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Mar 25, 2019 - il Palcoscenico di Carta, Shakespeare, Storia&storie    Commenti disabilitati su Il Palcoscenico di Carta: Coriolano

Il Palcoscenico di Carta: Coriolano

Rieccoci! Dopo essere stati costretti a cancellare Molière lo scorso settembre, torniamo alla ribalta con un titolo dello Shakespeare meno noto: Coriolano.
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Attraverso l’ascesa e caduta di un generale abrasivo e provvisto di scarsa pazienza nei confronti della democrazia, l’ultima delle Tragedie Romane esplora temi ancora sorprendente attuali: l’austerità in tempo di crisi, il peso della guerra, i compromessi della politica, la disconnessione tra governanti e governati… il tutto condito con un’abbondanza di battaglie, duelli, intrighi, tradimenti e mamme ingombranti.
Le date sono il 4, 11 e 18 aprile alle ore 18.00, e il luogo è, come di consueto, la nostra beneamata libreria IBS+Libraccio, an n. 50 di Via Verdi.
Se volete leggere con noi, fatevi sentire compilando il form che trovate qui.Vi assegneremo un ruolo e spediremo il testo.
Se invece volete soltanto assistere, tutto quel che dovete fare è unirvi a noi in libreria, a partire da giovedì 4 aprile alle 18.
Vi aspettiamo!
Nov 12, 2018 - Lunedì del D'Arco, teatro    Commenti disabilitati su Dentro le Fiabe al D’Arco: La Vecchia Scorticata

Dentro le Fiabe al D’Arco: La Vecchia Scorticata

VecchiaTornano i Lunedì, stasera. Torniamo a esplorare le fiabe, a raccontarle e a usarle come finestre per sbirciare dentro la psiche umana…

Questa settimana tocca a Gian Battista Basile, raccontatore secentesco, collezionista di storie nel suo Cunto de li Cunti, con un gusto per il grottesco, il misterioso, il pittoresco… D’altronde, è di barocco che parliamo – e di barocco napoletano per di più.

Marina Alberini ha scelto La Vecchia Scorticata, storia di amori attraverso una porta o nel buio, d’inganni e di artifici, d’invidia punita – fino al magico colpo di scena…  perché qui forse non è tanto la virtù a trionfare quanto la furbizia e il caso, ma di certo il “vizio” è punito con ferocia barocca e irridente…

24Ne avranno di cose da dire, dopo, gli amici di Libera Freudiana Associazione!

Ci vediamo a teatro questa sera – e la raccomandazione è sempre la stessa: arrivate con buon anticipo, o rischiate di non trovare posto!

***

Also: i posti per Canto di Natale vanno a ruba… se volete vederlo (e io ve lo consiglio), affrettatevi a prenotare! La biglietteria è aperta nei giorni feriali, dal mercoledì al sabato, dalle ore 17:00 alle ore 18:30. In questi orari si prenota per telefono (o via fax) allo 0376 325363; in alternativa si prenota per posta elettronica a questo indirizzo: biglietteria@teatro-campogallian.it

Set 28, 2018 - teatro    Commenti disabilitati su Campogalliani 18/19: la Stagione

Campogalliani 18/19: la Stagione

Ed eccoci qui, ci siamo quasi. Tra una settimana o giù di lì il Teatrino d’Arco riaprirà i battenti per trasformarsi, come ha detto la nostra presidente Francesca Campogalliani, in trincee, castelli, stradine londinesi, boschi misteriosi- e ogni genere di altro magico, triste, magnifico o buffo luogo…

Il teatro non è una macchina del tempo: è una macchina dell’irrealtà, che crea fette di mondi – veri per il tempo che passa e finge di passare tra un sipario e l’altro.

