Tagged with " ebook"
Dic 14, 2015 - Digitalia, kindle, pennivendolerie, self-publishing, Storia&storie    Commenti disabilitati su Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi

Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi

Bric-à-BracSMALLEREd eccoci qui – l’avevamo detto.

Bric-à-Brac è disponibile su Amazon.

Tutto sommato, in questo libro c’è proprio quel che dice l’etichetta: sette storie. E (anche questo lo dice il titolo) storie d’altri tempi, per lo più – con un’eccezione infilata nel mezzo.  Ma a dire la verità anche nell’eccezione si parla di storia, seppur brevemente, perché è così che funziona qui. Si raccontano cose dei secoli passati – cose che potrebbero essere successe oppure no. Per parafrasare la vecchia versione cinematografice di The Prince and the Pauper:

Questa non è storia – solo racconti di tempi lontani. Forse è andata così, forse no, ma sarebbe potuta andare così.

E in fatto di tempi lontani troverete Ottocento e antichità classica,  troverete tartarughe, medici e fantasmi, troverete storie tristi e storie buffe… Dalla Magna Grecia all’Inghilterra vittoriana, dalla Mantova medievale alla Vienna degli Asburgo – sette storie sul serio o per gioco, alla ricerca di quel che non sappiamo più.

Sette storie, dicevo:

I ricordi della canzone
La stagione delle saette
Veglia
Le morte stagioni e la presente
Fàstaf
Il fantasma di Passerino
La ricompensa

Andate qui per scaricare o leggere online un’anteprima, intanto – e poi… Potrebbe essere una Santa Lucia tardiva, o una lettura natalizia, o un regalino per l’appassionato di storia tra i vostri amici…

E se, dopo avere letto, aveste voglia di lasciare una recensione, vi sarei molto grata.

 

 

Bric-à-Brac – ci siamo quasi…

E così ci siamo. Lunedì Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi, il mio ebook di racconti, sarà disponibile su Amazon.

Intanto, giusto per incuriosirvi, ecco la copertina…

Bric-à-BracSMALLER

E, per incuriosirvi ancora di più, un assaggio del racconto Veglia :

“Dio vi benedica, signore, perché io non potrò mai ringraziarvi abbastanza…”

Thomas Addison annuì, brusco e corrucciato, senza saper come districarsi dalle grosse mani arrossate che gli afferravano la manica.

“Su, Molly, ora basta,” Alan Taft trattenne la donna per le spalle insciallate. “Il Dottore sa che gli siete grata, e farà tutto il possibile per Tim.”

Addison si sciolse dalla stretta e, con un ultimo aggrottar di sopracciglia a quello che era stato il suo migliore allievo, si affrettò via, lungo i corridoi di Guy’s Hospital, nella luce grigia del crepuscolo invernale che pioveva dai finestroni.

Tutto il possibile, mormorava tra sé, mentre saliva verso lo studio, tanto aggrondato che le infermiere si scostavano ancor più leste del solito al suo passaggio. Tutto il possibile.

***

Come c’era da aspettarsi, si bussò alla porta mentre ancora Addison armeggiava con il lume sulla scrivania.

“Avanti,” ordinò il dottore, e non fu sorpreso di vedere Taft sulla soglia.

“Avete visto giusto, credo,” brontolò, accennando al giovane di entrare. “Anemia, debilitazione generale, e quella pigmentazione scura della pelle. È proprio la mia malattia. Ho sempre pensato che aveste un buon occhio clinico, Taft.” Troppo buono per sprecarlo in qualche ambulatorio dei poveri negli slums… Addison ingoiò la tirata. Non che si fosse rassegnato, ma dopo due anni era chiaro che nessuno sfoggio di malumore avrebbe riportato il giovane idiota a Guy’s.

Taft scosse il capo e distolse lo sguardo.

“Dottore, se ho detto alla madre che…”

“Non m’importano le bugie pietose che dite a quella donna,” lo interruppe Addison. La fiammella del lume crepitò, accendendo scintille dorate nella collezione di vetrini, becchi e provette allineati sui tavoli. “Quel che conta è che voi sappiate che tutto il possibile è meno di nulla. C’è di buono che mi avete portato il mio primo caso infantile da studiare. Peccato solo che arriviate troppo tardi per la pubblicazione… mi sarebbe piaciuto citarvi, ma sarà per la prossima volta. C’è ancora tanto da cercare, da scoprire.”

Taft si strinse nelle spalle, e diede un pallido sorriso.

“Non sperate mai, Dottore, che da qualche parte, nell’ignoto che esplorate, ci sia qualcosa che serva a salvare i vostri pazienti – qualcosa, al di là delle ipotesi e delle speculazioni?”

