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Ago 25, 2017 - teatro    Commenti disabilitati su Volevo un Gatto Nero…

Volevo un Gatto Nero…

Rehearsals2No, non è vero: volevo un workshop.

Per carità, i gatti neri mi piacciono molto, ne ho avuto uno da bambina – una bella creatura ladra e molto snob – e non avrei obiezioni ad averne un altro, ma quel che volevo davvero era fare workshop in teatro. Lavorare su un testo con la compagnia, di stesura in stesura, modificando, affinando e adattando via via alla prova del palco, imparando dagli errori…

In un certo senso è andata così con Di Uomini e Poeti, se vogliamo – ma con dei limiti, su un arco di cinque o sei anni e, nel complesso, in una maniera un pochino solitaria: ho preso appunti durante il primo giro di repliche, ho riscritto dopo un sacco di tempo, e la versione nuova è andata in scena così come l’avevo riscritta, more or less.

Quel che volevo era qualcosa di più articolato, di più dinamico e, per usare una parola che trovo brutta come il peccato ma servirà alla bisogna, di più interattivo.

Ebbene, sta succedendo.

Il testo, in realtà, non è precisamente mio… a ben vedere non lo è su diversi livelli, perché si tratta di modifiche consistenti a un adattamento altrui di un romanzo di qualcun altro ancora – passando per una sceneggiatura cinematografica. Il che, se volete, è un nonnulla convoluto, ma tant’è. Non vi dico ancora di che si tratta: lo scoprirete presto e, spero, lo verrete a vedere a teatro. Intanto, però, c’è questo workshop continuo, in cui regista e attori provano, e io siedo in platea armata di taccuino e prendo appunti, e poi si discute e si modifica, e si riprova, e… e… e…

Ci lavoriamo dal principio dell’estate e, ben dopo la metà di agosto, il testo non è ancora definitivo. Be’, forse credevamo che lo fosse, ma ancora ieri sera, provando il secondo atto, ci siamo accorti che una successione di scene e passaggi temporali non scorreva bene. Sulla carta sì, ma una volta sul palco diventava macchinosa.

RhearsalWriting“Mi tirate il collo, se modifico queste tre scene?” ho chiesto agli attori. E gli attori hanno promesso di non tirarmi il collo, così sono tornata a casa e ho impiegato parte della notte a spostare una scena e combinarne due in una, e adesso l’inizio del secondo atto funziona molto meglio.

O almeno si spera, perché lo si vedrà davvero solo alla prossima prova.

E tutto ciò è bello e infinitamente istruttivo, ed è un po’ una disperazione dal punto di vista dei copioni da stampare, ed è tutto ancora molto fluido e in progress, e forse non si potrebbe fare davvero con una compagnia meno esperta – ma è meraviglioso. E per di più, succede tutto mentre lo spettacolo prende forma sotto una quantità di altri aspetti, mentre il regista modella i personaggi e modifica il progetto delle scene a seconda delle esigenze che emergono…

È complesso, è stimolante, è vivo.

E un giorno o l’altro spero di poterlo fare con un testo tutto mio, il workshop. Questa scrittura di scena. Questo rispondere e rimbalzare continuo di idee tra il quaderno e la scena…

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Gen 27, 2017 - teatro    Commenti disabilitati su Mai Innervosire la Saggia Atena

Mai Innervosire la Saggia Atena

odisseaBC’era una volta una piccola e allegra compagnia, che aveva in repertorio una riduzioncella teatrale dell’Odissea, e ogni tanto la portava attorno.

Quella volta che c’era, parve bello alla piccola e allegra compagnia di portare l’Odissea in un Villaggio Lontano Lontano, in occasione di un mercato romano rievocato piuttosto in grande. Peccato che, proprio quel giorno lì, la Regista avesse altri e improrogabili impegni, e decidesse di affidare la direzione della faccenda al suo Aiuto – namely la Clarina che, nell’occasione, doveva anche coprire un’assenza, recitando la parte della Saggia Atena.

Immaginatevi dunque la Piccola&Allegra Compagnia (henceforward PAC), che sbarca nel Villaggio Lontano Lontano, nel bel mezzo del mercato romano – e, per prima cosa, scopre di dover recitare nel bel mezzo di una caotica piazza, senz’altro palcoscenico che un quadrato di moquette. E il quadrato di moquette, di un rosso che interferisce con la navigazione aerea, è stretto tra la strada e una rumorosissima fontana e cosparso di orribili (e leggerissime) colonne di polistirolo dipinto.

