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Set 19, 2018 - memories, musica, teatro    2 Comments

Fila I, Posto 9

DonC062E guarda un po’ la serendipità… accennavasi al Don Carlo di Rovigo, nel post di lunedì – e ieri sera, togliendo dalla mia lavagnetta di sughero un vecchio appunto che era lì da secoli senza nessun buon motivo particolare, che cosa ci ho trovato sotto, se non il biglietto del mio primo Don Carlo?

Sabato 10 novembre 2001, ore 20.30. Platea. Fila I, posto 9. Teatro Sociale di Rovigo… of all places. Ebbene sì. Nemmeno lo sapevo, che Rovigo avesse una stagione d’opera – ma ce l’ha. E nel 2001 comprendeva un Don Carlo – versione in quattro atti, in Italiano.

Vogliamo essere sinceri? Ero un pochino delusa. Erano anni che aspettavo di vedere un Don Carlo. Era la mia opera preferita, e non l’avevo mai vista in teatro – e il primo che mi capita a distanza ragionevole è… Rovigo? Ah well, che bisogna fare? Un Don Carlo è un Don Carlo, e sabato 10 novembre, con vasto anticipo – perché non si sa mai – si partì.

Il mio compagno di viaggio era il Mentore Operistico* – o forse è più esatto dire che io ero la sua compagna di viaggio. E guardate – io gli volevo un gran bene, ma il suo stile di guida e il mio stomaco avevano scarsa compatibilità. Nonostante un Valontan e quei braccialettini elastici che dovrebbero combattere la nausea, quando sbarcai a Rovigo ero al di là del bene e del male. Ma un Don Carlo è un Don Carlo: su la testa, spalle dritte e onwards! Chestnuts

E quindi immaginate la Clarina in abitino nero, scarpette col tacco e cappottino di cachemire, e immaginate anche una sera di tramontana…

“È tutto lì quel che hai addosso?” domandò scettico il Mentore, guardandomi rabbrividire. “Be’, se non altro l’aria fresca ti farà passare la nausea.”

Non posso negarlo: ero talmente occupata a battere i denti che la nausea non me la ricordavo nemmeno più. Era presto per il teatro e, una volta ritirati i biglietti, ci ritrovammo con un sacco di tempo per le mani. L’idea era quella di un bar calduccio, una tazza di tè e altri generi di conforto – ma all’improvviso…

“Ti piacciono le caldarroste?”

Col pensiero fisso al bar e al tè bollente, convinta che si trattasse di conversazione senza secondi fini, dissi che sì, mi piacevano molto…

“Ah, anche a me! Aspetta qui.” E io mi fermai dov’ero: a un angolo di strada, in mezzo alla corrente, e guardai il Mentore piombare su, of all things, un carrettino delle caldarroste, e tornarsene indietro con l’espressione di un bambino soddisfatto.

“Buona vigilia di San Martino,” mi disse, mettendomi in mano un cartoccio. “E buon primo Don Carlo! Dì se non è una cena originale.”

Come negarlo? Avete mai cenato a caldarroste a un angolo di strada, vestiti da sera, nel vento gelido di novembre? Scommetto di no. Be’, io invece l’ho fatto. A parte la difficoltà di sbucciare le caldarroste con i guanti, non vi fate idea di quanto sia pittoresco. E divertente. E dickensiano. E gelido. Quando finalmente entrammo nel bar calduccio e potei ordinare la mia tazza di tè era quasi tardi. O meglio, non lo era affatto, ma era quel genere di presto che bastava a mettere un po’ di ansia all’ansiosissimo Mentore.

Giuseppe_Verdi's_Don_Carlo_at_La_ScalaLui inalò il suo caffè e rimase a soffiarmi metaforicamente sul collo mentre mi ustionavo lingua, palato e gola con l’Earl Grey… Ma un Don Carlo è un Don Carlo, e quindi trottammo fino al teatro e prendemmo i nostri posti quando in platea non c’era ancora quasi nessuno, e aspettammo – la deliziosa attesa di una sala di teatro che si riempie, degli scampoli di musica che arrivano da dietro le quinte, dell’occasionale fremito del sipario, della lettura del programma…  L’avevo aspettata per mesi, quella sera, e finalmente c’eravamo.

Poi il buio in sala, l’orchestra che si accorda, il maestro che entra, gli applausi che si tacciono, il sipario che si apre… E Don Carlo fu!

