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Giu 26, 2017 - grillopensante, teatro    Commenti disabilitati su In Fin Della Licenza, Io Piango

In Fin Della Licenza, Io Piango

Coquelin_dressed_as_Cyrano_de_BergeracSì, lo confesso senza soverchie remore: sul finale del Cyrano de Bergerac  io piango come una fontana. Sempre. Fatemi causa.

È un dato da cui non si sfugge. Amici e parenti tutti lo sanno: sul quint’atto del Cyrano, la Clarina apre le manovre idrauliche. Ho pianto al Fringe Festival di Edimburgo, dove una giovane compagnia anglo-francese lo recitava nel parco di Holyrood Palace (due interruzioni per pioggia, ma al primo raggio di sole, via di nuovo!); ho pianto al cinema sull’edizione di Rappeneau, benché Depardieu non mi piaccia granché in via generale – ma questo film…; ho pianto sulla versione di Proietti; ho pianto seduta in prima fila al Teatrino d’Arco di Mantova (esperienza da fare una volta: si è seduti praticamente sul palcoscenico, come i Viscontini nel Cyrano stesso. Claudio Soldà/Cirano passeggiava giù dal proscenio basso, guardando  in faccia gli spettatori, uno per uno. Io stavo lacrimando…); piango tutte le volte che rivedo l’edizione 1950 con Jose Ferrer; l’unica volta in cui non ho pianto è stato all’Arena di Verona, al galà per i 40 anni di carriera di Placido Domingo, benché si trattasse di Placido Domingo ma, a parte quello, per farla breve e farla parafrasata: in fin del quinto atto, io piango.

cyrano-de-bergerac-1925-1923-silent-film-image-08E ieri sera mi è stato chiesto – e me lo sono chiesta anch’io: che cos’è che mi scioglie in questa maniera ogni benedetta volta? Perché chiariamo: da bambina al cinema ero abbastanza facile alle lacrime. Fosse il dolby o che, al cinema mi commuovevo spesso, ma al di fuori di quello non capitava praticamente mai. Crescendo, poi, ho smesso di fare scene anche al cinema – il che è una buona cosa, considerando quanto detesti piangere in pubblico. E tuttavia, quando Roxane chiede a Cyrano se oggi non fa arrabbiare un poco la sua Suor Marthe, comincio.

Ripeto la domanda: come mai? Perché proprio quella storia? Perché proprio quel momento? Per la morte di Cyrano in sé? Non credo proprio. Per la storia d’amore irrisolta? No davvero. CyranoFerrer

È, credo, il momento in cui, nel chiostro autunnale, nell’ora del crepuscolo, Cyrano guarda indietro alla sua vita, e non vi trova nulla che valesse la pena. “Qui giace Ercole Savignano Cyrano di Bergerac, che fu tutto e lo fu invano”. È questo senso di vita gettata via, di occasioni sprecate, di momenti lasciati sfuggire, di talenti sperperati… Il tema ricorre attraverso tutto il dramma, fin dal I Atto, quando Le Bret rimprovera Cyrano di avere bruciato in una sera tutto il mensile che suo padre gli ha inviato. “Che follia!” brontola Le Bret, e Cyrano di rimando: “Sì, ma che gesto!” Dopodiché tutta la trama è punteggiata di occasioni non colte (un posto di poeta alla corte del gran Cardinale, il momento di svelare a Roxane la verità, la scaramuccia alla porta di Nesle, che nessuno ha visto), di possibilità mancate per un soffio (il discorso sul tenero, la notte di nozze di Roxane e Christian, l’avvertimento del conte de Guiche – un’ora troppo tardi), di parole non dette, non ascoltate o non comprese. Alla fin fine, Christian è morto, Roxane ha amato per quindici anni l’uomo sbagliato, de Guiche si porta dietro “mille piccoli disgusti di sé che tutti insieme non fanno un rimorso”, e Cyrano… Cyrano ha bruciato la sua vita sull’una e sull’altra fiamma, e ne ha avuto solo sconfitta.CYRANO-DE-BERGERAC-OLD-AGE

Sì certo, è una sconfitta eroica, la sconfitta dell’orgoglio e dell’integrità, ma proprio per questo è ancor più infinitamente triste, e anche quel “panache” (che nessuna traduzione italiana potrà mai rendere, perché il senso francese del termine ha delle connotazioni impossibili per la parola italiana pennacchio) che Cyrano richiama con il suo ultimo respiro, è una consolazione fredda e grigia come il crepuscolo di ottobre. E forse non era nemmeno quello che Cyrano voleva – ma lo scopre troppo tardi.

Anthony Burgess dice che la tragedia di Cyrano è quella di chi fallisce per non essere stato capace di conoscere se stesso. O forse di chi ha vissuto inseguendo sogni sbagliati, aspettative sbagliate, ed era tanto impegnato nei suoi voli pindarici, da lasciarsi sfuggire le cose vere… È un peccato che in letteratura – e nella vita? – si paga sempre molto, molto caro.

