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Dic 24, 2018 - musica, Natale, tradizioni    Commenti disabilitati su E per la Vigilia, Campane…

E per la Vigilia, Campane…

Bells18E magari una volta o l’altra, quando l’anno sarà cambiato e io sarò tornata ad essere una persona saggia che posta almeno un paio di volte la settimana, faremo un post sulle campane in letteratura.

Intanto, però, essendosi la Vigilia di Natale, non si può rinunciare alla Carola delle Campane, vero?

Quindi eccola qui, nella versione di Point of Grace.

Con tanto di parole, quest’anno:

Hark! how the bells, sweet silver bells
All seem to say, throw cares away.
Christmas is here, bringing good cheer
To young and old, (meek and the bold)
Ding, dong, ding, dong, that is their song,
With joyful ring, (all caroling)
One seems to hear words of good cheer
From everywhere, (filling the air)
O, how they pound, raising the sound
O’er hill and dale, telling their tale

Gaily they ring, while people sing
Songs of good cheer, christmas is here!
Merry, merry, merry, merry christmas!
Merry, merry, merry, merry christmas!

On, on they send, on without end
Their joyful tone to every home
(Hark! how the bells, sweet silver bells
All seem to say, throw cares away.)
Christmas is here, bringing good cheer
To young and old, (meek and the bold)
Ding, dong, ding, dong, that is their song
With joyful ring, (all caroling.)
One seems to hear words of good cheer
From everywhere, (filling the air)
O, how they pound, raising the sound
O’er hill and dale, telling their tale

Gaily they ring, while people sing
Songs of good cheer, christmas is here!
Merry, merry, merry, merry christmas!
Merry, merry, merry, merry christmas!

Ed è in compagnia di un’altra carola – What Child is This, sulla melodia di Greensleeves.

Felice Vigilia, o Lettori – e a presto!

Dic 7, 2018 - libri, libri e libri, musica    Commenti disabilitati su L’Opera Secondo Nizza & Morbelli

L’Opera Secondo Nizza & Morbelli

interior-view-of-the-teatro-alla-scala-in-milan-ca-1830_a-l-9231368-8880731Sì, sì – Sette di Dicembre, apre la Stagione della Scala, Attila, signore in decolleté e tutto. Io stasera l’Attila non lo vedo, perché sono a teatro – ma me lo faccio registrare e poi vedremo.

Per ora, abbiatevi Nizza&Morbelli. C’è questa scena di Due Anni Dopo, in cui i Moschettieri, prigionieri alla Bastiglia, vengono sottoposti alla tortura dell’Opera – e non si può dire che funzioni, ma l’effetto è rimarchevole. Sottoposti ai “magnifici gorgheggi” di un soprano lirico-drammatico, i nostri si rotolano per terra inebetiti, tanto che è impossibile farli parlare.

OperaTortBioletto‘A questo supplizio – dicono N&M in un aside – c’è chi si abbandona motu proprio, pagando fior di lire e facendo la coda per ore fuori dal teatro. Un nostro amico di famiglia, che sa il nome di tutti i tenori prime donne baritoni e bassi (perché quest’anno al Comunale non c’era il baritono Tromboni voleva far le barricate) per i gorgheggi della Dalpiano la farebbe a piedi fino a Bologna, quel depravato!

In fondo, a tutti i famosi appassionati dell’opera lirica, che cos’è che interessa? Le romanze e i duetti che già conoscono a memoria. Il loro solo piacere è di risentirli e gridare alla primadonna che spara l’acuto: “Brrrrrava!”. Ammesso questo, facciamo una proposta che, al solito, nessuno accetterà.

Riassumiamo le opere! Eseguiamo solo i punti salienti. Potrebbe uscire un omino* a velario chiuso, a raccontare in breve come va la faccenda:

“Signore e Signori, a questo punto lei tira fuori un pugnale. Lui fa un salto indietro e dice:
Perché pugnalarmi tu vuoi?/ Il tuo vecchio genitor son io ecc. ecc..