E per i suoi settantadue anni, la Campogalliani ne esplora in abbondanza, di questi mondi: un sacco d’Inghilterre diverse, a ben pensarci – alcune delle quali non esistono più o non son mai esistite – due Americhe, due guerre, la mente umana, e i luoghi senza tempo dell’immaginazione…

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Che ne dite? Vi sembra un viaggio interessante? Vi punge l’uzzolo di unirvi a noi? Ne avete abbondanza di occasioni.

Come vedete, ci sono storie che tornano e storie nuove – e tra queste vado particolarmente orgogliosa di Canto di Natale… ne riparleremo.

Per ora vi ricordo che la biglietteria è aperta nei giorni feriali, dal mercoledì al sabato, dalle ore 17:00 alle ore 18:30. In questi orari si prenota per telefono (o via fax) allo 0376 325363; in alternativa si prenota per posta elettronica a questo indirizzo: biglietteria@teatro-campogallian.it

Vi aspettiamo a teatro!

 

Ago 3, 2018 - teatro    Commenti disabilitati su A Scuola con la Campogalliani

A Scuola con la Campogalliani

Sono aperte le iscrizioni per l’anno accademico 2018-2019 della Scuola di Teatro dell’Accademia Teatrale Francesco Campogalliani.

Anno Primo, Anno Specialistico e un corso per ragazzi dagli undici ai quattordici anni.

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Per gli adulti le materie sono Recitazione, Dizione, Lettura interpretativa, Improvvisazione e Tecniche Teatrali, insegnate dai favolosi attori, registi e tecnici dell’Accademia – e, nell’Anno Specialistico, un ciclo di lezioni di scrittura teatrale tenute dalla vostra affezionatissima.

Inoltre, la Scuola offre due notevoli particolarità: da un lato, oltre alla recitazione, s’impara il backstage – illuminotecnica, costumi, scenografia e direzione di palcoscenico; dall’altro, per gli allievi si apre la possibilità di mettere in pratica le materie di studio partecipando attivamente alla vita della compagnia.

E per i ragazzi? Il curriculum è a grandi linee lo stesso, perché l’Accademia Campogalliani, con la sua vocazione per il teatro di parola, dà grande valore all’impostazione – ma, come si conviene a dei giovanissimi aspiranti attori, la tecnica viene insegnata attraverso un metodo ludico e dinamico.

Per grandi e piccoli, i corsi durano da ottobre a maggio, a cadenza settimanale, e si concludono con la rappresentazione di un saggio al Teatrino d’Arco.

Insomma, non vi pare un bel modo di accostarsi sul serio al teatro – condividendo conoscenza, quinte e palcoscenico con una storica compagnia di solida tradizione e grande successo?

Informazioni qui e qui.

Giu 13, 2018 - teatro    Commenti disabilitati su Campogalliani: Torna la Rassegna Estiva!

Campogalliani: Torna la Rassegna Estiva!

Prosa, musica, danza… tredici appuntamenti con l’arte nel bellissimo giardino di Palazzo d’Arco!

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Non c’è prenotazione – solo la prevendita a partire dalle 20 la sera stessa dello spettacolo. Se dovesse piovere, si rimanda alla sera successiva.

Come di consueto, informazioni qui e qui.

Vi aspettiamo!

Ott 23, 2017 - teatro    Commenti disabilitati su Mito e Psiche: Medea!

Mito e Psiche: Medea!

man_117_01E stasera inizia l’edizione 2017 dei Lunedì del D’Arco. Quest’anno il tema è Mito e Psiche, in collaborazione con Freudiana Libera Associazione. Ci occuperemo di come la psicanalisi moderna, per creare i suoi simboli, abbia attinto a qualcosa di antico, viscerale e primigenio: il mito greco e la sua più potente elaborazione artistica – la tragedia.

Ogni serata proporrà una letture drammatizzata dalle opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide, introdotta da un membro di FLA, che esplorerà con noi i legami tra arte, mito, mente e scienza.