 

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Ago 12, 2015 - angurie    Commenti disabilitati su E Dove, Dove, Dove Son le Stelle?

E Dove, Dove, Dove Son le Stelle?

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Stelle, dicono…

Stelle cadenti. Perseidi. E San Lorenzo, e il picco fra il 12 e il 13, e guardare a nord-est…

Be’, non so da voi, ma qui il cielo non è mai limpido a sufficienza, in queste notti. Magari c’è ancora un po’ di tempo, ma so far, no joy.

E allora che bisogna fare? Consoliamoci con firmamenti passati. E, in mancanza di stelle – perché ci sono state estati così, e nemmeno tanto tempo fa – con la luna piena. Oppure scaricando e leggendo Cyrano fra le Stelle ovvero l’incantevole scena XI dell’Atto Terzo del Cyrano de Bergerac, che fonde intrigo amoroso e l’ur-fantascienza di un magnifico viaggio immaginario.

E insomma, non sono ancor perdute tutte le speranze – ma se quest’anno deve andar così – o, tutto sommato, anche se invece voi avete raccolto messi d’innumeri perseidi – godiamoci una stellata di carta e d’inchiostro.

 

Mar 15, 2015 - cinema, teatro    Commenti disabilitati su Cyrano Silenzioso

Cyrano Silenzioso

cyrano-de-bergerac-1925-1923-silent-film-image-08Sembra un ossimoro, vero? Come si fa a zittire l’irrepressibile moschettiere?

Ma d’altra parte, come poteva il cinema muto starsene lontano da una storia come questa? E quindi non siamo nemmeno terribilmente sopresi di scoprire che c’è una versione muta del dramma di Rostand.

Muta e colorata, perché non è vero che i film muti sono tutti grigi… Il metodo consisteva nel colorare a mano fotogramma per fotogramma, con certosina pazienza… In realtà spesso il colore veniva applicato in una mano uniforme per atmosfera generale: blu per la notte, verde per la notte nei boschi, giallo per gli interni illuminati o le giornate di sole, oppure violaceo per la minaccia e cose del genere.

Qualche volta, invece, si colorava sul serio, con risultati come questo Cyrano del 1925:

Incantevole, vero? Con quest’aria d’acquerello… Poi, come dicevamo prima, è difficile immaginare un personaggio meno muto di Cyrano, e ci sono scene per le quali gli intertitoli proprio non  bastano… Come il duello a teatro – e allora questo film singolare sceglie di far apparire parte del dialogo in sovrimpressione.

Altri – molto prima – avevano fatto qualcosa di diverso e ancora più pionieristico, producendo quello che si considera il primo film sonoro  (e parzialmente colorato) nel 1900, la bellezza di centoquindici anni orsono:

La voce è quella di Coquelin il vecchio, registrata su cilindro.

Ecco. E buona domenica.

Cyrano 2.0

lettera damore per lui

Siete abbacinati come lo sono io? È la query con cui qualcuno che non so – ma presumo, o almeno spero, una ragazzina – ha raggiunto SEdS via Google, in un momento che non so tra il primo di novembre e oggi. Proprio così come la vedete.

E guardate, accantoniamo pure il fatto che un apostrofo, roseo or otherwise, fra le parole d e amore ci sarebbe stato proprio bene. Ammetto che è un fatto maiuscolo da accantonare, ma concediamo il beneficio del dubbio, della fretta, delle tastiere temperamentali – e accantoniamolo.

Resta il fatto che qualcuno, volendo scrivere una lettera d’amore, ha pensato bene di cercarsene una già pronta su internet. La mia prima reazione è stata, confesso, d’incredula ilarità – finché non ho pensato che in fondo, nell’impulso di fondo, non c’è nulla di terribilmente diverso da quello che muove Christian a rivolgersi all’amico nasuto e facondo, o la Marilù di Giana Anguissola a levarsi la scarpa e battere con il tacco sul pavimento per convocare dal piano di sotto Rossella che ha la media dell’otto…

In fondo, non è come se Cyrano tenesse in gran conto i desiderata stilistici di Christian. Ilettere d'amore, cyrano de bergerac, giana anguissola, yahoo answersl tema è uno e si esprime in tre parole, e poi lo svolgimento è affar suo – tanto che, da un certo punto in poi, le lettere continuano all’insaputo del supposto mittente. Il che suggerisce inquietanti immagini di lettere che continuano ad arrivare, spedite da qualcosa a mezza via tra un e-Cyrano e Hal 9000… Ma non divaghiamo.