Un po’ meno allegra di prima, la PAC studia ingressi e uscite, e si rifugia in un salone municipale. L’intento della Clarina è quello di fare una prova – magari anche due – per a) fissare i nuovi ingressi e uscite; b) far sì che la persona alla consolle si faccia un’idea. Una prova, magari anche due… Lo  sentite questo rumore? È l’eco del Fato Beffardo che sghignazza. E infatti, non appena prova a schierare le sue truppe in fila per tre, la Clarina scopre che mancano tre persone all’appello, di cui una centralissima e una inespertissima – e spaventosamente bisognosa di prove… Una rapida indagine telefonica rivela due dispersi nel traffico e un disperso tout court.

La Clarina ingoia la furia montante e prova a provare con la gente che ha, tra interruzioni continue e strilli all’indirizzo delle ancelle di Penelope, cui non par di dover fare altro che truccarsi come cubiste… In mezzo a tutto ciò, arriva Odisseo.Od3

“Sai,” annuncia, “abbiamo trovato una rastrelliera – e siccome abbiamo con noi, per puro, purissimo caso, le lance e i giavellotti del Somnium Hannibalis, abbiamo pensato di metterli in scena…”

“No,” taglia corto la Clarina. “Nemmeno per sogno. Davvero: non fatelo, perché…”

E in realtà c’è un’ottima ragione per non farlo, ma la spiegazione viene interrotta da richieste di chiarimenti e comunicazioni urgenti. Odisseo si allontana, la Clarina recupera per l’ennesima volta le ancelle, si cerca di riprendere una parvenza di prova.

Ed ecco arrivare il fido porcaro Eumeo, partner in crime abituale di Odisseo. “Sai che abbiamo una rastrelliera per le lance?” domanda con aria innocente. “Io dico che in scena farebbero un gran bel vedere…”

“No!” sbotta la Clarina. “Non potete mettere le dannate lance in scena, perché altrimenti…”

OdAtenaAnasEd è qui che le pecore smarrite arrivano, e bisogna ricominciare tutto daccapo, e non si fa in tempo a fare nemmeno un quinto di prova, e la Clarina si cambia al volo nel suo peplo arancione che pare una divisa dell’ANAS, ed è ora di correre in piazza. A questo punto la Clarina è già un po’ più che idrofoba, tanto che nessuno si azzarda a dirle che ha un occhio truccato per le grandi distanze e uno… no. Tuttavia Odisseo&Eumeo si azzardano ad avvicinarsi per un attacco a tenaglia.

“Perché non vuoi le lance in scena, Clarina? Un po’ di colore antico…”

“Sempre meglio di quelle colonne del cavolino sauté che ci hanno appiccicato…”

È un bene che gli sguardi non possano incenerire sul serio, perché altrimenti O&E sarebbero ridotti a un toast.

“Nnnnnno!” ringhia la Clarina. “Vi ho detto di no. Altrimenti quando…”

E di nuovo il Fato Beffardo interrompe nella persona del tecnico in prestito, che ha ogni genere di lamentele dell’ultim’ora, e la Clarina galoppa a fingere di dargli retta.

“Niente lance in scena!” ordina da sopra la spalla. Odisseo ed Eumeo fanno cenno di sì – e la Clarina (quale candore!) si illude che abbiano recepito e intendano agire di conseguenza.

Poi si comincia, ed è il disastro, perché i microfoni non funzionano se non per raccogliere ogni gorgoglio della dannata fontana, e nessuno ha pensato ad avvertire che alle quattro le campane suonano per cinque minuti solidi, e quindi occorre surgelarsi in posa mentre il vento abbatte le colonne di polistirolo una dopo l’altra… E comunque tutti e ciascuno sembrano avere obliato il concetto di entrata e di uscita, e Telemaco è ridotto a mimo da un malfunzionamento, e le ancelle vagano truccatissime e vaghe per la scena, e… e… e…

Homer, The Odyssey. Ulysses (Odysseus) killing the Suitors of his wife Penelope on the island of Ithaca Homer, blind Greek poet, c. 800 - 600 BCE, Trojan War, epic; illustration after Flaxman (Photo by Culture Club/Getty Images)

E poi giunge il momento in cui Odisseo si rivela con il suo terribile arco, e i Proci cominciano ad agitarsi in cerca delle armi, le armi, le armi per difendersi…

Ed è allora che l’affannata e furibonda Clarina le vede. Lì, in scena, in piena vista: sei lance, una spada e un giavellotto appoggiati alla maledetta rastrelliera.

