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Ago 25, 2017 - teatro    Commenti disabilitati su Volevo un Gatto Nero…

Volevo un Gatto Nero…

Rehearsals2No, non è vero: volevo un workshop.

Per carità, i gatti neri mi piacciono molto, ne ho avuto uno da bambina – una bella creatura ladra e molto snob – e non avrei obiezioni ad averne un altro, ma quel che volevo davvero era fare workshop in teatro. Lavorare su un testo con la compagnia, di stesura in stesura, modificando, affinando e adattando via via alla prova del palco, imparando dagli errori…

In un certo senso è andata così con Di Uomini e Poeti, se vogliamo – ma con dei limiti, su un arco di cinque o sei anni e, nel complesso, in una maniera un pochino solitaria: ho preso appunti durante il primo giro di repliche, ho riscritto dopo un sacco di tempo, e la versione nuova è andata in scena così come l’avevo riscritta, more or less.

Quel che volevo era qualcosa di più articolato, di più dinamico e, per usare una parola che trovo brutta come il peccato ma servirà alla bisogna, di più interattivo.

Ebbene, sta succedendo.

Il testo, in realtà, non è precisamente mio… a ben vedere non lo è su diversi livelli, perché si tratta di modifiche consistenti a un adattamento altrui di un romanzo di qualcun altro ancora – passando per una sceneggiatura cinematografica. Il che, se volete, è un nonnulla convoluto, ma tant’è. Non vi dico ancora di che si tratta: lo scoprirete presto e, spero, lo verrete a vedere a teatro. Intanto, però, c’è questo workshop continuo, in cui regista e attori provano, e io siedo in platea armata di taccuino e prendo appunti, e poi si discute e si modifica, e si riprova, e… e… e…

Ci lavoriamo dal principio dell’estate e, ben dopo la metà di agosto, il testo non è ancora definitivo. Be’, forse credevamo che lo fosse, ma ancora ieri sera, provando il secondo atto, ci siamo accorti che una successione di scene e passaggi temporali non scorreva bene. Sulla carta sì, ma una volta sul palco diventava macchinosa.

RhearsalWriting“Mi tirate il collo, se modifico queste tre scene?” ho chiesto agli attori. E gli attori hanno promesso di non tirarmi il collo, così sono tornata a casa e ho impiegato parte della notte a spostare una scena e combinarne due in una, e adesso l’inizio del secondo atto funziona molto meglio.

O almeno si spera, perché lo si vedrà davvero solo alla prossima prova.

E tutto ciò è bello e infinitamente istruttivo, ed è un po’ una disperazione dal punto di vista dei copioni da stampare, ed è tutto ancora molto fluido e in progress, e forse non si potrebbe fare davvero con una compagnia meno esperta – ma è meraviglioso. E per di più, succede tutto mentre lo spettacolo prende forma sotto una quantità di altri aspetti, mentre il regista modella i personaggi e modifica il progetto delle scene a seconda delle esigenze che emergono…

È complesso, è stimolante, è vivo.

E un giorno o l’altro spero di poterlo fare con un testo tutto mio, il workshop. Questa scrittura di scena. Questo rispondere e rimbalzare continuo di idee tra il quaderno e la scena…

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Mag 2, 2016 - scribblemania, teatro    Commenti disabilitati su La Clarina e il Serpente

La Clarina e il Serpente

Dragon3065La coda, sì…

Lasciate che vi spieghi che cosa è successo.

Sapete che stavo riscrivendo, giusto?  Ecco, riscrivevo e tutto andava bene, e mi compiacevo di quanto stesse andando bene, e di come tutto promettesse rimarchevoli miglioramenti rispetto all’originale – e forse mi sono compiaciuta un po’ troppo e, per dirla in termini classici, ho provocato l’ira degli dei…  Perché il fatto si è che, all’approssimarsi del finale, il tutto ha rivelato una natura serpentin-dragonesca.

Natura e coda, alla maniera di quei draghi stilizzati e nordici come quello qui di fianco: una coda variamente e pittorescamente arrotolata. E a un certo punto, la coda si è srotolata e poi riarrotolata – ma non allo stesso modo…

Un finale diverso. Un personaggio in più. Una simmetria molto più elegante, un riproporsi ulteriore di temi, uno strato in più, una conclusione molto più significativa…

“E bravo, Serpente!” ho esclamato io. “E a dire il vero, ci avessi pensato cinque anni fa – ma never mind, ci ho pensato adesso, e tutto è bene quel che finisce bene.”

Ed è capitato che, in questo felice stato d’animo e, certa di essere a un passo dalla fine, io abbia cenato con… be’, con la gente che stava aspettando la riscrittura.

“Oh, non c’è fretta,” ha detto questa gente, ascoltando le mie notizie. “Un personaggio in più? Va bene! Cambiamenti sostanziali? Va benissimo! Un finale diverso? Va benone! E soprattutto non c’è fretta. E dì un po’: quando possiamo aspettarci di ricevere il tutto?”