Lei rinfodera il pugnale, facendo considerazioni di vario ordine e, finalmente, canta la romanza del secondo atto”.Operadmd

L’omino rientra, si apre il velario e l’orchestra attacca:

CONTRABBASSI – Zum!

I e II VIOLINI, VIOLE, CELLI – Pai pai pai pai…

CONTRABBASSI – Vrum Vrum!

I e II VIOLINI, VIOLE, CELLI – Pai pai pai pai…

CONTRABBASSI – Vrum Vrum!

OTTAVINO (accorato) – Piiiiiiiii….

TEODOLINDA (entrando con le treccie** sciolte)

Ahimè figlia sventurata/ di sì tristo genitor… ecc.

OperadNoi qui lo scriviamo. Ma credete che di quello che cantano in palcoscenico, si capisca una parola? Nemmen per sogno! Tenore, basso, baritono e primadonna, non contenti di essere indecifrabili negli assoli, cantano poi a due, a tre, a quattro, con e senza coro, dandosi l’un l’altro sulla voce. Una vera babilonia! E la menano così per ore ed ore. Nel Tristano e Isotta, i due folli amanti si fermano, come una balia e un soldato, sulla panchina a ragionarsela per tutt’un atto. E lui la dice a lei, e lei la dice a lui… (Beh, la fate o non la fate questa passeggiata?) Sapete qual è la conclusione? Che alla fine dello spettacolo si perde il tranvai***. E l’ultim’atto, quando lei muore, che è il punto più bello, non lo puoi ascoltar bene perché non vuoi restar ultimo nella coda al guardaroba. Una bella scocciatura! […]’

Ecco, sì. Se avete amici e parenti melomani, prima di far loro leggere questo post, considerate bene – non tutti i melomani hanno quel simpatico accessorio, un sense of humour, specie quando si viene a parlare di opera****.

____________________________________________

* Decenni prima di Baricco, non so se mi spiego!

** Sic.

*** Sapete, vero, che per la prima parigina del Don Carlos di Verdi, la direzione dell’Opéra volle drastici tagli perché i Parigini non dovessero perdere gli ultimi treni per la periferia? E invece di levare il ridicolo balletto (dininguardi!) si finì col levare quella meraviglia che è il duetto di Carlo e Filippo nel IV Atto. Eh…

**** Se siete melomani voi stessi, non vogliatemene troppo, va’. Confesso che, a suo tempo, il mio Mentore Operistico impiegò del tempo a perdonarmi questa storia…

Set 19, 2018 - memories, musica, teatro    2 Comments

Fila I, Posto 9

DonC062E guarda un po’ la serendipità… accennavasi al Don Carlo di Rovigo, nel post di lunedì – e ieri sera, togliendo dalla mia lavagnetta di sughero un vecchio appunto che era lì da secoli senza nessun buon motivo particolare, che cosa ci ho trovato sotto, se non il biglietto del mio primo Don Carlo?

Sabato 10 novembre 2001, ore 20.30. Platea. Fila I, posto 9. Teatro Sociale di Rovigo… of all places. Ebbene sì. Nemmeno lo sapevo, che Rovigo avesse una stagione d’opera – ma ce l’ha. E nel 2001 comprendeva un Don Carlo – versione in quattro atti, in Italiano.

Vogliamo essere sinceri? Ero un pochino delusa. Erano anni che aspettavo di vedere un Don Carlo. Era la mia opera preferita, e non l’avevo mai vista in teatro – e il primo che mi capita a distanza ragionevole è… Rovigo? Ah well, che bisogna fare? Un Don Carlo è un Don Carlo, e sabato 10 novembre, con vasto anticipo – perché non si sa mai – si partì.

