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Nov 23, 2010 - grilloleggente    Commenti disabilitati su Entered From The Sun – Pag. 87

Entered From The Sun – Pag. 87

E’ dai tempi dell’Eleganza del Riccio che non faccio un diario di lettura, così ho pensato…

Stavolta Entered From The Sun, di George Garret, un tempo poeta laureato della Virginia, nonché prolifico romanziere. Non ho mai letto nulla di suo, prima. Ho comprato questo romanzo perché: a) parla di Marlowe; b) il titolo è una citazione di Emily Dickinson; c) ne ho trovato solo due recensioni, una schifata e una estatica – ce n’era più che a sufficienza per decidermi.

La mia copia, prima di essere mia, apparteneva a una biblioteca di Dayton, nell’Ohio. Sì: dismesso da una biblioteca, e allora? Capita e non vuol dire granché. Le pagine non hanno un’aria sfogliatissima, ma la costa della rilegatura rigida è malridotta, come se qualcuno avesse letto il libro piegandolo per tenerlo con una mano sola. Un po’ un’impresa, perché Entered From The Sun è pesantuccio anzichenò – ma, a mio modestissimo e privato avviso, una tendinite è un castigo molto mite per la gente che tratta i libri (specie altrui) in questo modo.  

Alla fine del saluto dell’autore ero conquistata. “Abbiate pazienza con me, fantasmi – e benediteci tutti, vecchi amici ritrovati. Parlate con me. Parlate attraverso di me. Parlate a noi.” Mi piace.

Una rapida occhiata rivela che mi aspetta una serie di capitoli di lunghezza variabile, ciascuno con il suo titolo descrittivo. Come tutto ha inizio per Joseph Hunnyman. Entra il Capitano Barfoot. Attore e Soldato. Hunnyman Sotto Esame. Consideriamo il Capitano Barfoot. Eccetera. Mi piace che ogni capitolo abbia un titolo.

L’incipit è fantastico: punto di vista di Hunnyman, si alza da tavola ridendo, rapida e vividissima descrizione (colori, luci, odori, temperatura…), poi esce dalla taverna ed è… be’, non c’è altra parola: rapito. Uh!

Segue colloquio con misterioso giovanotto che commissiona al nostro Hunnyman delle indagini segrete sulla morte di Marlowe, il poeta, assassinato. Sono passati degli anni, tutti sanno cos’è successo, e che cosa può fare un povero attore senza ingaggio… Il giovanotto sconosciuto ha risposte per tutto – oltre a due scagnozzi armati fino ai denti e una borsa di denaro. Hunnyman – giovane, bello, vanesio, non particolarmente coraggioso, non eccessivamente onesto, scaltro e incauto al tempo stesso, infondatamente speranzoso, non sa troppo bene come rifiutare. E poi c’è William Barfoot è tutt’altro genere di uomo: gentiluomo, soldato veterano, cattolico segreto, caritatevole, violento, spregiudicato e sottile. So dalla quarta di copertina che anche Barfoot verrà incaricato di indagare sulla fine di Marlowe, ma finora di questo non si vede traccia.

Poi entrerà in scena la bella vedova Alysoun, amante di Hunnyman: manipolatrice, calcolatrice, fredda, ambiziosa, intelligente…

Peccato che a questo punto la lettura sia diventata un po’ laboriosa. Lo stile è notevole, la voce è molto personale e molto elisabettiana al tempo stesso… no, non davvero elisabettiana, ma un’eco convincente nel lessico, nelle costruzioni e nella forma mentis. Tutto molto bello, ma le costruzioni convolute o bizzarre, il continuo passaggio dal presente al passato e viceversa, l’alternarsi di dialogo diretto e indiretto e un’abbondanza di digressioni non aiutano.

Faticosetto – il che non mi ha impedito di leggerne un’ottantina abbondante di pagine prima di rendermi conto che, dopo l’incipit fulminante, non era più successo niente. Oh sì, so un sacco di cose su Hunnyman, adesso, e so che Barfoot ha dei segreti, e ho scarsa simpatia per la vedova, e non ho ancora capito chi siano i committenti delle due indagini. Che sia Tom Walsingham il giovanotto misterioso? A pagina 85 mi sono imbattuta in un capitolino intitolato “Complicazioni Del Tempo Presente: Abbigliamento”, costituito da una serie di citazioni di documenti dell’epoca in fatto di abbigliamento, appunto – e lì mi sono arresa. O quanto meno sono stata tirata fuori dalla storia abbastanza da restarne fuori.

Sono incuriosita, leggermente irritata, un po’ frastornata e forse solidarizzo un po’ di più col recensore scontento. Non so se ho davvero voglia di leggere altre centocinquanta e rotte pagine di questo. Anche se, anche se… Stiamo a vedere.

 

Il Dilemma del Recensore

HNR_Header_Aug_21.jpgLe mie recensioni cominciano a uscire sulla Historical Novel Review – due negli ultimi due numeri.

Che posso dire? Scrivere per una rivista specializzata internazionale e quotata nell’ambiente è una gradevole sensazione di per sé, ma devo confessare che oggi, nel rileggere quanto sono stata severa in uno dei due casi, mi è venuta la tentazione di iperventilare un pochino. Sia ben chiaro: il romanzo in questione era davvero mediocre, scritto in modo molto approssimativo, pieno di personaggi mal caratterizzati ed errori fattuali grossi come stazioni ferroviarie (similitudine non casuale, visto che, tra l’altro, l’eroina viaggiava da Parigi a Roma su un treno diretto che passava per Napoli!), e tuttavia…

Tuttavia, un conto era leggere storcendo il naso, un conto era scrivere le mie 200 parole taglienti in preda allo zelo della novellina, e tutt’altro conto è stato vedere la mia disapprovazione stampata sulle pagine di una rivista vastamente diffusa tra lettori, autori, editor, ed editori di almeno tre continenti. Francamente, se avessi ricevuto una recensione come quella che ho scritto, al momento sarei molto in vena di harakiri.

E però sono certa che la recensione è puntuale e obbiettiva, e il libro la merita ampiamente. La mia responsabilità è di fronte alla rivista per cui lavoro, ovviamente, e verso i suoi lettori che si aspettano recensioni oneste, sulla base delle quali – almeno in parte – comprare o non comprare il libro in questione. Si può discutere del potere delle recensioni finché si vuole, ma devo ammettere che, quando ho comprato qualche libro nonostante una recensione modesta su HNR, magari perché i personaggi, il periodo o la trama mi attraevano, me ne sono sempre pentita. Per cui, sì: il pubblico si aspetta che chi scrive per HNR legga i libri per intero e sia in grado di valutarne oggettivamente pregi e difetti e di motivare i suoi giudizi; il pubblico tiene conto delle recensioni di HNR nei suoi acquisti.

La mia recensione negativa potrà avere qualche influenza sulle vendite del romanzo – e anche questa è una responsabilità. Una responsabilità diversa, nei confronti di questo specifico autore e del suo editore, così come nei confronti di tutti gli autori ed editori che spediscono i loro romanzi a HNR. In fondo, a loro devo una cosa soltanto: che del loro libro scriverò sempre e solo ciò che penso, nel bene e nel male, senza pregiudizi e al meglio delle mie capacità.

Ago 26, 2010 - grilloleggente    6 Comments

Piccola Fenomenologia dell’Anacronismo

Si parlava di anacronismi qualche post fa: brutte bestie che infestano gli scaffali dei romanzi storici, rosicchiano la credibilità degli autori, lasciano buchi nella sospensione dell’incredulità e provocano irritazioni pruriginose alla pazienza del lettore…

Per prima cosa devo dire che ho trovato di nuovo gente che va a teatro portandosi bottled ale in epoca elisabettiana – in un altro romanzo, e un riferimento alla stessa bevanda in un poema del 1604… Per ora considero la faccenda irrisolta e ancora un anacronismo borderline, ma indagherò ulteriormente.

Detto ciò, possiamo spingerci a notare che, da buon insetto, l’Anacronismo si presenta in molteplici varietà, più o meno nocive.

C’è l’Anacronismo Veniale, tipo far contemplare al vostro protagonista una cupola non ancora costruita ai suoi tempi (e questa è una vicenda autobiografica). A patto che la cupola non sia l’argomento centrale del romanzo, è un’inaccuratezza, più che un vero anacronismo. E’ il genere di ragione per cui è sempre meglio avere un Lettore Beta (o un editor) molto occhiuto e, se possibile, onnisciente. E’ il genere di pasticcio che ogni scrittore combina almeno una volta nella vita. Di più, se si ostina a scrivere romanzi storici.

C’è la Colpevole Disattenzione, come il monaco medievale che illustra il suo orto dei semplici usando le classificazioni botaniche di Linneo, o l’ufficiale romano che ordina la carica sollevandosi sulle staffe. Il che illustra l’interessante paradosso in base al quale ciò che non può esserci è importante almeno quanto ciò che c’è. Moneta corrente nei film in costume.

C’è il Caso Borderline. La birra in bottiglia, appunto, se non adeguatamente giustificata…

C’è il Lapsus Linguistico. Questo è più complicato: quando troviamo gente trecentesca in un ruolo di eminenza grigia, c’è qualcosa che non va. Potrebbe anche funzionare se la VN – III Persona Onnisciente -raccontasse la storia qualche secolo più tardi (e quindi potesse sapere chi era Père Joseph), ma in caso contrario, siamo in pieno anacronismo. Rule of thumb: dobbiamo sapere solo ciò che può legittimamente sapere il personaggio nel cui punto di vista ci troviamo.

C’è la Nebbia Assoluta: se ad una storia ambientata nella Svezia altomedievale basta cambiare i nomi per trasportarla nella Francia del Settecento, allora qualcosa non va. L’infestazione si manifesta con particolare violenza negli scaffali di historical romance. Si sa di gruppi di scrittura in cui ci si sfida a riscrivere un Harmony in una settimana, cambiando epoca, stato o continente.

C’è il Personaggio Anacronistico. In genere è un’eroina “anticonformista e ribelle”, etichetta molto gettonata nelle quarte di copertina. Il fatto è, tuttavia, che nella maggior parte dei casi la bambina/ragazza/donna insofferente e/o incurante delle convenzioni sociali/culturali/religiose/razziali del suo tempo non è anticonformista: è un personaggio moderno in costume. Francamente, la genia andrebbe sterminata col DDT, ma è molto, molto diffusa.

Infine, c’è il peccato mortale in fatto di narrativa storica: la Falsa Prospettiva. E’ come il personaggio anacronistico, ma elevato a potenza e sparso in dosi abbondanti per tutta la vicenda. E’ raccontare un periodo storico giudicandolo secondo la mentalità e il sistema di valori del XXI secolo. E’ condannare usi, costumi, leggi e convenzioni di un’altra epoca facendoli incarnare dal vilain  e dai suoi accoliti, mentre i Buoni agiscono e pensano in base alla più squisita (ed anacronistica) political correctness. La tendenza è criminalmente diffusa nella letteratura per l’infanzia e nelle sceneggiature televisive, ma non soltanto. Pena proposta, da vent’anni all’ergastolo.

I primi quattro, in genere, si possono ascrivere all’umana imperfezione, a una ricerca insufficiente, alla fretta o ad altri peccati di omissione; la Nebbia Assoluta comincia a far sospettare una certa misura di dolo (anche se più spesso si tratta di un risultato delle convenzioni di genere); l’Eroina Ribelle è spesso il frutto preterintenzionale di un tentativo di aggiustare i personaggi secondo i gusti del mercato – nel timore che il lettore non riesca a identificarsi con la mentalità marziana di un altro secolo… Ma la Falsa Prospettiva costituisce una categoria criminale a sé, perché è sempre deliberata ed è intellettualmente disonesta – ed è tanto più grave perché al lettore ignaro sembrerà più facile simpatizzare con il lato non storico della questione, a scapito di qualsiasi senso della storia.

Giu 29, 2010 - scrittura    Commenti disabilitati su Scuola di Comics

Scuola di Comics

La Scuola Internazionale di Comics – Accademia delle Arti Figurative e Digitali, esiste dal 1979, quando Dino Caterini l’ha fondata con l’idea di farne un’evoluzione della “bottega artigiana” dei grandi maestri del passato. Trent’anni più tardi, la scuola continua la sua opera formativa e si è ampliata e diramata in sette sedi in giro per l’Italia.

Tra i numerosi corsi a disposizione degli studenti, cinque sedi ne offrono uno di scrittura creativa, non strettamente finalizzato alla produzione fumettistica, ma incentrato sulle sulle forme tradizionali del romanzo e del racconto.

Una di queste cinque sedi è a Pescara.

Il docente di Scrittura Creativa presso la sede di Pescara è Alessandro Forlani.

Su invito di Alessandro Forlani, oggi sono a Pescara, per incontrare gli studenti di Scrittura Creativa della sede locale e di quella di Jesi, per fare da ranger in Editing Safari – Visita Guidata A Un Romanzo Allo Stato (Molto) Brado.

Romanzo storico, si capisce: una specie di sessione di editing pubblica e leggermente truce – scrittura passata al setaccio con un duplice paio di occhi, quelli dello scrittore e quelli dell’editor.

Di solito, quando devo spiegare che cosa faccio nella vita, racconto del cespuglio che ho sempre creduto un biancospino, fino a quando un amico che sapeva di botanica mi ha detto che invece è una spirea X arguta, dove X sta ad indicare un’ibridazione. Ecco che cosa sono: una scrittrice X editor.

Una pianta ibrida che oggi se ne va a Pescara a parlare con i giovani talenti in formazione, ecco.

Mag 14, 2010 - Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Somnium Hannibalis – Le Prove

Somnium Hannibalis – Le Prove

E qui, finalmente, c’è il trailer delle prove di Somnium Hannibalis – a Play, la riduzione teatrale del mio romanzo, a cura del gruppo teatrale storico sperimentale Hic Sunt Histriones, con la regia di Gabriella Chiodarelli:

Mag 10, 2010 - anglomaniac, libri, libri e libri    Commenti disabilitati su Libri In Regalo

Libri In Regalo

Mi è capitato qualcosa che mi ha riportata alla lontana infanzia.

A titolo di regalo di compleanno tardivo, sono stata rapita e condotta in libreria, con l’ingiunzione di scegliere “dei libri”. Da anni acquisto la maggior parte dei miei libri su Internet (adesso, poi, li scarico direttamente sul Kindle), e quindi già la cosa in sé è stata molto sul genere tè-al-tiglio-e-madeleine. Ho girellato tra gli scaffali con quel senso di anticipazione e di scoperta che un tempo apparteneva alle sere di Santa Lucia – assoluta delizia!

E alla fine ho scelto Il Grande Gioco, di Peter Hopkirk, una magnifica storia della guerra di spionaggio tra Inglesi e Russi in Asia Centrale – praticamente lo sfondo di tante storie di Kipling! – e L’Uomo Dagli Occhi Glauchi, di Patrizia Debicke Van der Noot, romanzo storico incentrato su un meraviglioso ritratto tizianesco e sul servizio di spionaggio di Robert Cecil. 

E’ stato un incantevole regalo di compleanno. O di non-compleanno, se vogliamo virare sul carroliano – e io vorrei, perché il tutto è stato davvero un po’ nonsense.

Per di più, sabato è arrivato per posta The Infernal World of Branwell Bronte, di Daphne Du Maurier, e quindi adesso ho una piccola pila di tre libri che voglio tanto leggere, ma al momento non ho davvero tempo: se ne stanno lì, uno sopra l’altro come sirene rilegate, mi guardano ogni volta che passo nelle vicinanze, ammiccano, mi chiamano… Leggici, leggici, leggici! Lascia perdere il Riccio, dimenticati quel che devi recensire, prenditi una vacanzuola dalla storia bizantina. Leggi noi, noi, noi…

Per ora resisto, legata alla sedia maestra e con striscioline di to-do-lists appallottolate nelle orecchie. Fino a quando? Non si sa. 

Apr 17, 2010 - scribblemania    5 Comments

Senti, e come va la revisione?

Ieri sera a cena T. mi fa la domanda del titolo.

Per poco non lo mordo, T.

La revisione è ferma, dammit, la revisione è in apnea, la revisione aspetta di essere ripresa, mi guarda con occhi tristi e mi fa sentire maledettamente colpevole…

Ma non è colpa mia se il Professore di Ankara non si è ancora fatto sentire, se non ne so abbastanza di Baltoghlu e se, per tutta una serie di motivi strutturali, devo cominciare proprio da lui, giusto?

Nei giorni scorsi, in vari e distinti momenti di disperazione crescente ho scritto ad altra gente. Ho scritto a una Professoressa della Sapienza che, scopro, è in pensione. Gentilmente le inoltreranno la mia richiesta. Aspettiamo. Ho scritto all’Istituto Italiano di Cultura a Istanbul. Fin qui nulla, non un segno di vita, nemmeno la conferma di lettura. Aspettiamo. E ho scritto anche all’Addetto Navale dell’Ambasciata turca a Roma. Sì, l’ho fatto davvero. Nessun segno nemmeno da lui, ma non lo biasimo: è un Capitano di Vascello turco, fa l’Addetto Navale in un’Ambasciata, e un’anatra italiana gli scrive chiedendogli lumi su un ammiraglio di metà Quattrocento? Penserà che sia seriamente disturbata, and small blame to him.

Intanto seguito a cercare – e uno di questi giorni tornerò in biblioteca a prendere un’altra volta ancora il Critobulo: magari mi è sfuggito qualcosa – e a strologare, e a riempire pagine di pre-scrittura sull’uno o sull’altro personaggio: la ragazza greca catturata a Prinkipo, il formidabile Gran Vizir, il fonditore di cannoni rinnegato Urban, il finto gioviale Saghanos Pasha, il mercante d’olio e chi più ne ha più ne metta. Di tutti costoro, ormai, so persino più di quanto voglia sapere, ma Suleyman Balta-Oghlu no, quello resta misterioso. Furore tremendo.

Datemi un ammiraglio 8mano e vi riscriverò un romanzo.

Apr 16, 2010 - Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Himilce

Himilce

Paradossalmente, i miei neuroni fanno molta più ginnastica attorno a Himilce adesso che in tutta la stesura del romanzo.

No, in realtà non è poi così paradossale: nel romanzo Himilce in pratica non esisteva, non aveva una voce né una personalità, era soltanto l’ombra del ricordo che Annibale aveva di lei, quasi cancellata dal rimpianto e dall’amarezza. Rimpianto e amarezza di Annibale.

Ma in teatro è diverso, e adesso Himilce deve parlare per se stessa, deve lottare per quello che vuole – o almeno provarci – e incarnare il fatto che Annibale non è il solo a pagare un prezzo per il suo sogno. Il risultato è che, quando si tratta di Himilce, sono quasi sconcertata da quello che è uscito dalle varie riscritture, e anche Annibale è sconcertato.

Mi piace che, a libro già pubblicato, i miei personaggi mi stupiscano ancora.

Apr 13, 2010 - Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Mentre Non Guardavo

Mentre Non Guardavo

Primo incontro post-pasquale con gli Histriones e, mentre non guardavo, qualcosa deve essere successo.

Mancava un po’ di gente, così ci siamo concentrati su alcune scene tra Antioco e Annibale, più qualche passaggio di folla. I cosiddetti passaggi di folla sono cose complicate – non fatemi spiegare – e in continua evoluzione, ma le scene… oh le scene! L’ultima volta che le ho viste in prova erano ancora ad uno stato molto spigoloso, e ieri sera miracolo! Correvano una dopo l’altra, lisce e appuntite al tempo stesso, piene di ritmo, di personalità, d’intenzione.

Ossignore, mi emoziono solo a pensarci.

Naturalmente non siamo pronti, e ci mancherebbe: manca un mese e mezzo al debutto… sarebbe teatralmente indecoroso essere pronti adesso. Ma resta il fatto che, mentre ero distratta, Somnium Hannibalis – A Play ha assunto tutto un nuovo, non del tutto inatteso, ma assolutamente entusiasmante grado di vita.

L’attore che interpreta Annibale mi ha raccontato che aveva preso l’abitudine di alzarsi un’ora prima al mattino per studiare la parte e lavorarci sopra prima di andare in ufficio. Poi ha dovuto smettere, perché – dice – ci si immedesimava talmente che poi per tutta la giornata lavorativa si sorprendeva a pensare alla battaglia di Canne anziché alle condizioni che doveva trattare.

Ecco, anche questo mi emoziona non poco: ho scritto qualcosa – ho scritto qualcuno che cattura ed entusiasma un altro essere umano, tanto da fargli dimenticare occupazioni e preoccupazioni quotidiane. Tanto da fargli dire che Annibale gli resterà.

Il secondo miglior complimento che si possa fare a uno scrittore è dirgli “ho letto il tuo libro tutto d’un fiato.” Il migliore in assoluto, però, quello che ciascuno di noi sogna di sentirsi dire, è: “leggere il tuo libro mi ha segnato in qualche modo duraturo.” Forse è presto per dirlo, ma credo proprio che ieri sera mi sia successo.

Stanotte sono andata a dormire felice.

Apr 8, 2010 - guardando la storia    Commenti disabilitati su L’Ammiraglio Che Non C’è

L’Ammiraglio Che Non C’è

Suleyman Balta-Oghlu, dico.

Se leggete Sir Steven Runciman* o Franz Babinger**, ve ne venite via con l’impressione che Suleyman Balta-Oghlu fosse un ammiraglio della flotta ottomana durante l’assedio di Costantinopoli, nel 1453. Fin qui tutto bene. Scoprite che il Nostro è figlio di un boiaro bulgaro, che poi si converte (o è convertito) all’Islam e fa carriera al servizio del Sultano Murad, e poi di Mehmed II. Nel 1444 è membro di un’ambasceria spedita a Buda; nel 1449 combatte a Lesbo, abbastanza bene da farsi notare dal giovanissimo Mehmed; alla fine del 1452 lo ritroviamo governatore di Gelibolu/Gallipoli, dove sovrintende all’allestimento della nuova flotta ottomana. Poi Mehmed lo nominerà ammiraglio (Kapudan Pasha), e mal ne incoglierà, a Balta-Oghlu: nell’aprile del 1453, dopo avere predicato prudenza per un mesetto, ha la mala ventura di lasciarsi sfuggire quattro navi occidentali in arrivo. Per impossibile che sembri, quattro legni – di cui uno armato di Fuoco Greco – riescono a farla in barba all’intera flotta ottomana, ed entrare nel blindatissimo Corno d’Oro tra il tripudio degli assediati. Mehmed non la prende bene, e qui finisce la carriera di Balta-Oghlu.

Questa, dicevo, è l’impressione che vi fate, e vi sembra più che sufficiente per un personaggio di contorno. In fondo, deve solo essere scaltro e calcolatore, irritare ripetutamente Mehmed, fallire grandiosamente e fare una fine pittoresca… dov’è il problema?

Il problema è che, in fase di revisione, decidete che Balta-Oghlu merita di meglio. Già che ci siamo, perché non dargli un punto di vista? Secondario, se vogliamo, ma pur sempre un punto di vista. E allora vi serve qualche notiziola in più, che diamine. Per prima cosa, tornate a Babinger e Runciman, e non solo ritrovate esattamente e soltanto le informazioni che avete già utilizzato nella prima stesura, ma scoprite anche – con un certo risentimento – che nessuno dei due autori cita le fonti da cui ha preso le informazioni in questione.

Be’, pazienza. Cercate sul vostro amatissimo Oxford Dictionary of Byzantium (in tre volumoni) e non trovate nulla. Strano. Setacciate la vostra nutrita bibliografia di bizantinerie e fate anche una capatina in biblioteca, e non cavate un ragno dal buco. Cercate allora su Internet… e che diamine! qualcosa ci sarà, no?

No. Non c’è nulla. Wikipedia in versione inglese ha uno stub tratto da Runciman che vi dice meno di quanto già sapeste; Wikipedia italiana, idem con ancor meno patate. Wikipedia turca***, sorpresa delle sorprese, il buon Balta-Oghlu**** lo ignora. Ma completamente. Non ha nemmeno uno di quei link rossi che non conducono a nessun articolo: l’uomo è citato superficialmente in una discussione e, a parte quello, per la Wiki turca potrebbe non essere mai esistito.

Bizzarro, no? Estendete la vostra ricerca dalla storia dell’assedio a quella della flotta ottomana, completa di liste degli ammiragli, e il risultato è sempre lo stesso: nada.

Allora vi rivolgete a uno storico militare che già un paio di volte vi ha levato dai pasticci, e gli raccontate il vostro guaio. Gli riassumete rapidamente quello che sapete, e gli ponete le vostre domande: SBO è stato razziato ragazzino e cresciuto ottomano, o si è convertito in età adulta? Che tipo di carriera ha fatto prima di diventare governatore di Gallipoli? Ha mai servito nei Giannizzeri? Lo storico militare è una cara persona e, pur ammettendo di non sapere assolutamente nulla del signore in questione, vi dà una buona idea: perché non vi rivolgete all’Addetto Navale dell’Ambasciata Turca a Roma?

Voi, francamente, avete qualche patema a rivolgervi all’Addetto Navale per la documentazione di un romanzo storico, ma l’idea vi sembra brillante lo stesso, perché le ambasciate hanno anche Addetti Culturali, e chi meglio di un Addetto Culturale può aiutarvi a dipanare una questione di storia? Mentre cercate un indirizzo elettronico dell’Ambasciata, v’imbattete in un giornale online di cultura turca con un servizio di domande e risposte molto attivo e, per non lasciare nulla d’intentato, provate anche lì. Vi risponde un gentilissimo signore (italiano) che non ha mai sentito nominare SBO, ma v’indirizza alla persona giusta all’Ambasciata.

Voi scrivete alla supposta persona giusta, e aspettate fiduciosi. Già che ci siete scrivete anche al Consolato di Milano, perché non si sa mai, e continuate ad aspettare fiduciosi, e ogni tanto fate ancora qualche ricerchina per conto vostro, pescando sempre lo stesso genere di pesce: niente.

Dopo un certo numero di giorni, dal Consolato vi suggeriscono di rivolgervi all’Ambasciata. Già fatto, grazie. E dopo un po’ di giorni ancora, dall’Ambasciata vi dicono che: a) hanno cercato su Internet e non hanno trovato nulla; b) hanno cercato nei loro archivi e non hanno trovato nulla; c) vi passano l’indirizzo di un docente di storia dell’Università di Ankara, al quale potete provare a rivolgere la vostra domanda.

Voi lo fate, e cominciate anche a disperare un tantino. Non è che non abbiate fiducia nel Professore, ma cominciate a domandarvi che cosa farete se anche il professore dovesse ignorare l’esistenza di SBO… Supporre che in realtà non sia mai esistito? Decidere che i Turchi hanno rimosso la figura dalla loro memoria storica? Levarlo dal romanzo? Inventargli di sana pianta un’infanzia e una giovinezza plausibili?***** Perché poi, badate bene, voi sareste perfettamente felici anche di sapere che non esistono fonti affatto, e che sapete già tutto quello che si può sapere, perché allora sareste liberi di riempire le lacune di testa vostra. Dopo tutto siete romanzieri, non saggisti, giusto?

Ma nel frattempo, resta l’atroce dubbio che in realtà qualcosa esista, qualche fonte remota sulla base della quale qualcuno, un giorno, vi sbugiarderà grandiosamente. Vi vengono le palpitazioni al sol pensiero. In più, vi domandate com’è possibile che un’ammiraglio della flotta ottomana esista soltanto nelle fonti secondarie occidentali, e a questo pensiero vi prudono tutti gl’istinti storico-narrativi che avete.

E così aspettate trepidi che il Professore si faccia vivo, e intanto fate speculazioni selvagge e, se non state attenti, vi ritrovate con tutta la trama di un giallo storico…

Chi è Suleyman Balta-Oghlu? Donde viene? Dove va? Che d’è questo fitto mistero che lo avvolge come un sudario d’oscurità? Come si sono smarrite le sue tracce nella nebbia dei secoli? Qualcuno lo ha voluto dimenticare? E perché? Riuscirà la nostra eroina a fare luce sul misterioso Bulgaro?

Non perdete il secondo, emozionante episodio de… La Clarina e l’Ammiraglio Fantasma! Prossimamente su queste pagine.

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* Steven Runciman, Gli Ultimi Giorni di Costantinopoli, Piemme, 1997. Magnifico libro.

** Franz Babinger, Maometto il Conquistatore e il suo tempo, Einaudi, 1983. Altro gran bel libro.

*** Ci sono momenti in cui si apprezza persino il traduttore automatico di Google, vero?

**** Henceforward indicato come SBO, se non vi dispiace.

***** Oddìo, potreste anche provare a rivolgervi davvero all’Addetto Navale, a questo punto…

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