Tagged with " accademia campogalliani"
Set 16, 2016 - teatro    Commenti disabilitati su Di Uomini e Poeti (Ovvero il Testamento di Virgilio)

Di Uomini e Poeti (Ovvero il Testamento di Virgilio)

LocVirgTeresiana16Tradizione vuole che, in punto di morte, Virgilio abbia chiesto con insistenza la distruzione della sua opera incompiuta, il poema epico che ancora non si chiamava Eneide. Ma Vario Rufo, poeta a sua volta e amico di Virgilio, non obbedì alla richiesta, e anzi ebbe da Augusto l’incarico di curare la pubblicazione dell’Eneide così come Virgilio l’aveva lasciata. È per una disobbedienza alla volontà di un amico defunto che l’Eneide è giunta a noi attraverso venti secoli, con l’occasionale verso imperfetto, con qualche incoerenza, con le sue asimmetrie narrative e con un eroe un nonnulla bidimensionale… I latinisti si sono interrogati a non finire sul brusco finale del Libro XII, e innumerevoli generazioni di studenti ginnasiali (me compresa) hanno storto il naso davanti al Pio Enea, più paradigma di obbedienza e abnegazione che essere umano.

Rileggendo il poema da adulta, mi sono trovata a meditare, più che sulle vicende di Enea e dei suoi, su ciò che Virgilio non ebbe tempo di compiere prima di morire. La tentazione di considerare la gelida caratterizzazione di Enea un difetto da prima stesura era irresistibile – e non ho resistito. Il mio Virgilio, che torna nei sogni di Vario Rufo per deciderlo a bruciare il manoscritto incompiuto, non si preoccupa tanto dell’imperfezione dei versi, quanto di non avere avuto il tempo di tratteggiare come avrebbe voluto personaggi e significati. Ma a complicare il dilemma di Vario, lacerato tra la lealtà e ammirazione, irrompono nel sogno i personaggi dell’Eneide – non l’eroe vincitore, ma gli sconfitti: Creusa, Turno e Amata, pieni di risentimento e certi che solo la distruzione del manoscritto li libererà dalla sorte cui Virgilio li ha condannati. E allora la lotta per il rogo dell’Eneide diventa una metafora per l’intrecciarsi di arte e vita, dovere e istinti primari, libero arbitrio e destino, amore, sconfitta, giustizia e memoria – in una parola, l’umanità.

Difficilmente la questione di che cosa davvero mancasse troverà una risposta inoppugnabile. Però dove storiografia e filologia non possono giungere,il teatro può tessere, con la richiesta di Virgilio, i dubbi di Vario e la volontà di Augusto, una riflessione sul rapporto tra l’autore e la sua opera, tra poesia e storia.

Il Testamento di Virgilio ritorna, sabato 1 ottobre alle ore 18.00, nella magnifica Sala dei Mappamondi alla Biblioteca Teresiana – per cominciare. L’ingresso è gratuito, ma i posti sono limitati. Prenotate al numero 0376338450. La locandina si può scaricare qui.

Set 16, 2015 - il Palcoscenico di Carta    Commenti disabilitati su Cronache di Carta

Cronache di Carta

20150915_180456Credo proprio che lo Spirito di Kit abbia aleggiato con qualche soddisfazione, ieri pomeriggio, all’Einaudi di Corso Pradella*, per il primo appuntamento dedicato al suo Faustus.

Siamo partiti in tanti – una dozzina di lettori e quasi altrettanti ascoltatori – con gli auspici d’Oltremanica e con una piccola introduzione… Sì, perché Romeo e Giulietta lo conoscono tutti, ma il Faustus è un’altra faccenda. In Italia, per lo più, dici “Faust” e tutti pensano a Goethe, e semmai a Gounod e/o Boito… Magari anche a Thomas Mann – ma quanti a Marlowe?

Quindi credo che per qualcuno la lettura di ieri fosse una novità, e per tutti un’occasione piuttosto rara, perché non è come se il Faustus in questione in Italia si rappresentasse tutte le settimane.