Il mio compagno di viaggio era il Mentore Operistico* – o forse è più esatto dire che io ero la sua compagna di viaggio. E guardate – io gli volevo un gran bene, ma il suo stile di guida e il mio stomaco avevano scarsa compatibilità. Nonostante un Valontan e quei braccialettini elastici che dovrebbero combattere la nausea, quando sbarcai a Rovigo ero al di là del bene e del male. Ma un Don Carlo è un Don Carlo: su la testa, spalle dritte e onwards! Chestnuts

E quindi immaginate la Clarina in abitino nero, scarpette col tacco e cappottino di cachemire, e immaginate anche una sera di tramontana…

“È tutto lì quel che hai addosso?” domandò scettico il Mentore, guardandomi rabbrividire. “Be’, se non altro l’aria fresca ti farà passare la nausea.”

Non posso negarlo: ero talmente occupata a battere i denti che la nausea non me la ricordavo nemmeno più. Era presto per il teatro e, una volta ritirati i biglietti, ci ritrovammo con un sacco di tempo per le mani. L’idea era quella di un bar calduccio, una tazza di tè e altri generi di conforto – ma all’improvviso…

“Ti piacciono le caldarroste?”

Col pensiero fisso al bar e al tè bollente, convinta che si trattasse di conversazione senza secondi fini, dissi che sì, mi piacevano molto…

“Ah, anche a me! Aspetta qui.” E io mi fermai dov’ero: a un angolo di strada, in mezzo alla corrente, e guardai il Mentore piombare su, of all things, un carrettino delle caldarroste, e tornarsene indietro con l’espressione di un bambino soddisfatto.

“Buona vigilia di San Martino,” mi disse, mettendomi in mano un cartoccio. “E buon primo Don Carlo! Dì se non è una cena originale.”

Come negarlo? Avete mai cenato a caldarroste a un angolo di strada, vestiti da sera, nel vento gelido di novembre? Scommetto di no. Be’, io invece l’ho fatto. A parte la difficoltà di sbucciare le caldarroste con i guanti, non vi fate idea di quanto sia pittoresco. E divertente. E dickensiano. E gelido. Quando finalmente entrammo nel bar calduccio e potei ordinare la mia tazza di tè era quasi tardi. O meglio, non lo era affatto, ma era quel genere di presto che bastava a mettere un po’ di ansia all’ansiosissimo Mentore.

Giuseppe_Verdi's_Don_Carlo_at_La_ScalaLui inalò il suo caffè e rimase a soffiarmi metaforicamente sul collo mentre mi ustionavo lingua, palato e gola con l’Earl Grey… Ma un Don Carlo è un Don Carlo, e quindi trottammo fino al teatro e prendemmo i nostri posti quando in platea non c’era ancora quasi nessuno, e aspettammo – la deliziosa attesa di una sala di teatro che si riempie, degli scampoli di musica che arrivano da dietro le quinte, dell’occasionale fremito del sipario, della lettura del programma…  L’avevo aspettata per mesi, quella sera, e finalmente c’eravamo.

Poi il buio in sala, l’orchestra che si accorda, il maestro che entra, gli applausi che si tacciono, il sipario che si apre… E Don Carlo fu!

E sapete cosa? Non fu nemmeno un granché. Decoroso, ma nulla di più. Forse il più modesto fra tutti quelli che ho visto in questi anni… E però fu il primo, e non lo dimenticherò mai – con la nausea andata-e-ritorno, e le caldarroste, e il gelo novembrino, e il coro con l’accento veneto, e il Grande Inquisitore con la zazzera… Che cosa non si ritrova alle volte in un pezzetto di cartoncino giallo appuntato su una lavagnetta di sughero, vero?

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* E, a dire il vero, Mentore in generale…

Set 17, 2018 - grillopensante, musica    Commenti disabilitati su Influenze Artistiche

Influenze Artistiche

PantheonSiete liberi di trarne le conclusioni che preferite, ma è un fatto che tutti (o quasi) gli scrittori che mi hanno influenzata maggiormente sono defunti da molti anni. Morale, le mie possibilità di un contatto diretto con i miei numi tutelari sono un tantino limitate.