Addison gettò al giovane uno sguardo sorpreso. “Sapete, mio padre mi voleva avvocato, ma ho scelto la medicina perché mi pareva che vi fosse più verità da trovarvi che nelle aule di tribunale. Questo m’interessa: la verità. E verità e speranza non si accordano mai troppo bene.”

“Eppure,” sospirò Taft, mentre stringeva la mano del suo vecchio professore per congedarsi, “io credo che debba esserci qualcosa persino al di là della verità che ancora non conosciamo. Varrebbe davvero la pena di cercare, se non fosse così?”

Thomas Addison rimase a guardare il giovane che se ne andava, tirandosi pensosamente i favoriti color ferro.

Addison, straordinario medico e diagnosta, scoprì una decina di malattine – alcune delle quali portano ancora il suo nome e capì per primo come diamine funzionasse davvero l’appendicite. Era anche un ammiratissimo docente al Guy’s Hospital di Londra, ma brusco e più che un tantino misantropo, molto più interessato alla ricerca che ai pazienti… una specie di Dottor House ante litteram. Che cosa farà mai con il suo primo caso infantile?

Veglia si trova in Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi.

Su Amazon.

Lunedì.

Nov 23, 2015 - Digitalia, libri, libri e libri    Commenti disabilitati su Parlando di Racconti…

Parlando di Racconti…

Racconti, sì… short_story

I racconti che, dice Neil Gaiman, sono viaggi all’altro capo dell’universo – ma senza fare tardi per la cena… All’altro capo dell’universo, oppure all’altro capo della storia. O in qualche punto in mezzo.

Parlavamo di Gentleman in Velvet, che ha attraversato l’Atlantico. Ma non è il mio unico racconto. È abbastanza raro, a dire la verità, che mi sieda a scrivere con l’idea di scrivere un racconto. O almeno lo è adesso. Non è come se non l’avessi mai fatto ma, da qualche anno a questa parte, questo genere di lavoro deliberato è più o meno riservato al teatro. I romanzi poi sono un’altra faccenda. Magari c’è gente che si sveglia con l’idea di un romanzo, comincia a scriverlo, procede e finisce. Ebbene, gente di questo genere, chapeau. Io non appartengo alla categoria. Per me i romanzi sono una faccenda da meditarsi a lungo, documentare in abbondanza e scrivere avendo una ragionevole idea di dove si stia andando a parare. Poi le soprese accandono – oh, se accadono! – ma almeno in  partenza preferisco avere una direzione in cui muovermi.

I racconti, invece…

bestshortstorywriter4I racconti, da qualche anno in qua devono farsi strada a botte e gomitate per essere scritti. Idee che mi piacciono, ma con un arco troppo piccolino per un romanzo, e inadatte a diventare un play o un monologo. Cose con cui posso negoziare: d’accordo – 3000 parole e non di più, poi mi lasci in pace.

Un tempo si facevano avanti subito prima o subito dopo Natale – come preparativo dicembrino extra o come maniera per smaltire le paturnie di gennaio… Adesso queste cose tendono a sfogarsi in atti unici. E a proposito, non è detto che prima che poi non dobbiamo parlare anche di questo – ma oggi no. Oggi parliamo di racconti.

Perché mi è venuto un uzzolo, sapete.

L’uzzolo di racimolare una manciata di racconti – storie di secoli passati, per lo più – e di raccoglierli in un ebook. Un uzzolo così – e avrei potutto ignorarlo e procedere in altre direzioni, ma non l’ho fatto. Così i racconti li ho racimolati per davvero. Sette in tutto. Storie di secoli passati, per lo più – e no, non siete sopresi, non lo siete affatto. Non adesso. Magari al momento lo sarete, almeno un pochino… Staremo a vedere.

Al momento l’ebook è in via di preparazione, un po’ alla volta – copertina, margini, carattere e tutto il resto – e si sarebbe potuto chiamare in una mezza dozzina di modi. Invece, alla fine fine, si chiamerà così:

Sample

E ne riparliamo fra un paio di settimane, quando ormai sarà dicembre.

Nov 16, 2015 - pennivendolerie, Storia&storie    Commenti disabilitati su History Will Be Kind su Amazon

History Will Be Kind su Amazon

History will be kind to me because I intend to write it,

diceva Winston Churchill, ovvero “La storia sarà gentile con me perché ho tutta l’intenzione di scriverla” – e in effetti non si può negare history-kind-sml-2che l’abbia fatto. I narratori storici, in genere, hanno aspirazioni più modeste, quando si mettono in testa di scrivere la storia… O forse non è del tutto vero o, anche se è vero, a volte le loro intenzioni vengono abbondantement superate. Pensate a quanto gente come Dickens o Scott abbiano influito non tanto sulla storia, ma sulla sua percezione da parte dei posteri.

E pensate alla soddisfazione quando un lettore vi dice di avere cambiato idea su un personaggio o un evento storico leggendo il vostro romanzo.