Magari questa piccola nativa digitale ha in qualche modo assorbito l’idea che le lettere d’amore siano l’apice del romanticismo.* magari non ha ben chiaro come articolare il discorso al di là di TVB, TVTB e TVTTTTTB, e un confuso e persino lodevole senso che per una volta le sigle non bastino l’ha spinta a cercare aiuto. E magari, di questi tempi digitalizzati, in assenza di amici nasuti e amiche con la media dell’otto, o forse temendo di essere presa in giro, la fanciulla ha pensato di cercare la lettera nello stesso posto in cui cerca le canzoni da scaricare, i desktop col vampiro e i temi già svolti… 

E però ci viene da dubitare: anche ammettendo che del narratore dei Promessi Sposi e delle espressioni algebriche non le importi un bottone (al di là dell’evitare un’insufficienza e metterci il minor tempo possibile), forse di quel che scrive al ragazzino del suo cuore potrebbe importarle un po’ di più… E mentre Christian sa che Cyrano è un poeta e Marilù ha dimestichezza con le medie di Rossella, come sa la nostra fanciulla che le lettere damore che trova in rete siano anche solo vagamente decenti?

Ma in fondo, forse, non le interessa poi troppo – né quello né il rischio di essere sgamata. Da un lato, dubito che il Rossano medio d’oggidì sia incline a scegliere, tenersi o lasciare una morosa sulla base della sua prosa eloquente e fiorita. Né, in tutta probabilità, il ragazzino rastrellerà la rete in cerca di lettere damore per lui…

Il che però introduce un’altra domanda. Supponendo che, dopo essere rimasta delusa qui, la nostra implume abbia proseguito le sue ricerche, davvero avrà trovato in rete lettere damore preconfezionate? Incuriosita, e anche per vedere come una ricerca del genere potesse condurre a SEdS, ho fatto una picola indagine, e ho scoperto che la risposta è: eccome! lettere d'amore, cyrano de bergerac, giana anguissola, yahoo answers

Già la search box di Google mi offre tutta una serie di affascinanti possibilità: non solo la fanciulla ha avuto da scegliere tra la lettera d’amore per lui, la lettera d’amore per lui triste e, se non basta, anche la lettera d’amore per lui** commovente, un’abbondanza di lettere d’amore bellissime o stupende, o addirittura la lettera d’amore più bella…

Ed è poi vero che, seguendo i link, si trovano per lo più collezioni di frasi più o meno celebri, più o meno à la Baci Perugina – facendo sorgere il dubbio che le nuove generazioni non abbiano ben chiara la distinzione tra lettera e citazione – oppure siti in cui un pubblico per lo più femminile mette in piazza lettere d’amore vere o immaginarie. Ma c’è anche il sempre sconcertante Yahoo Answers, dove si trovano threads come questo. Date un’occhiata e badate a come la richiedente specifichi che la lettera è per un terzo anniversario e dev’essere abbastanza lunga – manco fosse in pasticceria – e badate a come la più apprezzata delle risposte sia quella che contiene la lettera su richiesta, e come nessuna delle obiezioni sensate riceva un singolo voto – ad eccezione di una, che sensata è, però contiene quanto meno un paio di ogniuno.

Insomma, si direbbe che a questa generazione sembri sufficientemente normale cercare lettere d’amore già pronte come se fossero torte con la glassa – senza curarsi dell’altrui sintassi o grammatica,*** sprezzando il rischio di essere sgamati…

E credetemi, mi sento vecchia nel dirlo, e anche un pochino acida, ma non posso fare a meno di sospettare che non sia tanto questione di contenuto, quanto di packaging. Si scrive la lettera perché fa tanto romantico, e più suona come i dialoghi di Twilight, meglio è – perché il punto non è quel che si scrive. Il punto è averlo fatto, e poter dire: ho mandato al mio ragazzo una lettera damore, e appartenere al club di quelle che scrivono lettere damore, appendono lucchetti ai ponti e tengono Romeo e Giulietta sul comodino. 

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* Tiro a indovinare: ci si scambiano lettere d’amore in Twilight?

** Ma esistono, in abbondanza, anche per lei.

*** Nel mio cinismo dubito che si tratti di una faccenda à la Wilde, con Cecily che si commuove sulla (e di fatto falsifica la) cattiva grammatica delle lettere di Algy all’epoca della rottura del fidanzamento.

Lettere D’Amore

Post un nonnulla atipico per argomento, forse – ma germoglia da un concorso cui non ho partecipato – no, due concorsi cui non ho partecipato – pur avendoci fatto un pensierino a dispetto dell’uncongenial theme.

E dalla considerazione che la lettera d’amore letteraria era, un tempo, device assai diffuso. All’opera, a teatro, in prosa e in poesia… a ben pensarci, la letteratura è piena di gente che riversa il proprio cuore sulla carta non per la pubblicazione, ma per conquistare il cuore dell’amata/amato. Il corteggiamento per iscritto è un aspetto particolare del romanzo epistolare oppure compare più o meno episodicamente in opere che epistolari non sono.