L’hanno fatto, i delinquenti.

“Adesso,” pensa la Clarina, sull’orlo dell’autocombustione, “Adesso balzo in scena in tutta la mia gloria arancione, e punto un dito verso la panoplia. Ecco le armi, o Proci! grido. Armatevi e macellate Odisseo e il suo fido porcaro, che hanno osato disobbedire a me, la Saggia Atena! Adesso lo faccio – tanto, peggio di così…”

E ha già i muscoli tesi per balzare in scena… Ma poi il pensiero della Regista assente si affaccia prepotente, per non parlare del fatto che i Proci potrebbero gelarsi a guardarla basiti anziché agire. Il momento è perso e Odisseo stermina i Proci, beatamente ignaro di quanto sia stato sull’orlo di un finale alternativo. Il Destino Beffardo si rotola per terra in una crisi di cachinni.

E, se piace agli dei, giunge la fine – e gli applausi miserelli sono, francamente, più di quel che la PAC abbia meritato anyway.

Od2“È stato bello avervi qui,” mormora l’organizzatore, mentre la PAC raccoglie armi e bagagli (soprattutto armi) e si avvia verso casa  mogia e un po’ avvilita. Vale la pena di notare che tutti girano un po’ in punta di piedi attorno alla Clarina dalle narici frementi e dal singolo occhio dipinto…

E qui finisce la storia – ma ancora oggi la Clarina si domanda: che sarebbe accaduto se avesse ceduto all’impulso ardente e subitaneo e avesse dato all’Odissea un finale rivisitato? Dite la verità, non sarebbe stato epicamente pittoresco?

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Ago 22, 2016 - teatro    Commenti disabilitati su La Maschera di Rame (Atto II)

La Maschera di Rame (Atto II)

Untitled 3Ci eravamo lasciati sulla bocciatura della povera maschera veneziana, ricordate? Con G. che vuole una maschera greca e la Clarina che non è per niente d’accordo…

“Il pubblico deve capire che sei un coro greco!”

“Ma è proprio questo, il punto! Non sono affatto…”

Eccetera, eccetera, eccetera.

E, se la prima fiammeggiante reazione è “e allora niente maschera”, poi mi metto a strologarci su. Perché in realtà G. ha ragione, e l’idea della maschera mi piace più di quanto sia disposta ad ammettere. Ma non greca. Semmai voglio una maschera enigmatica, tra l’atemporale e il vagamente elisabettiano… Come si fa in questi casi, mi metto a caccia su e giù per la Rete, e trovo un’infinità di cose bellissime e niente di straordinariamente pratico. Tre conclusioni però le raggiungo: voglio che sia color rame, voglio che copra solo parte del viso (à la Phantom of the Opera) e voglio che sia montata su una bacchetta.

Ed è a questo punto che entra in scena Alchemilla.Untitled 16

Alchemilla, come R., come F., come tutto il mio immediato circolo di amici e famigliari, è una santa. Tutti costoro hanno sopportato con allegra pazienza i mesi di avvicinamento a SiW, gli alti e bassi, le mie crisi di terrore, le prove, i litigi e tutto il resto. Per cui, quando over tea le racconto dei miei guai con la maschera, Alchemilla sa da dove arriviamo. E, meraviglia delle meraviglie, ha le idee più chiare di me su dove andare.

“Una maschera si fa,” mi rassicura. E comincia a meditare di forme, di carte speciali, di colori acrilici… Io annuisco e intanto penso che non ce la farò mai, perché – con la misteriosa eccezione di dicembre – ho la manualità di un paguro. Alchemilla osserva, sorride e viene in soccorso degli afflitti.

Untitled 1“Tu procurati il materiale e cerca qualche immagine,” dice. “Quando torno dalla montagna ti aiuto io.”

