Piccolo Bollettino Seccato
Non ho finito.
Per poco – proprio poco – ma non ho finito – e adesso devo interrompere per un paio di giorni, e credevo proprio che avrei finito, e invece no.
Natch.
Non ho finito.
Per poco – proprio poco – ma non ho finito – e adesso devo interrompere per un paio di giorni, e credevo proprio che avrei finito, e invece no.
Natch.
E così comincia a sembrare che non sia del tutto impossibile finire la prima stesura entro il termine che mi sono fissata.
E comincia a sembrare anche che la prima stesura debba sforare il limite delle 12000 parole, ma diciamo la verità: si sapeva.
Incidentalmente, lasciate che vi dica che, dalla lettura integrale e approfondita dei Sonetti, ci si fa l’idea che Shakespeare, se ‘è alcunché di biografico in questa storia, dovesse essere un rompiscatole di tre cotte. Mi sa tanto che oggidì e la Bruna Signora e il Bel Giovane lo denuncerebbero per stalking…
Ad ogni modo, il sipario è vicino.
Periodo ipotetico dell’irrealtà estrema:
Se fosse appena un po’ saggia, la Clarina cercherebbe di finire la prima stesura entro il 6 di settembre.
*L’enunciatore di periodi ipotetici esce di scena sospinto dal fragore delle risate generali.*
Nel dubbio, meglio mettersi al lavoro…
E si può pensar di detestare un ritmo di scrittura a bocconi e spizzichi – ma poi, quando si tratta di scrivere a bocconi e spizzichi o non scrivere per niente…
Oh, d’accordo: magari in altri tempi non avrei scritto per niente, però si vede che vado maturando. O forse è solo un buon periodo. O magari è merito dei Sonetti…
Ad ogni modo, tutto ciò per dire che: a bocconi e spizzichi, ma si procede.
E voi?
Come ve la cavate a scrivere (o leggere, for that matter) a bocconi e spizzichi?
E piacendo allo Spirito del Bardo, abbiamo passato la boa di un terzo del percorso – e tutto va ragionevolmente bene.
Comincio a pensare che mi servirà qualcosa di simile a un araldo, un sergeant-at-law, un… oh! Chissà se posso avere un Beefeater?
O idee – alcune passabili, alcune meno, alcune proprio promettenti – perché continate a colpirmi in fronte mentre, arrampicata su una scala a libretto, sposto bracciate di tigri di pezza e pile di padelle antiaderenti, cercando di dare retta a quattro diverse anziane signore allo stesso tempo, e di zittire un dodicenne traboccante di zelo?
Perché non aspettate almeno che possa fermarmi un attimo e annotarvi? Perché?
Una pesca di beneficenza è buon addestramento per il multitasking, ma non sono certa che giovi al teatro…
E non è come se oggi avessi scritto…
Diavolo, diavolo, diavolo.
Ma a voi, certi giorni, non farebbe comodo un secondo set di testa e mani?
Diavolo.
Sembrava che ci fosse un piccolo inghippo, e invece l’abbiamo saltato in corsa.
Ed è possibile che nel saltare l’inghippo io abbia usato il Sonetto 43 in maniera eterodossa, ma ha senso teatralmente, e dunque va bene.
In questo senso, forse ne avevamo già parlato, il teatro è come il diritto internazionale consuetudinario: ciò che funziona è buono.
Il Chi È Chi si sta risolvendo quasi da solo…
Quasi.
Quindi ormai questa bacheca su Pinterest è più affollata di quanto sia strettamente necessario.
E tuttavia sapere che cosa sono i personaggi, e non chi, ha il suo genere di fascino. Ma d’altra parte, you know, parliamo di teatro, e di una situazione in cui c’è tutto il margine di manovra che si vuole: per una volta, efficacia batte rigore storico senza nemmeno pensarci troppo…
O quasi.
Perché voglio dire, in realtà, dovendo scegliere tra due soluzioni parimenti efficaci, quale miglior criterio della plausibilità storica?
E se state pensando che ci sono ricascata, è possibile che non abbiate tutti i torti.
Oh well. Magari ne riparleremo.
Visto, qui a sinistra?
Il contaparole nuovo, quello rosso?
Teatro – tanto per cambiare. Ve l’avevo detto che ho intenzione di concentrarmi sul teatro fino alla fine dell’anno?
Ecco. Per ora ci sono qualche centinaio di parole e un Who’s Who più intricato del previsto su una lavagna di sughero – ma abbiamo iniziato e tutto va bene.
Wish me luck. Vi terrò informati.