Ma non allarmatevi: se rimugino su tutto questo non è perché abbia intenzione di modellare la percezione della storia nei secoli a venire (anche se non dico che mi dispiacerebbe), ma perché History Will Be Kind, la prima antologia di The Copperfield Press, è disponibile su Amazon.

Come vi avevo già raccontato, contiene la mia storia elisabettiana Gentleman in Velvet, una vicenda di ambizioni, atti sconsiderati, conseguenze e prezzi da pagare che ha per protagonista un giovane Kit Marlowe.* Naturalmente c’è molto altro: una ricca collezione di narrativa e poesia storica ambientata in una varietà di periodi – con una spruzzatina di saggistica. Dal Messico del 1914 alla Terza Crociata, dall’Imperatrice Maud a Giovanna d’Arco ad Alessandro il Grande – History Will Be Kind è una piccola storia del mondo narrata per storie. Non so se Kipling avesse ragione quando diceva che, se la storia venisse raccontata in forma di storie, nessuno se la dimenticherebbe mai – ma di sicuro un racconto o una poesia possono aprire una finestra su un periodo o un avvenimento, risvegliare un interesse, presentare un altro punto di vista…

In fondo credo che, al di là del gusto o della compulsione a raccontare storie, ogni narratore storico aspiri un po’ a questo: aprire una finestra su quel che s’indovina tra le righe dei libri di storia, su quel che è perduto, su quello che non sappiamo più… È un buon momento, credo, per confessare che sesquipedale soddisfazione sia stata quando un’insegnante di storia in un liceo locale mi ha detto di aver fatto leggere ai suoi alunni il mio Somnium Hannibalis. “Per mostrare loro che non esiste solo il punto di vista romano…”

E forse History Will Be Kind è anche una piccola rassegna di modi in cui questo genere di bizzarra creatura, il narratore storico, persegue il suo bizzarro genere di ambizione.

Se a questo punto foste incuriositi, l’antologia si trova qui.
.

__________________________________

* No, non siete sorpresi.

Parliamo Di Copertine

874e60f3acab015725db5ef9c23be48aAvete mai pubblicato – o avuto intenzione di pubblicare – un ebook? E allora, odds are che vi siate trovati davanti alla maiuscola questione della copertina.

Ah, la copertina.

Il primo strumento di vendita, la faccia del libro, l’arnese che deve catturare l’attenzione del potenziale lettore fin dal momento in cui è solo un thumbnail fra decine di altri thumbnail…

E tutti siamo stati tentati di dire: E che ci vuole? Chi fa da sé fa per tre, giusto? Ci si arma di Photoshop o qualcosa del genere, si cerca uno di quei siti di immagini stock – ed è fatta.

E però tutti abbiamo anche ripetutamente sentito o letto che nulla assassina le possibilità di un ebook come una copertina dall’aria dilettantesca. Proporzioni sbagliate, fonts un po’ così, o illeggibili, o combinati male, o inadatti al genere o all’immagine… Se bbiamo scritto qualcosa e lo abbiamo pubblicato o vogliamo pubblicarlo elettronicamente, diamo per scontato di essere anche degli avidi lettori – e siamo sinceri: quante volte abbiamo rabbrividito davanti a una copertina un po’… così?

Perché il fatto è, si direbbe, che non bastano una bella immagine e decine di font a disposizione. Bisogna avere un’idea di quel che si fa. La soluzione ovvia è che là fuori ci sono legioni di bravi grafici che sanno quello che fanno. Se ne trova uno e ci si affida. Ma la soluzione ovvia, naturalmente, è anche quella costosa – perché un bravo grafico, come è giusto, non lavora per nulla – e questi sono tempi di vacche magre. E per di più, come si scova tra i tanti un grafico davvero bravo che abbia tempi ragionevoli, con il quale si possa discutere e il cui lavoro sia adatto a quel che abbiamo scritto? Oh, ci si riesce – ma il processo può essere lungo e frustrante, e contempla un certo margine di trial & error. ggg

E allora? Ci sono modi per limitare i rischi dell’opzione fai-da-te?

Be’, vi dirò che ieri ho scoperto Canva. Premetto che ci sono arrivata tramite Guy Kawasaki – dunque possiamo dire che l’arnese ha buone referenze. Ma di che si tratta, di preciso?