E mentre lei sgambetta su e giù pei declivi erbosi, io metto insieme una mascheruolina provvisoria – carta colorata in doppio spessore e una cannuccia ricoperta di nastrino – e comincio a portarmela alle prove, e… Ora, non so se ve l’avessi detto, ma questo per me era un ritorno alle scene dopo molti, molti anni. Fino a qualche anno fa mi capitava ogni tanto di coprire qualche ruolettino minorissimo in caso di necessità, ma poi avevo smesso anche quello – e comunque, ridendo e scherzando, erano vent’anni che non recitavo una parte vera e propria. Per cui ero terrorizzata, malcerta e rigida come un rastrello, e niente affatto certa di non bloccarmi… Ma, nel momento in cui ho cominciato a usare la mascheruola provvisoria, ecco il miracoletto: il Coro trova se stesso, e io comincio a sentirmi più sicura.

Evviva – e nel frattempo  continuo a cercare immagini a diritta e a mancina – nell’idea di accogliere 2-trifaccia-dipinta-maskAlchemilla, al suo ritorno, con delle idee ragionevolmente chiare.  Solo che poi… sappiamo tutti com’è la rete, vero? Quando Alchemilla ridiscende a valle, la mia collezione  comprende una dozzina abbondante di possibilità che più diverse tra loro non potrebbero essere – dalla maschera trifronte alla colombina classica, passando per il Fantasma dell’Opera  e le filigrane… e alla prima manca meno di una settimana.

E… fine dell’atto secondo.

Riuscirà Alchemilla a venire a capo delle incertezze della Clarina? A tradurre i suoi voli pindarici in qualcosa di umanamente realizzabile – mentre il tempo scorre e la prima si avvicina? Non perdete il terzo e ultimo atto de… La Maschera di Rame!

Lug 27, 2016 - Shakespeare Year, teatro    Commenti disabilitati su Shakespeare in Words… Meno Otto

Shakespeare in Words… Meno Otto

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Otto giorni al debutto, e… well, non siamo pronti, ovviamente. Se lo fossimo, sarebbe allarmante.

Siamo in quella iridescente situazione in cui, nel corso delle quotidiane – quotidianissime – prove, si nuota tra gli inceppi, gli impicci e le magagne, e a tratti si vedono lampi di Come Dovrebbe Essere.

La forma dello spettacolo c’è. L’abbiamo intravista tutti, in qualche momento… Magari mentre provavamo con la musica (vi ho detto che avremo in scena due favolosi musici? Contrabbasso e timpani?), oppure durante un tentativo di filata, o ancora mentre riprovavamo per la terza volta di fila il blocking di una scena.

E ogni volta c’era qualcosa qualcosa, ma mancava qualcosa d’altro.

Oh, non so se sono preoccupata davvero… Voglio dire: lo sono – e a morte – perché da quattro anni non recitavo una singola battuta davanti a un pubblico, e quindi sono terrorizzata-terrorizzatissima, ma per quanto riguarda l’insieme dello spettacolo siamo perfettamente all’interno di quella che in teatro va sotto il nome di normalità. È la faticosa, intensa, puntigliosa Penultima Settimana – e, se non si può dire che tutto vada bene, è tuttavia vero che va come deve andare.

Se non fossi terrorizzata-terrorizzatissima, credo che sarei teatralmente tranquilla, in attesa dello scoppio della tradizionale Crisi Catartica dell’Ultima Settimana, un po’ in pensiero per il disegno luci – ma nulla di più. Stando le cose come stanno… Rehearse

Eh.

C’era un motivo, se avevo smesso, e me ne sto ricordando con terrificante vividezza – ay de mi.

Ma non fate troppo caso a me. Shakespeare in Words sta crescendo con ogni prova. Ci pensavo ieri sera, mentre galoppavo (in ritardo, tanto per cambiare) verso la sala prove provvisoria con un mantello, uno sgabello, una maschera, il copione, il prompt book e una bottiglietta di autan. Ci pensavo con quel misto di soddisfazione, anticipazione, frustrazione e lepidotteri (ugh!) nello stomaco che ho imparato a considerare naturale quando si tratta di teatro: non ci siamo, non ci siamo affatto, non ci siamo ancora – ma siamo al punto in cui è chiaro che, al momento giusto, ci saremo.