Roxane-et-Cyrano.jpgMi viene in mente per primo il Cyrano de Bergerac, in cui le lettere che Cyrano scrive a Roxane per conto di Christian, immedesimandosi appena un po’ troppo, sono qualcosa di più di un device della trama. Attraverso le lettere meravigliose, Roxane (précieuse pronta ad andare in deliquio per un concetto ben espresso) s’innamora senza saperlo dell’uomo sbagliato. E nel quint’atto, l’ultima lettera macchiata di sangue resta il simbolo del ricordo non veritiero di Christian che si frappone fra Cyrano e Roxane fino a quando è troppo tardi. L’anima era la vostra! Ma il sangue era il suo… Le lettere partono come una graziosa menzogna, diventano l’unico sbocco per l’amore che Cyrano si ostina a considerare senza speranza e finiscono col rivelarsi un inganno crudele che rovina un paio di vite. Che cari piccoli pezzetti di carta!

Un caso meno estremo lo troviamo all’opera. Andrea Chenier, poeta e chenier.pngrivoluzionario in odor di bruciaticcio, riceve quelle che lui per primo definisce “strane lettere”: or gravi, or soavi, or rampogne, or consigli. Lettere di una donna misteriosa che gli fa da coscienza. Un’egeria rivoluzionaria non sembrerebbe la più tenera delle faccende, ma Chenier, essendo un poeta, è già perso dell’ignota scrittrice, perché… in quelle sue parole vibra un’anima. Gli va relativamente bene: nonostante la cinica vivisezione dell’amico Roucher, che dopo avere analizzato carta, scrittura e profumo dell’ultima missiva dichiara l’autrice essere una “meravigliosa”*, Chenier scopre che l’ognor celata amica sua è la bella Maddalena di Coigny, contessina tempestosamente incontrata al primo atto e ora terribilmente in disgrazia. Non c’è bisogno d’altro: lei ricordando un’appassionata arringa di lui, lui sulla sola forza delle lettere, si ritrovano già innamorati del più puro amore spirituale – e non soltanto. Tempo un atto e finiranno insieme alla ghigliottina, ma tutti concorderete con me sul fatto che questi sono dettagli.

Werther.jpgUn altro che di lettere ne scriveva assai era il giovane Werther – tanto che i suoi Dolori sono tutto un romanzo epistolare. A me, se devo essere sincera, il giovane Werther tanto simpatico non è: si macera per varie centinaia di pagine mentre la fanciulla del suo cuore va sposa a un altro (che non è affatto un vilain, ma un bravo e buon ragazzo) e, quando è troppo tardi, si suicida prendendo a prestito le pistole dello sposo felice. Che caro ragazzo! E intanto riversa i suoi dolori in fiumi d’inchiostro, culminando nell’ultimo, cattivo, ricattatorio bigliettino a Lotte… Viene da pensare che le lettere di Werther siano tutto un protratto, compiaciuto esercizio di cupio dissolvi, inteso molto più a gratificare lo scrivente che a far felice in alcun modo la destinataria. E, detto tra noi, non avrei mai creduto Goethe capace della noterella (non spedita, se ben ricordo) in cui Werther supplica Lotte di non asciugare l’inchiostro con la sabbia, perché sennò, quando bacia i suoi biglietti, la sabbia stessa gli va tra i denti!

Ma forse, la mia lettera letteraria preferita è quella di Tatjana nell’Evgeni Onegin. Lei sì che versa Tatjana.jpgl’anima sulla carta, la tenera e ingenua Tatjana che per tutta una notte estiva cerca prima le parole e poi il coraggio per dichiararsi all’uomo dei suoi sogni, comparso inaspettato e meraviglioso come un principe nelle favole, la risposta a tutte quelle vaghe aspirazioni senza nome che nascono da una solitudine condita di romanzi… La lettera di Tatjana non è un inganno, non è la maschera di un anonimato, non è un compiacimento di sé: è semmai troppo sincera, e come tale Evgeni la respinge e la restituisce, freddo e un po’ cinico, affettando saggezza, ostentando ennui. Mal ne incoglierà a lui e ad altri – e intanto la lettera diventa segno di un amore non ricambiato per incapacità.

Insomma: menzogne, paura, ricatto morale, affetti mal riposti… fossi il personaggio di un romanzo, forse starei attenta prima di scrivere (e ricevere) lettere. E’ una di quelle circostanze in cui sono lieta di non esserlo.

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* Simpatico eufemismo dell’epoca per indicare una meretrice.

Ago 17, 2011 - angurie    1 Comment

Dell’Arte Della Conversazione

Sessione di nordic walking preserale con F. e L.

(Argine del Mincio, tardo meriggio estivo – tutto è azzurro, verde e d’oro.)

