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Ago 17, 2013 - elizabethana, teatro    2 Comments

PBD – Hop!

Sembrava che ci fosse un piccolo inghippo, e invece l’abbiamo saltato in corsa.

Ed è possibile che nel saltare l’inghippo io abbia usato il Sonetto 43 in maniera eterodossa, ma ha senso teatralmente, e dunque va bene.

In questo senso, forse ne avevamo già parlato, il teatro è come il diritto internazionale consuetudinario: ciò che funziona è buono.

Piccolo Bollettino Diurno

Il Chi È Chi si sta risolvendo quasi da solo…

Quasi.

Quindi ormai questa bacheca su Pinterest è più affollata di quanto sia strettamente necessario.

E tuttavia sapere che cosa sono i personaggi, e non chi, ha il suo genere di fascino. Ma d’altra parte, you know, parliamo di teatro, e di una situazione in cui c’è tutto il margine di manovra che si vuole: per una volta, efficacia batte rigore storico senza nemmeno pensarci troppo…

O quasi.

Perché voglio dire, in realtà, dovendo scegliere tra due soluzioni parimenti efficaci, quale miglior criterio della plausibilità storica? 

E se state pensando che ci sono ricascata, è possibile che non abbiate tutti i torti.

Oh well. Magari ne riparleremo.

PBD

Visto, qui a sinistra?

Il contaparole nuovo, quello rosso?

Teatro – tanto per cambiare. Ve l’avevo detto che ho intenzione di concentrarmi sul teatro fino alla fine dell’anno?

Ecco. Per ora ci sono qualche centinaio di parole e un Who’s Who più intricato del previsto su una lavagna di sughero – ma abbiamo iniziato e tutto va bene.

Wish me luck. Vi terrò informati.

Mag 31, 2013 - elizabethana, lostintranslation, Poesia, virgilitudini    Commenti disabilitati su Marlowe, Shakespeare, Heaney – Varie Ed Eventuali

Marlowe, Shakespeare, Heaney – Varie Ed Eventuali

Vi avverto: questo post è destinato a serpeggiare un pochino – di qua e di là.

christopher marlowe, william shakespeare, seamus heaney, lucius etruscus, questione del vero autorePer prima cosa, quattrocentovent’anni e un giorno fa, Kit Marlowe – il poeta elisabettiano – andava incontro alla sua prematura sorte a Deptford, nella casa di Eleanor Bull.

Eleanor Bull non era affatto un’ostessa come usava credersi, bensì una rispettabilissima vedova dalle connessioni un po’ allarmanti, se si considera che era cugina di  Lord Burleigh, l’onnipotente Lord Tesoriere della Grande Bess. Perché, vedete, Burleigh si era anche annesso la rete di spionaggio del defunto Francis Walsingham, di cui Kit doveva far parte in qualche maniera…

christopher marlowe, william shakespeare, seamus heaney, lucius etruscus, questione del vero autorePer cui, ricapitolando: una spia (o ex spia) muore nella casa della cugina dello spymaster, mentre si trova in compagnia di un’altra spia e di due agenti di basso rango… Aggiungeteci il fatto che Kit era in quella che adesso chiameremmo libertà vigilata, con accuse di blasfemia e sedizione pendenti sul capo, e che morì per una coltellata frettolosamente ascritta a legittima difesa. Una lite per il conto, dissero i tre compari, rendendo testimonianza su una serie di eventi dalla dinamica… bizzarra.

Per cui no, non sono una marloviana – vale a dire che non credo affatto che Kit sia sopravvissuto e fuggito sul Continente a scrivere il canone shakespeariano. Però, se vogliamo parlare di omicidio, mi trovate disponibile.* christopher marlowe, william shakespeare, seamus heaney, lucius etruscus, questione del vero autore

Oh… ho detto canone shakespeariano? Sì, l’ho detto. E l’ho detto perché un paio di giorni fa Lucius Etruscus di Fantasy Magazine ha pubblicato il suo Mistero Shakespeare, un interessante e tutt’altro che scontato saggio sulla Questione del Vero Autore. Lucius esplora la faccenda con un taglio letterario ma piuttosto inconsueto. In appendice trovate un’intervista all’ineffabile John Underwood/Gene Ayres, l’autore dell’altrettanto ineffabile Libro Segreto di Shakespeare, e una mia scampagnatina shakespeariana. Potete scaricare gratuitamente l’ebook in formato ePub da questa pagina.