Vi aspetto giovedì 4?

Mar 22, 2015 - teatro    Commenti disabilitati su Prove Tecniche Di Nostalgia…

Prove Tecniche Di Nostalgia…

hannibal_coin_colorChe devo dire? Ho un colpo di nostalgia.

Nostalgia di Somnium Hannibalis.*

Nostalgia dell’epoca in cui stavo per essere rappresentata per la prima volta.

Nostalgia di quando, con Hic Sunt Histriones, avevamo una sede tutte nostra e una bellissima sala prove. Poi è arrivato il terremoto.

Nostalgia del tempo in cui facevo trailer delle prove – perché ne avevo visti un paio di bellissimi, e volevo provare anch’io…

E allora…

Ecco. E alcune di queste cose torneranno – prima o poi, in una forma o nell’altra – e altre invece no…

Oh well. Non badate a me, e buona domenica.

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* Se mi sente/vede/legge M., mi strangola lentamente… Ma è vero, o M. Tutto vero dalla prima all’ultima parola. Compresa la conclusione: certe cose torneranno. Davvero.

Feb 4, 2015 - teatro    Commenti disabilitati su Prima Lettura

Prima Lettura

bNo, nulla di liturgico.

Solo che quando si scrive teatro c’è una specie di primo incontro col pubblico – un pubblico smaliziato ed esigente, con delle attese precise e un occhio tecnico.

È la prima lettura.

Compagnia riunita, seduta attorno al tavolo (oppure no), testo stampato e distribuito… Per lo più l’hanno già letto, magari ne hanno parlato. E magari anche voi ne avete parlato. Con un singolo attore o due, col regista… magari è anche piaciuto. Vi hanno fatto dei complimenti, avete cominciato a scambiare qualche idea. O magari invece c’è qualche dubbio, qualche riluttanza, un filo di freddezza dietro l’incoraggiamento generico. O magari le reazioni sono miste…

Ma non è la stessa cosa.

È teatro, e non si sa come funziona finché… be’, in realtà non lo si sa finché non è in scena – scene, luci, costumi e tutto – davanti a un pubblico vero. Però prima, molto prima – a volte persino prima che si sappia con certezza se in scena ci si arriverà mai, o almeno si cercherà di arrivarci – prima c’è la prima lettura.

In una sala prove, in un teatro vuoto, a casa di qualcuno – non importa. Compagnia seduta in cerchio, parti distribuite in via provvisoria, e si legge.Chekov

E poi nemmeno questo è del tutto significativo – o almeno non sempre. A volte ci vuole del tempo perché le cose funzionino davvero. Bisogna frequentare il testo, dice G. la Regista – e in effetti, ho ricordi da far rizzare i capelli dei primissimi tempi di Annibale, quando G. proprio non riusciva a farselo piacere, il mio generale… E c’era voluto del tempo prima che mi riconoscesse l’intensità della faccenda. Inutile a dirsi, la prima lettura non era stata una faccenda scintillante.

Invece lunedì sera, la prima lettura del mio play metashakespeariano… E guardate, le premesse erano un nonnulla incerte, con la compagnia divisa equamente tra entusiasti e dubbiosi, e G. nel secondo campo, e io nervosa – tanto più perché dovevo coprire un’assenza e leggere una parte anch’io… Ad essere del tutto franca, mi aspettavo che tutto si spiaccicasse sul pavimento con rumore di semolino freddo.

E in effetti, la prima pagina, pagina e mezza è andata un po’ così. Prima lettura, a freddo, gente dubbiosa… La prima cosa buffa che scrivo da secoli a questa parte, poi. Vuoi vedere che ho perso il knack, e a me sembrava buffa, mentre in realtà…

E invece no.

imagesMentre leggevamo in cerchio, prendendo ritmo un po’ per volta, uno dopo l’altro gli attori hanno cominciato ad entrare nello spirito della cosa. Hanno cominciato a divertirsi. Hanno cominciato a ridere. Abbiamo cominciato a ridere. Alla fine del primo atto, funzionava già. Balzellon-balzelloni, si capisce, perché era la prima lettura, diamine – ma funzionava.

E non vi dico il sollievo.

S-S, ovvero IGdB* è buffa. Funziona. E andrà in scena.

