Browsing "scrittura"
Ago 28, 2008 - scrittura    1 Comment

Scrittore Nei Paraggi

Il villaggio è di fiera, e io sono stata cooptata nella preparazione della pesca di beneficienza.

Mi sono presentata ieri, col mio portatile sottobraccio, e mi sono ritrovata unica al di sotto dei sessanta in un gruppo di signore che, mancando quest’anno la sovrintendente abituale, giravano un tantino su sé stesse ma con molta buona volontà, seppur non senza divergenze d’opinione.

Il mio compito era di battere al computer una lista dei premi, e non so se abbiate idea della congerie di oggetti che finisce sugli scaffali di una pesca di beneficienza: da una coppia di coniglietti innamorati in resina verde prato, a una favolosa batteria di pentole antiaderenti, con molti, affascinanti passaggi intermedi. Ho contato sei biscottiere di ceramica Anni Settanta, un armadietto per le bambole di bambù intrecciato, trenta (30) scacchiere di vetro, una scatola di ornamenti natalizi di vetro soffiato, uno xilofono proprio di legno, un buono per un maialino (vivo), una tovaglia da ventiquattro fatta all’uncinetto, sette piattini scompagnati di un servizio della vecchia Richard… e poi mi fermo qui, anche se la tentazione di continuare la lista nonsense è forte. Non sembra un esercizio di traduzione dal Tedesco?

La cosa migliore, però, erano le signore organizzatrici, che continuavano a chiedermi cosa ne pensassi di tutto l’ambaradan.

“Ti diverti, vero che ti diverti?”

“Ma cosa vuoi che si diverta? Ci fa un favore…”

“Ma no, che si diverte! Scommetto che ci scrive un libro.”

A questo, ho riso e ho detto che un racconto prima o poi ci scapperà, il che le ha mandate in visibilio.

Questo è successo ieri.

Oggi pomeriggio, nel venirmene via a lista terminata, ho salutato le signore. E due di loro, separatamente, mi hanno presa da parte e chiesto…

“E il racconto, quando possiamo leggerlo?”

 

Ago 26, 2008 - scrittura    5 Comments

Fisse

Once upon a time, si discuteva di libri con un amico (una di quelle anime buone e pazienti che leggevano tutto quello che scrivevo e facevano anche le pulci). Si discuteva di Thomas Bernhard, credo, e io sostenevo che Il Soccombente non è una storia, è un esercizio di stile.

“Non succede un bottone,” dicevo io, “non cambia niente!”

“Tu sei troppo ossessionata dalla fabula,” diceva il mio amico.

Una quindicina di anni più tardi, riflettendoci, posso dire che aveva ragione, almeno in parte: non sono sicura di esserlo troppo, ma di sicuro sono ossessionata dalla fabula. Una storia per me deve avere una trama. Una trama costituita da un arco. Un arco che porta da un punto A ad un punto B, ben definito rispetto al punto A. Sennò che storia è?

All’inizio di una storia deve esserci conflitto. Molto bene.

Anche al centro della storia stessa deve esserci conflitto. E fin qui ci siamo, ma non basta.

Alla fine della storia, qualcosa deve essere cambiato. Qualcunodeve essere cambiato: il protagonista. Deve avere ottenuto quello che voleva, oppure deve avere fallito nel tentativo di ottenerlo, oppure deve avere ottenuto qualcosa di completamente diverso (è contento? è sorpreso? è deluso?). Deve avere imparato qualcosa, oppure deve pagare le conseguenze per non avere saputo imparare, per non essersi saputo adattare a quello che è cambiato intorno a lui.  Sennò, ripeto, dove diamine è la storia?

E quindi sì: sono ossessionata dalla fabula. Mi piacciono gli inizi che aprono molte questioni e i finali che le chiudono tutte in modo soddisfacente; mi piacciono i rapporti di causa ed effetto; mi piace che tutto abbia delle conseguenze; mi piace che ci sia sempre un prezzo da pagare. Mi piacciono le storie.

Che posso farci? Ciascuno ha le sue fisse.

Pagine:«12345678910