Set 22, 2017 - musica    Commenti disabilitati su Autunno in Musica

Autunno in Musica

jessie-willcox-smith-autumn-leavesC’erano una volta gli equinozi… No, d’accordo – gli equinozi ci sono ancora, ma quel che intendo è che, un tempo, gli equinozi cadevano il 21. Ventuno di marzo, di giugno, di settembre, di dicembre… o no? Personalmente ho questi ricordi. Il 21 dei mesi in questione, il maestro dava istruzioni di fare il relativo disegno… Giugno no, chè si era già in vacanza, ma gli altri, soprattutto primavera e autunno: fiori, agnellini, farfalle (ugh!), sole giallo nel cielo azzurro et similia, oppure le foglie gialle e rosse… cose così. E il ventuno. Adesso? Adesso non so voi, ma io quando siano gli equinozi non lo so più: venti, ventuno, ventidue…

E questo è il motivo per cui ho aspettato oggi, per fare questo post, quando ormai dovrebbe essere autunno al di là di ogni possibile dubbio.

E quest’anno, musica, perché è un sacco di tempo che non posto un po’ di musica – e quindi adesso non un brano, ma tre.

Prima di tutto Gerald Finzi e The Fall of the Leaf, perfetto da ascoltare al crepuscolo, con una tazza di tè in mano…

E poi un paio di cose non espressamente scritte per descrivere l’autunno (se avessi voluto, c’era il buon Vivaldi), ma altra musica che qualcun altro ha associato, più o meno indelebilmente, ad immagini autunnali. Sempre per il crepuscolo, si può fare di peggio che ascoltare La Petite Fille de la Mer di Vangelis, guardando immagini di autunno d’oro, nuvole che passano e nebbia che sale agl’irti colli:

E per finire, l’autunno fiabesco di Disney, che in realtà sarebbe il Walzer dei Fiori ne Lo Schiaccianoci, ma si adatta così bene alle fatine impegnate nel cambio di stagione… C’è gente che sposta abiti e coperte negli armadi, e c’è Piccola Gente che invece cambia colore alle foglie.

Be’, magari neve per adesso no, grazie… un’atmosfera per volta, ciascuna a suo tempo. Felice autunno, o Lettori.

Set 20, 2017 - grilloleggente, romanzo storico, Storia&storie    Commenti disabilitati su Un Tantino Troppo…

Un Tantino Troppo…

fall-of-constantinople-1453-ad_1E in realtà, tutto questo rimuginare di personaggi fittizi nei romanzi storici era perché stavo leggendo (e adesso ho finito) un romanzo da recensire per la HNR.

E non so se mi è piaciuto.

Almeno fino a un certo punto, direi di sì – considerando che è riuscito ad essere una lettura scorrevole e ragionevolmente rapida pur contando quasi quattrocentottanta pagine. Il fatto poi che fosse ambientato attorno a e durante il mio beneamato assedio di Costantinopoli nel 1453 è stato d’aiuto e non lo è stato.

Siege_constantinople_bnf_fr2691Da un lato, c’è la familiarità con luoghi, posti, eventi e personaggi storici. Dall’altro… c’è la familiarità con luoghi, posti, eventi e personaggi storici. Ecco, non so: forse, a non conoscere l’assedio, non avrei sobbalzato così forte nel ritrovare il (genovesissimo, in realtà, e poco più che trentenne) Giovanni Giustiniani Longo invecchiato di una generazione per farne il padre di uno dei due (fittizi) protagonisti e lo zio illegittimo dell’altro… Il quale altro protagonista è il comandante della Guardia variaga – che per quanto ne sappiamo, negli anni Cinquanta del Quattrocento non esisteva nemmeno più. Ma d’altra parte, il primo è il generale prediletto dell’assediante Mehmed – nonché il riformatore e riorganizzatore del corpo dei Giannizzeri… Ed entrambi, anyway, sono nipoti dell’uomo (fittizio) che aveva salvato da solo Costantinopoli durante l’assedio precedente.

VarangianSiete vagamente confusi? E non è ancora nulla. Questi due cugini, i loro padri, zii e nonni riescono ad essere amici fraterni, confidenti, allievi, luogotenenti, pupilli, oggetto dell’affetto oppure nemici acerrimi di tutti quanti. Principesse, filosofi, banchieri, dogi, re, imperatori, ammiragli, sultani, cartografi, cortigiane, esploratori… non c’è quasi figura storica del tempo cui questa famiglia non sia strettamente legata.

MakkimIl che si traduce in un’abbondanza di Azioni Orfane, Azioni Scippate e Azioni Rapite – con maggiore o minor flair ma sempre molto seriosamente. Forse un tantino troppo: l’impressione è che l’assedio e la caduta di Costantinopoli diventino poco più che una faccenda di famiglia.

E ripeto che non sono del tutto sicura: forse, se non avessi passato anni a leggere e documentarmi sull’Assedio, tutto ciò mi farebbe meno effetto? Ma indipendentemente da questo, credo proprio che l’autore qui abbia ecceduto un tantino tra coincidenze, improbabilità e Posti in Prima Fila, e l’insieme ne risulta forzatello anzichenò. E badate che non comincio nemmeno a parlare di plausibilità storica: non dico che non è vero – solo che suona forzato. Il che non è particolarmente bello, ma è senz’altro molto istruttivo.

 

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Dalla Serendipità Alla Gugletarietà – Per Tacer Dell’Accu-Thump

john crowley, romanzo storico, ricerca, google, serendipitàJohn Crowley è un eclettico autore americano, pluripubblicato in vari generi dalla fantascienza al fantasy al romanzo storico.
Naturalmente è da quest’ultimo lato che mi sono imbattuta in lui qualche tempo fa, e in particolare in un suo delizioso articolo intitolato The Accu-Thump of Googletarity, apparso in origine sul sito di Powell’s Books. Sotto il titolo nonsense, non capita tutti i giorni di leggere una descrizione così aguzza e divertente del funzionamento della ricerca alla base di un romanzo storico – e poi c’è la gugletarietà… ah, la gugletarietà. O guglitudine? O forse guglinità…?

