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Mar 16, 2010 - scrittura, Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Origami

Origami

mask01.jpgTra una presentazione e l’altra, ieri sera sono riuscita ad assistere alle prove degli Histriones. Non è pronto, si capisce, ma è assolutamente elettrizzante vedere come tutto comincia a prendere forma. Le parole, le intenzioni, i significati, per gradi tutto diventa tridimensionale. E’ come guardare qualcuno di veramente bravo che piega un origami.

Lentamente, molto lentamente, una piega dopo l’altra. Siamo allo stadio in cui ancora non s’intuisce la forma definitiva, ma si formano delle ombre su quella che prima era una superficie piana, e le linee cominciano a gonfiarsi in curve.

E’ fantastico.

C’è qualcosa di straordinariamente appagante nel vedere un gruppo di persone che sperimenta con le mie parole, le mie battute e i miei personaggi. Mi è capitato ancora, ma ogni volta è una sorpresa. Una panacea per quei momenti di frustrazione in cui si vorrebbe tanto poter dare più di una forma alle proprie idee… voglio dire: è un tormento non saper disegnare, o comporre musica, o scolpire, ma devo ammettere che il teatro (il processo di elaborazione del testo, la fabbricazione dell’origami, più ancora della rana di carta finita) è una notevole, notevole consolazione.

Oh, e devo modificare tre battute. No, non c’è fretta: stanotte va benissimo. O anche domattina presto.

Mar 2, 2010 - grillopensante, pennivendolerie, Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Didattica – Teatro 0-0

Didattica – Teatro 0-0

L’ennesima richiesta richiesta di modifiche al testo da parte degli Histriones è degenerata in weekend (lungo) di massiccia riscrittura. Confesso di avere dormito assai poco, da giovedì a questa parte.

E’ andata a finire che ci eravamo lasciati con una pièce funzionale, molto didattica e rigorosamente cronologica, e la notte scorsa alle quattro meno venti ho spedito alla compagnia un testo alquanto modificato: niente più elefanti, niente più Alpi, niente più Capua, niente più Taranto, niente più veterani numidi e colonne d’oro… Il tutto asciugato a una domanda (perché Annibale non ha preso Roma dopo la battaglia di Canne?) e a una risposta che non è storica, ma è poetica.

Stasera, alle prove, sono arrivata in ritardo apposta, e ho trovato gli Histriones schierati attorno al tavolo, che rimuginavano sul testo nuovo e, palesemente, nutrivano propositi omicidi. Be’, la regista no: la regista è entusiasta. Dice che adesso è teatro. Il committente (sì, c’è un committente) non è felice. Dice che sarà anche teatro, ma non è più un’esperienza didattica. Gli attori sono divisi: per lo più preferiscono la stesura nuova, ma mi odiano un pochino perché credevano di dover studiare qualche modifica, non un testo nuovo…

Ora, io so benissimo che il committente ha ragione. Il progetto contemplava fin dal principio una fruizione scolastica, e quindi richiedeva una narrazione della storia di Annibale che fosse cronologica e di facile comprensione. Lo so bene, e lo sapevo anche mentre scrivevo la mia nuova stesura. Lo sapevo al punto che, negli intervalli ho anche preparato le modifiche che mi erano state richieste sulla versione vecchia.

Diciamocelo: la stesura nuova è stata una piccola follia, fatta perché è più bella, perché è come l’avrei voluta dall’inizio. E fatta anche per dimostrare che non era colpa mia se la versione originaria suonava come una versione dal Latino. Se in quaranta minuti devo comprimere una dozzina di scene cum voce narrante, è ovvio che non posso ambire a vette di profondità e scavo psicologico, ma non mi sentivo molto creduta. E allora ho fatto questa cosa con meno scene, meno gente, meno proiezioni alle spalle, meno orpelli in generale, e più Annibale.