christopher marlowe, william shakespeare, seamus heaney, lucius etruscus, questione del vero autoreE parlando di poeti e di pubblicazioni recenti (ve l’avevo detto che avremmo serpeggiato…), parliamo anche di Seamus Heaney – Virgilio Nella Bann Valley, edito all’inizio del mese da Tre Lune. Ci trovate la mia traduzione del bellissimo discorso con cui Heaney accettò il Premio Virgilio nel 2011, la traduzione e analisi delle due versioni della virgiliana Bann Valley Eclogue ad opera di Giorgio Bernardi Perini, un’intervista al poeta, e un saggio di Massimo Bacigalupo su come una traduzione de L’Aquilone pascoliano diventò A Kite For Aibhìn. Ho lavorato molto a questo libro, come traduttrice e curatrice, e trovo che possa essere una buona introduzione alla poesia di Seamus Heaney. Se foste interessati, trovate lumi sul sito dell’editore – qui.

 

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* E se vi piacciono le storie di spionaggio, vi consiglio in proposito l’intricato, documentatissimo e, alas, non tradotto The Reckoning: The Murder of Christopher Marlowe di Charles Nicholl.

L’Uomo Che Voleva Essere Shakespeare III

E il venerdì, più puntuale delle rondini a primavera, torna William Henry Ireland. Lo ritroviamo in spasmodica attesa della prima di Vortigern and Rowena a Drury Lane. La sua tragedia shakespeariana. Immaginatevelo, questo ragazzino di ventuno anni, che col peso della più maiuscola frode letteraria dei suoi tempi sullo stomaco, si torce le dita in un misto di sovreccitata anticipazione, sogni di gloria e terror panico.

E in mezzo a tutto questo, due giorni prima del fatidico debutto, Malone fece scoppiare la sua bomba editoriale.

shakespeare, william henry ireland, edward malone, john kemble, richard sheridanEdward Malone era un altro bardolatra, un avvocato irlandese fiammeggiante e un pochino squadrellato a sua volta. In anni successivi lo si sarebbe scoperto colpevole di cose riprovevoli come furto e tagliuzzamento di documenti originali, ma nel 1796 aveva una considerevole reputazione – e la usò tutta per distruggere la collezione Ireland in quattrocentoventiquattro pagine di furibonda requisitoria illustrata con tavole fuori testo. Lo spelling dei supposti autografi, concionava Malone nel suo libro, non era elisabettiano; lo stile non era elisabettiano; una considerevole parte del lessico non era elisabettiana; le firme non somigliavano poi così tanto a quelle conosciute… tutto era falso, falso, spudoratamente e criminalmente falso.

Il libro fu un successo immediato, per cui immaginatevi che genere di pubblico riempisse platea e palchi del Drury Lane due giorni più tardi. Il teatro era pieno di giornalisti, curiosi e claques rivali: quella organizzata da Sheridan, quella voluta da Malone e varie altre a spese dell’uno o dell’altro giornale o fazione. E poi c’erano bardolatri di ogni colore, appassionati di teatro, fan di Kemble, partigiani degli Ireland e feroci maloniani… shakespeare, william henry ireland, edward malone, john kemble, richard sheridan

È quasi un miracolo che i due primi atti riuscissero ad andare bene – e ad essere persino applauditi – in questa atmosfera incandescente. William Henry, nascosto nei camerini col cuore in gola, cominciava a sperare che dopo tutto, dopo tutto… e poi entrò in scena un attore giù di voce e lievemente buffo – e fu il disastro. Parte del pubblico non aveva aspettato altro: cominciarono gli sghignazzi, i lanci di bucce d’arancia, le contestazioni, gli insulti – e intanto gli attori s’innervosivano viepiù. Persino Kemble fu fischiato, e quando l’attore che interpretava il malvagio rimase incastrato sotto il sipario, in platea si scatenò una vera e propria rissa.

All’epoca non era cosa tanto inconsueta o tanto grave da far sospendere una rappresentazione, ma di certo il Vortigern non ebbe repliche – e la pur pilotatissima reazione del pubblico, con l’inglorioso naufragio della tragedia ritrovata, era tutta acqua al mulino di Malone.