E a questo punto spero che siate curiosi e che apprezziate quel che ho fatto: a suo tempo, ho scritto a Mr. Crowley e gli ho chiesto se potevo tradurre e pubblicare l’articolo sul mio blog. Come tende a capitare con gli scrittori americani, John Crowley (che incidentalmente insegna scrittura creativa a Yale) ha risposto nel giro di mezz’ora, dandomi il suo placet.

E quindi ecco a voi, nella mia traduzione, John Crowley su storici e romanzieri, profilattici e pneumatici, nonché le gioie della Rete con…

L’Accu-Thump Gugletario

Quanto costava un profilattico nel 1944? Com’era confezionato? Dove si comprava? C’erano dei distributori automatici nelle ritirate* dei bar, come alla fine degli Anni Cinquanta? Stavo scrivendo Four Freedoms, il mio romanzo sugli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, e avevo bisogno di saperlo. Avrei potuto glissare sul dettaglio – “comprò un profilattico, oppure “tirò fuori un profilattico”, ma sono proprio questi piccoli dettagli della vita quotidiana a dare realtà, vividezza e spessore a una storia, in qualunque secolo sia ambientata. La differenza è che i dettagli del passato bisogna andarseli a cercare, senza potersi basare sull’esperienza.

Gli autori di romanzi storici fanno (o almeno dovrebbero fare) un sacco di ricerca prima di cominciare a scrivere, e poi continuano a fare ricerca fino alla fine – proprio come gli storici veri. Solo che spesso cercano roba diversa. La ragione delle cose, le ragioni per cui le persone credevano di agire nel modo in cui agivano, le forze mal comprese, o non comprese affatto, che influenzavano la gente, una cronologia che metta in ordine cause ed effetti – ecco quello che immagino quando mi chiedo che cosa ricerchi uno storico. A parte i singoli casi in cui un minuscolo dettaglio è fondamentale (ad esempio l’ora precisa in cui fu spedito un certo telegramma), i dettagli dell’abbigliamento e della cucina, il modo in cui un personaggio passava le mattinate o le serate, dove si faceva fare un abito e quanto lo pagava, non sono lo scopo della ricerca. La ricerca del romanziere è l’opposto, o magari l’immagine speculare, proprio come la narrativa storica è lo specchio della storia – la stessa cosa, ma non lo stesso. Lo scrittore vuole un’abbondanza di dettagli che riguardino i suoi personaggi, se sono storici, o altri come loro. Non gl’importa tanto quel che facevano tutti, quanto quello che era possibile fare. Più di quel che faceva una specifica persona, gl’importa quello che avrebbe potuto fare una persona qualsiasi. Immaginiamo un certo tipo di personaggio: avrebbe potuto pensare questi pensieri, possedere quest’arma, ricordare questo evento, indossare questo cappello? È questo che serve al romanziere per modellare il passato in un mondo che sia credibile come un’ambientazione contemporanea.

Naturalmente un romanziere non è tenuto ad essere scrupoloso in fatto di ricerca, però, anche se nessuno potrà mai accusarlo d’inattendibilità se pasticcia i dettagli – o persino il quadro generale – resta pur sempre inattendibile. Per alcuni romanzieri questo è un aspetto fondamentale, per altri meno. Walter Scott, che si può dire abbia inventato il romanzo storico, spesso lardellava le sue storie di note a piè di pagina, per sostenere le sue invenzioni con l’evidenza dei fatti. Ma se i romanzieri possono sempre sostenere che una ricerca accurata è superflua o marginale, non possono più lamentarsi che sia troppo difficile. Ora, non so se Internet, in tutta la sua gloria e con qualche infamia, abbia rivoluzionato la vita degli storici di professione – magari sì, ma si guardano dal dirlo – però di sicuro ha fatto della ricerca una vacanza per i romanzieri storici: divertente, rilassante e piena di soddisfazioni.

E non è solo questione di Google, del Progetto Gutenberg e di JSTOR. Ho usato tutti e tre questi strumenti quasi ogni giorno, seguendo tracce di sito in sito e incappando in strane avventure con collezionisti, memorialisti, visionari, mercanti e gente ossessiva, perché è impossibile scrivere alcunché a proposito di vecchie auto, vecchie ferrovie, vecchi aerei, Seconda Guerra Mondiale o fumetti senza incontrare gente del genere. E poi ho beneficiato dell’aiuto dei lettori del mio blog**, che trovo essere una compagnia di gente indicibilmente in gamba, sempre pronta a fare ricerche e condividerne il risultato. Abbiamo avuto una serie di favolose conversazioni – come la volta in cui mi serviva il prezzo dei profilattici nel 1944.

Cercando “prezzo”, “profilattico” e “1944”, la mia Brigata Cervelloni è approdata per prima cosa su eBay, dove erano in vendita vari oggetti connessi con i profilattici vintage. Salta fuori che contenitori, pacchetti, istruzioni e volantini dei profilattici d’antan sono oggetti da collezione – chi l’avrebbe mai detto? La persona che su LiveJournal conosco come “Jonquil” mi ha scritto: “Questo non ha data, per cui magari non ti serve a niente, però mostra una lattina di Merry Widow*** con il prezzo impresso sul coperchio.” Poi Nineweaving mi ha mandato un’immagine inglese: “A quanto pare, da questo lato della Tinozza usavano allegre scatolette rosse. Co-Ed Prophylactics**** – da non crederci! E quando vai a caccia, sta’ alla larga dalle studentesse…” Ben presto abbiamo cominciato ad avere conversazioni come questa:

Cameo: Ho trovato un paio di links che potrebbero divertirti… un fracasso di vecchie confezioni di profilattici del Powerhouse Museum, in Australia: Una Galleria di 21 Involucri di Carta per Profilattici degli Anni Trenta E Quaranta: http://www.ep.tc/condom-envelopes/

Crowleycrow: Che belle buste di carta – sicuramente asetticissime! E poi i nomi: Bufalo, Odalisco, Poncho… Par quasi di sentire il ronzio del ventilatore a soffitto e la musica che filtra dalla piazzetta attraverso le griglie della finestra.

Cameo: Il mio preferito però è Devil Skin.*****

Jonquil: A me piace Odalisque, ma Sedatex suona allarmante. Un calmante… proprio ?