F. “Ti faccio notare, L., che la Clarina non trascina i bastoncini.”

L. (serenamente cool) “E io invece li trascino. Ma d’altra parte, la Clarina non spinge abbastanza indietro le braccia. Come ti dico spesso, F., ciascuno ha il proprio Cyrano de Bergerac.

La Clarina (drizza le orecchie) “Ciascuno ha il suo…?”

L. “Ciascuno ha il suo Cyrano. Il suo piccolo difetto, la sua debolezza, la sua imperferzione.”

La Clarina “Bello, bello, bello, bello. Mi piace. Posso usarlo?”

L. (serenamente cool) “Ragazza, la cultura non appartiene a nessuno in particolare. La cultura è di chi la usa.”

F. “Ok, qui comincia a esserci un po’ troppa roba. Io vado avanti. Avvertitemi quando avete finito…” (finge di camminare via)

La Clarina “Sì, ma siccome certi usi originali della cultura intitolano i loro creatori alla proprietà intellettuale, prima di usare chiedo…”

L. (ci pensa un attimo) “Giusto. Ma puoi usare.”

La Clarina (rimuginando un post) “Humble thanks.”

F. “Ehi! Posso tornare?”


(Mezzo miglio più avanti)


F. “La mia versione preferita del Cyrano è quella con Depardieu.”

L. “A me Depardieu non piace mica tanto.”

La Clarina “Nemmeno a me, ma nel Cyrano è un’altra cosa. Ruolo di una vita e tutto quanto.”

F. “No, piano: i ruoli di una vita di Depardieu secondo me sono tre. Cyrano, Olmo in Novecento e la pubblicità della pasta, quando dice Mais oui, tango cuooore italiaaano.”

La Clarina: Sìììì! Vero! Vero! Vero!

L. (un po’ meno serenamente cool di prima) “Donne! Ci ragioni una serata e non ti ninnano neanche. Dici Mais Oui, tango cuooore italiaaaaano e ci cascano…

La Clarina “Dovresti provare a ragionarci una serata con l’accento francese.”

F. “E magari aggiungerci un piatto di spaghetti.”


(Un altro mezzo miglio più avanti)

 

F. “Clarina, stai tenendo la spalla sinistra più bassa dell’altra.”

La Clarina “Lo so… lo faccio sempre, alas…”

L. “Io tiro su il braccio sinistro più del braccio destro.”

La Clarina “Si direbbe che, oltre a un Cyrano, tutti abbiamo anche un Riccardo III?”

F. “Sapete, sarà meglio che voi due limitiate l’esposizione reciproca.”

(Cue: musica epica mentre i nostri tre eroi camminano nordicamente verso il tramonto…)

 

 

nordic walking, cyrano de bergerac, riccardo terzo

Nov 8, 2009 - fenomenologia dello sbregaverze    Commenti disabilitati su Questioni di Naso

Questioni di Naso

IMDb elenca 13  adattamenti cinematografici e televisivi del Cyrano (compresa una versione contemporanea in cui Cyrano è un vigile del fuoco), più un buon numero di riprese di rappresentazioni teatrali e un paio di riprese dell’opera di Alfano. Fior di attori vi si sono cimentati, a partire da Coquelin nel 1900 (anno, non secolo), e poi Jose Ferrer, Peter Donat, Christopher Plummer, Klaus Maria Brandauer, solo per citarne alcuni. Parlando di Italiani, aggiungerei Gigi Proietti, e anche la versione musicale di Modugno. E poi naturalmente, nel 1990, Gerard Depardieu. Quando questo film uscì, ero perplessa. Depardieu non mi sembrava adatto per Cyrano, figuratevi!

Poi, poi, poi…

 Ecco a voi, dall’Atto Primo, il Naso di Cyrano e il duello con il visconte di Valvert, con tanto di ballata estemporanea (rime in -ono e -accio). Duelli alla spada, ballate composte per l’occasione… ciò vi ricorda qualcuno, per caso? Come dire, più sbregaverze di così…

Nov 4, 2009 - fenomenologia dello sbregaverze    Commenti disabilitati su Colta in castagna!

Colta in castagna!

Ahi, ahi, Clarina! Colta in castagna sulle statue un’altra volta…

Ecco qui la statua di Cyrano a Bergerac, in Dordogna:

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Sì, lo so: ho detto che non era un guascone, e in fatti non lo era. La sua famiglia era parigina, ma per via di matrimonio, a qualche punto, aveva acquisito la signoria di Bergerac, in Dordogna. E il cognome gli piaceva, ed era guascone quanto bastava per i Cadetti delle Guardie, e suonava debitamente gentilizio…

Anche D’Artagnan se l’era aggiunto da sé, il cognome, che dopo tutto apparteneva alla famiglia di sua madre. Parentele migliori, più utili a corte. E anche Alan passa un quinto del libro a ripetere a chiunque voglia ascoltarlo (e a un certo numero di persone che non ci tengono particolarmente) che lui porta un nome da re. Quindi sì: gli Sbregaverze sono ossessionati dal proprio cognome.