Ebbene, Canva è un sito che, tramite un’interfaccia molto intuitiva e una sterminata collezione di immagini e templates, vi consente di mettere rapidamente insieme una copertina, del materiale da social network, una locandina e altre cose utili. Ieri ci ho giocato un paio d’ore, e mi pare che l’insieme bilanci piuttosto bene tra possibilità e guida. È possibile scegliersi un template e seguirlo, con la ragionevole certezza di non fare nulla di troppo tacky, oppure si può modificare quel che c’è, o partire from scratch. Si possono manipolare le immagini (davvero tante e a buon mercato), oppure caricare le proprie… Forse non c’è spazio per enormi voli di fantasia, ma i margini di manovra sono ragionevoli. Di buono c’è anche che il risultato viene salvato automaticamente con le dimensioni e le specifiche richieste da KDP – ma si può impostare secondo i parametri di altre piattaforme. E per chi volesse qualche dritta, ci sono anche numerosi tutorial chiari e sensati.

Insomma, Canva è la soluzione ideale e definitiva?

Be’ no – e di sicuro non da solo. Canva offre buoni suggerimenti e ne facilita enormemente l’applicazione in un modo solo parzialmente standardizzato – ma in sostanza fa quel che noi gli diciamo di fare. E quel che va davvero fatto per catturare l’attenzione, per spiccare senza eccessiva eccentricità e senza confondere… ah, quello è un cavallo di tutt’altro colore.

12-06-13_bookcover08Per quello non c’è scorciatoia: bisogna studiare la concorrenza, spulciare Amazon, Goodreads, Pinterest e posti simili in cerca di copertine elettroniche, scoprire che cosa va nel nostro genere, tenere presente che una copertina elettronica non è una copertina cartacea, e il lettore la vedrà per la prima volta grande come un francobollo… Due o tre suggerimenti: tenete d’occhio anche le copertine del mercato anglosassone, perché là l’editoria elettronica e il self-publishing sono più sedimentati, seguite qualche blog o sito di grafica, e mettete insieme una collezione (una cartella, una bacheca su Pinterest…) di copertine che vi piacciono davvero – e che potrebbero adattarsi al vostro genere.

E poi, quando vi siete fatti un’idea, allora Canva può funzionare.

 

Feb 19, 2014 - grilloleggente, libri, libri e libri    Commenti disabilitati su Sbirciatori

Sbirciatori

readUna volta, parecchi anni fa, ero seduta nella sala d’attesa della stazione ferroviaria di Nantes, aspettando una coincidenza particolarmente scomoda, ed ero immersa nella lettura di una biografia di Henri de La Rochejaquelein. Ero tanto presa, in effetti, da impiegare una vita ad accorgermi di qualcuno accovacciato sul pavimento a poca distanza dalle mie ginocchia, intento a frugare in una borsa sportiva. E frugare. E frugare. E frugare…

Alla fine, getto un’occhiatina surrettizia e vedo un ragazzo occhialuto, su per giù mio coetaneo, che finge di frugare nella sua borsa, ma di fatto cerca disperatamente di vedere che cosa la sottoscritta stia leggendo. Allora, con un gran sorriso, sollevo il libro in modo da mostrargli la copertina… lui, colto sul fatto, sobbalza, arrossisce, afferra la sua borsa aperta e scappa via correndo di traverso. Ma prima di scappare, getta uno sguardo al titolo. Dalla mia fila di sedie e da quella di fronte si leva un coro di risatine, e io torno alla mia lettura.

Fine dell’aneddoto.

Però, sapete? Il ragazzo francese non aveva nessun motivo di sobbalzare e scappare: anch’io non posso fare a meno di cercar di vedere che cosa legge il prossimo in treno, in aereoporto, nella sala d’aspetto del veterinario. È più forte di me. Mi giro senza parere, fingo di allacciarmi una scarpa, rischio di slogarmi i bulbi oculari, assumo interessanti sfumature di carminio quando vengo presa in castagna…

Appartenevamo alla stessa tribù degli Sbirciatori.over_shoulder_train.jpg

Curiosità? Sì e no. La tentazione di inquadrare una persona sulla base di ciò che legge è forte. E so benissimo che un singolo libro non è significativo, meno ancora in una situazione di passaggio… voglio dire, in viaggio a volte si leggono strane cose: i libri che abbiamo comprato per regalarli a qualcun altro, o l’unica cosa decente che abbiamo trovato al Duty Free, o il libriccino piccolo che stava nel bagaglio a mano, o un prestito di un compagno di viaggio… oppure no. Non è detto. Non è significativo. Eppure lo si fa – e diciamo la verità: ci si diverte un sacco.

Adesso, in tutto questo, interviene l’avvento dell’ereader.

Leggevo tempo fa che in Inghilterra la diffusione dell’ereader ha visto una crescita notevole delle vendite di romanzi rosa. Ora, sull’Isoletta si legge molto in pubblico*, e leggere per via elettronica cancella l’imbarazzo delle copertine… er, purpuree. Dopo tutto, con un ereader in mano, chi può dire se stia leggendo Kant o Barbara Cartland?