Uno dei miei corrispondenti ha chiamato in aiuto un’autentica storica del sesso che, essendo inglese, ha fornito risposte intriganti ma non del tutto pertinenti.

Oursin: Non c’è una risposta unica alla domanda sul prezzo di un profilattico. Ho consultato qualche catalogo (inglese) della seconda metà degli Anni Trenta, e un rivenditore poteva offrire articoli in una gamma di prezzo che andava dai tre pence alla ghinea, a seconda dello stile, del livello, della durevolezza (riutilizzabile? lavabile?), del materiale (gomma? pelle?), eccetera. E non parliamo di economie di scala e acquisto all’ingrosso: si potevano comprare persino confezioni di campioni assortiti. Alcuni tipi erano confezionati in lattina, altri no. Si sentono anche storie di gente elegante che se li faceva fare su misura, con tanto di monogramma… Non so se ci fosse da fidarsi di un profilattico da tre soldi, ma non giurerei nemmeno che l’affidabilità migliorasse significativamente in proporzione ai prezzi più elevati.

Crowleycrow: Grazie di tutto, in particolare per l’espressione “profilattico da tre soldi”, che intendo annotare e usare da qualche parte. “Profilattico da due centesimi” ci va vicino, ma è molto meno divertente.

Jonquil: “Riutilizzabile? Lavabile?” Questa sì che è un’idea sgradevole. Evviva la prevenzione delle malattie!

Crowleycrow: Di solito quelli economici di gomma si buttavano, mentre quelli di pelle (in realtà intestino di pecora) si lavavano/riutilizzavano/riarrotolavano. E sì, all’epoca si era parsimoniosi – e stupidi.

Dopo un po’ di questo regime, ho potuto scrivere con ragionevole sicurezza una scena in cui il mio personaggio sceglie tra quattro marche: Merry Widow, Sheik, Co-ed e Fortuna. L’ultima marca è una mia invenzione, di cui un altro personaggio commenta: “La fortuna è se non scoppiano.” Il mio fittizio giovanotto paga un dollaro e settantacinque per una lattina da tre profilattici di gomma. La Brigata Cervelloni mi ha anche segnalato uno spot televisivo diretto da Michel Gondry e disponibile, naturalmente, su YouTube, in cui proprio una lattina del genere compare in una scena di ambientazione rétro… E Gondry, mi domando, dove avrà scovato il dettaglio?

Il maggior pericolo della ricerca storica, per l’appassionato di curiosità e bizzarrie, è la distrazione – che d’altra parte è anche una delle maggiori soddisfazioni. Sono sicuro che, proprio come noi abbiamo la parola Serendipità, ispirata al romanzo sui tre principi vagabondi di Serendip, le generazioni future avranno un sinonimo derivato da Google. Gugletarietà? Gugolitudine? Gugolinità? Quando ho fatto ricorso a Internet per provare che il modo idiomatico “kick the tires”****** prende origine dalla scarsità di gomma e pneumatici durante la Seconda Guerra Mondiale, non ci sono riuscito. In compenso, ho trovato un sito che vendeva Accu-Thump, un arnese fatto come un manganello provvisto di manometro: quando date una manganellata al vostro pneumatico, il manometro vi dice se la pressione è sufficiente. Interessante. Ero quasi tentato di comprarmi un Accu-Thump, ma poi nello stesso sito ho scoperto che l’inventore sta anche progettando una valuta cristiana, “una moneta che [i Cristiani] possano far circolare tra loro come un memento costante del loro Creatore e Salvatore, al posto delle monete che recano l’immagine di un idolo o di un re.” E in quale altro modo avrei potuto scoprire questa bizzarra e suggestiva idea? Ci vedo già il nocciolo di un altro romanzo…

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* Sì, la chiamavamo ritirata… [NdA]

** John Crowley Little and Big su LiveJournal [NdA]

*** Er… “Vedova Allegra.”

**** Letteralmente “Profilattici Studendessa-In-Una-Classe-Mista.” Immagino che “Profilattici Classe Mista” renda l’idea…

***** “Pelle di Diavolo”…

****** Letteralmente “Prendere a calci le gomme”, cosa che la gente faceva prima di acquistare una macchina usata, per verificare lo stato degli pneumatici. Il modo di dire è passato a significare “esitare/spaccare il capello in quattro/cercare pretesti prima di prendere una decisione” o più semplicemente “tergiversare.”

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Set 15, 2017 - grillopensante, scrittura, teatro    Commenti disabilitati su Lo Specchio d’Inchiostro

Lo Specchio d’Inchiostro

MirrorMirrorCredo di avervi detto qualche centinaio di volte, nel corso dell’ultimo anno o giù di lì, che il Coro di Shakespeare in Words è stato il mio ritorno sulle scene dopo più di vent’anni. Così come vi ho detto che stavo scrivendo (e adesso ho finito) un romanzo che parla di teatranti – un teatrante in particolare – nella Londra elisabettiana.

Ebbene, quello che forse non vi ho detto è come le due cose si siano incrociate e influenzate a vicenda…

Allora, cominciamo dicendo che il mio protagonista è, appunto, un attore. Un attore di notevole talento, insoddisfatto delle parti che si trova a recitare – ma questo non ha molto a che fare con me. La cosa rilevante è che, in seguito a un incontro rilevante, N. comincia a mettere in discussione quel che fa in scena – e come lo fa. Non è proprio un caso di Millepiedi di Kipling, perché N. non si rovescia nel fosso a ActorElizdomandarsi che zampa muovere per prima – però diventa molto più consapevole dei rapporti di causa ed effetto in quel che fa e nelle reazioni che ottiene. E altre cose di questo genere. Diciamo che comincia a elaborare una teoria dietro la sua pratica quotidiana – e a pensare a quel che questa teoria implica…

E no, non allarmatevi: è un romanzo, e funziona romanzescamente – o almeno spero. Però questa consapevolezza fa parte della crescita del protagonista.