E, tanto per aggiungere al fatto funebre un lieve paradosso, uno dei numi vivi non è affatto uno scrittore, ma un cantante d’opera – per la precisione un baritono.

DCChateletMi sono imbattuta in Thomas Hampson per conseguenza non voluta* di un prestito del mio MO, sigla che qui non sta per Medio Oriente, ma per Mentore Operistico. Una quindicina di anni fa, per levarmi ogni illusione a proposito di un Don Carlos visto a Rovigo, il MO mi prestò il video della meravigliosa produzione del Theatre du Chatelet di Parigi. Ora, per favore, apprezzate il fatto che mi faccia violenza per non lanciarmi in una tirade sulle molteplici perfezioni del Don Carlos in questione, e torni invece in carreggiata limitandomi alla notizia che il Marchese di Posa era appunto Thomas Hampson – folgorazione!

Non lo avevo mai sentito nominare prima, e poca meraviglia, perché in Italia è praticamente sconosciuto. Perché, vedete, Thomas Hampson non ha una voce verdiana, affermazione con cui non capisco mai se si voglia significare che Verdi ha scritto un solo e ristretto tipo di ruolo per baritono… ma, una volta di più, non tagliam pei prati. Nonostante non abbia una voce verdiana, TH canta anche un certo numero di ruoli verdiani (particolarmente Macbeth e la versione francese di Posa) e lo fa come fa tutto il resto: con una meravigliosa combinazione di raffinatezza, intelligenza interpretativa e intensità.

TomHEd ecco dove io casco come una pera – sull’artistry, sulla complessità dei personaggi, sulla gamma di sfumature, di colori e di registri, sull’elasticità nell’affrontare (e ampliare sempre) un repertorio eclettico, sulla dedizione alla musica e all’insegnamento – tutti tratti che, nella mia ingenuità musicale, apprezzo molto più di una voce possente.

Quindi, sì, sono artisticamente influenzata da un baritono: dal modo in cui scava e cesella i suoi personaggi (non sempre sono d’accordo sull’interpretazione, e c’è sempre la regia di cui tener conto, ma il lavoro è sempre di prim’ordine), da come interpreta ogni lied “al modo di una storia compiuta”, dallo studio continuo, dall’apertura e curiosità intellettuale, dalla tensione verso l’eccellenza.

Alla fine, e mi rendo conto che per me è spesso così: molto si riduce a una questione d’intensità. Ogni volta che lo sento cantare, me ne vengo via stimolata e pungolata, spesso con qualche idea nuova, sempre con il desiderio di ottenere con la mia scrittura almeno un po’ dell’efficacia raffinata che TH infonde nella sua musica.

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* Con questo intendo dire che il MO non intendeva affatto che io m’innamorassi artisticamente di Hampson, che a lui non piaceva granché – anche se qualche volta,  debitamente messo alle strette, ammetteva che certi suoi personaggi come Posa (in Francese), Mandryka, Athanael e Werther (versione Baritono) sono notevoli creazioni. Ah, e gli riconosceva tutti i meriti possibili come liederista.

Ago 10, 2018 - musica, tradizioni    Commenti disabilitati su Carpe Perseidem! ♫

Carpe Perseidem! ♫

MrsMillerDieci di agosto, San Lorenzo, Perseidi, tradizioni, musica… Ormai sapete come funziona.

Quest’anno, una bizzarria: a cantare di stelle intascate abbiamo Mrs. Miller, celebrità americana degli anni Sessanta, una di quelle persone il cui successo risiede nel fatto che cantano proprio male… Apparentemente, la caninità della signora era cercata e curata con impegno: la voce era quello che era – ma lei cantava deliberatamente a tempo sbagliato, e tra le varie possibili registrazioni si sceglieva sempre la peggiore…

Perché sì: Mrs. Miller incise un serio numero di dischi, ebbe successo, apparve come guest star in una quantità di serie televisive e trascorse del tempo nei primi 100 posti della hit parade statunitense. Lo stesso fascino di cose come la Corrida, I guess – e soprattutto il fatto che tutti abbiamo avuto una zia, un’amica di famiglia o una catechista che cantava così, nevvero?