Il che, di per sé, è una divertente variazione editoriale del buon vecchio “Niente sesso, siamo inglesi!”, ma non promette molto bene per il futuro degli Sbirciatori. Magari in Italia si tratta di un futuro ancora piuttosto lontano, ma verrà il giorno in cui l’unico modo di sapere che cosa legge il prossimo sconosciuto sarà chiederglielo spudoratamente. O sbirciare da sopra la spalla – perché in realtà non è come se non capitasse anche quello**…

reading 2Oh, d’accordo – mettiamola così: la loro vita diventerà più complicata, ma gli Sbirciatori non spariranno del tutto. Resteranno solo i più tosti, i più determinati e sprezzanti del pericolo. I veri Sbirciatori,se vogliamo. E sarà interessante vedere se si tratterà di irriducibili del cartaceo o di digitalizzati.

Personalmente, sono digitalizzata senza estremi – e bibliotimida. Dubito che potrei mai chiedere all’estraneo in treno che cosa sta leggendo: come sbirciatrice mi vedo destinata all’estinzione.

E voi?

 

___________________________________________

* Statistica tanto personale quanto approssimativa: di rado mi è capitato di contare meno di sei lettori di libri in un qualsiasi vagone affollato della metropolitana di Londra. In genere sono ben più numerosi. E poi ci sono le riviste e i giornali.

** Fino a qualche tempo fa capitava anche che l’ereader stesso diventasse soggetto di conversazione. “Scusi, è un Kindle, quello che sta leggendo? Posso chiederle…?”

 

Enhanced by Zemanta
Giu 21, 2013 - Digitalia    14 Comments

Piratesche Bizzarrie

mistero shakespeare,ebook,google analytics,facebook,emuleVi racconto una faccenda che mi lascia un nonnulla perplessa. Poi magari qualcuno interpreta e mi spiega.

Allora, vi ricordate di Mistero Shakespeare, l’e-saggio di Lucius Etruscus sulla questione del Vero Autore? MS è uscito il 29 di maggio, e un paio di giorni più tardi ne abbiamo parlato qui.

Il 3 di giugno, sulla base di Google Analytics, Lucius costatava che, nonostante il suo lancio e il mio, la pagina poteva contare soltanto ventiquattro visite – e solo un sesto dei visitatori aveva scaricato l’ebook.

Numeri piccini picciò, e non particolarmente incoraggianti, vero?

Ebbene, martedì 18, all’indomani della presentazione di un nuovo romanzo shakespeariano, Lucius ha lanciato MS anche su Thriller Magazine…

Splash!

Almeno in parte: nella giornata di martedì sul sito sono piovute 80 visite, e addirittura 458 visualizzazioni e sei condivisioni della pagina FaceBook in proposito. Dopodiché solo in 24 hanno cliccato il link per la pagina da cui si scarica l’ebook, e di questi 24 solo 5 hanno scaricato per davvero…

Ok, forse dopo tutto non c’è tutto questo interesse per la saggistica shakespeariana. Nemmeno se è breve e gradevole. Nemmeno se è gratuita. O forse proprio perché è gratuita? mistero shakespeare,ebook,google analytics,facebook,emule

E si potrebbe pensare di farsene una ragione se non si confrontassero i dati dello stesso ebook su eMule. 

Attenti bene, siore e siori: pare che, prima del secondo lancio su Thriller Magazine, ovvero nello stesso lasso di tempo in cui è stato scaricato 4 (quattro!) volte per vie legittime e legali, Mistero Shakespeare sia stato piratato in ben 29 e-copie. E no, nemmeno questo è un numero epico, ma è sette volte la quantità di acquisizioni legittime.

Eppure è lo stesso ebook, parimenti gratuito… Posso confessare di non capire del tutto?

Dato il periodo, mi vien da ipotizzare maturandi disperati, gente che non legge e-riviste specializzate o blog, ma cerca last minute comfort per la tesina d’Inglese – in una versione 2.0 di Stalky, Beetle & M’Turk che si presentano all’esame con il libro di Delia Bacon. L’ipotesi ha il suo fascino, ma è sempre possibile che mi lasci trascinare da Kipling.

mistero shakespeare,ebook,google analytics,facebook,emule

E quindi davvero non so. Cerco lumi. Sbaglio nel credere che la pirateria consista nel procurarsi gratis ciò che si dovrebbe pagare per avere? E allora come si spiega quel che è accaduto al pur gratuito Mistero Shakespeare?


_________________________________________

Nel caso ve lo siate chiesto, questa stravagante abbondanza d’illustrazioni non del tutto rilevanti si deve più che altro al fatto che non mi piacciono alla follia le storie di pirati, e quindi magari non mi capiterà più l’occasione per queste cose di N.C. Wyeth…

 

 

Mar 13, 2013 - angurie    13 Comments

Sei Pensieri Banali Prima Di Colazione

“Sei così preoccupata di non scrivere cose banali,” mi disse una volta A., “ma così preoccupata che fa male a guardarti.”