Col che non voglio dire che adesso sarà tutto in discesa, perché la condizione naturale del teatro, e gli ostacoli insormontabili, e il disastro imminente, eccetera eccetera… ma intanto, per cominciare, la Prima Lettura è superata.

Con le bandiere al vento e molte risate.

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* No, non sul serio. Vi farò sapere…

 

Nov 26, 2014 - teatro    Commenti disabilitati su Quel Momento

Quel Momento

Extreme Wishful Thinking

Extreme Wishful Thinking

Succede in tutti i giri di prove.

A volte succede prima, a volte succede disperatamente tardi, a volte a mezza strada.

È il momento in cui, fra il caos, le arrabbiature, i colpi a vuoto, il nonsense, le risate, gli errori, le cose che non funzionano, i dubbi irrisolti, i litigi, le follie,le sedie che non sono mai dove dovrebbero essere e il cioccolato alla menta – il momento in cui, per la prima volta, qualcosa prende finalmente la forma giusta.

Emerge da tutti i pezzetti e pezzettini come da una crisalide e…

Yes, well. Non è come se, per magia, da quel momento tutto andasse bene – sia chiaro. In realtà poisi ritorna al caos, alle arrabbiature, ai colpi a vuoto e a tutto il resto, ma ci si torna con un senso di direzione nuovo e la benedetta impressione di sapere dove si sta andando.

O almeno di averne un’idea – e questo è tanto bello quanto istruttivo.

A volte succede quasi da sé, più spesso per deflagrazione. La Sfuriata del Regista è un metodo classico. Ho ricordi dell’anno in cui, a scuola di teatro, preparavamo l’Importanza di Chiamarsi Ernesto, e non funzionava. Era molliccio, era blando, era sbiaditello… Una sera andammo tutti a vedere un meraviglioso Marivaux fatto da allievi già diplomati. Favoloso sotto tutti gli aspetti – e, incidentalmente, l’occasione in cui decisi che prima o poi mi sarei occupata di disegno luci. L’indomani arrivammo a lezione galvanizzatissimi… e sempre mollicci, blandi e sbiaditelli.

E la regista ci fece un’urlata epica, e poi, approfittando del fatto che eravamo scossi, ci passò tutti alla griglia – insieme e separatamente.

Uh.

Sono passati vent’anni, e me ne ricordo con dettagliata vividezza. Ogni tanto me lo sogno ancora…

Ebbene, quello fu Il Momento.

Si sbloccò qualcosa che non ci eravamo nemmeno accorti che fosse bloccato. La commedia cominciò ad avere un abbozzo di forma – e poi servì ancora un sacco di duro lavoro. Ma la soddisfazione… non vi fate un’idea. O forse ve la fate. È come fare il gioco del quindici – e, tutto d’un tratto, si capisce il meccanismo.

Poi non sempre succede in maniera così tellurica. Per fortuna, credo. A volte basta provare in un posto diverso, a un’ora diversa. A volte basta cambiare la musica di scena. A volte il miracolo succede con qualche prop aggiunto, o un esercizio, o una chiacchierata a notte fonda … A volte sembra che succeda, poi invece l’indomani ci si ritrova al punto di prima, e bisogna ricominciare daccapo.

Non c’è modo di saperlo, e ogni volta è diverso – ma succede ogni volta, e ogni volta è una gioia.

Anche quando succede spaventosamente tardi. Perché poi domani si ricomincia – e non è affatto meno faticoso di prima. Anzi.

Però adesso sappiamo dove stiamo andando.

 

 

 

Mag 7, 2014 - teatro    2 Comments

Lo Spirito Di Marlowe E La Clarina – Ovvero, Matilde In Ostiglia

(Foto GB)

(Foto GB)

Kit – “Spirito del Bardo, tienmi la man sul capo,” dice… Tcha!

Clarina – Be’, tende a funzionare.

Kit (snorts) – Ho visto.

Clarina – Sì, in realtà hai proprio visto. Considerando che non c’era stata nessuna crisi pre-sipario, direi che è andata proprio benino.

Kit – Soprattutto l’Avventizio.

Clarina – Yes, well…

Kit – Non mi pare che lo Spirito del Bardo lo abbia fulminato mentre saltava le prove, o che gli abbia ispirato qualche entrata giusta ogni tanto… Né l’ho visto disperarsi per impedire la ritirata sull’Aventino che vi ha costretti a ricorrere all’Avventizio in the first place.

