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Giu 1, 2016 - anglomaniac, romanzo storico, Storia&storie, teatro    Commenti disabilitati su History Plays – Romanzi Storici a Teatro

History Plays – Romanzi Storici a Teatro

Wolf_Hall_coverOh dolce Inghilterra, isoletta felice, dove i campi sono circondati da siepi di biancospino, il teatro è una religione, e i romanzi storici si adattano per il palcoscenico!

Sì – è una giornata così, abbiate pazienza. Ma il fatto è che è tutto vero: le siepi di biancospino, e il teatro e, soprattutto, i romanzi storici.

“E tu di che ti lamenti, o Clarina? Non hai portato in scena il Somnium Hannibalis, tu?”

Vero – ed è stato bellissimo. Ma è stato per una serie di casi, per un progetto scolastico, e quante volte succede? Quanti romanzi storici arrivano sul palcoscenico alle nostre latitudini? Ben pochi, per non dir quasi nessuno.

Sull’Isoletta è diverso. Cominciamo col dire che portare a teatro i romanzi in generale è una vecchia abitudine. Per dire, tanto il niente affatto storico Jane Eyre quanto lo storico Le Due Città furono adattati numerose volte, cominciando quando i rispettivi autori erano ancora abbondantemente in vita – ma allora era l’equivalente dell’adattamento cinematografico. La cosa bella è che l’arrivo del cinema non cambiò poi troppo le cose, perché il teatro in Inghilterra è davvero una religione, e agli Inglesi piace vedere le storie a teatro, indipendentemente dal cinema. Wolf Hall

Quindi sul palcoscenico arrivano cose di grande successo, come Wolf Hall di Hilary Mantel, insieme al seguito Bring Up The Bodies. Questa favolosa, complessa storia early Tudor incentrata sul ministro enriciano Thomas Cromwell (antenato di quell’altro Cromwell), ha vinto tutto quel che si poteva vincere, il Man Booker Prize e il Walter Scott tra gli altri – e nel 2013 Mike Poulton l’ha adattata per la Royal Shakespeare Company. E il fatto è che era già stata annunciata una miniserie della BBC, con Mark Rylance nel ruolo del protagonista – ma a nessuno è passato per la testa che questo dovesse essere un deterrente all’idea di un adattamento teatrale.

13206633E però, badate bene, in scena non ci arrivano soltanto best-seller di vastissima presa. Di Ros Barber e del suo The Marlowe Papers avevamo parlato tempo fa: romanzo in versi sciolti, una delle migliori variazioni che abbia mai letto sulla teoria marloviana del vero autore – e a me la teoria marloviana non piace granché, ma questo è talmente ben fatto da piacermi molto nonostante la premessa. Anche TMP ha vinto un certo numero di premi, ma stiamo parlando di un romanzo in versi incentrato su una teoria più che un po’ bislacca… Non c’è paragone con i numeri di Wolf Hall, e le probabilità di arrivare in televisione o – men che meno – al cinema, sono pressoché inesistenti. E però anche TMP è arrivato in scena. Una piccola compagnia indipendente ha lavorato con l’autrice all’adattamento, un atto unico/monologo, con un attore solo in scena e musica period dal vivo. Questa non è una produzione sontuosa come quella della RSC, Catturaè chiaro – ma la qualità è ugualmente altissima, e il play sta riscuotendo molto successo. Adesso è a Brighton, e poi girerà – e chissà che in autunno non si riesca a pescarlo a Londra…

Perché Laggiù i romanzi storici si leggono, si adattano, si portano in scena, e si vanno a vedere con entusiasmo – in grande o in piccolo. Capite perché dico che è un’Isoletta felice?

Gen 15, 2014 - elizabethana, libri, libri e libri, Poesia    Commenti disabilitati su Il Carteggio Marlowe

Il Carteggio Marlowe

The-Marlowe-Papers-pb-jacketTardissimo – perdonate. E neanche molto lungo. Passerà anche l’influenza…

Ma veniamo a noi. Era un po’ che meditavo su The Marlowe Papers, romanzo in versi della poetessa Ros Barber.

Insomma, un’altra storia neo-marloviana, con il buon Kit che, invece di morire a Deptford, fugge sul Continente e procede a scrivere tutto il canone shakespeariano… A parte tutto il resto, quante volte è già stata scritta? E d’altro canto è ormai risaputo che, quando si tratta di Christopherm Marlowe, la mia capacità di resistere alle tentazioni, anche le più improbabili, è… ridotta. Ma soprattutto, l’idea di un romanzo in versi – in pentametri giambici! – mi attirava da matti, non foss’altro che per pura e semplice improbabilità.

Alla fine a decapitare i miei tentennamenti ci ha pensato Babbo Natale, scodellandomi The Marlowe Papers sotto l’albero… E diamine, ne valeva la pena in tutti i modi possibili.

Perché la signora Barber, o Lettori, Sa Quello Che Fa.

Può darsi che la nuda ossatura della trama si sia già vista decine di volte (vedi § 2), ma qui è sfaccettata in un’infinità di piccole scene, narrate in prima persona poetica da un Marlowe per cui è impossibile non parteggiare. Comincia arrogante, pieno di fuoco, incauto e troppo fiducioso per il suo stesso bene, e un po’ per volta, ogni singolo passo verso la grandezza si rivela un’imprudenza da pagarsi a caro prezzo. E noi, leggendo, ci dimentichiamo della teoria bislacca su cui è costruita la trama, per appassionarci ai tormenti, ai riscatti momentanei, alle speranze condannate del narratore. warning-sign-clip-art_420969

Le poesie sono alla fine fine lettere in versi che, dall’estero o dall’invisibilità precaria di un incognito che rischia di far acqua ad ogni passo, Marlowe scrive senza mai spedirle a Thomas Walsingham – amico, mecenate, salvatore e amante… Lettere non spedite, metà diario e metà testamento per almeno tre quarti del libro.

E, per una volta, persino la trasformazione da Marlowe in Shakespeare è fatta con immaginazione e sottigliezza, intrecciando fatti conosciuti, dubbi, ipotesi, vuoti biografici e cronologie di titoli con molta, molta più finezza di quanta se ne veda di solito in questo genere di operazioni.

Il tutto in pentametri giambici – e se pensate che la forma intralci la narrazione, ebbene lo pensavo anch’io, ma mi sbagliavo. Il linguaggio è una gioia – ricco, vario, con una combinazione perfetta di colore elisabettiano e scioltezza contemporanea. E il ritmo del verso da alla voce di Marlowe una specie di pulsazione, un’urgenza irrequieta che trascina dalla prima all’ultima pagina.

Morale: sono conquistata. No, non nel senso che vo abbracciando tesi neo-marloviane – o anche solo antistratfordiane – ma è di nuovo come per History Play: l’intelligenza e l’ammirevole esecuzione, e la capacità narrativa… Allo scrittore che riesce a travolgermi con le variazioni su una storia che, di per sé, mi manda il latte alle ginocchia, va tutta la mia ammirazione.

 

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