Confesso che qualche timore ce l’avevo. Dopo Shakespeare, dopo Romeo e Giulietta, dopo i fanciulli innamorati e i duelli per strada, il Faustus è… tutt’altro. Invece dell’osservatore dell’umana natura, ci si trova il teorico fiammeggiante, il pensatore audace, l’erudito cui della sua erudizione piace fare sfoggio, il teologo impaziente. Dal secondo verso di MarloweFaustus è evidente che a Kit Marlowe dell’umanità interessa davvero poco – se non per il gusto di farla sobbalzare.  A lui interessano il pensiero, l’idea del potere, l’ambizione, i limiti dell’umanità…

Per cui sì – ho passato l’immediata imminenza del PdC a cullare dubbi tardivi, in ansiosa conversazione con lo Spirito di Kit… Dici che funzionerà? Dici che passerà? Dici che piacerà? Lo Spirito di Kit, va detto, in circostanze del genere è d’aiuto e non lo è.  Ha una tale suprema fiducia in quel che ha scritto, che non si sa se essere rincuorati o dubitare dell’utilità del suo giudizio…

Il mio nuovo taccuino con la locandina del Faustus al Globe. Grazie, D.

Grazie, D. 🙂

Ma salta fuori che lo Spirito aveva ragione, dopo tutto. Faust con i suoi dubbi e la sua coscienza bifronte, Mefistofele astuto e tormentato, lo spudorato Wagner, gli studiosi, gli alchimisti e i sempliciotti di questa Germania di fantasia hanno preso vita in una danza di ambizione, tentazioni, hybris, ritrosie e gesti irreparabili. Faustus si è messo in guai enormi, è chiaro che le cose possono solo peggiorare – e l’abbiamo lasciato appeso per i polpastrelli a una metaforica scogliera, in compagnia di Lucifero e Belzebù.

Funziona. Passa. Piace.

Tutti i presenti – lettori e ascoltatori – intendono tornare la settimana prossima, e nessun diavolo soprannumerario è apparso nella scena dell’incantesimo, e lo Spirito di Kit è compiaciuto.

Se lo chiedete a me, credo che ne abbia tutte le ragioni. E adesso ci prepariamo per martedì prossimo.

_______________________________________

* Per i non-mantovani: sì, avevamo detto Corso Vittorio Emanuele II. Stessa cosa. Un tempo il corso portava a Porta Pradella – hence il vecchio nome che resiste. Una volta o l’altra magari parleremo dell’ostinata persistenza di odonimi e toponimi…

Ott 8, 2014 - elizabethana, libri, libri e libri, Storia&storie, teatro    Commenti disabilitati su Varie Ed Eventuali

Varie Ed Eventuali

Che poi, “eventuali” mica tanto – ma varie sì.

Cominciamo con un appuntamento di Borgocultura. Sabato 11 si va alla scoperta dell’identità (quasi) perduta di Fiera Catena, storico e pittoresco quartiere mantovano. Perché una volta c’era il quartiere, questa sottocittà dalla personalità ben definita, dalla storia tutta sua, dal pronunciato senso di appartenenza. Poi in molte città questa suddivisione più affettiva che altro si è sciolta, e i quartieri hanno perso la loro rilevanza. Però nulla impedisce di andarne a riscoprire l’atmosfera e la storia, giusto? Soprattutto quando si ha per guida un indigeno del quartiere stesso – Silvio Scardovelli, storica guida mantovana e appassionato nativo di Fiera Catena. Se l’idea vi stuzzica, i particolari li trovate qui.

Lunedì 13, invece, si apre il sipario sui Lunedì del D’Arco – e comincio io, con Anna Bianchi, Diego Fusari e Adolfo Vaini. In Shakespeare & Co. racconteremo la tensione di ispirazioni, influenze ed echi incrociati fra Shakespeare e Marlowe. Lo faremo evocando le storie e i personaggi dell’uno e dell’altro – dai primi passi sulla scena londinese fino ai giorni nostri, perché questa è una vicenda di secoli… e a ben pensarci, se Will e Kit non si potevano soffrire (come io sospetto fosse il caso) dev’essere una lunga, lunga beffa ritrovarsi così inestricabilmente connessi per tutta la vita e poi anche in morte, ed esserlo ancora quattro secoli e rotti più tardi. A suo modo, questa sarà una storia di fantasmi. E una storia di teatro, naturalmente. E una storia di temperamenti così diversi da essere, alla fin fine, le due facce di una stessa medaglia. E poi una storia di ossessioni, di bizzarrie, di omicidi, di prudenza e d’imprudenza… Sì, decisamente una storia di fantasmi – un po’ come in Entered from the Sun:  Abbiate pazienza con noi, spiriti. Parlateci. Parlate attraverso di noi

LocSh&Co.