Clarina – Oh… non ci avevo pensato. Credi che quello valga come crisi pre-sipario?

Kit – Non saprei. Vedi un po’ tu.

Clarina – Forse no, eh? Voglio dire, Quello ha soltanto generato una collezione di disastri minori. A meno di voler pensare che, se non fosse andata così, sarebbe andata peggio…

Kit – Ah teatranti, gente obnubilata dalla superstizione! E tu, in particolare, sei obnubilata e indicibilmente contorta.

Clarina – No, è che era andato tutto troppo bene. Abbiamo persino fatto qualcosa che somigliava a una prova tecnica, eravamo tutti ragionevolmente placidi e collaborativi–

Kit – Tutti?

(Foto GB)

(Foto GB)

Clarina – Quasi tutti. Dico davvero: non sembravamo nemmeno noi.

Kit (snorts) – Peccato che, già che c’era, lo Spirito del Bardo non abbia pensato di fare le cose per bene fino in fondo.

Clarina – Per l’Avventizio? Be’, ha detto che non funziona così…

Kit – Chi l’ha detto? L’Avventizio?

Clarina – Lo Spirito del Bardo.

Kit (si osserva elaboratamente le unghie) – Ha detto così?

Clarina – Detto, scritto, whatever. Ad ogni modo, non è come se potesse controllare quel che fanno gli avventizi, giusto?

Kit – Evidentissimamente no.

Clarina – Perché, tu che cosa avresti fatto al suo posto? Evocato un plotoncino di diavoli per tenere il ragazzo in carreggiata?

Kit – Chi lo sa? Magari ne sarebbe bastato uno. Il diavoletto medio sette battute le impara in fretta, non si distrae quando tocca a lui, e mentre danza si blocca e riparte nei momenti opportuni…

Clarina – Ah, quella è stata una cosa pittoresca. Per poco A. non gli sfonda due costole con una gomitata.

Kit – Di sicuro l’ha bloccato.

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(Foto GB)

Clarina – È quasi un miracolo che poi si sia rimesso in moto. Ad ogni modo, gli altri sono stati bravi. È venuta bene, è stata bella a vedersi, i buchi sono stati coperti con sufficiente disinvoltura, le battute scritte sullo scotch da finestre alla fin fine non sono servite a nulla, le luci hanno funzionato, le bimbe sono state deliziose, col coro è filato tutto liscio, e la melagrana… persino la melagrana, anziché essere lanciata in platea, ha trovato un uso elegante e grazioso.

Kit – Lanciate spesso melagrane in platea?

Clarina – Sono rischi che si potrebbero correre – ma non importa. Ammettilo: nel complesso è andata proprio benino.

Kit – Non ammetto un bottone. Ci fossi stato io, a sovrintendere… Altro che Spirito del Bardo!

Clarina – Non saprei dire. Sei risaputamente pericoloso. Metti che poi ci troviamo attori soprannumerari che odorano di zolfo, o moschetti carichi in scena… robe così. Sono passati i tempi in cui un omicidio vero in teatro faceva cassetta.

Kit – Trascurabili minuzie. E comunque, se le cose stanno così, farai bene a trattenerti dal cuocere l’Avventizio al forno.

Clarina – Oh… Non ci avevo pensato. Sarà il caso che me lo annoti bene in vista.

Kit –  Sì, sullo scotch da finestre. E comunque, la prossima volta lascia fare a me. Lo spirito del Bardo è troppo placido. Voi avete bisogno di… un po’ di fuoco… -oco… -oco… -oco! (Getta indietro la testa, ride, si assesta sulla spalla la cappa di velluto ed esce a gran passi – tra gli sbuffi di una macchina del fumo che non sapevamo di avere).

Clarina (seguendolo a precipizio) – Ehi! Non ho detto che lascio fare a te! Non ho firmato niente! Non prendere iniziative, hai capito? E quando dici “un po’ di fuoco”, che cosa–?

(La Clarina sparisce a sua volta nel fumo. Buio. Sipario. Ci risentiamo presto per Aninha.)

Apr 30, 2014 - teatro    2 Comments

Prima Della Tempesta

Dress-rehearsals-for-A-Mi-001Dunque, oggi è mercoledì, giusto?