E non lo so, ma può essere che A. non avesse tutti i torti.

O magari io non lo penso del tutto, ma mi si dice che possa essere così.

Mi si dice che non solo sono dolorosamente intenta a non scrivere banalità, ma ho anche sviluppato uno spirito di crociata nei confronti di quelle che considero le banalità altrui.

Mi si dice che “la fiera delle banalità” sia un’espressione che uso con irritante frequenza. Mi si dice che, conoscendomi a sufficienza, è possibile riconoscerne l’arrivo dal modo in cui levo le sopracciglia. Mi si dice che sto diventando insopportabile in proposito. Mi si dice che le mie promesse di correggermi non suonano convincenti nemmeno da lontano. Mi si dice che, se non la pianto, finirò col diventare bersaglio al lancio di oggetti pesanti.

Per cui, quando Davide Mana di Str– er, strategie evolutive ha lanciato la Giornata del Post Banale, sono stata presa da un attacco di giggles

E ditemi la verità: non è pittoresco avere scritto quasi duecento parole d’introduzione, solo per annunciare che questo è un post banale? Perché questo è, o Lettori, un post banale. 

Sarà pieno come un uovo di banalità. Ne ho promesse sei, giusto? Allora, vediamo… 

1) Il Piccolo Principe è un libro che cambia la vita. La vita vista attraverso lo sguardo puro di un bambino. Semplice solo in apparenza – ma in realtà così profondo e poetico. Un capolavoro assoluto. Tutti dovrebbero leggerlo. Una volta da bambini per la meraviglia, e una volta da adulti per capire veramente il messaggio.

2) Le donne sono educatrici di pace. Le donne hanno uno sguardo altro. Le donne ragionano di pancia, perché sono istintive e generose. Le donne mettono l’amore prima di tutto. Le donne sono il vero sesso forte (gli uomini non hanno idea). Le donne sono solidali. Le donne sanno coniugare forza e dolcezza.

3) Dovremmo imparare tutti a dire quello che abbiamo nel cuore. La spontaneità è tutto. Se tutti seguissimo il nostro cuore, il mondo sarebbe un posto migliore. Non bisogna pensare troppo. I sentimenti sono più importanti.

4) L’arte dev’essere istintiva e spontanea. Le regole uccidono l’ispirazione. Rigore e disciplina uccidono l’ispirazione. Bisogna scrivere quando c’è l’ispirazione. Che orrore i manuali di scrittura. Proust ha scritto la Recherche senza manuali di scrittura. O uno sa scrivere o non lo sa: non è una cosa che s’impara. Bisogna scrivere quello che si sa. Bisogna scrivere quello che si ha dentro. Tutti abbiamo dentro un libro.

5) L’amore vince sempre. L’amore è più forte di tutto il resto. L’amore è quello che tutti vogliamo in realtà – anche quando non lo sappiamo. L’amore è tutto. Romeo e Giulietta è la più bella storia d’amore di sempre. Per amore si rinuncia a tutto/si sopporta tutto/si fa qualsiasi cosa. Non c’è niente di più bello del lieto fine – quando l’amore trionfa.

6) Non c’è gusto a leggere un ebook. Un ebook non è un libro vero. I libri bisogna toccarli, annusarli, sentirli. Il digitale mortifica il libro e il lettore. Nulla di digitale potrà mai sostituire il piacere di un vero libro. E soprattutto, il profumo della carta.

Ecco. Tutte e sei prima di colazione.* Che ci voleva, in fondo?

E mi viene il sospetto che non sia stato poi così pittoresco girarci attorno per quasi duecento parole. Voleva essere self-deprecating, e invece suona ansioso. Ansioso di mettere in chiaro che io non scrivo banalità. Così ansioso che fa male a guardarmi.

Ci sono ricascata– ehi! Mettete giù gli oggetti pesanti…

Ma no, sul serio: e voi, o Lettori? Che cosa trovate banale – ma banale da slogarsi i bulbi oculari nel levare lo sguardo al cielo?

________________________________________

* N° 7 in omaggio verso l’ora di cena: Annibale? Ah sì, quello degli ozi di Capua. Il buon Re Riccardo Cuor di Leone. Il cattivo Giovanni Senzaterra. Il cattivissimo Riccardo III.

Apr 16, 2012 - Digitalia    4 Comments

Recupero Tesori Sommersi

E oggi volevo segnalare questo progetto avviato su Kickstarter: Save the Sci-Fi!