“Oh, ma in settimana…” ho cinguettatio io incautamente, e me ne sono tornata a casa felice.

E l’indomani, quando mi sono rimessa al lavoro, ho scoperto che il Serpente non aveva ancora finito con me, e per prima cosa ha srotolato la coda di nuovo, e l’ha arrotolata in un altro modo ancora.

No, non un altro finale diverso – del che son grata: lo stesso finale, ma disposto in modo leggermente diverso e leggermente migliore. Con qualche luccichio in più. E allora l’ho risistemato, perché chi sono io per ignorare i luccichii di un Serpente così gentile?

E solo allora mi sono resa conto che la nuova sistemazione richiedeva aggiustamenti più in su. E quindi ho aggiustato e, nell’aggiustare, si è presentata una nuova possibilità da aggiungere al finale – una possibilità migliore, con nuovi luccichii e una conclusione pressoché perfetta.

E quando ho ri-aggiustato il finale… indovinate un po’?

Insomma, per farla breve, per tutta la settimana passata, mentre la scadenza delle mie incaute promesse si avvicinava, il Serpente non ha fatto altro che luccicare e scuotere la coda di qua e di là e, quando ho annodato fermamente la coda in posizione, ha cominciato a scuotere il resto delle spire, e ogni volta che credevo di essere a una lucidatina dalla conclusione, la storia rivelava un’altra iridescenza inaspettata, una simmetria, una possibilità…

Alla fine – ma proprio alla fine – ne siamo venuti a capo, e ho consegnato quando si poteva ragionevolmente sostenere che fosse ancora la settimana scorsa in tutto tranne che nella più letterale e pedantesca lettura dell’orario.

Insomma, adesso il Serpente è a destinazione. Ci sarà il workshop, e poi sì vedrà – ma pittikins, è stata una settimana interessante…

Apr 29, 2016 - angurie    Commenti disabilitati su Coda…

Coda…

Serpent

Vista la creatura? Vista la coda?

Ecco.

Vi spiegherò – portate pazienza.

Apr 12, 2013 - teatro, Vitarelle e Rotelle    2 Comments

Bibi Al D’Arco

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A volte capita di scrivere per un’occasione specifica.

Capita per il teatro, capita per le commissioni.

Si scrive con dei vincoli, e può capitare che siano vincoli di tempo. Cose come “E soprattutto, al massimo un’ora, non più di un’ora e guai a sforare oltre l’ora.”

A suo tempo è capitato con Bibi e il Re degli Elefanti, da presentarsi a un pubblico di medici, genitori e bambini a chiusura di un convegno di medicina pediatrica. Parte della platea aveva una lunga e impegnativa giornata alle spalle, parte del pubblico era piccino… E così Bibi è nata piccola.

E sia ben chiaro, non c’è assolutamente nulla di male nel limitare i tempi. A volte è necessità, a volte è buon senso, a volte funziona così.

Poi però capita che le compagnie riprendano in mano le cose e le portino in teatro, e ne chiedano… un po’ di più. Per fare una serata di teatro completa.

E allora si aggiunge, si amplia, si ramifica – a volte si popola un po’ di più. È interessante vedere che cosa si riesce a fare senza stravolgere proporzioni e atmosfera, e in genere è un’occasione per sviluppare qualche idea che nell’esecuzione originale si era dovuta sacrificare o era rimasta in un angolo.

La tentazione poi è quella di risistemare tutto… si riprende in mano il testo, giusto? Perché non approfittarne? Ecco, questa non è sempre la migliore delle idee, perché in genere la compagnia preferisce non dover imparare tutto a memoria daccapo, thank you very much – e anche questo è un limite salutare per evitare di avventurarsi in rimaneggiamenti dissennati e vagabondaggi tangenziali…

 

Ed è andata così anche per Bibi. Da un limite all’altro – una porta aperta con limiti. E sempre di più vado scoprendo che nulla stimola la mente come un limite entro cui lavorare. Ne sono usciti un quadro in più, nuovi personaggi, nuovi compagni immaginari… perché Bibi non è la sola ad avere amici speciali. Per cui, ad andare in scena la settimana prossima per un giro di quattro repliche, è una Bibi nuova – buona anche per chi ha già visto la versione breve.

Se siete a Mantova e dintorni, e se vi va, queste sono le date:

Giovedì    18 Aprile   ore 20.45
Venerdì    19 Aprile   ore 20.45
Sabato       20 Aprile   ore 20.45
Domenica 21 Aprile   ore 16.00

Info e prenotazioni presso il Teatrino di Palazzo D’Arco dal mercoledì al sabato, tra le 17 e le 18 e 30. Telefono e fax: 0376 325363