Martedì 14, infine, torna Ad Alta Voce – non, non, non un gruppo di lettura. La formula è la stessa: c’è un tema, ci si riunisce, si legge – ad alta voce, of course. Chi lo desidera, si porta qualcosa – un assaggio di un romanzo, una poesia, un articolo, il testo di una canzone… se ha a che fare con il tema e si può leggere, è perfetto. Non avete idea delle diverse interpretazioni, dei deversi tagli, delle diverse sfaccettature, dei diversi colori che può assumere un tema qualsiasi, visto attraverso questo prisma di carta e di voci. Martedì cominciamo con “Lettere & Diari” (una maniera affascinante di raccontar storie). A novembre proseguiremo con La Forza della Natura. E vogliamo scommettere che l’appuntamento decembrino con “Profumi, Musica, Colori” riuscirà a prendere qualche sfumatura natalizia? E poi a gennaio leggeremo “Di Arti e di Mestieri”…
E poi abbiamo altri piani – ma ne riparleremo nel Quindici, volete?
Oh, ed essendo questo l’anno che è, AAV rende un piccolo tributo a Shakespeare&Marlowe: fino a dicembre, ogni incontro avrà un Angolo Elisabettiano: qualcosa di legato al tema, preso da uno dei festeggiati.

AAV14Ecco qui. Vi aspetto?

 

Lug 23, 2014 - teatro    4 Comments

Il Palcoscenico Di Carta

Picture11-e1386900587309E per una volta, no: non parliamo affatto di toy theatres – nonostante l’illustrazione. Vi avevo promesso qualcosa di speciale per oggi, vero? Ebbene, eccoci qui con un progetto nuovo.

Allora, tutto è cominciato quando ho scoperto l’esistenza di The Paper Stage, e ci ho fatto un post su Scribblings. The Paper Stage, dovete sapere, è un’idea geniale nella sua semplicità: ci si riunisce e si leggono ad alta voce testi teatrali poco noti e/o poco rappresentati. Cose elisabettiane le cui probabilità di essere messe in scena sono, per vari motivi, da scarsine a nulle rivivono per una sera al Gulbenkian Café di Canterbury, ad opera del professor Harry Newman, della sua pattuglia di studenti e attori, e di chiunque desideri partecipare.

Niente grandi numeri, niente prove, niente esperienza richiesta: ci si accorda in anticipo per la distribuzione delle parti, ci si trova, ci si siede in cerchio e si legge – o si ascolta.

Magnifico, no? E pensate alle possibilità infinite… Ah, come sarebbe stato bello poter fare qualcosa del genere anche da queste parti, sospiravo per iscritto a conclusione del mio post.

E Harry Newman mi ha scritto per farmi la domanda logica: E perché non lo fate?

E in effetti, perché no?

Così mi sono messa all’opera. Il primo passo è stato quello di coinvolgere i miei amici dell’Accademia Campogalliani, con cui più volte si era lamentata l’impraticabilità di certi testi magnifici o anche solo interessanti, ma difficili o rischiosi da mettere in scena. Ebbene, ci siamo detti in coro con Maria Grazia Bettini, Adolfo Vaini e Diego Fusari, ecco la soluzione!415c89e920055ac5156094bd4b4af311

Insomma, presto Mantova ospiterà Il Palcoscenico di Carta – definiamolo il capitolo italiano di The Paper Stage. Stiamo lavorando per costruirlo, il nostro teatro che non c’è, e per trovargli una o più sedi. Probabilmente le letture avranno inizio in gennaio, partendo con Shakespeare e Marlowe – ma con il tempo, a differenza del progetto originale, intendiamo scostarci dal repertorio elisabettiano.  C’è un’infinità di testi teatrali cui possiamo dare voce e voci per una sera.