Prima di tutto, voi lo sapete che cosa è Kickstarter? Io l’ho scoperto di recente: è una piattaforma dedicata alla raccolta di fondi per progetti creativi e commerciali. Si presenta un progetto (dalla pubblicazione di un libro alla creazione di un allevamento di api a Brooklyn), si pone un obiettivo e si chiedono finanziamenti offrendo segni di riconoscenza commisurati all’entità del finanziamento – dall’adozione di un’ape* alla chiave di un negozio di libri…

I progetti restano attivi per un massimo di sessanta giorni, e alla fine si procede alla raccolta dei finanziamenti solo se la somma delle cifre offerte raggiunge o supera quella richiesta inizialmente.

L’idea è ottima, e molto americana in principio e, a giudicare dalle cifre che si vedono sul sito, può funzionare col giusto tipo di progetto e di pubblicità.

Apparentemente il progetto di cui vi parlo ha avuto tutto il successo possibile – and then some, visto che ha raccolto più del quadruplo dei finanziamenti richiesti per avviarlo.

Così adesso immagino che i membri del gruppo Singularity & Co. siano impegnati a organizzarsi per recuperare e ripubblicare in versione digitale i vecchi classici di fantascienza ormai fuori catalogo e altrimenti destinati all’oblio…

bello, vero?

Ora, dite la verità: non vi è mai capitato di digrignare i denti di fronte alla scelta di titoli digitali? I classici tornati nel pubblico dominio da un lato, le nuove uscite dall’altro – e in mezzo il nulla. Non avete mai desiderato il resto? I titoli che sono fuori catalogo senza essere pubblico dominio? Ebbene, ecco Singularity & Co.

E a questa magnifica idea arrivo dal lato della fantascienza principalmente perché da qualche tempo frequento in rete gente molto fantascientifica, ma le potenzialità di progetti di questo genere non hanno fine. Vero è che non tutti i generi saprebbero raccogliere questo genere di entusiasmo, ma spero tanto che qualcuno ci provi con i vecchi romanzi storici – tutti quei titoli che adesso bisogna dissotterrare dai banchetti digitali dei sellers di Amazon…

Singularity & Co. è formata da gente di senso pratico: la presentazione del progetto include l’intenzione di venire a capo della questione dei diritti d’autore per decine e decine di vecchi contratti che non contemplano i diritti digitali, dando a ciascuno il dovuto – hence la necessità di finanziamenti.

“Meglio ancora,” promettono questi meritevoli pionieri, “una volta che avremo messo insieme un metodo per farlo, lo renderemo pubblico, così che il salvataggio digitale non debba limitarsi alla fantascienza.”

Ormai il progetto in questione è abbondantemente finanziato e, spero, sulla strada della realizzazione. Auguro a Singularity & Co. la miglior fortuna e un destino di capostipite – perché se è senz’altro vero che le potenzialità del digitale vanno ben al di là della semplice digitalizzazione del cartaceo, non vedo una ragione al mondo per cui quel che è stato scritto per la carta debba necessariamente essere condannato all’oblio senza appello.

_____________________________________________

* E sì, lo ammetto: questa cosa delle api a Brooklyn mi affascina. Per la cronaca, mancano ancora 9 giorni e le promesse coprono il 61% dell’obiettivo. Non sono certa che andrà a buon fine. Peccato.  – ETA 17.IV: E invece è andato in porto. Un alveare cresce a Brooklyn!

 

Bye Bye Profumo Dei Libri?

bye bye book? ebook, cartaceo e digitaleSabato ho seguito a distanza via Twitter parte di Bye Bye Book? – giornata di studi su ebook, self publishing e futuro dell’editoria tenuto a Empoli.

La faccenda è stata interessante anzichenò, con qualcosa di nuovo (specialmente in fatto di self publishing e biblioteche*), qualcosa di già sentito a Librinnovando e, se dovessi trovarci qualcosa di blu, direi che l’audio dello streaming non era di grande aiuto. Per fortuna c’erano i Book Bloggers di Ledita che, capitanati da Marta Traverso e Silvia Surano, twittavano forsennatamente a beneficio di noi gente lontana.

Epperò, perdonatemi, non è tanto dei contenuti di BBB che voglio ciacolare oggi, quanto di un certo chiasso twitteresco che si è prodotto attorno alla manifestazione e al suo hashtag #byebyebook. Per i non-cinguettanti, il termine hashtag indica una specie di parola d’ordine provvista di cancelletto che, inserita all’interno dei cinguettii rilevanti, facilita la vita a chi vuole seguire l’andamento di un discorso articolato su Twitter. Perché sì, su Twitter si fanno anche discorsi articolati – a 140 caratteri per volta.

Posso solo supporre che molta gente non segua questa procedura, però, e si limiti a pescare nell’elenco degli hastags più cinguettati e indignarsi sulla fiducia… perché non avete idea di quanta gente, nel corso della giornata, si sia scagliata contro BBB con cinguettii tra il fervido e il furibondo.