Questa sera si inizia con Medea, curata da Maria Grazia Bettini e introdotta dalla Dottoressa Valentina Melli – il più crudele dei miti antichi. Tanto che la tragedia di Euripide non trovò il favore del pur smaliziato pubblico ateniese: troppo sconvolgente, questa storia di vendetta e infanticidio, della donna che, assassinando in sé la maternità, si ribella agli dei, all’ordine costituito, a ogni legge umana e divina… e per la mente greca, il prezzo di questo genere di ribellione è alto e sanguinosissimo. Forse l’essenza stessa della tragedia.

Ne riparleremo* – ma intanto, questa sera, Medea. Vi aspettiamo a teatro, e vi consiglio di arrivare per tempo: l’ingresso è gratuito, ma i posti non sono numerosissimi…

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* Ecco qui il programma completo dei Lunedì:

Lunedì17pr

 

Ott 13, 2017 - teatro    Commenti disabilitati su Quer Pasticciaccio Brutto…

Quer Pasticciaccio Brutto…

LocVia Merulana non è più quella che era: un tempo elegante, il quartiere mostra i segni del tempo e dei cambiamenti sociali – ma il N° 219, il “Palazzo degli Ori” secondo i pettegoli locali, resta un isola di sbiadito, placido benessere… Fino a quando un crimine non viene a scompigliare tanta tranquilla mediocrità.

Chiamati a investigare sulla rapina in un appartamento, il Commissario Ingravallo e i suoi uomini si trovano di fronte a una rete di reticenze e contraddizioni nel cuore della media borghesia romana. Tra contesse in disarmo, acide insegnanti e portinaie linguacciute, chi ha visto? Chi ha riconosciuto gli estranei? Chi ha sparato ‘è revorverate?

Quello che sembrava un semplice caso di furto si rivela più complicato del previsto – per poi passare in secondo piano quando un’inquilina dello stesso palazzo viene assassinata brutalmente. Presto le indagini rivelano attorno alla vittima un intrico di vicende familiari in cui nessuno è davvero innocente. Qual è la relazione tra i due crimini? Riuscirà la Polizia a individuare l’assassino tra inquilini ostili, eredi inattesi e uomini senza scrupoli?

A cavallo tra il celebre romanzo omonimo di Carlo Emilio Gadda e l’adattamento cinematografico diretto e interpretato da Pietro Germi, Quer Pasticciaccio Brutto combina giallo classico e studio di caratteri in uno spaccato impietoso della Roma dei tardi anni Cinquanta. Le indagini di Ingravallo, del Commissario Capo Fumi e dei loro uomini svelano non solo la trama omicida, ma anche i segreti, gli squallori e le meschinità grandi e piccole dei personaggi che popolano il 219 di Via Merulana e dintorni.

Il Gadda dell’Accademia Campogalliani debutta domani sera al Teatro d’Arco, con un favoloso cast e la raffinata regia di Mario Zolin – e c’è ancora qualche posto. Prenotate oggi e domani, tra le 17 e le 18.30, al numero 0376 325363, o via mail all’indirizzo biglietteria@teatro-campogallian.it, o direttamente in Teatrino.

Vi aspettiamo!

Giu 28, 2017 - teatro    Commenti disabilitati su Scuola di Teatro

Scuola di Teatro

scuola_2017Sono aperte le iscrizioni per l’anno accademico 2017-2018 della Scuola di Teatro dell’Accademia Teatrale Francesco Campogalliani.

Anno Primo, Anno Secondo e, novità di quest’anno, un corso per ragazzi dagli undici ai quattordici anni.

Per gli adulti le materie sono Recitazione, Dizione, Lettura interpretativa, Improvvisazione e Tecniche Teatrali, insegnate dai favolosi attori, registi e tecnici dell’Accademia. In più, da quest’anno, si aggiunge – ed è qui che entro in gioco io – un ciclo di lezioni di scrittura teatrale.