Sarà per questo che non ci sono Sbregaverze islandesi?

Già che ci siamo, ecco un altro ritratto (non tremendamente lusinghiero, if you ask me) del Cyrano storico.180px-Cyrano_de_Bergerac.jpg

E’ un’incisione del XVII Secolo, e quindi possiamo quasi considerarla una fonte primaria. Decisamente poco eroica: il Nostro ha tutta l’aria di essere in vestaglia e berretto da notte, occupato a scrivere. Decisamente dissimile dalla nostra idea di Cyrano, nevvero? Voglio dire, la penna e lo scrittoio vanno benone, ma dove sono la spada e il pennacchio, sacrebleu?

Tra l’altro, questo ci porta a un’altra questioncella: questa ed altre incisioni contemporanee ci mostrano un Cyrano dal naso pronunciato, ma non precisamente mastodontico. E’ pur vero che certa ritrattistica tendeva a minimizzare i difetti fisici, ma insomma, il celebre naso è decisamente esagerato da Rostand a fini drammatici. Ebbene sì: un naso drammatico, chi l’avrebbe mai detto?

Nov 3, 2009 - fenomenologia dello sbregaverze    Commenti disabilitati su Cyrano de Bergerac, lo Sbregaverze Poeta

Cyrano de Bergerac, lo Sbregaverze Poeta

cyrano.jpgDirei che, subito dopo D’Artagnan, Cyrano è lo sbregaverze più celebre nella sua incarnazione letteraria. Quanto meno, tutti una volta nella vita abbiamo citato, più o meno seriamente, il celeberrimo “apostrofo rosa tra le parole t’amo”. Perbacco, un tempo c’era persino nei Baci Perugina! E nell’immaginario di tutti c’è Cyrano nasuto che, nascosto sotto il balcone di Rossana, incanta la fanciulla a forza di parole e poi guarda il bel Christian salire a raccogliere il premio…

Sul Cyrano storico, forse c’è un po’ più di confusione, ma tutto sommato non è grave, perché Cyrano fu, forse più di tutti gli altri, uno Sbregaverze anche in vita.

Voglio dire: benché non fosse affatto guascone, Hercule Savinien de Cyrano, entrò a vent’anni come cadetto nelle Guardie perché gli piaceva menar la spada e perché non aveva un soldo. Aveva fatto buoni studi, aveva già un (proibitissimo) duello al suo attivo, e si era appropriato senza troppo diritto del cognome di Bergerac. La sua vita militare non durò a lungo: si fece onore, oppure si fece notare, che non è necessariamente la stessa cosa, all’assedio di Arras, e guadagnò qualche ferita. Cyr.jpgDopodiché se ne ritornò a Parigi a studiare, duellare, corteggiare le Preziose*, impicciarsi di politica e scrivere. La casacca delle Guardie l’aveva portata per un paio d’anni in tutto. Scrivere, dicevamo, e nulla di tranquillo o di normale. Poesia bizzarra, lettere assai barocche, tragedie, commedie (una fu persino plagiata da Molière!), un trattato di fisica non finito, della satira prima ai danni e poi in difesa del Cardinal Mazarino, e due “romanzi fantastici”: chi l’avrebbe mai detto? Coi suoi viaggi immaginari sulla luna e sul sole, Cyrano fu il padre della fantascienza. Va da sé che non conduceva una vita sanissima sotto nessun punto di vista. Cambiare spesso d’opinione in fatto di donne, politica e protettori non era inaudito, nel XVII Secolo, ma conduceva a conseguenze sgradevoli. Come parecchi nemici, raccolti nell’uno e nell’altro lato durante le sollevazioni della Fronda, e come la sifilide, allora chiamata con eufemismo significativo “il mal francese”. Poi, sia chiaro: Cyrano non era un personaggio importante, era solo un autore squattrinato con sporadici lampi di popolarità, senza alcuna influenza al di fuori di certi ambienti colti… I suoi nemici non avevano bisogno di fare granché. La mancanza di un protettore, di commissioni letterarie, di vero e proprio successo, bastavano a renderlo innocuo. Cyrano continuò con la sua vita di disordini e di letteratura, ma cercò la protezione di un duca e, abbandonate le satire politiche, si ridugiò in territori meno arrischiati, come la fisica e un secondo romanzo fantastico (che ebbe molto meno successo del primo). Morì davvero per le ferite causategli dal crollo di una trave, ma non nel chiostro di un convento, tra le braccia di Rossana e Le Bret, bensì, molto più prosaicamente, a casa di un suo cugino. Aveva 36 anni.

