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Mag 13, 2012 - musica, teatro    5 Comments

Gilbert & Sullivan

Oggi sarebbe il centosettantesimo compleanno di Arthur Sullivan, la metà musicale di Gilbert&Sullivan, il duo operistico-brillante dell’Inghilterra tardovittoriana.

E allora, da Ruddigore, ecco qui The Matter Trio, un diabolico scioglilingua in musica – a tre voci.

Ruddigore, che agli Inglesi piace definire un’opera buffa, per gli standard continentali è piuttosto un’operetta, una deliziosa parodia delle storiellone gotiche e dei melodrammi, piena di eroine virtuose, nobiluomini (quasi) malvagi, baldi marinai, fantasmi, maledizioni, fanciulle impazzite per amore, promesse tradite, agnizioni, castelli minacciosi, streghe – e nulla di tutto ciò è preso particolarmente sul serio. gilbert and sullivan, ruddigore, corriere dei piccoli

A titolo di reminiscenza: nel 1978 Il Corriere dei Piccoli ne pubblicò una deliziosa versione a fumetti, e quella fu la mia introduzione a Gilbert & Sullivan – anche se allora non lo sapevo. Dopo tutto avevo solo quattro anni… Poi mi ci vollero vent’anni, Cardiff e Internet per scoprire che si trattava di un’operetta e che c’era della musica. Da qualche parte devo avere ancora videocassetta e libretto. Volevo persino proporre al mio gruppo di teatro di metterne in scena un versione adattata. Prosa, naturalmente. Poi non se ne fece più nulla, ma ripensandoci, l’idea mi piace ancora. Voglio dire, una storia gotica in parodia… Oh well

Buona domenica.

Lug 8, 2010 - cinema, scrittura    Commenti disabilitati su Insieme A Parigi

Insieme A Parigi

paris_when_it_sizzles.jpgIgnoro se nel preciso intento di fare contenta la Clarina o per fortuita serendipità dei palinsesti estivi, ma ieri sera la tivvù ha trasmesso il secondo metafilm nel giro di pochi giorni e, di nuovo, non ho saputo resistere.

Insieme a Parigi (Paris – When It Sizzles) è un adorabile film del 1964, in cui William Holden interpreta lo sceneggiatore di molto successo e scarsa ispirazione, e Audrey Hepburn è la dattilografa speditagli dalla produzione per mettere in bella copia il suo ultimo film. Peccato che lui non abbia ancora scritto una singola pagina, e che il termine per la consegna cada due giorni più tardi. I nostri eroi si mettono al lavoro nell’intento di raffazzonare centotrenta e rotte pagine di sceneggiatura, e il resto è metascrittura, con la storia che vagola e rimbalza di genere in genere, di cliché in cliché, di citazione in citazione, di meccanismo in meccanismo. Il risultato è un film-parodia all’interno di una commedia brillante, con un sacco di riflessioni sulla tecnica narrativa mascherate da battute di spirito, e con le parti minori coperte da Tony Curtis e – tenetevi forte – Noel Coward in persona.

Mi verrebbe da dire “peccato per il lieto fine grondante saccarina”, ma dato il tipo di film non riesco a sentirmi obbligata a prenderlo sul serio… voglio dire: dopo un’ora e mezza di tropi cinematografici rivoltati come calzini e trascinati senza posa e senza mercé dentro e fuori dalla storia, come ci si aspetta che prenda un finale in cui lo scrittore alcolizzato e cinico si redime (umanamente & artisticamente) per amore nel giro di due giorni e mezzo?

Non particolarmente sul serio, direi.

Mi sento autorizzata a pensare che il lieto fine zuccheroso non sia né zuccheroso né lieto, che quella che sembra scrittura così così sia un’ulteriore dimensione della parodia (una specie di cornice parodistica della parodia), e che lo scarso successo di pubblico a suo tempo sia il risultato di un certo quale eccesso di cerebralità…

Forse è una prova in più del fatto che non è facile rendere attraenti dal punto di vista narrativo i meccanismi della narrazione denudati – a meno di farlo per gente che scrive a sua volta.

Feb 21, 2010 - musica    Commenti disabilitati su Puccini vs. Lloyd-Webber

Puccini vs. Lloyd-Webber

Sono lievemente seccata perché la produzione è un po’ così, e l’audio decisamente amatoriale, ma non trovo nulla di meglio. Però volevo postare ancora un pezzo di Cats. Un pezzo che, oltretutto, forse ha una storia curiosa. Per cominciare, ascoltate, e notate l’incantevole parodia pucciniana (“Sono qui” intorno a 3.18, e poi “In Una Tepida Notte” a 5.15).

 

Ora, la poesia di Eliot è lunghissima, e non ho cuore di mettermi a tradurla tutta… Short version: Growltiger è un gatto pirata, terrore del Tamigi (e di un certo numero di Oceani), massacratore seriale di canarini e bandicoots, nemico giurato dei gatti siamesi. In una tepida notte d’estate, mentre il gattaccio è distratto dalle grazie della pessima soggetta Lady Griddlebone, i Siamesi arrivano a bordo di giunche e sampan, e si prendono la loro rivincita. Solo contro tutti, Growltiger si difende fino in fondo, ma fa una brutta fine, per la gioia e il sollievo di tutti i gatti asiatici e gli onesti naviganti.

A quanto pare, questa versione è pochissimo rappresentata. Spesso, In Una Tepida Notte è sostituita con la (molto meno bella) Ballata di Billy McCaw. Se davvero sia a causa dei rapporti non proprio idilliaci tra Lloyd-Webber e chiunque detenga i diritti della musica di Puccini, non lo so. C’è stata senz’altro una causa per plagio, ma ho sempre creduto che riguardasse Music of the Night e La Fanciulla del West, e comunque è stata chiusa anni fa, patteggiando un lauto risarcimento… Ad ogni modo, qui davvero non si può parlare di plagio. E’ vero che “Sono qui” (3.18) sembra proprio preso pari pari dalla Tosca (e il costume di Griddlebone in questa produzione non può essere casuale), ma l’insieme è decisamente una parodia dell’opera italiana, con più di un riferimento a Madama Butterfly e Turandot. A maggior ragione, è un peccato che non la si senta quasi mai. D’altra parte, nella maggior parte dei casi, Growltiger’s Last Stand viene omessa del tutto, e sostituita con The Awefulle Battle, per cui non credo che il problema sia davvero Puccini vs. Lloyd-Webber.

Buona domenica a tutti!