E sapete cosa? Non fu nemmeno un granché. Decoroso, ma nulla di più. Forse il più modesto fra tutti quelli che ho visto in questi anni… E però fu il primo, e non lo dimenticherò mai – con la nausea andata-e-ritorno, e le caldarroste, e il gelo novembrino, e il coro con l’accento veneto, e il Grande Inquisitore con la zazzera… Che cosa non si ritrova alle volte in un pezzetto di cartoncino giallo appuntato su una lavagnetta di sughero, vero?

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* E, a dire il vero, Mentore in generale…

Apr 18, 2016 - considerazioni sparse, scrittura, teatro    Commenti disabilitati su Bei Ricordi Productions II: La Clarina e gli Appunti Fantasma

Bei Ricordi Productions II: La Clarina e gli Appunti Fantasma

NotebookFacciamo finta, volete? Facciamo finta che, dall’ultimo post in qua siate rimasti a mangiarvi le unghie, abbiate perso il sonno e l’appetito chiedendovi…

Che ne è stato degli appunti della Clarina? Essi esistono da qualche parte? Riuscirà ella a riscrivere ciò che deve riscrivere? Come? Quando? Dove? Perché?

Facciamo finta che abbiate passato quest’ultimo paio di giorni trepidando al pensiero della Clarina che fissa, basita e scossa, la sua misera mezza pagina di appunti. Ma – ma – ma…

Ma come? Mezza pagina? E sera dopo sera, in platea o backstage ad annotare annotare annotare? E niente – dopo aver furiosamente sfogliato l’incolpevole taccuino da cima a fondo in un senso e nell’altro, non mi resta che arrendermi: apparentemente ho quel genere d’immaginazione cui, come si diceva, degli appunti piace romanticizzare forma, quantità e collocazione. Il che, a suo modo, è pittoresco di per sé – ma non molto incoraggiante. A parte tutto il resto, vvuol dire che sonoda sola. Riscrittura da farsi senza l’ausilio della Clarina di cinque anni fa… Oh well, che bisogna fare? In alto la testa e avanti, giusto? Eppure mi rode, perché mi pareva proprio di ricordare…NotesPlay

Ed ecco che il film si modifica leggermente. Sera dopo sera, in platea e backstage, ad annotare, annotare, annotare – ma non su un moleskine: su una stampa del testo in fogli A4! Meno romantico ma, a ben pensarci, molto più funzionale.

Ancora un po’ di safari ed ecco spuntare la stampa – più che annotata, abbondantemente segnata in verde. Sottolineature, punti interrogativi, punti esclamativi, onde dubbiose a lato, faccine infelici… Non proprio quello che speravo, scarsi dettagli, ma indicazioni numerose. Meglio che niente, film.

E così, armata di Meglio Che Niente, mi metto a scavare nel mio fido hard disk in cerca della versione più recente del play – quello defintivo, consegnato alla compagnia e all’editore… Vi mettete a ridere se vi dico che di versioni ne trovo non una, non due e nemmeno tre – ma sette?! No, dico – sette, e le ho tenute tutte… Ah well, poca meraviglia che la mia soffitta sia piena come un uovo. Scuotendo il capino all’indirizzo di me stessa, controllo le date e faccio un’altra scoperta. Il Numero Sette è stato modificato per l’ultima volta dopo la prima. Se c’è da fidarsi della mia memoria (e considerando i precedenti non è affatt detto…) è stato modificato durante il run. Vuoi vedere che…?

Apro il file e…

♫ Musica appropriata ♫*

Il file è annotato. Abbondantemente annotato. Pieno di commenti, suggerimenti, sospiri per iscritto e, nel complesso, molto di quello che credevo di avere scribacchiato sul mio moleskine, sera dopo sera, seduta nella penombra in platea o backstage. E quindi alla fin fine e casi sono due: o dopo tutto c’è da qualche parte un altro taccuino/play stampato/tovagliolino di carta su cui ho annotatoannotatoannotato freneticamente tutto ciò, per poi trascrivere al computer, oppure le annotazioni non ci sono mai state e una sera, tornando da teatro, ho creato una copia nuova del file, riletto e agito a memoria. E in entrambi i casi Bei Ricordi Productions ha sceneggiato il tutto nella maniera che sappiamo.

