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Nov 25, 2014 - scribblemania    Commenti disabilitati su Piccolo Bollettino Soddisfatto

Piccolo Bollettino Soddisfatto

guildedmonumentFinito!

E la faccenda è abbastanza buffa – ma ho finito esattamente a 7501 parole…

Oh well, succede.

E – dopo averci messo molto più del previsto per varie ragioni – la prima stesura è a posto. That is – a posto per una prima stesura. Ci sarà da lavorarci su, ma per il momento potrebbe andare peggio.

Adesso… Oh, adesso. Oggi si decide what next, e poi via. E poi non è vero nemmeno questo. Due cose e mezza contemporaneamente, e farò bene a darmi una mossa.

Per cui, sì: in sella e hop! Ma intanto, ho finito.

Ecco.

Nov 21, 2014 - scribblemania    3 Comments

Attenzione – Romanzo in Corso

novelistRomanzo.

Nuovo.

Credo.

O meglio, no – non è che lo creda. Lo so con ragionevole certezza.

Non la storia di fantasmi. Sarebbe troppo ragionevole. Quella è là, irrisolta. Prima o poi…

Adesso Londra Elisabettiana – so to change – ma, udite udite, il protagonista non è Marlowe. Questa volta no. Questa volta Marlowe è solo parte dei guai  (nel bene e nel male) del protagonista. Che non è nemmeno Shakespeare. Shakespeare sarà un personaggio di contorno.

Credo.

È presto per dire. Sono quasi pronta per cominciare la prescrittura. Ho già buttato giù un paio di scene e l’occasionale scampolo di dialogo, una lista preliminare di cose che voglio metterci dentro – ma son quelle cose che si fanno a penna, sul taccuino. E naturalmente ho avviato una bacheca su Pinterest, perché è così che si procrastina. E, con somma soddisfazione, ho ritrovato qualcosa di singolarmente utile. Vi avevo mai detto che tra i miei hard disk e le mie chiavi USB fluttua il fantasma di un romanzo mai finito su Marlowe? Cinquantamila parole in Italiano – abbandonate quando mi sono resa conto che, dopo 50000 parole, ero ancora nel 1587. A un passo del genere, per arrivare al maggio 1593, ne sarebbero servite altre 300000 o giù di lì…

Yes, well.

Ma non è una storia particolarmente triste: da quelle 50000 parole ho setacciato i pezzetti luccicanti e ne ho tirato fuori il Credo – per cui possiamo considerarlo un lieto fine. E ancora di più adesso, perché ho scoperto/mi sono ricordata che, all’epoca, avevo preparato una cronologia dal 1587 al ’93. Una cronologia piuttosto seria. Così l’ho riesumata, e… pittikins!

Avevo fatto davvero un discreto lavoro. La cronologia è dettagliatissima, piena di utili informazioni come le date di chiusura e riapertura dei teatri per peste, instabilità sociale e altre magagne, redatta in colori diversi per ciò che è provato, ciò che è speculazione diffusa e ciò che è mia invenzione, e persino completa di riferimenti bibliografici. nanowrimo-1

Si sta rivelando utilissima in questa fase molto preliminare, e sono certa che lo sarà ancora di più quando inizierò a far progetti per davvero. E naturalmente, dicembre è alle porte – e dicembre non è mai un buon mese per scrivere…* Tuttavia, conto di mettere insieme una outline praticabile prima della fine dell’anno, e magari anche di fare qualche esperimento in vista di alcune decisioni narrative.

Finora, le scene che ho scritto sono in prima persona. Mi piace, la prima persona. Però sto considerando. Forse mi farebbero comodo un altro paio di punti di vista, oltre a quello del protagonista… Terza persona alternata? Anche quella è una possibilità. Bisogna fare esperimenti di varia natura, e vedere che cosa funziona meglio.

Il tutto mentre finisco una commissione, ne scrivo un’altra – e non è detto che una terza non piombi su di me.

Ma d’altra parte, ho nostalgia di un romanzo. E ho un argomento che mi piace, e un protagonista promettente, e qualche idea che potrebbe funzionare, e persino una scadenza anniversariale che potrebbe solleticare qualche editore Oltremanica…

Insomma, romanzo.