Vero è che il titolo era volutamente provocatorio, vero è che il fondamentale punto interrogativo è andato perso piuttosto presto nel cinguettante furore, ma ho difficoltà a credere che le schiere di annusatori di libri all’assalto avessero speso anche solo cinque minuti a rendersi conto di quel che si discuteva davvero a Empoli.

O forse invece la mia difficoltà è infondata – e allora andiamo assai peggio. In realtà non è come se non avessi fatto esperienza diretta dello sguardo tra inorridito e sprezzante di cui capita di venir gratificati quando ci si confessa e-lettori. Non so se vi sia mai successo: vi guardano come se vi sospettassero di organizzare biblio-autodafè nel giardino di casa – un incrocio tra Leone III Isaurico e il Capitano Beatty di Fahrenheit 451. E voi spiegate di avere tante belle pareti colme di libri cartacei che amate molto, che avete letto e leggete con piacere, che trattate con un rispetto ai limiti della venerazione – solo che avete anche un eReader, sul quale leggete tanti ebooks, e la lettura vi piace altrettanto, per non parlare della possibilità di portarvi in giro mezza biblioteca nella borsetta… bye bye book?, fahrenheit 451, ebook, cartaceo e digitale

Allora scatta la fase successiva, nota con la sigla MVM. “Ma Vuoi Mettere…?” vi chiedono. Vuoi mettere il piacere di un libro cartaceo? Vuoi mettere la copertina da accarezzare? Vuoi mettere il fruscio delle pagine? E, soprattutto, vuoi mettere il profumo di carta e inchiostro?

C’e gente che queste cose ve le dice con uno scintillio negli occhi, tra fanatico e sensuale, e voi non capite bene se i libri li leggano o ci facciano l’amore – e, ci crediate o no, sabato scorso, a commento di una giornata di studi in cui si discettava di apertura delle biblioteche alle nuove tecnologie, di differenza tra vanity press e self publishing, di open access e di evoluzione del ruolo dell’agente letterario, un sacco di gente cinguettava rabbiosamente in questi termini.

Altro che byebyebook! Niente di digitale potrà mai sostituire il piacere di un libro! Carta tutta la vita! I libri bisogna toccarli, annusarli, sentirli! Viva il profumo della carta! L’ebook mortifica il tatto e l’olfatto! Perdere il profumo della carta è come perdere una parte di noi! Semmai, bye bye ebook!!!

E non sto citando nessun tweet in particolare, ma vi riporto il sugo e il tono di molti di essi. Troppi di essi. E poi c’erano quelli che bollavano BBB come l’ennesima mock-battle cartaceo/digitale – ciò che non era affatto, ma che doveva sembrare, a giudicare soltanto dal lato Twitter.

can-newbook.jpegE non posso fare a meno di levare le sopracciglia davanti a questa sorta di resistenza anti-digitale arroccata sul profumo della carta… è questo l’unico argomento che hanno da opporre? Altra cosa di cui non posso fare a meno è pensare ai produttori di margarina olandesi che dieci o quindici anni orsono ottennero dalla Corte Europea di Giustizia l’interdizione a importare margarina belga** – che margarina era, ma in confezioni esagonali anziché quadrate, e i consumatori belgi erano abituati alla margarina quadrata…

Ecco, temo che a questi Odoratori del Libro*** sfugga del tutto il senso di quel che sta accadendo.

Nessuno nega il fascino del libro di carta, nessuno ne complotta con malvagità deliberata il tramonto, ma le cose stanno cambiando. L’editoria cambia, il concetto di pubblicazione cambia, le potenzialità per autori e lettori cambiano, la tecnologia cambia. Cambia anche la lettura? Non lo so. Non ho mai nascosto le mie perplessità di fronte agli enhancements – l’impressione che la lettura assistita sia un processo mentale diverso, e che la differenza tra un’edizione manuziana e un file .mobi sul mio Kindle non sia tanto radicale quanto quella tra il .mobi e l’enhanced ebook… Ma davvero mi domando se gli annusatori, con i loro perenni lai sul profumo della carta, non si accorgano di essersi attestati a difendere una linea che ha ben poco a che fare con la battaglia in corso.

Mal che vada, immagino, potranno consolarsi spruzzando Smell of Books prima di ogni sessione di lettura – e considerarsi fortunati, perché nessuna delle altre questioni in gioco avrà una soluzione pronta in lattina.

___________________________________________

* E qui volevo segnalare l’intervento di Luciana Cumino, dell’attivissima Biblioteca di Cologno Monzese, con la sua interessante storia di sperimentazioni e aperture alle nuove tecnologie.

** Or was it the other way ‘round? Sinceramente non mi ricordo…

*** Mi piacerebbe attribuirmi il merito della definizione, ma è del Dr. Dee, over at strategie evolutive.

Pagine:123»