Inoltre, la Scuola offre due notevoli particolarità: da un lato, oltre alla recitazione, s’impara il backstage – illuminotecnica, costumi, scenografia e direzione di palcoscenico; dall’altro, per gli allievi si apre la possibilità di mettere in pratica le materie di studio partecipando attivamente alla vita della compagnia.Actor

E per i ragazzi? Il curriculum è a grandi linee lo stesso, perché l’Accademia Campogalliani, con la sua vocazione per il teatro di parola, dà grande valore all’impostazione – ma, come si conviene a dei giovanissimi aspiranti attori, la tecnica viene insegnata attraverso un metodo ludico e dinamico.

Per grandi e piccoli, i corsi durano da ottobre a maggio, a cadenza settimanale, e si concludono con la rappresentazione di un saggio al Teatrino d’Arco.

Insomma, non vi pare un bel modo di accostarsi sul serio al teatro – condividendo conoscenza, quinte e palcoscenico con una storica compagnia di solida tradizione e grande successo?

Per saperne di più, trovate informazioni, contatti e moduli per l’iscrizione sul sito dell’Accademia.

Vi aspettiamo!

Ott 26, 2016 - teatro    Commenti disabilitati su Campogalliani70: Alle Luci con Giorgio Codognola

Campogalliani70: Alle Luci con Giorgio Codognola

Rieccoci qui con Campogalliani70. Abbiamo parlato con presidenti, registi, attori… Ebbene, questa settimana facciamo due passi dietro le quinte, accompagnati dallo storico tecnico delle luci (e non solo) Giorgio Codognola.

Lighting-Grid- Allora, Giorgio, prima curiosità: sei arrivato al teatro attraverso le luci o alle luci attraverso il teatro?

Io sono di origini chimiche. Ho lavorato 35 anni nella chimica – materie plastiche – però ho sempre avuto una passione per l’elettronica, e da ragazzotto  le mance di mio nonno andavano in Scuola Radio Elettra, e lì ho imparato i rudimenti di molte cose. E un giorno Signoretti, che lavorava in Comune con mia moglie le ha chiesto se non potevo andare a vedere di far qualcosa con la Campogalliani… Allora sono venuto qui. Aldo mi ha presentato il mio predecessore, Alberto Camurri, e con lui ho cominciato piano piano a fare l’impianto del teatro. L’abbiamo proprio costruito noi, fisicamente. Allora il teatrino non era ancora il Teatrino. Dopo un anno che ero qui hanno cominciato gli scavi per fare la platea a gradinata che vedi adesso. Poi ho cominciato a occuparmi delle colonne sonore con delle apparecchiature che all’epoca erano abbastanza buone, ma rispetto a oggi mi sembrano antidiluviane… Registratori con delle bobine da trenta centimetri, e fari che si dovevano smontare ogni volta che andavamo fuori. Ne avevamo talmente poche… Poi un po’ per volta, negli anni – e sempre seguendo tutte le norme di sicurezza – abbiamo costruito tutto quanto. Mi piace molto preparare gli impianti da un punto di vista fisico e pratico, risolvere problemi, fare le cose. Io monto le spine e i cavi, per dire… Non c’è filo, non c’è tenda che non sia passata per le mie mani in questi anni.
Quindi sono le luci e l’aspetto tecnico che mi hanno portato al teatro, e non viceversa. A me piace molto costruire, risolvere problemi, fare le cose. Poi, sotto la direzione di Signoretti, che era veramente un mago, ho imparato a usare le luci. Non che mi  abbia mai insegnato in senso stretto, ma io stavo sulla scala e lui giù, e mi dava indicazioni, “Destra, sinistra, alto, basso, stringi un po’, allarga un po’…” E così ho acquisito la pratica del disegno luci. Poi la parte teorica me la sono costruita un po’ per conto mio, leggendo cose come il Trattato di Scenotecnica – che è ancora basilare. C’è materiale sulle tecnologie nuove, naturalmente – ma la teoria generale è ancora quella, e a fare testo sono ancora le vecchie apparecchiature con i fari come abbiamo qui, con le gelatine, le lampade…

