Tagged with " mantova"

Piccoli Editori A Mantova

piccoli editori a mantova, centro baratta, mantova, editing safariSabato 26 e domenica 27 La Biblioteca e Mediateca “G. Baratta” ripropone Piccoli Editori a Mantova, la mostra della piccola editoria. Ci si occupa, come vedete dalla locandina qui accanto, di graphic novel, editoria locale, narrativa, saggistica, poesia, libri per bambini e ragazzi, libri d’artista e molto altro…

È l’occasione di vedere e toccare con mano l’opera tante piccole realtà che, anche in questi tempi complicati, lavorano con coraggio, pazienza e amore per pubblicare questi arnesi irrinunciabili – in qualsiasi forma o formato li si voglia – i libri.

E se tutto questo non bastasse, ci sono la mostra di acquerelli curata da Mario Artoni, un trekking urbano, uno spazio per i gruppi di lettura, eventi per bambini, dibattiti, conversazioni…

Domenica 27 ci sono anch’io, alle 17.00, per chiacchierare un po’ di editing – questa faccenda semi-esoterica. piccoli editori, mantova, centro baratta, mostra della piccola editoria, editing safari

Il programma lo trovate sul sito del Centro Baratta, ma potete anche scaricarlo in formato PDF, completo di elenco dei partecipanti e informazioni pratiche per raggiungere il luogo – in versione cartolina.pdf oppure depliant.pdf.

Dic 8, 2010 - tradizioni    1 Comment

L’Anello di Monaco

anellodimonaco.jpgEssendosi giornata di festa, piccolo post gastro-storico in omaggio a P., che è molto, molto ghiotta di questo dolce natalizio tipicamente mantovano.

Cominciamo col dire che si tratta di una pasta lievitata con un buco nel centro, una specie di ciambellona di pasta brioche (fatta con quantità di burro assolutamente peccaminose) farcita con un ripieno a base di frutta secca e zucchero, coperta di un velo di marmellata di albicocche e poi di un serio strato di glassa reale. Praticamente un’arma di distruzione di massa, squisitissima e reperibile nelle pasticcerie di Mantova e dintorni a partire da novembre.

L’Anello di Monaco è conosciuto anche come Anello del Monaco, e questa minima variante di preposizione è più significativa di quanto possa sembrare, perché ha a che fare con le diverse storie sull’origine di questo dolce.

Una, in tutta probabilità apocrifa, lo vuole parto dell’estro di un frate cuciniere dell’Abbazia di San Benedetto in Polirone. In qualche punto imprecisato del secondo Settecento, questo buon Benedettino si sarebbe annoiato di infornare sempre la stessa ciambellona casereccia e avrebbe deciso di sperimentare con un impasto che contemplava carote e patate fermentate e un ripieno di mandorle e noci tritate con lo zucchero cotto. Graziosa storia, ma non troppo plausibile.

Più circostanziata sembrerebbe la versione che attribuisce la leccornia ad Adolf Putscher, pasticciere giunto a Mantova dalla Svizzera tedesca nel 1798 (Visitate la Repubblica Cisalpina?) per aprire il suo forno in Piazza del Purgo*. Ma – domanda logica: che c’entra lo Svizzero con il monaco?

Ed ecco intervenire non tanto una terza versione della storia, quanto una variante della seconda, in cui al buon Putscher si sostituiscono dei più vaghi “pasticcieri bavaresi”, provenienti appunto da Monaco – dove, in effetti, s’infornano e mangiano il Nusskrantz e il Kugelhupf, dolci non dissimili.

E quindi? Nome d’origine geografica? E perché mai, se la versione più attendibile non ha molto a che fare con l’origine in questione? O lo Svizzero Putscher se n’è arrivato con una ricetta bavarese? O ha inventato (o qualcuno per lui) la simpatica versione monastica e locale in un’operazione di ur-marketing? O in realtà è tutto molto più semplice ed è solo una questione di colori (à la cappuccino**)? 

P. direbbe che non è del tutto fondamentale, ma è una buona questione da ponderare lungamente durante la demolizione di una o più fette del dolce in questione: sembra più benedettino, più elvetico o più bavarese? Dammene un’altra fettina, che non riesco a capire bene…

Come che sia, buon Otto di Dicembre!

__________________________________________________________

* Oggi Piazza Marconi – incidentalmente lo stesso luogo del duello fatale tra Vincenzo Gonzaga e James Crichton nel 1582.

** Altra storia controversa, a dire il vero, ma persino il postulatore della causa di beatificazione di Marco d’Aviano si è disturbato a smentire la storia che vorrebbe il Beato inventore del cappuccino.

Lug 25, 2010 - considerazioni sparse    2 Comments

Oh, Brachetti…

Per anni avevo sentito descrivere gli spettacoli di Arturo Brachetti come poetici, raffinati, ironici, leggermente stralunati e un diluvio di altri attraentissimi aggettivi. Cosicché, quando mia madre mi ha annunciato di avere i biglietti per la tappa mantovana di Brachetti & Friends nell’esedra di Palazzo Te, mi sono aggregata con entusiasmo…

…E mal me n’è incolto.

Avevo vaghi e deliziosi ricordi televisivi di questo genere:

Ma qualunque cosa mi aspettassi, mi è andata decisamente male.

Che Brachetti sia bravissimo è fuori discussione: i tre o quattro atti di trasformismo che ha fatto, le ombre cinesi e i mimi erano stupefacenti, e i “giri del mondo”, in cui  riproduceva vari costumi nazionali,prima con un cappello e poi con un cappotto e una sciarpa, seppure un po’ ripetitivi avevano momenti spassosi. Peccato che fossero dispersi in un’ora e mezza di siparietti, numeri altrui e continue volgarità. Non sono particolarmente puritana, ma una sequela di battutacce e ammiccamenti sessuali non risponde alla mia idea di poesia, raffinatezza, ironia, eccetera. E quello che mi irrita di più è vedere che palesemente sa fare benissimo le cose raffinate e ironiche… però, per la maggior parte del tempo, fa – o fa fare – tutt’altro.

Oh, signor Brachetti! E’ proprio necessario fare questo? E’ per compiacere il gusto del pubblico? O forse è sempre stato così e io mi ero fatta un’idea sbagliata? Ero proprio decisa a divertirmi, ieri sera: sono venuta a Palazzo Te piena di entusiasmo e di senso di meraviglia, pronta a tornare bambina per un paio d’ore…

…e me ne sono tornata a casa, come suol dirsi, con le pive nel sacco.

Pagine:«12