Nuovo.

Stiamo a vedere.

_________________________________________

* Questo dicembre lo sarà ancor meno della media. Ci sono cose belle all’orizzonte. Vi farò sapere.

 

Ott 24, 2014 - scribblemania    2 Comments

La Dura Vita Del Lettore Sperimentale

BetaVoi – Leggeresti il secondo atto?

Lettore Sperimentale (con un lampo di terrore negli occhi) – Ah… l’hai finito, allora.

Voi – Stanotte. Leggeresti?

LS – Er… sì. Sì, certo. Sissì.

E magari c’è stato un tempo in cui il LS ha creduto ingenuamente che una conversazione del genere preludesse a una lettura prima o poi, ma ormai ha imparato che, semmai non l’aveste già stampato, il secondo atto si materializzerà nel tempo che una stampante impiega a metterlo nero su bianco… Dopodiché voi consegnate e fate del vostro meglio per non aver l’aria di mettere fretta. E magari il LS, se glielo diceste, scoppierebbe in una risatella amarognola – ma è proprio vero: state facendo del vostro meglio per non avere l’aria di calcolare quanto può volerci a leggere quelle quindici o venti paginette, per non levare un sopracciglio interrogativo e speranzoso ogni volta che incrociate il LS, e soprattutto per non chiedere niente.

E alla fine giunge il momento in cui il LS comunica di avere letto.

Voi – E…?

LS (prende fiato e raddrizza le spalle* e poi enuncia con cura) – È molto, molto bello.

Voi – Ma…?

Qui un LS inesperto proverebbe a rispondere che “Ma niente, ho detto che è bello” – ma il vostro LS vanta anni di esperienza e non ci prova nemmeno. Invece…

LS (prende la rincorsa e…) – Mamipiacedipiùilprimoatto.

Voi – Ah.

LS – Eh. Bello anche il secondo, sia chiaro. Solo che… mah. Quelle impressioni. E adesso, se non ti secca, dovrei spazzolare il gatto/infornare il soufflé/sostituire il carburatore/cominciare la lezione di filologia ugro-finnica…

Voi (piazzandovi fermamente tra il LS fuggitivo e la porta) – Solo che cosa?

LS – Te l’ho detto: sono quelle impressioni. Magari mi sbaglio. E adesso–

Voi – Ci sarà pure un motivo se il primo atto ti piaceva e questo no.

LS – Esagerata! Non ho detto che non mi piace. Mi piace un po’ meno, ecco tutto.

Voi – Ma perché? In che modo di preciso?

LS – Ma non lo so–

Voi – Come sarebbe che non lo sai? L’hai letto o no? Non ti costringo a leggere per sapere solo che ti piace o non ti piace, sai?

LS – Be’, è qualcosa.Beta2

Voi – Non abbastanza. Che cosa c’è che non va?

LS – Ma niente di preciso. È meno… È più… (fa un gesto vago)

Voi – È la trama? È la forma? È il contenuto?

LS – Er… la forma.

Voi – In che modo?

LS – Come hai detto che è il tuo indirizzo di posta elettronica? Torquemada@santainquisizione.qualcosa?

Voi – Very funny. Che cosa non va nella forma?

LS – Mah, c’è qualche battuta che non mi convince del tutto…

Voi – L’hai segnata?

LS – Ssssì… qualcuna.

Voi – Come qualcuna? Che cosa la tieni in mano a fare la matita mentre leggi, se poi non segni–

LS – Come sai che tengo una matita… Santi numi del deserto!  Mi controlli mentre leggo?

Voi – Non divagare. Che cosa hai segnato?

LS – Quasi niente, non so di preciso. Sono quelle impressioni, ti ho detto–

Voi – Ma quali impressioni? Devo saperlo! È chiaramente qualcosa che a me sfugge – come faccio a capire che cosa non va se non mi dici che cosa è?

LS – Magari mi sbaglio. È molto possibile che mi sbagli. Dovrei rileggerlo. In fondo l’ho letto una volta sola. A tarda notte. E ci sono state distrazioni. La gatta ha avuto una crisi epilettica mentre–

Voi – E allora perché mi dici che non ti è piaciuto così, senza averne la certezza? Non sai che poi gli scrittori si agitano?

LS (esplode) – Cielo misericorde e clemente, infondimi la pazienza. Non ho detto che non mi piace. È solo che non ha tutta quella… quella… quell’armonia danzante che ha il primo atto.

Voi – Armonia. Danzante.

LS – Armonia danzante.

Voi – Armonia danzante?

LS – Armonia danzante. Armonia danzante. Armonia danzante.

Voi – Ma in che sens–

LS – Oh, senti? Suonano. Alla porta. Devo scapp… er, devo proprio andare.

Voi – Sento nulla. In che senzo manca di armonia danzante?

LS – Ma magari mi sbaglio. Rileggo, eh? Promesso. Ti faccio sapere, eh? Ciao ciao ciao… (Fugge in galoppo laterale)

Voi – Ma in che senso… -enso… -enso… enso…?

La vostra voce riverbera nella stanza sideralmente vuota, e si allarga come un cerchio sull’acqua, sempre più in largo, sempre più in largo, fino a perdersi in nulla. Vi sa tanto che il LS abbia preso la fuga. Vi farà sapere.

Ha detto che vi farà sapere.

Quando vi farà sapere? Non perché vogliate mettere fretta, e di sicuro non chiederete nulla, ma in fondo, quanto può volerci a rileggere quelle quindici o venti paginette…?

Lug 9, 2014 - considerazioni sparse, scribblemania    Commenti disabilitati su Considerazioni Sparse

Considerazioni Sparse

tumblr_m0hyaviUSk1r1fzbqo1_500Prima di tutto, dove diamine è finito giugno?

Qualcuno di voi l’ha visto? No, perché dopo il maggio di fuoco, ero assolutamente certa che in giugno avrei approfittato della relativa calma per scrivere un sacco – commissioni,concorsi, esperimenti e intenzioni personali ancora senza uno scopo evidente – e invece che diavolo, è quasi la metà di luglio e non è come se avessi combinato granché…

Mezza estate è già andata – ma dove, di preciso?

E agosto è alle porte, con il corso estivo alla Libera Università del Gonzaghese (ancora Shakespeare & Marlowe – ne riparleremo), con alcune scadenze, con un’antologia e una rivista cui mi piacerebbe mandare qualcosa, e con settembre subito dopo – e tutti sappiamo come funziona settembre – e il mio elenco di progetti è ancora lì. Non proprio intatto – né, a ben pensarci, proprio uguale a com’era alla fine di maggio…

Perché poi c’è sempre la dannata propensione a lasciarsi distrarre dalle idee nuove e luccicanti cui pare bello mettersi di traverso un giorno sì e un giorno no.

“Guardami! Mi vedi bene? Hai notato come luccico? E che bei colori ho? Ed è inutile che tu finga di non notarmi, sai? Ho un talento ineffabile per il luccichio laterale. Più ti volti dall’altra parte, più io luccico al margine estremo del tuo campo visivo. È fastidiosissimo, lo so – lo faccio apposta: tanto vale che tu ceda subito, non dopo giorni e giorni di resistenza a denti stretti. Tanto sappiamo benissimo che finirai per cedere… E non azzardarti a lasciarti distrarre dalle potenzialità narrative di una conversazione con un’idea indebita, sai? Ehi! Non

"La strada che devi prendere dipende da dove vuoi andare..."

“La strada che devi prendere dipende da dove vuoi andare…”

osare! Non osar di osare – no, nemmeno un monologo… ehi! ehi, ho detto di guardare me, me, me, non–”

Ecco, appunto.

Non sto a dirvi lla mezza dozzina di idee narrative che hanno pensato bene di saltarmi addosso mentre scrivevo il paragrafo tra virgolette – né come questo succeda tutto il tempo e si traduca in taccuini su taccuini di appunti, perché Adesso No Ma Non Si Sa Mai, e in diluvii di prime stesure in ogni più riposta piega dell’uno o dell’altro hard disk…

E sto divagando di nuovo, visto? E non dovrei, che diavolo – ma se non altro credo di aver trovato la risposta alla domanda iniziale: dove diamine è finito giugno? Passato al galoppo mentre io divagavo allegrissimamente a diritta e a mancina…

E, di nuovo se non altro, almeno tendo a divagare per iscritto.

 

Giu 4, 2014 - scribblemania    5 Comments

Tutta Un’Altra Storia

55327_girl-writing_lg-1Perché a volte capita, sapete.

A volte dovreste scrivere qualcosa di specifico, chiamiamolo il Lavoro A. Anzi, è qualcosa di più di “dovreste”… Dovete scrivere A, perché c’è gente che lo aspetta, ci sono scadenze, ci sono tempi, ci sono promesse – magari promesse dissennate, estorte in un momento di debolezza, ma promesse nonetheless.

E poi, se proprio vi avanzasse del tempo, ci sarebbe anche il Lavoro B, che è il frutto di un altro impegno che avete preso contro ogni buon senso, e a volte non capite come vi capiti di ritrovarvi in questo genere di gineprai, e bisognerà che prima o poi impariate a servirvi di quella graziosa paroletta di due lettere, NO, e tuttavia, insomma, c’è anche B, e non se ne andrà per quanto voi possiate mugugnare.

E in mezzo a tutto ciò, proprio quando decidete di piantarla di procrastinare e di mettervi al lavoro come si deve – ecco che fa la sua comparsa l’Altra Storia.

In realtà non è del tutto nuova. Sono mesi che vi ballonzola in mente, ricomparendo a strani intervalli e provando a prendere forme diverse. Però finora non avete fatto altro che annotare qualche appunto sul taccuino… E per dirla proprio tutta, questo non è nemmeno del tutto vero. In realtà avete pagine di appunti in materia, una ragionevole cronologia, un paio di possibili inizi buttati giù in momenti in cui avreste dovuto badare ad altro, e persino un possibile collegamento con… be’, con qualcosa d’altro ancora. Quindi, se vogliamo, c’è qualcosa di più dell’occasionale appunto, ma si può dire con un ragionevole grado di veridicità che, fino a questo momento, l’Altra Storia ha rotto le scatole con una certa circospetta grazia da dilettante.

Ma adesso, proprio adesso tra tutti i momenti possibili, l’Altra Storia decide di promuoversi a un livello professionale, e il salto di qualità consiste nell’irrompere nel vostro cervello e barricarcisi dentro, prendendo in ostaggio tutti i neuroni che ci trova. Le richieste sono semplici: voi scrivetela, e nessuno si farà male.

E se questo fosse un film americano, sarebbe il momento di far intervenire, che so, Denzel Washington, o Russel Crowe, o qualche altro negoziatore tostissimo (e non del tutto sgradevole a contemplarsi), ma questo non è un film americano. Ci siete voi, l’Altra Storia e i Lavori A e B che mordono la vostra coscienza in punti teneri.

E voi date retta ad A e B, che a parte tutto il resto, hanno la precedenza e tutta una collezione di buoni motivi per essere scritti. Buoni motivi che l’Altra Storia non ha affatto. E per di più, voi non trattate con i terroristi, così vi sedete al computer, aprite il file di A e vi mettete al lavoro.

O quanto meno, cercate di mettervi al lavoro.

E fissate lo schermo bianco.

(E cercate di ignorare l’Altra Storia…)

E lo fissate ancora per un po’.

(E vi ritrovate a strologare sulle implicazioni incrociate che si possono intrecciare nell’Altra Storia…)

E ancora per un po’.

E poi vi dite che adesso basta, che diavolo, e buttate furiosamente giù una paginetta. Una paginetta di A.

E poi, non del tutto insoddisfatti di voi stessi, vi fate una tazza di tè.

(E ignorate accuratamente anche il Lavoro B. che tenta di strepitare in sottofondo. Una cosa per volta, grazie tante…)

E quando tornate al computer e rileggete la vostra paginetta, cadete nello sconforto profondo, perché non è proprio del tutto raccapricciante, ma poco ci manca.

E così cancellate tutto.

E scoprite che nel frattempo i vostri neuroni hanno sviluppato un nonnulla di sindrome di Stoccolma nei confronti dell’Altra Storia – altrimenti non si spiegherebbe l’appeal che all’improvviso ha sviluppato la prospettiva di accantonare A e B del pari, e mettervi a lavorare sull’Altra Storia…

E tornate a parlamentare. Non può, per favore, l’Altra Storia pazientare un pochino? Appena archiviata la prima stesura di A, e prima di gettarsi su B…

E c’è poco di consolante nel modo in cui l’Altra Storia lancia una controproposta: è disposta ad accontentarsi di una prima stesura – a patto che sia subito subito subito.

E voi però non trattate con i terroristi, giusto? Così tornate ad A, allo schermo bianco, a quel che avevate scritto e cancellato, agli strilli soffocati di B, al tè diventato ormai freddino…

E magari resistete anche per un giorno intero, persino per due, senza combinare un bottone, e poi, come avreste anche potutto aspettarvi fin dall’inizio, cedete. Cedete perché tra non combinare nulla perché state scrivendo qualcos’altro e non combinare nulla mentre vi procurate un travaso di bile fissando lo schermo bianco… be’, secca ammetterlo, ma non c’è competizione.

E così scrivete l’Altra Storia. La prima stesura, perché quelli sono i patti. La buttate giù per intero – cinquemila parole e rotti in due giorni e una notte, che per voi non è un cattivo ritmo. Forse c’impieghereste anche di meno, se non fosse per un paio di colpi a vuoto prima di centrare il tono che volete. Ed è anche un po’ seccante che a questo punto l’Altra Storia abbia il coraggio di avere delle pretese, ma tant’è: il tono che trovate e l’accorgimento narrativo che ci avete strologato attorno vi piacciono più del previsto, e va a finire che ci trovate gusto…

E intanto A e B strepitano inascoltati dallo sgabuzzino dove l’Altra Idea e i suoi ormai fedelissimi neuroni li hanno rinchiusi.

E quando, alla fine dei due giorni e una notte, l’Altra Idea si dichiara soddisfatta della sua prima stesura e leva le tende, e voi andate a liberare A e B dallo sgabuzzino, e tutto sembra essere tornato normale, e potete rimettervi al lavoro… Se dovete essere sinceri, sentite la mancanza dell’Altra Idea e tutta questa normalità vi fa sospirare un nonnulla.

Ma le scadenze sono dietro l’angolo, e non c’è posto per ulteriori deviazioni per i prati, e vi rimettete al lavoro sul serio – e tutto considerato, avete nel cassetto una prima stesura in più, e non è detto che non possiate cavarne qualcosa.

Perché a volta capita, ma in fatto di procrastinazione c’è di peggio, vero?

 

 

Gente Nei Guai II – Bilancio

GnGIeri sera ho terminato Gente Nei Guai II, il mio corso avanzato di scrittura narrativa.

Ottima esperienza e ottimo gruppo: una decina di aspiranti scrittrici piene di entusiasmo, sempre pronte a sperimentare, con un’infinita capacità di fare domande stimolanti. Mi mancheranno.

Abbiamo fatto parecchie cose, in queste settimane – alcune piuttosto sofisticate – e abbiamo discusso molto di scrittura, di libri, di narrazione, di tecnica, di bizzarrie… È stato piacevole, molto stimolante e anche istruttivo.

Istruttivo per me, intendo. Be’, anche per loro, mi auguro, ma è stato un passo interessante nella mia esperienza d’insegnamento. Gente Nei Guai, dopo tutto, è un progetto in fieri, che cresce su se stesso. Dapprincipio è stato l’occasione per sistematizzare e organizzare i miei rimuginamenti in fatto di scrittura, poi un po’ per volta ho sviluppato un metodo, scoprendo by trial and error che insegnare scrittura non somiglia granché a dare lezioni private d’Inglese…

No, sul serio.

GnG non è mai stato uguale due volte – un po’ perché è un corso duttile ed esiste in diverse versioni, dalle 6 alle 10 lezioni, un po’ perché molto dipende dal gruppo che ci si trova davanti, un po’ perché ripetere la stessa cosa senza variazioni può essere rassicurante, ma diventa rapidamente piuttosto noioso, e un po’ perché di volta in volta faccio delle scoperte. Scoperte in fatto di metodo, principalmente, e di esercizi che funzionano, e di cose che non sono ovvie o interessanti allo stesso modo per tutti.

Scoperte di questa volta? Vediamo un po’…

1) Questa in realtà non è una scoperta recente, ma mi convinco viepiù della sua importanza: gruppi piccoli, per favore. Otto o dieci persone sono l’ideale, dodici ci stanno ancora, quindici sono troppe, più di quindici assolutamente ingestibili. E sì, a volte arriva la richiesta: uno di più, due di più, per favore, è un peccato mandarli via… E allora si accetta. L’ho fatto una volta e me ne sono pentita amaramente: non si crea l’atmosfera giusta, non si riesce a interagire con i singoli… non va bene.

2) Un workshop mirato durante la prima lezione. Freewriting a tempo, con e senza musica, per esempio. Oppure la costruzione collaborativa di una trama in tre atti. Qualcosa che possano mettere in pratica subito, e discuterne i risultati. Rompe il ghiaccio alla meraviglia, migliora l’atmosfera generale, supera in un balzo unico la fase guardinga e spiana la strada per futuri workshop, senza che nessuno si vergogni a leggere ad alta voce ciò che ha scritto.

3) Spazio per la discussione. Non sto parlando di incoraggiare le domande – ça va sans dire: le domande sono il sugo di questo genere di corso. Poi ci sono gruppi che ne hanno di più e gruppi che ne hanno di meno, ma questo è fisiologico. Quello che intendo è la discussione di aspetti meno pratici del processo di scrittura. Perché si scrive quel che si scrive? Perché si preferisce il lieto fine oppure no? Che genere di storie si vogliono raccontare? Che cosa si cerca nelle storie? Qualche genere di consapevolezza nello scrivere non è una brutta cosa – e l’argomento forse è più adatto a un corso avanzato, ma ho costatato che incontra interesse.

4) Attorno a un tavolo, grazie. La scoperta dell’acqua calda? Maybe, ma negli anni mi è capitato un po’ di tutto: dal ferro di cavallo al tavolone quadrato, alle sedie in cerchio fino alla platea… E invece, l’ideale sembra essere un tavolo non troppo grande quanto basta perché tutti possano sedersi e appoggiarsi comodamente per scrivere, e guardarsi in faccia e parlare senza dover strillare. Motivo di più per mantenere il gruppo entro dimensioni limitate.

5) “Ma è difficile!” Me lo sono sentito ripetere diverse volte. Ebbene sì, è vero: è difficile e nessuno dice il contrario. Richiede pazienza, lavoro, discplina, rigore, infiniti tentativi ed esperimenti, e la consapevolezza che non si finisce mai d’imparare. Ma se non fosse così, ne varrebbe davvero la pena? Come dice McNair Wilson, Certo che è difficile – deve essere difficile! È arte.

Ecco. Per ora basta. Gente nei Guai torna in autunno, a Porto Mantovano, probabilmente sia nella versione base che in quella avanzata.

Gruppi nuovi, gruppi che ritornano. Sarà interessante. Non vedo l’ora.

 

Feb 25, 2014 - scribblemania    Commenti disabilitati su Piccolo Bollettino Apocalittico

Piccolo Bollettino Apocalittico

lightening2No, non allarmatevi.

Nel senso greco ed etimologico: rivelazione!

Come quando non solo ci si accorge che il racconto che si sta scrivendo non funziona così com’è – ma insieme alla scoperta, arriva anche, tutta luccicante e completa, la soluzione.

Ain’t it a thrill!

Gen 25, 2014 - scribblemania    Commenti disabilitati su Piccolo Bollettino Vagamente Nonsense

Piccolo Bollettino Vagamente Nonsense

E una volta assodato che ci sono circostanze in cui la pece da calzolaio è infinitamente più indicata della melassa, leggere ad alta voce un atto unico con due gatti temperamentali per pubblico è un’esperienza da fare una volta nella vita.

Sì, forse un po’ più che vagamente.

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