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Dic 3, 2018 - angurie    3 Comments

Di che colore sono i gatti al buio?

GreycatsMa ditemi un po’, o Lettori: chi di voi conosce il detto “al buio tutti i gatti sono bigi”?

Chiedo perché qualche sera fa C. si è presentata in teatro armata di un paio di calzini blu elettrico che non erano proprio ideali con il suo costume. “Li ho presi in fretta dal cassetto senza accendere la luce,” ha spiegato afflitta. “E mi parevano proprio neri – e invece…”

“E invece al buio tutti i gatti sono bigi,” ho detto io.

Blank eyes.

“Proverbio. Mai sentito? Mai mai?”

E no, C. non l’aveva mai sentito – e nemmeno D., e nemmeno F. Ma d’altra parte si tratta di giovanissimi, e forse è una faccenda generazionale? Volevo iniziare un sondaggio nei camerini  per accertarmene – ma poi altre urgenze sono sopravvenute, e i gatti bigi son passati sotto l’uscio*.

Kamwei Fong

Kamwei Fong

Però nei giorni successivi ho cominciato a chiederlo a diritta e a mancina – e ho scoperto che no, non è una faccenda generazionale. È solo un proverbio meno diffuso di quanto credessi. A casa mia usava e usa – e mioa madre sostiene di ricordarlo vagamente in versione musicale – forse un’operetta. P., dopo averlo gugolato, m’informa che si tratta di un proverbio inglese – il che secondo lei spiega molte cose. Ma non so se ne sono del tutto sicura.

Per dire, il mio fido Allen’s Dictionary of English Phrases non lo riporta affatto. In compenso l’Arthaber – Dizionario Comparato di Proverbi e Modi Proverbiali in Sette Lingue, no less – ne offre prima di tutto una versione al femminile: Al buio tutte le gatte sono bigie. Dopodiché, nella versione latina non ci sono felini di sorta, ma pare che Francia, Spagna**, Inghilterra e Germania, quanto meno, condividano l’idea. Goethe, per dire, ne fa uso nel Faust…

E in Inglese sembrano essercene addirittura più versioni. Il letterale All cats are grey in the dark, e il più poetico When all candles be out, all cats be grey, che compare nel Libro dei Proverbi di John Heywood, datato 1546.

E chissà se nel sedicesimo secolo si parlava di gatte bigie al buio anche sul nostro lato della Manica oppure no… Non dico il concetto – ma questa specifica immagine felina.  Di cui comunque, qui da noi, esistono molteplici versioni: a parte il genere dei gatti, sembra darsi anche una certa varietà di colori: possono essere bigi, grigi, neri, scuri… fluffy-black-cat-ink-drawings-kamwei-fong-18

Ah well, approfondirò. Nel frattempo, o Lettori: di che colore sono i vostri gatti al buio? Il proverbio usa dalle vostre parti? Gatti o gatte? Bigi, grigi o neri?

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* Che, detto così, ha un suo pittoresco genere di nonsense, nevvero?

** De noche todos los gatos son pardos… e niente, mi piace proprio tanto come suona lo Spagnolo. Ha un che di… oh, non so – scolpito, I guess. Pensate invece a come scivola la versione francese, La nuit tous le chats sont gris. Con il Tedesco non cominciamo nemmeno.

Gen 31, 2011 - tradizioni    Commenti disabilitati su Meteoromantica

Meteoromantica

Oggi sarebbe l’ultimo Giorno della Merla, ed è debitamente bigio, ma i giorni scorsi sono stati tutto un alternarsi di sole, nuvole e pioggia, per cui, se fossi una merla, non ho idea di che cosa avrei fatto: nel camino o fuori dal camino? Morale: chi vuol trarre auspici in questa maniera tradizionale, per quest’anno sta fresco.

Scopro che questa maniera di dedurre il tempo che farà, la consistenza dei raccolti e altre circostanze future da una combinazione di esperienza passata, saggezza popolare, memoria selettiva, casualità assoluta e wishful thinking, ha un nome – e anche altisonante: meteoromantica, nientemeno.

Dalle mie parti usa dire, per esempio, che per la santa Candelora (2 febbraio) si è fuori dall’inverno (in Mantovano fa anche rima, ma non mi azzardo nemmeno a tentare una trascrizione), e però, piuttosto che venga il sole per Santa Maria, è meglio incontrare il lupo lungo la via. Mi viene da pensare che quest’ultima, così come il pronostico della Merla e l’idea che un Natale soleggiato comporti una Pasqua fredda, nascano dalla memorabilità delle circostanze fuori dall’ordinario: è più facile ricordare una giornata di sole fuori stagione e una primavera fredda e tardiva, piuttosto che il procedere ordinato e regolare delle stagioni.

Il discorso è diverso con quelle rime proverbiali che si limitano a indicare caratteristiche tipicamente stagionali. Affermazioni come “marzo dei venti, aprile dei tempi”, confermato da “aprile aprilino, ogni giorno il suo goccino”, oppure “la prima pioggia d’agosto rinfresca il bosco”, e “Santa Caterina (25 novembre) o neve o brina” suonano abbastanza lapalissiane, con buona pace della saggezza popolare.

Con l’estate di San Martino (11 novembre) e “se piove per Santa Bibiana (2 dicembre), piove quaranta giorni e una settimana” torniamo in reami abbastanza esoterici – a meno di voler indicare con la seconda che un dicembre piovoso è un dicembre piovoso.

Mi ha sempre affascinata molto di più la strofetta in Mantovano che, tradotta, indica l’allungarsi delle giornate in questa progressione: “Santa Lucia una punta d’ago, Natale un piede di gallo, per l’Epifania un’oretta e per Sant’Antonio un’ora tonda,” e dico che mi affascina perché, essendo S.Lucia il 13 dicembre, anticipa il solstizio di una settimana abbondante. Suppongo che sia un relitto di altri calendari, e che la sua pervicace sopravvivenza (almeno nelle nostre campagne, e almeno fino alla generazione dei miei genitori) sia significativa del profondo radicamento della meteoromantica.

Immagino che si possa chiamare con lo stesso nome anche la vecchia abitudine di pronosticare i raccolti dai colori dell’arcobaleno. Il giallo significherebbe grano, il verde fieno e il rosso vino, e la larghezza di ciascuna fascia prometterebbe abbondanza o scarsità.

Non so quanto i contadini ci credano ancora, ma di certo ripetono anno dopo anno le loro strofette, e le maestre incoraggiano i bambini a farsele raccontare e spiegare al modo delle tradizioni che vanno scomparendo. In realtà, a scomparire è forse il contesto rurale in cui sono nate, ma resta l’insopprimibile bisogno dell’umanità di cercare segni, modelli ricorrenti e qualche forma d’interpretabile sicurezza in tutto quello che la circonda.