Ah well – una volta di più: che dobbiamo farci? Immaginate l’Incorreggibile Clarina che ride di se stessa e poi… musica e fade to: riscrittura in corso.

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* Perché qui, se non ve ne siete accorti, si sta girando un altro film…

Apr 15, 2016 - considerazioni sparse, scribblemania, teatro    Commenti disabilitati su Bei Ricordi Productions

Bei Ricordi Productions

TakingNotesIl film inizia con un’inquadradura stretta sulle pagine di un taccuino – un Moleskine, per la precisione – e una penna che corre, corre e annota… C’è una penombra strana e dorata e si sentono delle voci. Due voci maschili. Due voci maschili che recitano.

“…Nessuno lo dirà – perché nessuno ne saprà nulla.”

“Lo saprò io. E dovrò vivere con il pensiero di aver bruciato…”

La penna si ferma, l’inquadratura si allarga… Vediamo il proscenio di un piccolo teatro e capiamo che la luce dorata viene dal palcoscenico, dove due uomini stanno recitando. Poi vediamo tra le quinte un altro attore in costume e una direttrice di palcoscenico con il copione in mano, poi vediamo la platea piena – e in prima fila, di lato, la Clarina con il moleskine e la penna. Sta ascoltando in piena concentrazione…

“…Le debolezze umane. Non credo che ti biasimerebbe.”

“Tu non credi.”

La Clarina storce il naso e riprende ad annotare. La signora in tailleur seduta accanto a lei, che la sta sbirciando da un po’, non resiste oltre: si china di lato e le bisbiglia: “È una giornalista?” La Clarina scuote la testa con un piccolo sorriso misterioso e torna ad annotare, e annotare, e annotare…

Musica.

Montaggio:

La Clarina è rannicchiata su uno sgabelletto dietro le quinte, sempre armata di penna e taccuino. In scena – e lo vediamo di lato – l’attore che prima era dietro le quinte sta parlando con uno degli altri due.

“…Una faccenda più drastica, quando si è fatti di carne e d’ossa…”

La platea – gente diversa – ridacchia. La direttrice di palcoscenico da una piccola gomitata alla Clarina, e le due scambiano un sorriso. La Clarina torna ad annotare, annotare, annotare…Audience

Poi panoramica sulla platea – altra gente ancora – fino all’ultima fila, alla cui estremità la Clarina siede vicino alla consolle luci.

“Bisogna pregare gli dei di dispiacerti!” esclama una voce femminile dal palcoscenico che non vediamo.

La Clarina cerca di annotare nella semioscurità. Il tecnico delle luci la guarda, sospira e modifica appena appena l’orientamento della lucetta della consolle, in modo da illuminare un pochino le pagine del moleskine… La Clarina lo ringrazia con un cenno e torna ad annotare, annotare, annotare…

E potremmo andare avanti – ma fermiamoci qui. Vi siete fatti un’idea. Questo è il film che è entrato in programmazione nella mia testa quando mi sono messa a cercare gli appunti che avevo preso a suo tempo in vista della riscrittura di cui vi dicevo. Sera dopo sera in platea o dietro le quinte, ad annotare quel che non funzionava affatto o funzionava solo un po’, quel che mancava e quel che era di troppo… Pagine e pagine e pagine di appunti. Un piccolo, pittoresco film – starring la Clarina nel ruolo de L’Autrice Drammatica Alle Prime Armi.

Il che era di soddisfazione anche solo come ricordo – ma prometteva anche di essere d’aiuto: pagine e pagine e pagine d’appunti, giusto? Dovevo solo cercarli, trovarli e farne buon uso. E così mi sono messa a cercare.

Diciamo, per amor di brevità, che dopo una certa quantità di safari sono riuscita a trovare il taccuino che usavo allora. L’ho sfogliato trepidante, ho ritrovato la data giusta e…

E c’era poco più di mezza pagina di noterelle.

MoviePoco più di mezza pagina.

Qualcosetta di utile, qualcosetta di terribilmente generico. Mezza pagina o poco più.

E qui immaginate pure il mio grazioso film interiore che si spiaccica sul pavimento con rumore di semolino freddo…

E..

Fine della prima puntata!

Che ne è stato degli appunti della Clarina? Essi esistono da qualche parte? Riuscirà ella a riscrivere ciò che deve riscrivere? Come? Quando? Dove? Perché?

Non perdete il prossimo appassionante episodio de… La Clarina e gli Appunti Fantasma!