Sarà un’esperienza teatrale nuova e diversa, un modo per esplorare testi poco conosciuti, per perdersi nell’incanto della parola, un’occasione per mettersi alla prova, un gioco, una scoperta… Inutile dire che vi aspettiamo.

Intanto, per cominciare, tra qualche giorno nascerà il blog de Il Palcoscenico di Carta, destinato ad essere la casa del progetto – vi farò sapere.

Non vedo l’ora…

 

 

Feb 1, 2012 - teatro    Commenti disabilitati su Di Uomini E Poeti – Le Foto

Di Uomini E Poeti – Le Foto

Qualche immagine di Di Uomini E Poeti, tratta dalle riprese del debutto al Bibiena, il 14 Ottobre 2011.

Con Andrea Flora (Clito), Diego Fusari (Lucio Vario Rufo), Rossella Avanzi (Creusa), Francesco Farinato (Turno), Francesca Campogalliani (Amata), Adolfo Vaini (Virgilio), Stefano Bonisoli (Enea), Valentina Durantini (Lavinia), nonché Anna Bianchi, Matteo Bertoni, Giulia Cavicchini, Alessandra Mattioli e Annalaura Melotti (Le Ombre).

Di Uomini E Poeti – ovvero Il Testamento di Virgilio, per la splendida regia di Maria Grazia Bettini e con le musiche originali di Stefano Gueresi, torna in scena al Teatrino di Palazzo D’Arco (Mantova) dal 9 al 19 febbraio. Informazioni e prenotazioni qui.

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,


 

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,


 

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,


 

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,


 

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,

di uomini e poeti, virgilio, eneide, accademia campogalliani, teatro bibiena,

 

Ott 26, 2010 - guardando la storia, teatro    4 Comments

La Regina e il suo Giullare

Velazquez_The_Dwarf_Don_Juan_Calabazas_called_Calabacillas_ca_1639.jpgDon Juan Martìn de Calabazas, con questo nome altisonante, era un giullare, buffone di corte di Re Filippo IV dopo avere servito una serie di Grandi di Spagna e Infanti reali. Conosciuto come Calabacillas o Bizco, fu tanto celebre al suo tempo da meritarsi due ritratti, uno dei quali dipinto da Velazquez, niente meno.

Fausto Bertolini, giocando con date e luoghi, porta Calabacillas alla corte di Elisabetta I d’Inghilterra. Regina e giullare dialogano fittamente, in bilico continuo tra ironia trasognata, incursioni metateatrali e scatti d’ira, e – tra una disquisizione sul metodo per catturare un orbe riluttante e un passo di dana – offrono un’affilata analisi di arte, potere, e del rapporto tra i due.

“Non ci sono eroi innocenti in politica – o nella storia,” sussurra Calabacillas al pubblico: soltanto un “nesso di colpe” che i detentori del potere cercano di districare oppure ispessiscono con le loro azioni. E gli artisti? Gli artisti camminano sul filo sottile tra un ruolo di coscienza e la necessità di mantenere la testa là dove si trova…

Ieri sera, al Teatrino d’Arco, i bravissimi Francesca Caprari e Claudio Soldà hanno recitato un estratto de La Regina e il suo Giullare. La regia era di Mario Zolin, che gioca con ironia ed eleganza sul carattere metastorico della pièce. reginaegiullare.jpg

A questo proposito, è stato interessante sentire l’autore definire la sua passione per il teatro-nel-teatro come un aspetto sintomatico della Sindrome del Demiurgo (aka il complesso della subcreazione). La tendenza a sfondare la quarta parete sarebbe, secondo Bertolini, una conseguenza del desiderio di manipolare la realtà: non contento di creare la realtà teatrale, l’autore desidera intervenire anche su quella più vasta che esula dal palcoscenico. Su quella fetta di realtà, mi verrebbe da dire, che connette palco e platea – di fatto la sospensione dell’incredulità.

Interessante teoria e interessante pièce – che spero di vedere presto per intero.

Pagine:«123