Visto? Tutto sommato, non c’era bisogno d’inventare molto: c’era già quasi tutto. Cyrano era già un personaggio perfetto, e l’abilità di Rostand sta nell’avere raccolto tutta l’abbondanza di dettagli, e averli usati magnificamente**.

Ne ha fatto un Guascone, questo sì. D’altra parte, era quasi necessario: ce lo vedreste un non-Guascone a intonare la tirata dei Cadetti di Guascogna? Certe volte, al diavolo la veridicità storica! A parte questo, la maggior parte della gente che entra in scena è assolutamente vera. Dall’attore contestato Montfleury, al poeta avvinazzato Lignières, a Carbon de Castel Jaloux, capitano delle Guardie, fino al pasticciere Ragueneau: tutti veri. Curiosamente, non è vero l’antagonista: il Conte de Guiche, ricco e potente, imparentato con Richelieu, rivale in amore e comandante sul campo, Guascone a sua volta, quando decide di ricordarsene, e nemico quasi pentito al quint’atto, è un personaggio di fantasia. Ma è un caso quasi isolato.

Prendiamo il sidekick di Cyrano, il buon Le Bret. Le Bret vorrebbe tanto essere la voce della ragione, ci prova… stavo per scrivere “con tutte le sue forze”, ma non è vero. Alla fin fine, Le Bret si lascia trascinare dall’irragionevolezza e dall’elan di Cyrano. Lo rimprovera per il suo orgoglio smisurato, la sua prodigalità, la sua abilità nel farsi nemici, ma lo ammira troppo per fare sul serio. Le Bret cerca sempre di riparare alle conseguenze, ma non è in grado di agire sugli effetti. Pallido sidekick, in realtà. Leale, fiaccamente prudente, un pochino ottuso… quasi non ci accorgeremmo di lui, se non fosse per la luce riflessa da Cyrano: “Ecco Le Bret che brontola***”, commenta il nostro, con affettuosa esasperazione, ogni volta che l’amico cerca di fargli intendere ragione. Salvo poi non dargli affatto retta. E comunque, un Le Bret c’era davvero: amico d’infanzia e fratello d’armi di Cyrano, dice l’edizione Flammarion del 1989****.

cyrano_de_bergerac_1989_reference.jpgD’altra parte, alcune funzioni del sidekick sono dirottate su Christian. Christian, come tutti sanno, è un bel ragazzo. E’ anche un po’ bète, e di suo Cyrano lo mangerebbe a colazione, tagliato a fettine sottili e tostato con il pane. Ma Rossana ci mette lo zampino, e Cyrano si trasforma in mentore per il ragazzo. Poi, Christian ha delle qualità: è coraggioso, leale, e non è del tutto stupido. Ci mette un po’, ma alla fine si rende conto che non è lui che Rossana ama… E a questo punto la prende nelle costole, come suol dirsi, sennò non potremmo avere il quint’atto che fa tanto piangere la Clarina. Quindi sì, senz’altro Christian muove la trama molto più di Le Bret, ed è lui l’ottuso che Cyrano svezza. Ciò ne fa almeno mezzo sidekick. E anche lui è esistito veramente: barone Christophe de Neuvillette, morto durante l’assedio di Arras.

Era anche davvero il marito di Rossana. La quale era davvero una Preziosa, e persino davvero cugina di Cyrano. E una volta vedovata trascorse davvero il resto della sua vita in convento. Non ci fu mai nessuna storia d’amore con Cyrano (che, tra l’altro, era più giovane di lei di dieci anni), ma in fondo conta davvero? Quel che conta è ciò che Rostand ha fatto di lei. Rossana è una creatura deliziosa, modaiola e frivola, pronta ad andare in deliquio per una frase ben tornita, innamorata delle idee, della bellezza, della poesia. E’ candidamente convinta che Christian, essendo bello, non possa non essere intelligente, colto e raffinato. Kalòs kaì agathòs in nastri e merletti. E Cyrano coltiva questa sua illusione al di là di ogni buon senso, perché così può parlar d’amore alla sua bella cugina e, al tempo stesso, illudersi a sua volta di proteggere Rossana. Perché Rossana va protetta: è ingenua a modo suo, l’abbiamo detto, non vuole saperne di sentirsi dire “ti amo” in due parole, perché per lei l’amore è un ricamo dialettico, e si confonde all’idea di un bacio. Versi e orazioni vanno bene, ma quando si tratta di passare alla realtà, ci vuole tutta l’eloquenza di Cyrano… Sapete una cosa? Tutto questo gioco tra Christian e Cyrano sembrerebbe quasi una beffa crudele ai danni della ragazza, e tanto più quando Rossana, che (nemmeno lei) è del tutto stupida, si rende conto di amare non tanto la bellezza di Christian, ma la sua anima. E la sua anima, noi lo sappiamo è di qualcun altro. Non è un caso che, a questo punto, sia Christian a volere che tutto venga svelato. Non Cyrano: Cyrano, dipendesse da lui, manterrebbe il segreto, continuerebbe a nascondersi dietro la bellezza di Christian. E anzi, lo fa, seppur nascondendosi dietro la sua morte… Si vergogna un po’ dell’inganno? O non si sente adeguato? O teme che Rossana dopo tutto non pensi ciò che dice? O gli va bene così, alla fin fine? Perché Rossana è, fra gli amori degli Sbregaverze, forse la più brillante, ma di fatto, Cyrano fa ben poco per averla davvero. Dopo la morte di Christian, aspetta quindici anni per confessare la verità, e lo fa solo in punto di morte, quando è troppo tardi…