Venerdì sera si va in scena con Hic Sunt Histriones…

Che poi no, chiariamo: io non vado in scena affatto. Non recito, perché non recito più (checché ne dica o tenti di manipolare G. la Regista), e il testo non è nemmeno mio.

Tuttavia mi sto occupando del disegno luci e assistendo G., per cui in questi giorni abito praticamente a teatro per la consueta orgia di proveproveprove degli ultimi giorni.

E a dire il vero sono un po’ in ansia.

Sono in ansia perché, benché siamo indietro il proverbiale carro di refe, benché abbiamo avuto una defezione dell’ultimo minuto, benché abbiamo dovuto coprirla in parte lanciando in scena senza rete un apprendista giovanissimo e d’incerto grado di cottura, benché abbiamo il busillis aggiuntivo di dover interagire con musica dal vivo – nella terrificante forma di un coro d’implumini – benché, benché, benché tutto questo e molto altro, la tensione è ancora bassa.

Voglio dire, non è ancora successo nulla.

Lo commentavamo questa sera, e tutti abbiamo ammesso di sentirci lievemente ansiosi, perché:

– Nessuna delle due protagoniste eponime – soprattutto Young G – ha ancora avuto la tradizionale crisi di tantrums.

– G. la Regista è calma e amabile come una passeggiata di anatroccoli. Strilla il minimo indispensabile quando le sequenze di movimento si annodano al di là di ogni riconoscibilità, o quando parliamo tutti insieme e cominciamo a sembrare il finale secondo di un’opera russa, o quando qualcuno s’impunta, ma nulla di più. A questa distanza dallo spettacolo, di solito, G. esplode in maniera pirotecnica alla minima provocazione – ma questa volta no.

– La donna delle luci non ha ancora bisticciato con la regista sulla dicotomia logica-istinto applicata alle arti performative e alla scenotecnica, né ha maltrattato attori più o meno incolpevoli. Persino quando le hanno affidato l’apprendista crudo da grigliare un po’ in fatto di dizione e uso del diaframma, la donna delle luci lo ha grigliato senza perdere troppo la pazienza e senza tagliarlo a striscioline.

– Non si è ancora presentata la dolorosa necessità di scegliere tra una prova generale e una prova tecnica – anche se per questo, admittedly, è presto. Il problema si presenterà venerdì, e la donna delle luci sarà sola contro tutti, e indovinate come andrà a finire?55105460

– Nessuno ha ancora preso su e sbattuto la porta, annunciando che adesso basta, abbandona questa gabbia di matti, e sì arrangino, e al diavolo il teatro – in particolare e in genera

Er.. sì, be’, se vogliamo quest’ultima cosa in realtà è successa, ma è successa la settimana scorsa, e il problema comincia a non sembrare poi del tutto irrisolvibile – e quindi si può quasi dire che non conti. Almeno non ai fini della frenesia da pre-debutto.

Ed è vero, mancano ancora tutto oggi, tutto domani* e parte di venerdì, quindi c’è ancora tempo perché le cose pittoresche accadano – ma ammetterete tutti che, as of now, la situazione è un filo allarmante.

Quindi… mah. Ci si aggira dubbiosi, solerti e confusionari, si provaprovaprova, si aggirano, assaltano e neutralizzano difficoltà dell’ultimo minuto, si spera nello spirito del Bardo, si trattiene il fiato, si ritira un pochino la testa tra le spalle come le tartarughe – e si aspetta.

Vi farò sapere…

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* Semmai ve lo chiedeste, sì: prove anche I maggio – né si vede perché no. L’arte, miei signori, non conosce riposo… -oso… -oso… -oso… [Cue: R. Strauss, Heldenleben ♫] E semmai vi chiedeste anche questo, nell’immagine in alto a sinistra non siamo noi, è solo wishful thinking.

 

Mag 14, 2010 - Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Somnium Hannibalis – Le Prove

Somnium Hannibalis – Le Prove

E qui, finalmente, c’è il trailer delle prove di Somnium Hannibalis – a Play, la riduzione teatrale del mio romanzo, a cura del gruppo teatrale storico sperimentale Hic Sunt Histriones, con la regia di Gabriella Chiodarelli: