque? Ce l’avete una lista bigia, o Lettori? Raccontate…

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* Le cose sono migliorate – ma solo un po’. Provate a fare dello spirito ai danni di Marlowe. O di Annibale. O del Barone Rosso. O di Manfredi di Svevia. O di Alan Breck Stewart. O di Lord Jim. Arrossisco nel dirlo, ma…