Ora non so come andrà a finire: ci siamo lasciati discutendo, e il committente deve interpellare altra gente coinvolta nel progetto, e comunque c’è sempre la versione modificata. Però… Suono molto perfida se dico che sono contenta di avere scritto la nuova stesura, di avere gettato nel panico la compagnia e il committente? Forse non se ne farà nulla, ma ho visto molte occhiate concupiscenti piovere sulla mia stesura scritta di notte. Quella non didattica, quella teatrale. Quella bella.

 

Feb 26, 2010 - Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Ma l’Autore No

Ma l’Autore No

Prove con gli Histriones, ieri sera.

Da un lato, è meraviglioso. Avevo dimenticato come fosse questa fase in cui si discute dell’intonazione, dello spessore, del colore di ogni parola, della melodia di ogni arco, e le frasi prendono vita, prendono forma, prendono consistenza: germogliano. E vederlo succedere a qualcosa che io ho scritto è del tutto elettrizzante.

D’altra parte, però… Mi viene spontaneo, qualche volta, dire che no, che Annibale e Antioco non sono affatto amici, anzi. Antioco, forse, lo avrebbe voluto all’inizio, perché ammirava enormemente Annibale, ma poi si è accorto che l’altro voleva usarlo, e allora ogni incontro fra i due è diventato una partita d’astuzia e di crudeltà, e tanto più adesso che Antioco teme di sentirsi chiedere dai Romani la consegna di Annibale…

E la regista dice di no. Dice che la riduzione è un’altra cosa rispetto al libro. Dice che nell’economia della riduzione il legame fra questi due uomini deve essere diverso, una specie di amicizia distaccata e riluttante, se proprio voglio, ma qualcosa di simile all’amicizia.

E lo so che una volta che è scritta e pubblicata, ogni singola parola cessa di essere mia, e che gli Histriones fanno il loro mestiere nell’interpretare il Somnium, nel darne una lettura scenica, dinamica… Lo so bene, tante grazie. Però mi pare che sarebbe tutto più facile se lo facessero da qualche altra parte, non so, a San Giovanni in Persiceto, completamente fuori dal mio controllo. Perché, a differenza di quegli autori che sono placidamente defunti da qualche secolo, la sottoscritta è viva e vegeta, e fatica molto ad adottare il debito distacco.

Io conosco le motivazioni di Annibale, di Antioco, di Himilce, di Maarbale… e che diamine: li ho scritti io! So come pensano, so che voce hanno, so su cosa è verosimile che facciano dell’ironia e che cosa invece prendono maledettamente sul serio. Solo che non sono la regista. E quindi, pur avendo facoltà di dare suggerimenti, non devo aspettarmi che vengano raccolti. E se so, razionalmente, che è giusto così, se sono affascinata dal modo in cui le mie parole (o almeno, le parole che io ho scritto) prendono direzioni inaspettate, comincio però a credere che sarà dannatamente dura restarmene seduta a guardare mentre lo fanno.

Avevo allegramente detto di aspettarmi una sfida stimolante… Credo che non sarò delusa – ma si direbbe che sfida sia la parola operativa, qui.

Feb 23, 2010 - pennivendolerie, Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su A Scuola

A Scuola

E così apprendo, per vie traverse ed inattese, che in un Liceo locale un’insegnante di lettere ha citato me e il mio Somnium come esempio di caratterizzazione letteraria di Annibale che si discosta parzialmente da Livio per abbracciare altre fonti…

Il mio libro. A scuola. E, mi par di capire, in termini non particolarmente denigratori. Posso dire che la cosa mi lusinga ed elettrizza enormemente?

Feb 19, 2010 - Somnium Hannibalis    11 Comments

Riscritture

Era ancora dicembre quando sono andata al primo incontro del gruppo Hic Sunt Histriones, per l’adattamento teatrale di Somnium Hannibalis. Ci eravamo salutati ripromettendoci collaborazione e contatti frequenti, ma poi si sa come vanno queste cose. Di fatto, non avevo più saputo nulla fino a qualche giorno fa, quando mi sono capitati per le mani alcuni albi della Osprey, con delle illustrazioni che potevano tornare utili per i costumi. “Non avete bisogno di modifiche ai testi?” chiedevo nella mail a cui avevo allegato le immagini.