Catch

E niente. Felice notte di San Lorenzo, o Lettori – e acchiappate le Perseidi!

 

Giu 20, 2018 - musica, tradizioni    Commenti disabilitati su Summertime ’18

Summertime ’18

Summer18So che non è il giorno giusto, ma nondimeno.

Quest’anno il Gershwin solstiziale arriva nella bellissima e sofisticata versione del Joan Chamorro Quintet, con Scott Hamilton e la favolosa voce di Andrea Motis – versione scoperta grazie alla segnalazione di M.

E adesso mi piacerebbe mettervi il video qui – ma naturalmente SEdS ha altre idee. SEdS non mi permette più da tempo di mettere dei video qui, e quindi vi dovete accontentare di un link crudo… Che ne dite di un link arancione?

Summertime

 

E sì, lo so: lo dico tutte le volte e tutte le volte mugugno. Che posso dire? La faccenda mi rode, non c’è verso di avere assistenza da MyBlog, e qualche angolo animista della mia mente spera che, se lo faccio sentire abbastanza in colpa, magari SEdS si intenerirà e verrà a più miti consigli…

Ah well. Non importa. Non badate a me. Ho un blog di pessimo carattere – ma non lasciatevi scoraggiare. Seguite il link e ascoltate. Domani verso sera, magari. Con una lanterna accesa e le falene che ci girano attorno.

Felice estate, o Lettori!

Giu 15, 2018 - Arte Varia, musica, teatro    Commenti disabilitati su Fanciulli All’Opera

Fanciulli All’Opera

VentiLucentiOggi opera – di nuovo. Questa settimana va così…

Ma opera in tutt’altra maniera, perché oggi parliamo di un progetto curato anni orsono da un’associazione culturale chiamata Venti Lucenti e dal Maggio Musicale Fiorentino. Con questo bellissimo nome, Venti Lucenti si occupa di divulgazione letteraria, scientifica e teatrale, e il suo fiore all’occhiello sembra essere stato, tra il 2006 e il 2014, il progetto All’Opera: il coinvolgimento di varie centinaia di bambini delle scuole elementari e medie in un’opera del cartellone del Maggio.

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Foto_Michele Monasta

Produzioni speciali, in cui gli implumi fungevano da coro e figuranti, cantavano e recitavano – e, pur con la presenza di narratori e burattini, la cosa doveva essere organizzata senza particolare condiscendenza, a giudicare dai titoli: ”L’Oro del Reno” (2007),”Carmen” (2008), “Il Crepuscolo degli Dei”(2009), “Il Ratto dal Serraglio”(2010), “Aida”(2011), “Il Cavaliere della Rosa” (2012) , “Don Carlo” (2013), “Tristano e Isotta” (2014).

L’idea dichiarata di VL è che per imparare ad amare la lirica bisogna farla… il che, va ammesso, non capita tutti i giorni. Quindi doveva essere un’esperienza favolosa, per tutti quei fanciulli fiorentini, sperimentare il funzionamento e l’eccitazione di un vero teatro d’opera. Sarebbe bello sapere quanti di loro si sono poi davvero appassionati all’opera lirica – e forse, considerando le date, è presto per dirlo – ma ad ogni modo, e persino a non voler pensare a lungo termine, che bellissima avventura da vivere a otto, dieci, dodici anni!

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Foto_Ilaria Costanzo

Nel 2013 il progetto si è concentrato sul Don Carlo – ribattezzandolo per l’occasione “La Fiaba di Don Carlo”… yes well, lievemente bizzarro, se vogliamo, perché questa cupa vicendona di potere, inquisizione, adulterio sfiorato ed effettivo, intrighi, autodafè, gelosia e sangue in abbondanza, fiabeschissima non è. E mi diverte abbastanza la descrizione, sul sito, del “dramma del principe Carlos e della principessa Elisabetta di Valois, il cui amore è contrastato dalla gelosia del re Filippo”… Come se Filippo fosse un rompiscatole malvagio e irragionevole – anziché, you know, il marito di Elisabetta!

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Foto_Ilaria Costanzo

But never mind: a otto, dieci, dodici anni di queste sottigliezze non ci si preoccupa – ed evidentemente nemmeno della cupaggine generale, a giudicare dalle fotografie delle prove e dal filmato del progetto.

Hanno l’aria presissima e coinvolta: catturati dalle meraviglie dell’opera in particolare e del palcoscenico in generale… Sembra un gran peccato che, dopo il Quattordici, pur continuando a curare progetti didattici di natura teatrale, Venti Lucenti abbia abbandonato questa strada.

Oh well, intanto a Firenze cresce una generazione che ha visto l’opera da dentro grazie a un progetto intelligente. È davvero già molto.

Feb 19, 2018 - grilloleggente, libri, libri e libri, musica    Commenti disabilitati su Colonne Sonore

Colonne Sonore

Un tempmusicaLargeo ascoltavo molta più musica. Nel senso di dieci, dodici, a volte anche quattordici ore al giorno. Mentre studiavo, mentre leggevo mentre scrivevo, mentre lavoravo… sempre musica. Anni fa, quando facevo tutt’altro lavoro, ero descritta nell’ambiente come “quella che in ufficio ha sempre la musica classica/l’opera”. E siccome procedevo per infatuazioni, ed ero capace di ascoltare e riascoltare lo stesso disco all’infinito, non era infrequente che finissi con l’associare un particolare pezzo a un libro, a un esame, a un progetto…

Così, per esempio, benché siano passati quasi trent’anni, non potrò mai sentire la IV Sinfonia di Brahms senza pensare al Deserto dei Tartari. L’Allegro non troppo e le travi scure della Fortezza Bastiani sono legati indissolubilmente per me. E la cosa buffa è che non mi ricordo nemmeno se nelle descrizioni di Buzzati la fortezza avesse davvero queste travi, ma è come la immaginavo ascoltando questa musica, e dubito che cambierò mai idea.

RambaudAltra associazione definitiva: le Five Variants of Dives and Lazarus di Vaughan Williams e le truppe napoleoniche accampate sull’isola di Lobau ne La Battaglia, di Patrick Rambaud. Mi si è fatto notare che non c’entra un bottone (e io protesto: non è del tutto vero), mi si è fatto notare che in anni successivi ho ascoltato le dannate Variants in ogni genere di altre circostanze, con o senza libri di mezzo… può darsi, ma quando violini&arpa attaccano il tema, io rivedo i fuochi da campo sull’isola.

Poi ci sono accostamenti seriamente dissennati, come la X Sinfonia di Mahler e l’Introduzione alla Sociologia Generale di Roucher (a cui andrebbe aggiunto anche il tè al bergamotto), oppure Dio che nell’alma infondere, dal Don Carlo di Verdi, e tonnellate di Economia Politica, o le Danze Ungheresi di Brahms e EC Law… l’ho già detto che ascoltavo musica mentre studiavo? Questi sono del tutto casuali, ma non per questo meno durevoli, visto che non sono svaniti in vent’anni e rotti, e sono solo alcuni di un numero notevole. E siccome non ho uno straccio di memoria visiva, ma ricordo perfettamente quello che studiavo o leggevo o facevo in corrispondenza di decine e decine di pezzi musicali, ne deduco che il mio cervello funzioni molto meglio con i suoni che con le immagini. Quando dovevo ricordare a memoria formule o elenchi, l’unico metodo veramente efficace era appiccicarli a un pezzetto di musica. Non c’è niente da ridere: è così che, dopo vent’anni abbondanti, mi ricordo ancora che nella quollah etiope si coltivano dura, mais, cotone e tabacco*. O almeno ci si coltivavano trent’anni fa**.musica8

Qualcun altro funziona nello stesso modo? Che cosa e come associate? E qualcuno che ragiona e ricorda per immagini?

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* Da  cantarsi sull’aria di “Maramao perché sei morto?” Don’t. Ask.

** Sì, lo so: una di quelle nozioni che non sai mai quando potranno servirti nella vita…

Dic 24, 2017 - musica, Natale    Commenti disabilitati su Scampanio di Stagione

Scampanio di Stagione

BellsCarolOh, quest’anno è davvero difficile seguire le buone vecchie tradizioni, con il Blogo che non collabora… Dov’è mai finito il suo spirito natalizio, mi domando…?

Ad ogni modo, noi procediamo imperterriti – o almeno tanto imperterriti quanto si può esserlo nelle circostanze: ovvero, ci arrangiamo.

Oggi è la Vigilia di Natale, e per la Vigilia su SEdS si ascolta la Carola delle Campane, giusto?

E allora ecco qui un altro link crudo:

https://www.youtube.com/watch?v=FSCo5dZ42v8

E a dire la verità, stavamo per intitolare questo post “Gaio Scampanio”, ma poi mi sono fermata – perché in effetti, questa carola terribilmente gaia non è… non a caso, è l’elaborazione di un canto natalizio ucraino. Ma d’altra parte va bene così, perché è bellissima, e perché è così che per me suona la notte di Natale: gelida e lucente e misteriosa e vagamente triste.

Buona Vigilia, o Lettori.

Dic 22, 2017 - musica, Natale    Commenti disabilitati su Fiaccole! (Blooge permettendo…)

Fiaccole! (Blooge permettendo…)

TorchesOra, non so che cosa sia preso a SEdS proprio a tre giorni da Natale… Mercoledì non mi ha permesso di postare la carola che volevo, e ci siamo dovuti accontentare di un link crudo. Non so come possa essergli saltato in mente di comportarsi così proprio adesso, all’improvviso, fuori da blu. Io lo guardo con occhi tristi – ma non so di preciso…

È forse un attacco di scroogite, o Blogo? Ti sei trasformato in Blooge – con me nel ruolo del povero Clatchit? Ci vorranno i bloghosts dei Natali Passati, Presente e Futuri per farti rinsavire – o almeno spaventare e pentire?

E non lo so, ma proviamo.

Il programma di oggi prevede – indovinate un po’! – una carola. Una carola inconsueta chiamata Torches, composta da John Joubert all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, e basata su un canto natalizio della Galizia spagnola.

Adesso incrociate le dita per Torches eseguita dal coro del King’s College di Cambridge. Proviamo…

https://youtu.be/zTCVGaziJNg

Com’è andata? Alla peggio, mi sa che dovrete copiare e incollare il link… sigh.

Ad ogni modo, qui ci sono le parole:

Torches, torches, run with torches
All the way to Bethlehem!
Christ is born and now lies sleeping;
Come and sing your song to Him!
Torches, torches, run with torches
All the way to Bethlehem!
Christ is born and now lies sleeping;
Come and sing your song to Him!

Ah, Roro, Roro, my baby,
Ah, Roro, my love, Roro;
Sleep you well, my heart’s own darling,
While we sing you our Rorro.

Sing, my friends, and make you merry,
Joy and mirth and joy again;
Lo, He lives, the King of heaven,
Now and evermore. Amen.

Lo, He lives, the King of heaven.
Now and ever, evermore. Amen.

Come dicevasi, è inconsueta – ma ho sempre trovato che suggerisse bene l’idea delle fiaccole nel bosco innevato…

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