 Con i quali, in questi anni, hai illuminato davvero tanti spettacoli. Qual è il tuo preferito?Re Lear

Ce ne sono tantissimi. Tutti quelli dove c’è movimento, cose “strane” da fare. Re Lear, per esempio, che aveva degli effetti di luci e colori, delle situazioni davvero belle e notevoli… Ma a me di solito piacciono tutti quelli che faccio, anche perché tutto sommato io devo solo interpretare il desiderio del regista. Ti chiedono cose come “una luce lunare, fredda” – e all’inizio ti affanni a cercare un effetto lunare e freddo, chiedendoti se sia proprio quello che vogliono… Poi si impara a intendersi su quello che si vuole: tonalità, effetti… Poi c’è il fatto che questo è un teatrino piccolo, con i soffitti bassi, e abbiamo montato un’infinità di fari, cosicché riusciamo a ottenere effetti che non sarebbero possibili con un palcoscenico più alto e più grande. Al contrario, ci sono cose che riescono meglio con un impianto più alto – ad esempio concentrare la luce senza che si spanda… Una volta abbiamo fatto una commedia la cui scena aveva delle vetrate. E quando eravamo quasi pronti ci siamo accorti che dalla platea si vedevano i fari attraverso le vetrate… Il che non va bene, perché distrugge l’illusione scenica, che invece va mantenuta a tutti i costi. Abbiamo risolto chiudendo la parte alta delle vetrate, e tutto è andato bene.
Una soddisfazione diversa e particolare è stato il Sogno di una Notte di Mezza Estate fatto con delle attrezzature davvero primitive. L’abbiamo fatto qui e in giro. Una volta a Vicenza, in un giardino privato, con tre lampade per terra. L’importante è sapere dove posizionare quello che hai. Con quelle tre lampade, sfruttando i cespugli e le ombre del giardino, abbiamo fatto una cosa meravigliosa.
E chiaro che poi ci sono cose come le dialettali, dove accendi e spegni e basta, e quelle non sono di gran soddisfazione – ma anche in quelle bisogna essere attenti a come si dà la luce. Troppo poco, troppo, troppo in fretta… È un attimo rovinare l’atmosfera del momento e fare disastri.

E parlando di disastri, quali sono stati i tuoi peggiori incubi scenotecnici?

lightboardL’incubo peggiore è stato durante una trasferta a Bari. Noi ci siamo portati tutto, caricando sulla corriera le luci che là non c’erano. Arriviamo a Bari, montiamo quello che dobbiamo – e io mi accorgo di non avere il regolatore delle luci. La centralina dei comandi era rimasta a casa. Era mezza mattina, e la sera dovevamo recitare… Per il resto della giornata ho girato mezza Puglia con uno del posto, racimolando unità di potenza qui e là. Abbiamo messo insieme qualcosa e abbiamo cominciato – ma mano a mano che procedevamo con la commedia, i canali saltavano uno dopo l’altro. Sono arrivato alla fine con pochissima luce – quasi niente. Che stress! La mia esperienza più tragica. Se lo ricordano ancora tutti… Ma da tutto si impara. Per esempio, abbiamo imparato che, quando si arriva in un posto, prima di tutto bisogna vedere dove sono gli interruttori. Così anche se saltano le luci e bisogna andare fuori dal teatro nel buio, sappiamo dove andare. E succede, sai? Sono avventure.

E di altre avventure parleremo venerdì, nella seconda parte dell’intervista a Giorgio Codognola.

Ott 5, 2016 - teatro    Commenti disabilitati su Campogalliani70 – Intervista a Francesca Campogalliani

Campogalliani70 – Intervista a Francesca Campogalliani

LogoInizia oggi una serie di post in celebrazione dei settant’anni dell’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani”, storica compagnia amatoriale mantovana. In una serie di interviste incontreremo attori, registi, tecnici, allievi e spettatori, che ci racconteranno la “loro” Campogalliani.