“Già fatto, grazie!” rispondono allegramente gli Histriones. “Abbiamo tagliato e riscritto un bel po’, e forse non abbiamo ancora finito.”

Riscritto? Riscritto??

Crisi. Quando a dicembre mi avevano chiesto se si potesse eventualmente modificare il testo, avevo risposto di sì senz’altro, ma forse non avevo spiegato abbastanza chiaramente che intendevo farle io, le modifiche… Ora, non dovete pensare che sia irragionevole: ho scritto per il teatro, ho adattato testi, ho recitato, ho diretto. So che le esigenze di scena a volte sono tiranniche, ed ero preparata all’idea di tagli drastici, ma erano le riscritture a fermarmisi di traverso nella trachea.

Così ho chiesto di vedere il testo modificato e l’ho rimodificato a mia volta. Giuro che non ho ripristinato nemmeno uno dei tagli che hanno fatto. Mi sono limitata a riannodare qualche filo logico smarrito e a ricondurre in carreggiata un paio di dialoghi tra Annibale e la moglie che, a detta degli Histriones, non erano abbastanza appassionati… Ci sarebbe un lungo discorso da fare in proposito, ma la versione stringata è questa: il mio Annibale ha una passione bruciante, e non si tratta di sua moglie, ma del suo destino. Annibale non è una creatura sentimentale, e non si può cambiare questo senza stravolgere il personaggio.

Armata del mio copione rivisto&aggiornato, ieri sera mi sono precipitata alle prove dello spettacolo. Gli Histriones mi hanno accolta con cautela… forse hanno già avuto a che fare con gli autori. Hanno tirato un sospiro di sollievo collettivo quando ho detto che approvo tutti i loro tagli, che così la pièce ha un ritmo molto più sostenuto, che hanno lavorato proprio bene…

“Allora è tutto a posto?” dice la regista. “Vuoi solo assistere?”

E lì ho detto che no, non era tutto a posto. Ho spiegato le mie remore, letto le mie versioni alternative, perorato la mia causa. Insomma, il nome sulle locandine è il mio, questo sarà per molta gente il primo (se non l’unico) impatto con il mio lavoro… posso avere il diritto di veto sulla versione definitiva, se prometto di essere ragionevole?

A quanto pare, posso. Le mie contromodifiche sono state accettate, e mi si è detto che farò meglio a cominciare a frequentare le prove con qualche costanza. Per stasera non ho visto molto, perché tra leggere, spiegare e discutere non c’è stato tempo per una prova vera e propria. Intanto, però, il testo somiglia ancora al mio libro, del che sono molto, molto, molto soddisfatta.

Dic 22, 2009 - Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Ecco gli Attori!

Ecco gli Attori!

Ieri sera, nonostante la neve, prima riunione del gruppo Hic Sunt Hystriones di ostiglia per la preparazione di Somnium Hannibalis. Ebbene sì, un adattamento teatrale del mio romanzo, da presentarsi alle scuole nella primavera del 2010.

Ieri sera si è parlato, ed è sempre affascinante vedere quali impressioni, quali curiosità, quali reazioni suscitino i propri personaggi. Vero è che diversi membri della compagnia avevano letto solo l’adattamento teatrale e non il libro, e questo ha condizionato un po’ la discussione.