E della mia, si direbbe – perché scrivere di tutto questo mentre reimparavo a stare in scena, è stato infinitamente d’aiuto. Il modo in cui N. pensava, la tecnica che usava, le scoperte che faceva in fatto di rapporto scena-platea eccetera… tutto ciò è servito ad esplorare quello che stavo cercando di fare, a disciplinare e sistematizzare un sacco di idee – qualcuna vecchia di vent’anni, qualcuna nuova, qualcuna solida, qualcuna allo stato gassoso. Ed è servito a tradurre e capire cose che G. la Regista buttava lì per vedere che cosa ne avrei fatto. Ed è servito, la sera del debutto, a farmi guardare negli occhi l’uno o l’altro membro del pubblico.Me-Writing

Non vi stupirà troppo se vi dico che la cosa ha funzionato anche nell’altra direzione: quel che facevo in prova o in scena – scoperte, rovelli, progressi, terrori e travasi di bile – diventava materiale per i rovelli di N. Poi, si capisce, N. è molto più bravo di me – per non parlare del fatto che vive, pensa e recita in un altro secolo. Io non sono N. e N. non è me. Però ci sono sempre quelle cose che non cambiano troppo attraverso i secoli (e che qualche fortunata volta sono lì a strizzarci l’occhio, annotate su un copione del tardo Cinquecento), e quelle cose che sono cambiate, ma vanno tradotte perché il romanzo possa essere un romanzo.

Ed è stata una piccola, luccicante, soddisfacentissima rivelazione vedere come, pur trattandosi di due storie diverse, scrittura e recitazione si siano incontrate a mezza strada, specchiandosi l’una nell’altra, dandosi forma a vicenda. Sono certa che tanto il Coro quanto N. ne hanno tratto giovamento.

E L’Azione Rapita

DumasAthosParlavamo dell’Azione Orfana, giusto? Quella tecnica narrativa in base alla quale il romanziere storico affibbia ai suoi personaggi fittizi le parti non assegnate della storia.

Come D’Artagnan e compagnia, gente semifittizia – nel senso che degli originali storici Dumas conservò poco più che nomi e professione – infilata in circostanze (forse) storiche ma nebulose.

Insomma, supponendo che La Rochefoucauld non lavorasse di fantasia citando la faccenda dei puntali di diamanti della Regina, qualcuno li avrà pur trafugati, giusto? E qualcun altro li avrà pur recuperati… E allora, perché non rispettivamente Milady e i Moschettieri?

Parlavamo di tutto ciò, e concludevamo che, non pur non essendo inciso nella pietra che si debba far così, si tratta di un metodo efficace – anche perché, per la duratura fortuna dei romanzieri storici, la storia pullula di buchi interessanti.

Ma non è detto che si debba far così – e infatti si fa (e soprattutto si faceva) anche in altri modi. romanzo storico, alexandre dumas, arthur conan doyle, francesco domenico guerrazzi, r. l. stevenson, rafael sabatini

C’è il Posto in Prima Fila, ovvero un protagonista fittizio che è segretario/scudiero/amico d’infanzia/amante/prole illegittima/sarta/confessore/whatnot del personaggio storico che fa le cose interessanti. E perché debba proprio venirmi in mente per primo Rogiero, il fittizio figlio illegittimo di Manfredi di Svevia ne La Battaglia di Benevento di Guerrazzi, proprio non lo so – ma tant’è. E poi mi viene in mente l’Ascanio dumasiano, apprendista di Benvenuto Cellini. Ma per un esempio migliore, suppongo di poter citare David Balfour, che assiste all’Omicidio di Appin molto da vicino e poi scappa per le brughiere con il principale sospettato.

romanzo storico, alexandre dumas, arthur conan doyle, francesco domenico guerrazzi, r. l. stevenson, rafael sabatini Poi c’è lo Scippo d’Azione, il cui re incontrastato è probabilmente Arthur Conan Doyle con il suo Gérard. Il fittizio Gérard è ampiamente ispirato al reale Marbot, ufficiale di cavalleria, aiutante di campo e memorialista – di cui gli vengono assegnate d’ufficio varie vicende e prodezze. Come pure vicende e prodezze di varia altra gente, in una collezione di elevata improbabilità e notevole spudoratezza… Ma in realtà fa tutto parte del gioco, perché dato il tono generale e l’ottima, ma proprio ottima opinione che Gérard ha di sé, il lettore è di fatto invitato a leggere con un sopracciglio levato e il costante dubbio di avere a che fare con un contafrottole di prima forza.

E infine c’è l’Azione Rapita Con Spudorato Flair, il cui esempio più fulgido si trova, a mio timido avviso, in Captain Blood. Ora, vedete, da un lato Peter Blood è ispirato almeno in parte alla vita di Henry Morgan e alla sua pittoromanzo storico, alexandre dumas, arthur conan doyle, francesco domenico guerrazzi, r. l. stevenson, rafael sabatini ca, eminentemente seicentesca carriera da schiavo a governatore della Giamaica. Dall’altro lato Sabatini si dà qualche pena per stabilire una voce narrante che finge di comportarsi da storico. Ogni tanto, tra una scena e l’altra, il narratore cita e compara fonti, ricostruisce, opina, dubita… Oh, è tutto molto tongue-in-cheek, ma quello è il gioco a cui si gioca. E poi, mentre Peter Blood si prepara a prendere Maracaibo, ecco che il narratore esce allo scoperto.

È vero, c’informa, che la presa di Maracaibo è attribuita a Morgan dal suo (ostile) biografo Esquemeling*, ma Jeremy Pitt, navigatore, amico e memorialista di Blood, ce la conta diversamente nei suoi dettagliatissimi e affidabili registri. Tant’è vero che…

Io sospetto che Esquemeling— anche se non arrivo a immaginare come o dove —debba avere messo le mani su questi registri, e che ne abbia tratto le corolle brillanti di più di un’impresa per infiorarne la storia del suo protagonista, il Capitano Morgan. Questo lo dico in via incidentale, prima di passare a narrare le vicende di Maracaibo, per mettere in guardia quelli tra i miei lettori che, conoscendo il libro di Esquemeling, potrebbero rischiar di credere che Henry Morgan abbia davvero compiuto quelle azioni che invece qui si attribuiscono veritieramente a Peter Blood. E tuttavia credo che, quando avranno avuto modo di valutare le motivazioni che spingevano tanto Blood quanto l’Ammiraglio spagnolo a Maracaibo, e di considerare come l’evento s’inserisca logicamente nella storia di Blood – mentre rimane nulla più che un incidente isolato in quella di Morgan – i miei lettori giungeranno alle mie stesse conclusioni riguardo a chi tra i due autori abbia commesso plagio.**

Et voilà! Carte ribaltate. Fonte storica riconosciuta, citata, rivoltata come un calzino e ridotta a plagio. Non sul serio, ma in un gioco non del tutto implausibile, perché Exquemelin è davvero inaffidabile nella sua ansia di annerire quanto può la fama di Morgan, e la faccenda di Maracaibo sembra davvero un po’ uscita dal blu…

Un gioco quasi ucronistico, un piccolo atto di pirateria narrativa pittoresco, spudorato ed elegante – perfetto per la storia in cui è inserito.

E quindi sì: si può fare diversamente, si può eccome – a patto di farlo con la giusta combinazione di eleganza e faccia tosta, e magari strizzando l’occhio al lettore.

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* O, com’è più comunemente conosciuto, Exquemelin.

** Traduzione mia.

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Le Gioie Dell’Azione Orfana

Happy WriterSapete cos’è che fa davvero felice un romanziere storico?

Un sacco di cose, in realtà, ma c’è uno specifico genere di felicità che consiste nel trovare qualcosa che è accaduto in maniera documentata – ma non si sa ad opera di chi.

Il fatto c’è, ma non si sa chi sia stato. E questa è, dal punto di vista del romanziere storico, una situazione indicibilmente felice: se non si sa chi sia stato, che cosa impedisce di metterci in mezzo il nostro protagonista fittizio – o tanto minore che se ne sa poco più che il nome?

romanzi storici, alexandre dumas, i tre moschettieri, james aitcheson, honoré de balzac, les chouansGuardate, per esempio, I Tre Moschettieri. Dumas aveva pescato i personaggi dalle fittizie Mémoires de M. d’Artagnan – in realtà un romanzo settecentesco di Gatien Courtilz de Sandras, e aveva cucito loro attorno un intreccio preso dalle memorie di La Rochefoucauld. Ricordate i puntali di diamanti? Credevate che fossero immaginari? Ebbene no – o almeno, non è detto. Francamente non ce lo vedo La Rochefoucauld, of all people, a inventarsi un particolare del genere: Anna d’Austria avrebbe regalato una parure di puntali* a Buckingham, cui un’ex amante respinta e gelosa li avrebbe poi rubati, servendosene per un ricatto  – che qualcuno sventò recuperando i puntali…

Qualcuno. Identità non pervenuta.

Perfetto, no? C’è l’intrigo pittoresco, ci sono i personaggi reali, e qualcuno ci avrà pur fatto qualcosa – ma chi? Ecco, in questa storia Dumas distribuisce ai suoi personaggi, come dice Simone Bertière**, le parti non assegnate. romanzi storici, alexandre dumas, i tre moschettieri, james aitcheson, honoré de balzac, les chouans

Qualcuno ha recuperato i puntali, ma chi? Visto che non si sa, perché non i nostri eroi, tutti per uno e uno per tutti, e per l’onore della Regina? E l’antagonista? Una perfida inglese? Poffarbacco, e perché non può essere – di conserva con l’intrigante Richelieu – la stessa Miledi*** che in Courtilz duella d’ingegno e di seduzione con d’Artagnan? E già che ci siamo, è sempre lei che spinge il (reale) John Felton a uccidere Buckingham. Poi, siccome stiamo parlando di Dumas, Milady si rivela essere anche la pessima moglie di Athos, ma il punto è questo: I Tre Moschettieri è interamente costruito sull’idea di personaggi fittizi (o parzialmente fittizi, o molto minori) che giocano ruoli lasciati anonimi dalle scarse cronache di un evento più o meno storico.

romanzi storici, alexandre dumas, i tre moschettieri, james aitcheson, honoré de balzac, les chouansLa faccenda è solo lievemente diversa nel caso di The Splintered Kindgdom, di James Aitcheson. Ora, per forza di cose, la conquista normanna dell’Inghilterra, Hastings e dintorni sono documentati con più abbondanza di quanto non lo siano i puntali, ma stiamo parlando di XI Secolo, e si può contare ragionevolmente che qualche utile buco ci sia. Per esempio, i cronisti concordano sul fatto che Edgar Ætheling, uno dei vari pretendenti sassoni al trono d’Inghilterra negli anni della conquista, sia stato ferito alla battaglia di York nel 1067 – ma da chi? Di nuovo, non se ne sa nulla, ed ecco l’interstizio in cui Aitcheson infila il suo protagonista fittizio, il cavaliere bretone (e normannizzato) Tancred a Dinant. Questa eminenza fittizia si rivela utile nel giustificare il modo in cui Tancred viene ascoltato nei consigli pur essendo un barone minore e si ritrova a condurre una manovra diversiva durante lo sfortunato raid gallese di Hugh d’Avranches. In fondo qualcuno l’avrà pur condotta, la manovra diversiva, ma non si sa chi – e allora, perché non Tancred? In questo Aitcheson è un dumasiano abbastanza stretto: benché la sua storia non ruoti interamente attorno all’azione orfana, la trama è costruita attorno a un certo numero di azioni orfane affidate a Tancred, i cui guai personali si snodano tra l’una e l’altra.

E il bello si è che funziona. Funzionava ai tempi di Dumas e continua a funzionare oggidì. È un buon metodo, perché consente di piazzare un protagonista fittizio abbastanza vicino al centro degli eventi da esserne partecipe anziché testimone – senza fare troppo a pugni con le fonti.

romanzi storici, alexandre dumas, i tre moschettieri, james aitcheson, honoré de balzac, les chouansBe’, poi se vogliamo c’è Balzac, che nel giovanile Les Chouans fa della protagonista fittizia, la duchessina illegittima Marie de Verneuil, la seconda moglie di Danton… Peccato che si sappia e si sia sempre saputo che la seconda moglie di Danton era la borghese parigina Louise Gély. Per cui sì, in teoria con le fonti si può fare quel che si vuole, ma tenete presente che Les Chouans è un libro un po’ così**** e che l’identificazione di Marie con la seconda Mme Danton è piuttosto gratuita – più sensazione che altro. Anche Balzac aveva le sue cattive giornate, si direbbe, e il metodo Verneuil non è nulla che mi senta di consigliare.

Poi sia chiaro, stiamo parlando di romanzi: posso essere disposta a sospenderla abbastanza in alto, la mia incredulità – però mi aspetto che mi si dia un buon motivo per tenerla sospesa. Un motivo migliore di una fasulla seconda moglie di Danton – for no very good reason.

Credo che ci torneremo sopra.

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romanzi storici, alexandre dumas, i tre moschettieri, james aitcheson, honoré de balzac, les chouans* Dite la verità: siete curiosi di sapere che diamine se ne facesse uno di una parure di puntali? Ebbene, guardate la figura qui a sinistra: i puntali erano arnesi conici di metallo – più o meno meno prezioso, più o meno lavorato, più o meno provvisto di gioielli – attaccati a nastri o cordoncini che servivano per allacciare maniche, giubbe e corpetti in un’epoca senza bottoni. Accessorio unisex.

** Simone Bertière, Dumas et les Mousquetaires – Histoire d’un  chef-d’oeuvre, Éditions de Fallois. Librino delizioso.

*** Sic. Davvero.

**** Balzac stesso lo definì histoire de France walter-scottée e, insieme a varie altre opere di gioventù, une croûte e une cochonnerie. Lo fece in privato e, non so quanto saggiamente, anche in pubblico e per iscritto, lamentando nell’introdurre una riedizione l’imbarbarimento dei gusti dei lettori che volevano soltanto storie esotiche, sensazionali o alla moda inglese… Come vedete, nulla cambia mai troppo.

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Set 6, 2017 - Storia&storie    Commenti disabilitati su Rinascimento a Corte

Rinascimento a Corte

banchetto con bandellaChe ne direste, o Lettori, di un viaggetto nel tempo?

Una sera di fine estate alla (ri)scoperta di un’Italia che non c’era, mosaico di repubbliche, regni e signorie, tutti reciprocamente guardinghi sotto la vernice di magnificenza e cortesia…

Ecco, queste corti cinquecentesche rivivono per una sera con Rinascimentour, il Giro delle Corti in Nove Piatti – un’esplorazione, attraverso quattro antiche tradizioni culinarie, dei luoghi e della storia che le hanno originate.

Grandi_Casate_Italiane_nel_1499Padrona di casa è Irma Guidorossi, nel suo negozio di ceramiche La Corte dei Gonzaga. Maestro delle cerimonie è Simone Rega, che ci guiderà nel viaggio. E poi ci sono io, a raccontare “Il Risvolto della Tovaglia”, ovvero ciò che accadeva tra banchetti, feste, giostre e strade buie nella Mantova di Guglielmo Gonzaga. Parleremo di gelosie, intrighi, duelli…

E dunque, o Lettori, se siete in quel di Mantova, perché non unirvi a noi? Saremo al n° 17 di Piazza della Concordia, a Mantova, la sera di venerdì otto, a partire dalle 21. Occorre prenotare, e lo si fa al numero 0376397917.

Viaggiate con noi, nei secoli e nei luoghi – senza muovervi da tavola.

Set 4, 2017 - blog life    Commenti disabilitati su Il Problema delle Sentinelle Bizantine

Il Problema delle Sentinelle Bizantine

3d people - human character , person with a megaphone and word "Blog". The concept of communication. 3d render

“Blogo, dobbiamo parlare,” dice la Clarina, piantandosi a braccia conserte davanti a SEdS. E già che c’è, lo Guarda

Con Occhi Tristi™.

Ora, da queste parti essere Guardati Con Occhi Tristi™ è una faccenda seria, per cui SEdS comincia a innervosirsi. O quanto meno si innervosirebbe se non fosse la creatura di pessimo carattere che è. Stando le cose come stanno, assume l’equivalente blogghesco di un’aria ferocemente difensiva.

“Che cosa ho fatto, adesso?” domanda.

La Clarina tira un gran sospiro. “Lo sai benissimo. Commenti.”

“Commenti cosa?”

comments“Commenti che non lasci fare. A nessuno.”

Se avesse occhi, SEdS guarderebbe ostentatamente la sezione commenti recenti. “Mica vero.”

“Quasi a nessuno, allora. Credi che non riceva proteste&lamentele?

Se avesse spalle – anche una sola – SEdS si produrrebbe in una di quelle scrollatine così irritanti. “Guarda un po’ se devono venire a protestare&lamentarsi da te,” mugugna.

“E da chi, sennò? Mi si dice che tu abbia due strategie in proposito. Talvolta fingi di accettare il commento e poi lo fai sparire con un sogghigno malvagio. Talaltra, invece, giochi alla Sfinge con i codici Captcha…”

“Ma sentitela! Lo sappiamo tutti che ti stai occupando di tragedie greche, sai?”

“Non cambiare discorso. Codice Captcha.”

Se avesse unghie, SEdS se le osserverebbe elaboratamente. “Non so di cosa tu stia parlando. Not the foggiest, really…”sphynx

“No? Quella bizantina pratica per cui bisogna provare di non essere un bot copiando un numero o una sigla pressoché illeggibili…?”

Avete idea dell’aria di finta innocenza che un blog è capace di assumere? “Oh, quello! Io lo chiamo parola d’ordine, e serve per tenere fuori Peceneghi, Visigoti e barbari misti assortiti. Non ti ricordi quando eravamo sotto assedio, qualche mese fa?”

“Ricordo benissimo – e apprezzo l’idea in via di principio. Però dovrebbe funzionare in modo che, una volta provata la loro non-barbaritudine, i Lettori possano commentare. Invece, tu…”

“Sono rigoroso, che vuoi farci? C’è chi lo considera una dote, sai? Dovresti apprezzare che io sbarri la strada ai Pecegoti.”

“Lo apprezzerei di più, o Blogo, se tu non chiudessi fuori anche gli innocenti. Tipo D., che è amico di vecchia data. Tipo G., che è amico di data più recente. Tipo tutta quella gente che un tempo commentava e adesso non commenta più…”

“Magari. o Donna, è solo che non siamo più interessanti e stimolanti come prima.”

“Ssssì, anche questo può essere – ma so di gente che commenterebbe volentieri, se tu glielo lasciassi fare.”

SEdS sospira come una diva dei Telefoni Bianchi. “Yes well, la vita è piena di piccole delusioni…”

“Blogo, i Lettori vengono da noi per discutere di libri, storia e teatro, non per fortificarsi il carattere. Sono persino disposta a chiudere mezzo occhio sul fatto che da settimane non mi mostri più le statistiche, se mi lasci almeno levare il Captcha.”

SEdS studia per un attimo la Clarina e si produce in una risatella maliziosa. “Go ahead, levalo.”

“Ci ho già provato – no joy. Però dev’esserci un modo per farlo, giusto?”

sentry-by-a-castle-gate“Non sono certo che tu abbia una clearance sufficiente. Qui stiamo proteggendo le frontiere dell’Impero dai barbari, e tu mi sembri incline alle decisioni dissennate. Che succede se apri un cancello indebito, se i barbari entrano a frotte, se…”

Con un suono di furia inarticolata, la Clarina leva le braccia in segno di resa. Resa momentanea, perché non ha intenzione di rinunciare, ma per oggi, alas, Blogo Paranoico 1 – Clarina 0.

Sperando che i Lettori abbiano pazienza.

 

 

Set 1, 2017 - libri, libri e libri, lostintranslation    Commenti disabilitati su Le Traduzioni Son Desideri…

Le Traduzioni Son Desideri…

TranslateDa rimuginare su Entered from the Sun a rimuginare di traduzioni letterarie, alla fin fine, è stato un passo solo. Sennonché vi ho afflitti ripetutamente con il mio atteggiamento di reverente scetticismo nei confronti della traduzione letteraria, vero? Ebbene il fatto è che, pur restando dell’idea che non sia completamente possibile trasporre in un’altra lingua tutto quello che c’è tra le righe di un testo, ammiro alla follia chi riesce a decifrare, diciamo, in Italiano un’immagine della ragnatela connotativa dell’Inglese. E viceversa, si capisce.

Detto questo, il gioco in sé – la ricerca della riproduzione dello stesso effetto per menti dalla forma diversa – è una delle tentazioni più attraenti che si possano immaginare. Confesso di avere un certo numero di titoli che mi piacerebbe immensamente provare a tradurre, libri che non sono mai arrivati in Italia – ed è un peccato per vari motivi, e che in vari casi presentano sfide linguistiche e stilistiche di tutto rispetto.

wooden overcoat 02The Wooden Overcoat, di Pamela Branch (primi Anni Cinquanta), è un… be’, se fosse un film (e credo che ne uscirebbe una sceneggiatura coi fiocchi), lo definirei una commedia nera con sfumature gialle. Londra postbellica, tessere per il razionamento, case condivise: in una di queste, in una zona bene-ma-non-troppo, abitano due giovani coppie con ambizioni artistiche. E nella casa accanto è insediato l’Asterisk Club, circolo esclusivissimo, visto che è riservato agli assassini erroneamente assolti. Solo che all’AC non c’è posto per alloggiare l’ultimo arrivato, e lo sgradevole Mr. Cann viene messo a pensione presso i quattro ragazzi della porta accanto, solo troppo felici di raggranellare qualche sterlina extra. E quando l’ospite defunge, presto seguito da un’altra pittoresca esponente dell’AC, i nostri quattro – ciascuno sospettando e volendo proteggere il rispettivo coniuge – si ritrovano alle prese con un problema inedito: come si fa liberarsi di un cadavere – per non parlare di due? E qui tutto si fa molto esilarante, con una trama intricatissima, una schiera di personaggi azzeccatissimi nella loro spassosa improbabilità, una parodia del gialllo inglese classico e degli hard-boiled americani, una quantità di folklore sulla derattizzazione e dei dialoghi frizzantissimi. È uno di quei libri che vi fanno scoppiare a ridere forte mentre leggete in luogo pubblico, per capirci. Credo che dare almeno un’idea dell’intreccio di accenti (di luogo e di classe, very Britishly) sarebbe di per sé un lavoro.index

History Play, di Rodney Bold, è tutt’altra storia – e non quella che potrebbe sembrare. Cominciamo col dire che si presenta come un saggio – uno di quei saggi accademici adattati per il pubblico: specifici con tendenza al brillante e l’occasionale sconfinamento in territorio seminarrativo. Bolt parte spiegando quanto poco sappiamo di William Shakespeare, l’uomo che si suppone abbia scritto un treno merci di capolavori teatrali e poetici e nel suo testamento non ha lasciato nemmeno un libriccino in quarto. Il tutto debitamente corredato di note, riferimenti e appendici documentarie. E quando tu, o Lettore, cominci a levare le sopracciglia e a domandarti come mai, se tutto ciò è vero, non ti sia mai passato per il capo di dubitare, ecco che la parodia del tono accademico e lo sforamento narrativo cominciano a farsi più palpabili… e allora, colto da sospetto, te ne vai a controllare le seriosissime note e l’austerrima bibliografia, o lettore, e scopri che metà delle fonti citate sono immaginarie (attribuite ad anagrammi del nome dell’autore – e come diamine hai fatto a non accorgertene prima?!) e che i fatti, pur essendo reali, sono alterati, scelti, potati, tinti di violetto e inclinati a 45°, in modo da far sembrare incontrovertibili delle affermazioni via via più stravaganti. Qui ci sarebbe da sudare per bilanciare esattamente la sottilissima progressione da aguzza parodia accademica, su su su fino al pieno, spudorato romanzo marloviano.