Naturalmente io sono di parte: collaboro con l’Accademia dal 2010, cosa che sognavo da fare fin da bambina, e da anni non perdo uno spettacolo delle loro ricchissime stagioni e dei loro Lunedì… Quindi è con amicizia e affetto che ho intervistato questa squadra di appassionati cultori di teatro.

Cominciamo con Francesca Campogalliani, figlia del fondatore, nipote e namesake del dedicatario, presidente, attrice, costumista e spesso anche cuoca nelle cene in cima al Teatrino d’Arco…

Cara Francesca, per cominciare ci racconta com’è nata l’Accademia? Francesca

L’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani” è nata nel 1946 per volere di mio padre Ettore. È nata sicuramente dal momento storico, dai fermenti vitali del dopoguerra – ma anche da ragioni familiari, e non è un caso se porta il nome di mio nonno. La mia è una famiglia di tradizione teatrale. I miei avi sono stati burattinai fin dal 1775, e uno dopo l’altro hanno condotto questa attività a dignità d’arte. Il padre di mio nonno ha portato la baracca dei burattini dalle piazze nelle sale, e mio nonno l’ha portata dalle sale nei teatri veri e propri – senza perdere del tutto le piazze, perché questa è la caratteristica dell’attività del burattinaio. E l’arte burattinesca richiede anche di saper recitare, tant’è vero che tra gli spettatori di mio nonno c’erano regolarmente attori come Ermete Zacconi ed Ermete Novelli, con tutta la compagnia, ammirati dalla sua capacità attoriale. Per di più mio nonno era stato direttore artistico di una filodrammatica “Ermete Novelli”, nella quale mio padre debuttò a sedici anni, nel 1919, recitando un canto di Dante, per non smettere più. Sua compagna di palcoscenico, ad esempio, era Nella Maria Bonora, che proprio mio nonno avviò alla professione. Quindi c’era una tradizione vivissima in famiglia. Mio padre raccontava che mio nonno era un magnifico attore, non solo con i burattini, ma anche in persona, come si diceva allora. E con lui recitavano la nonna Maria, sua moglie – che da sarta, per amore, era diventata burattinaia – e lo zio Carluccio, cioè Carlo Campogalliani, il regista cinematografico. Da tanta tradizione e passione per la prosa, forse non poteva non saltare fuori questa accademia… Mio padre in realtà si era instradato allo studio della musica, perché pur desiderando fare il burattinaio sapeva di non poter mai diventare bravo come il nonno, e quindi aveva scelto un altro ramo – sia pur sempre in campo artistico. Ma in realtà era anche un magnifico attore, di grande classe, bravura e naturalezza – anche se non sapeva mai le parti. E quindi la felice di combinazione di  tradizione familiare, passione, e momento storico hanno prodotto quasi naturalmente questa accademia nel 1946.

Se le chiedessi tre momenti fondamentali che hanno segnato l’evoluzione della Campogalliani?

SignorettiDomanda difficilissima. Come quando ti chiedono che cosa vorresti portare sull’isola deserta… Come si fa a scegliere? Ma uno è sicuramente l’ingresso di Signoretti dopo due o tre anni dalla fondazione. Aldo Signoretti è stato la nostra guida, l’anima della Campogalliani. Mio padre era il fondatore, ma non aveva nessun senso pratico. Invece Aldo aveva il piglio del regista, la sicurezza di una cultura teatrale vastissima, una grande passione e una grande fedeltà agli ideali di amatorialità – se mi si passa il termine – con cui l’Accademia era stata fondata. Ha condotto dapprima un manipolo di coraggiosi, e poi un gruppo sempre più numeroso di attori bravi, volonterosi, capaci di sacrificio e appassionatissimi, fino ai traguardi che abbiamo raggiunto.
Poi l’ingresso di tante altre persone, in particolare Maria Grazia Bettini, succeduta Aldo come direttore artistico e regista. Lui stesso l’ha scelta, perché vedeva in lei non solo le capacità ma anche l’autorevolezza che è indispensabile per questi ruoli.
E poi certe trasferte memorabili che punteggiano la nostra attività, confermando i successi mantovani e premiandoci con tanti riconoscimenti e belle critiche lusinghiere – senza che ci sia mai stato regalato nulla. Ricordo per esempio il Festival di Montecarlo nella seconda metà degli anni Cinquanta e, più memorabile di tutte, la trasferta in America, ad Albany e New York, nel 1988. È stato uno dei nostri apici, e ci ha fatto crescere molto – persino nella considerazione di noi stessi. Dopo tutto, non molte compagnie amatoriali possono vantare qualcosa di simile. Abbiamo recitato gli Innamorati di Goldoni, nostro spettacolo storico, rimasto in piedi per decenni. Non voglio usare il termine avventura, perché gli Americani ci hanno organizzati in modo molto preciso e accurato e noi siamo stati, direi, all’altezza delle loro aspettative. Quindi non un’avventura, ma una trasferta straordinaria. Abbiamo trovato un’accoglienza perfino affettuosa, con molto riguardo per l’Italia. Noi avevamo inserito nello spettacolo qualche battuta in Inglese, e loro ci hanno usato attenzioni come i programmi di sala bilingui, e un professionalissimo staff a nostra disposizione dietro le quinte. Ci hanno davvero riconosciuto un valore. Avevamo un pubblico di Italoamericani, ma non solo. Dopo ogni recita si incontrava il pubblico, e chi parlava meglio l’Inglese se la cavava meglio – ma c’erano anche tanti spettatori che parlavano e ricordavano l’italiano. Abbiamo incontrato anche alcune scolaresche che studiavano la lingua. Un’esperienza molto densa di emozioni e soddisfazioni.

Veniamo a lei, rampolla di tanta dinastia teatrale: ha sempre voluto recitare? Come ha cominciato?

Ho sempre voluto. Non ho mai pensato di fare la professionista – non credo di averne le qualità né il carattere – però ho sempre chiestoThe-Man-Who-Came-to-Dinner-1939-FE ai miei di farmi recitare. E come regalo per la maturità ho avuto una piccolissima parte in Quel Signore che Venne a Pranzo, di Kauffman, in cui recitava anche mio padre. Facevo la parte della vecchia, e ahimè, da allora ho fatto spessissimo la parte della vecchia. Però ho fatto anche parti molto belle, con grande soddisfazione. Kauffman è stato l’inizio, e poi non ho mai più smesso, se non quando sono nati i miei figli. Quando ho iniziato l’università mia madre mi ha detto: al primo esame che sbagli, ricordati che smetti di recitare – ma io non ne ho sbagliato neanche uno. Forse qualcuno l’avrei sbagliato senza la minaccia – ma sapere che madre l’avrebbe senz’altro mantenuta è stata un’ottima motivazione allo studio. Poi riconosco di non essere mai stata in grado di raggiungere la bravura di mio nonno e di mio padre, ma ho cercato di dare quello che potevo, quello che sapevo – e stare in palcoscenico con mio padre e con tutti i nostri bravi attori mi ha insegnato molto. Io sono una persona timida – pochi ci credono, ma è la verità – ma sul palcoscenico mi sento a casa. Mi ritrovo una faccia tosta che nella vita normale mi pare di non avere, e mi sento veramente a mio agio.

Per oggi ci fermiamo qui, ma non è finita. Venerdì si continua a parlare con Francesca del Teatrino d’Arco, del’evoluzione della compagnia nei decenni e del suo rapporto con la città.

 

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