La regista, la bravissima Gabriella Chiodarelli, ha cominciato definendo il mio Annibale un carattere depressivo, il che non sembrerebbe un buon inizio, se non fosse che quella è l’intenzione con cui è stato scritto. E’ seguita una tempesta di domande su quanto ci fosse di di storico e quanto di fittizio nelle motivazioni che ho dato ad Annibale: il peso del giuramento imposto dal padre, la “rinuncia” a prendere Roma dopo Canne, se e quando Annibale si sia reso conto di non poter sconfiggere Roma… Una delle mie teorie predilette su Annibale (ed è una teoria puramente letteraria, perché non c’è nulla di storico a supportarla) è quella di un’identificazione talmente profonda tra l’uomo e il sogno, da fargli guardare con repulsione all’atto effettivo della presa della città. Per tutta la vita Annibale Barca si è visto destinato a prendere Roma, ma che ne sarà di lui, una volta che Roma è presa? Credo che un visionario completamente assorbito nel suo sogno debba provare un certo horror vacui al pensiero del sogno realizzato.

Si è osservato che Annibale non ha un vero e proprio arco del personaggio, perché comincia facendo guerra a Roma e finisce facendo guerra a Roma: l’osservazione veniva da qualcuno che ha letto solo l’adattamento, e pur corrispondendo alla visione tradizionale di Annibale (Tito Livio e Polibio, per intenderci), non si applica del tutto al mio Annibale il quale, esule alla corte di Siria, è molto diverso dal giovane generale partito da Nuova Cartagine. E tuttavia, è vero che Annibale è il perno degli archi degli altri personaggi, da Antioco a Himilce, da Scipione a Lelia, da Sosila a Roma stessa. L’immagine è piaciuta ed è stata annotata.

Dopo di questo siamo passati ad immaginare la possibilità di movimenti coreografici per mettere in evidenza il diverso modo di fare la guerra di Annibale e dei Romani, delle tecniche da usare per richiamare luoghi e fiumi, e per mostrare lo scorrere del tempo. Nonché piccola discussione sul budget costumi.

Quando è cominciato a nevicare sul serio, ci siamo dispersi, ma mentre raccoglievamo sciarpe e cappotti, la regista ha chiesto immagini, suggestioni da elaborare… io ho detto “fuoco”. il Somnium è pieno di fuoco: la fiamma sacrificale sull’altare domestico, le torce di Gades, le pire dei cadaveri dopo le battaglie, i fuochi degli accampamenti, il riverbero del sole a picco, gli sterpi incendiati, il giavellotto infuocato. E le figure retoriche che Annibale usa contemplano spesso fuoco, fiamme, il bruciare, l’ardere, l’accendere. Se questo libro avesse un colore, sarebbero le sfumature delle fiamme.

Adesso non vedo l’ora di sapere che cosa faranno di tutto questo gli Hystriones. Mi hanno proposto di seguire la preparazione, e credo che lo farò: non capita tutti i giorni di vedere il proprio lavoro trasformato attraverso l’interpretazione altrui. Ho già avuto cose mie rappresentate, ma ho sempre curato la regia di persona. Questa volta no: mi aspetto che sia una sfida molto stimolante.

Nov 19, 2009 - pennivendolerie, Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Niente Roma

Niente Roma

Dovevo presentare Somnium Hannibalis a Roma, a metà dicembre, in una libreria del centro. Sembrava tutto stabilito, e non nego che ero piuttosto al settimo cielo. Insomma, Roma è Roma, e poi, così sotto Natale… Avevo già presentato una volta a Roma, ai tempi di Strada Nuova. Hm. A febbraio. Insieme ad altri due autori. Davanti a una platea di dodici persone. Due terzi delle quali erano amici e parenti. Ma questa volta doveva essere tutto diverso: si era scelto l’attore per il reading, prevista la pubblicità, decisa la data…  tutto perfetto, no?

Appunto: no.

A quanto pare, il Somnium e io siamo rimasti impigliati nel mezzo di una specie di guerra a tre fra librai (vari), distribuzione (Messaggerie) ed editore (Robin), in cui nessuno vuole cedere, in cui a nessuno importa della mia povera, piccola presentazione assassinata. E badate, non sono irragionevole: capisco perfettamente che ci siano problemi di mercato, di contratti, di eccezioni da non fare, di precedenti da non creare. Sono certa che tutti hanno perfettamente ragione. E sono consapevole che il mondo non ruota attorno al mio libro.

Però…

Essere ragionevoli è una magra consolazione, quando si credeva di presentare il proprio libro a Roma a metà dicembre, e invece non lo si farà. Sospirone.

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ETA: la mia amica Lina Morselli offre una consolazione migliore. Sono vittima di una maledizione millenaria, perbacco! Il vero Annibale non è mai riuscito a passeggiare all’ombra del Colosseo, e mi aspetto di portarcelo io? Allons donc! E devo ammettere che suona molto, molto meglio delle scaramucce distributive…

Il Questionario di Proust

Proust.jpgIl Questionario di Proust era un gioco di società in voga nei salotti del XIX Secolo, una specie di antenato dei test della personalità fatti per divertimento. Proust non l’ha inventato, lo ha solo reso celebre partecipando al gioco: qui ci sono le sue risposte, complete di riproduzione del foglio su cui le scrisse.

Perché lo tiro in ballo? Perché i casi, quando si crea un personaggio, sono in genere due: a) c’è una prima, meravigliosa fase di ebollizione in cui il nostro personaggio prende vita quasi da sé… poi bisogna strutturare tutto quello che è germogliato in un insieme coerente (almeno dal punto di vista dell’universo della finzione); oppure b) serve un personaggio che svolga una certa funzione ma, a parte la funzione, non se ne sa granché… solo che le funzioni pure e semplici non somigliano molto a della gente verosimile.

In entrambi i casi, per mettere ordine o per costruire, ci sono metodi peggiori di un questionario. Ci sono delle domande; si danno delle risposte; ci si chiede che cosa si sa del personaggio; si aggiunge/specula/teorizza/deduce quello che non si sa. E’ più facile restare coerenti davanti a una bella serie di domande scritte.

Ora, esistono centinaia di “schede personaggio” di varia provenienza, da quelle con decine di voci a quelle che si concentrano su pochi tratti salienti; da quelle puramente psicologiche a quelle che sembrano un formulario per la carta d’identità; da quelle asettiche a quelle in cui bisogna rispondere con la voce del personaggio… Tra l’altro, ogni insegnante di scrittura creativa ha la sua. Qualche volta ne posterò qualcuna, ma non è difficile trovarne su e giù per la rete.

Confesso di non averne una preferita: la mia prima scelta tende ad essere quella di Lajos Egri, perché è molto completa, ma quasi mai mi fermo lì: il più delle volte ne faccio un buon numero, più diverse che sia possibile, in modo che coprano aspetti diversi, sollecitino risultati differenti. E il Questionario di Proust tende ad essere utile: ci si cala nei panni del personaggio e via… Non è davvero esauriente e di certo non basta da solo (a meno che non lo si utilizzi per un personaggio secondario), ma costringe a pensare con la testa del personaggio, il che è sempre un esercizio utile. Lo si può anche tenere per i giorni di pioggia, quando si è bloccati: invece di incaponirsi davanti alla pagina vuota, invece di scagliare maledizioni seriali allo schermo bianco, si tira fuori il Q di P e ci si dà dentro. Nella migliore delle ipotesi si farà qualche scoperta utile (you never know the ways your subconscious mind will chose to tell you something), nella peggiore ci si sarà distratti per mezz’oretta dal ginepraio, ed è già qualcosa.annibale.jpg

A titolo d’esempio, voilà il mio Annibale alle prese con il Questionario:

Il tratto principale del mio carattere
L’intensità, la volontà feroce e inarrestabile. Ho perseguito ciò che volevo, sempre, al di là di ogni ragionevolezza e del mio stesso bene, e ho trascinato con me un esercito e una città interi.

La qualità che desidero in un uomo.
L’intelligenza: non ho pazienza per gli stupidi, non sopporto di averne attorno. A un uomo intelligente, d’altro canto, posso perdonare molti difetti.

La qualità che preferisco in una donna.
La comprensione. E poi la misura, il controllo: temo gli eccessi sentimentali più della punta di una spada.