iridescenceDi Entered From The Sun abbiamo parlato un po’. George Garret è stato il poeta laureato della Virginia, e dire che la sua prosa tradisce una forma mentis poetica è un inverecondo eufemismo. Mettersi a tradurre questo romanzo sarebbe un’impresa oceanica. Anche avendo le idee chiare sugli scogli fittissimi delle eccentricità linguistiche, la sintassi tortuosa complicherebbe non poco il calcolo della rotta. Senza contare le tempeste continue di una trama né troppo comprensibile né (alla fin fine) troppo rilevante. E vogliamo parlare delle irresistibili correnti profonde di sottotesto, delle sirene attraenti e inafferrabili del punto di vista e delle apparenti (e solo apparenti) inaccuratezze biografiche? Con l’equipaggio – gente inaffidabile al massimo grado, di cui sappiamo sempre tutto e raramente capiamo abbastanza – non cominciamo nemmeno. Sì, lo so, sembra irritante: l’ultimo libro che qualcuno potrebbe voler navigare – leggere o tradurre. Eppure lo stile di Garret è un aliseo, e had I but time and world enough…Kyd

Christoferus – or Tom Kyd’s Revenge è un romanzo di Robin Chapman, insusuale sotto un paio di aspetti, prima di tutto la scelta del protagonista: Thomas Kyd. Tra i vari autori elisabettiani, Kyd non sembra materiale per farne un eroe, e infatti in genere compare in narrativa nelle vesti di comprimario dimesso, bilioso e sfortunato. Quello che ha i complessi perché non è andato all’università, quello che ha scritto una singola tragedia di enorme successo e poi più nulla, quello che ha pagato un’amicizia sbagliata con la tortura e poi è sparito nell’oblio. Chapman prende questa figura meschinella e la ribalta: il suo Tom diventa un uomo brillante e tormentato che si dibatte fieramente tra le maglie di un complotto molto più grande di lui, in cerca di verità e vendetta per la parte che è stato costretto ad avere nella morte del suo amico e amante Kit Marlowe. Qui non ci sono stranezze, eccentricità o particolari sorprese, ma la scrittura è meravigliosa: vivida, piena di luce e ombra, ricca, appagante – miele, velluto e filigrana, per dare un’idea. Perché, e qui divago solo un istante e nemmeno troppo, per me la scrittura ha sempre una consistenza: è una sensazione quasi tattile, come maneggiare della stoffa o della carta: certa scrittura è seta cruda, altra è lino grezzo, e poi ci sono carta di riso, pessimo rayon, stagnola, broccato… Ecco, la sfida nel tradurre Christoferus sarebbe una questione di questo: rendere in Italiano questa meravigliosa consistenza.

PLagueInfine A Plague Of Angels, o in mancanza di quello un volume qualsiasi della serie su Sir Robert Carey di P.F. Chisholm. Siamo a metà strada tra il giallo storico e l’avventura, con un figlio del Lord Ciambellano (incidentalmente un cugino illegittimo della Grande Elisabetta) che arriva al selvaggio confine tra Inghilterra e Scozia, dove ci si aspetta che mantenga l’ordine tra i clan con la bellezza di sette soldati indigeni sotto il suo comando. Per fortuna di Carey, uno dei sette è il formidabile sergente Dodd, un allampanato giovanotto dall’aria lugubre, che fa del suo meglio per nascondere un’acutissima intelligenza. Oh la ricostruzione storica, la ricostruzione storica, la ricostruzione storica! Oh i personaggi, i personaggi, i personaggi! Oh i dialoghi, i dialoghi, i dialoghi! E badate che il linguaggio non è sempre rigorosamente period. Anzi: più di una volta mi è capitato di ripensare a qualche espressione peculiare di Dodd o Carey e, facendo due ricerche, scoprire che si tratta di un modo idiomatico più moderno. Ma il tutto è usato in modo così appropriato, così intelligente e frizzante e così perfetto per la caratterizzazione che la licenza è non solo perdonabile, ma benvenuta. Chisholm sarebbe forse il compito meno ostico della mia lista – e uno dei più divertenti.

Ecco, questo è il genere di traduzione che mi piacerebbe essere in grado di fare. Ma sarei molto soddisfatta di vederlo fare da qualcuno più bravo di me. Traduttori? Editori? Anyone?

 

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Ago 30, 2017 - Poesia, romanzo storico, Storia&storie    Commenti disabilitati su I Fantasmi di George Garrett

I Fantasmi di George Garrett

Ah, dunque, c’è questo Saluto dell’Autore, all’inizio di Entered From The Sun, di George Garrett…Garrett

Qualche anno fa, EftS è stata una di quelle letture inaspettate in vario modo. Scelto perché ha per sottotitolo The Murder of Marlowe, salvo poi scoprire che l’assassinio di Marlowe c’entra poco. O molto, in realtà, ma non nel modo che ci si potrebbe aspettare… In nessun modo che ci si potrebbe aspettare, a dire il vero. Immagino che ci voglia un poeta per rendere un argomento visceralmente fondamentale e, al tempo stesso, alla fin fine irrilevante. Perché Garrett era un poeta, e si sente molto, e lo stile è… difficile da definire. Shall we say caleidoscopico? Sì, diremo proprio così, ed è un’approssimazione buona come un’altra. Iridescente, forse, è un’altra ragionevole possibilità. O una combinazione delle due, forse.

Insomma, per non girarci attorno: EftS, a ben pensarci, è un catalogo di cose che dovrebbero irritarmi nel profondo, eppure l’ho trovato di enorme soddisfazione, con il suo mosaico di punti di vista spesso inafferrabili… Ah well. Diciamo che è un’esperienza di un genere non comune.

Tuttavia, quel che volevo fare oggi, è proporvene un pezzettino – da quel Saluto dell’Autore di cui vi dicevo prima di perdermi a rapsodizzare.

Per non dimenticare, né ora né mai, quella perduta lucentezza, speranza e gloria di quei tempi. E similmente per ricordare, portandola in mente,  l’altra faccia di tutto questo. Il pietroso scontento, la gelida disperazione, l’apocalittica indifferenza.

Abbiate pazienza con me, fantasmi.

E benediteci, tutti e ciascuno – i vostri nuovi amici perduti.

Parlate a me.

Parlate tramite me.

Parlate a noi.

Una perfetta preghiera secolare del romanziere storico – e anche del traduttore, nelle giuste circostanze. Non trovate anche voi?

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