A parte il fatto che ciò non depone a favore dell’acume di Rossana, volete vedere che abbiamo individuato un altro tratto dello Sbregaverze? Cyrano scrive e sogna di viaggi sulla luna; potrebbe avere successo cercando protezione, ma preferisce restare libero e sconosciuto*****; ama una donna che potrebbe avere, ma preferisce restare nell’ombra; compie imprese mirabolanti come una battaglia contro cento avversari, di cui il giorno dopo tutti parlano senza che nessuno l’abbia vista… Cyrano è l’eroe delle occasioni perdute, ma non è il solo. Alan si danna per la sua causa, ma la causa, lo sappiamo tutti e lui per primo, è condannata. D’Artagnan riceve il suo bastone da Maresciallo e la cannonata fatale insieme… cyranoroxane1.jpg

Lo Sbregaverze non arriva mai ad ottenere ciò che vuole, eppure il suo non è un fallimento. E’ una malinconia di tutta una vita, ma non un difetto. Nessuno di noi ne vuole allo Sbregaverze perché non consegue il suo scopo, anzi: lo amiamo ancora di più per questo. Lo scopo non è importante in sé, Rossana, il bastone da Maresciallo, il ritorno degli Stewart sul trono, non contano davvero. Volere e lottare per tutta una vita, questo è quello che ci fa appassionare e commuovere. Alla fin fine, è questo slancio che ha fatto di noi quello che siamo: il tendere a qualcosa appena (o molto) oltre la nosta portata è uno dei tratti più nobili dell’umanità, ed è proprio questa tensione che ritorna in tutti gli Sbregaverze. Non può essere un caso.

Se Cyrano sposasse Rossana, ne sono certa, non c’importerebbe poi troppo di lui. Cyrano che si crede troppo brutto per l’amore, Cyrano che alla realizzazione concreta preferisce il desiderio e il rimpianto e la fedeltà a un ideale, è la dimensione eroica di tutte le nostre aspirazioni inappagate e inappagabili. Di quel bisogno di sognare che, alla fine fine, è più forte di tutto il resto, se solo glielo consentiamo. Ed è per questo che lo amiamo.

 Sul fatto che forse Cyrano preferisca la “sua” Rossana idealizzata alla Rossana vera, e questo a prezzo della felicità di tutti quanti, lui compreso, preferiamo non soffermarci troppo. Almeno, non tutti i giorni.

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* Oh, d’accordo: non soltanto le Preziose…

** Ha cassato la sifilide ma, onestamente, come dargli torto?

*** “Voilà Le Bret qui Grogne.” Tanto lo sapevate che un pezzettino dell’originale da qualche parte dovevo ficcarcelo! E comunque, il Le Bret storico aveva le sue, di velleità letterarie: ha persino scritto una (fantasiosa, per la verità) biografia del suo amico Cyrano.

**** Comprata in una libreria alle Halles di Parigi durante gli anni del Liceo, e letta un’infinità di volte. Posso anche confessarlo: quando studiavo teatro, con un mio amico avevamo deciso di mettere in scena il Cyrano. Naturalmente lui (16 anni) avrebbe fatto Cyrano, e io (17) Rossana… Non è meravigliosa la criminale incoscienza degli adolescenti? Poi, fortunatamente, la nostra insegnante aveva più buon senso di noi.

***** Anzi, possiamo dire di più: quando, nel quinto atto *tears up a bit* Raguenau gli fa notare il plagio di Molière ai suoi danni (ciò che è, tra parentesi un anacronismo, visto che la commedia in questione fu rappresentata qualcosa come quindici anni dopo la morte del plagiato), Cyrano sospira che “Molière ha del genio, e Christian era bello.” Come se lui, avendo solo del talento ed essendo brutto, non avesse meritato la gloria letteraria e l’amore. E come se, non potendoli avere nel pieno splendore della perfezione, Cyrano fosse tutto sommato soddisfatto di rinunciare all’una e all’altro. E continuare a sognarli/rimpiangerli, anziché averne una versione minore…