Quel che apprezzo di più nei miei amici
La lealtà e l’intelligenza.

Il mio principale difetto.
La facilità alla collera e all’umor tetro. Il terrore di perdere il mio talento che a volte mi paralizza.

La mia occupazione preferita. 
Ideare una battaglia. Plasmare il terreno, la luce, gli uomini, la paura, le passioni, la tracotanza e il ferro in una vittoria perfetta.

Il mio sogno di felicità.
Non perdo tempo a sognare la felicità. Assaporo la gioia violenta del trionfo quando posso, la rimpiango quando non posso averla, ma non è un fine in sé. E amo l’intensità dei grandi sogni, il respiro delle imprese che occupano una vita intera.

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia:
La sconfitta. O la vittoria: che sarebbe di me, chi sarei, se non avessi una guerra, un nemico, un sogno da inseguire?

Quel che vorrei essere.
Nessun altro che me stesso.

Il paese dove vorrei vivere.
La Cartagine felice della mia infanzia, forse. Ma nemmeno questo è vero: ho vagato troppo, in avanzata, in trionfo e in fuga, per sapere ancora dove vorrei vivere.

Il colore che preferisco.
Il colore cangiante e chiaro che ha il cuore delle fiamme.

Il fiore che amo.
I gigli d’acqua, come quelli che mia moglie portava nei capelli.

L’uccello che preferisco
Il falco: vigile, sanguinario e fedele.

I miei autori preferiti in prosa.
Ogni storico che sappia leggere l’animo di quelli di cui scrive.

I miei poeti preferiti.
L’Omero dell’Odissea.

I miei eroi nella finzione.
Ulisse, intelligente prima di ogni altra cosa.

Le mie eroine preferite nella finzione.
Non ne ho.

I miei compositori preferiti.
[talvolta capita che qualche domanda non si applichi a qualche tipo di personaggio…]

I miei pittori preferiti.
[…e allora si passa oltre, naturalmente]

I miei eroi nella vita reale.
Il Grande Alessandro e Pirro

Le mie eroine nella storia.
Elissa, la figlia del Re di Tiro, sulla cui nave i miei avi raggiunsero la costa che sarebbe diventata Cartagine.

I miei nomi preferiti.
I nomi ci sono cari a seconda di coloro che li portano. A mio figlio avevo dato quello di mio padre.

Quel che detesto più di tutto.
La stupidità.

I personaggi storici che disprezzo di più.
I Diadochi, che si contendevano brandelli d’impero mentre Alessandro moriva. E certi consoli romani come Longo e Varrone, se mai passeranno alla storia. E Filippo V di Macedonia… Temo di avere imparato a disprezzare la mediocrità, e a discernerla in molti, troppi uomini passati e presenti.

L’impresa militare che ammiro di più.
Le conquiste di Alessandro, le campagne di Pirro. Forse dovrei ammirare anche Scipione, che mi sconfisse.

La riforma che apprezzo di più.
Quella con cui volli attaccare gli speculatori di guerra a Cartagine, anche se mi costò l’esilio.

Il dono di natura che vorrei avere.
Tra i molti doni che ho avuto, mi è mancata la capacità di amare.

Come vorrei morire.
In battaglia.

Stato attuale del mio animo.
[questa domanda ci conduce a una questione interessante: quando? Ovviamente, l’Annibale venticinquenne all’inizio delle sue imprese risponderebbe ben diversamente dal vecchio Annibale esule in Siria. Ma questo si applica anche a diverse altre domande, in realtà… A volte è interessante fare il questionario più di una volta, immaginando che il personaggio risponda in varie fasi della sua vita, e studiare i cambiamenti. Per il momento, supporremo che a rispondere sia Annibale esule in Siria] L’amarezza, il risentimento, il rimpianto delle grandi cose che non ho potuto compiere.

Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Non sono un uomo indulgente. Né con me stesso, né con gli altri.

Il mio motto: Persevero sempre.

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