Era finita. Nei mesi successivi critiche, dubbi e scherno fioccarono su Samuel Ireland, che tutti consideravano responsabile della frode – se frode era. Oh sì, c’era ancora chi credeva al sonetto, alla professione di fede e al pagherò, ma il Vortigern era stato un duro colpo, e la credibilità shakespeariana di Samuel era irreparabilmente franata a valle. In tutto ciò, il vecchio incisore biasimava suo figlio – ma non per avere falsificato alcunché, bensì perché non voleva presentargli Mr. H., il misterioso proprietario dei documenti, che avrebbe potuto chiarire tutta la faccenda…

Come suol dirsi all’opera, O umana cecità sei pertinace. Samuel non volle mai rassegnarsi all’idea che i suoi autografi fossero falsi. E quando William Henry, sfinito dalla tensione e dalla vergogna, finì per confessare, il padre non gli credette. E non perché avesse fede nell’onestà di suo figlio, sapete, ma perché lo considerava troppo stupido per avere architettato – e meno ancora realizzato – un piano del genere.

È la beffa finale. È ciò che fa di William Henry Ireland un personaggio semitragico. È il motivo per cui questa storia sarebbe perfetta per un romanzo…

shakespeare, william henry ireland, edward malone, john kemble, richard sheridanWilliam se ne andò di casa per sposare una fanciulla dal passato interessante, che mantenne pubblicando romanzi gotici, le sue tragedie – e soprattutto, il suo più grande successo, un libro sulla sua incredibile frode. Inutile dire che suo padre era inorridito, non aveva la minima intenzione di essere scagionato in quel modo e anzi negava, negava e negava con ferocia che ci fosse alcunché di vero in quei deliri a stampa. Samuel Ireland morì nel 1800, convinto che la sua collezione shakespeariana fosse autentica e senza mai essersi riconciliato con quell’orribile ragazzo, quel figlio stupido e disonesto, la sua vergogna, la sua rovina, il più fatale errore della sua vita.

Depresso e diseredato, William seguitò a campare con i suoi romanzi gotici e le sue satire da poco, e un secondo libro sulla sua vicenda di falsario. Ma siccome anche allora vivere di scrittura non era soverchiamente confortevole, seguitò anche a integrare le entrate al modo che gli riusciva meglio: producendo falsi falsi autografi shakespeariani.

No, davvero.

Avete letto bene: falsi falsi autografi. Falsi dei suoi falsi. shakespeare, william henry ireland, edward malone, john kemble, richard sheridan

Perché vedete, immagino che Samuel si rigirasse nella tomba, ma se non era riuscito a diventare celebre scrivendo, William aveva fatto centro nel momento in cui aveva confessato di avere condotto per il naso accademici, principi, scrittori e primi ministri. Non solo le sue Confessions furono un secondo successone, ma i collezionisti cominciarono a offrire discrete somme per i suoi falsi. Molti collezionisti. Tanti che, una volta esauriti i pezzi della collezione paterna – e la domanda continuando inabbattuta, William non vide ragione di deludere tanti ammiratori e rinunciare a una fonte di reddito. E allora cominciò a produrre manoscritti originali del Vortigern, dell’Enrico e del sonetto di Anne come se piovesse.

Falsi falsi.

Cosicché è vero, quando nel 1821 l’incorreggibile William Henry annunciò di avere scoperto il testamento di Napoleone, l’Inghilterra si fece quattro risate. E quando qualche anno più tardi se ne uscì con il carteggio tra Giovanna d’Arco e il Delfino, nessuno finse nemmeno di crederci.

Epperò, quest’Inghilterra smaliziata continuava a comprare i falsi falsi, e mi domando – mi domando…

shakespeare, william henry ireland, edward malone, john kemble, richard sheridanMi domando se l’ex ragazzo stupido si aspettasse davvero di essere creduto con il suo falso Napoleone e la sua falsa Pulzella. Se non gli fosse solo parso il caso di ricordare all’Isoletta che lui era ancora lì, il pittoresco falsario confesso – e in tutta discrezione, qualcuno voleva per caso acquistare l’ultimo, ultimissimo falso shakespeariano che ancora gli restava tra le mani?

Oh, non saprei, ma dal ragazzino che marinava la scuola e si costruiva di nascosto armature di cartone e carta stagnola, potrei anche aspettarmelo. E mi piace figurarmelo così, William Henry, mentre il sipario si chiude: un po’ triste, al pensiero di quel padre che non era capace di credergli, ma con un accenno di sorriso beffardo e un po’ storto mentre fa marketing delle sue frodi e delle sue bugie.

See? Not so very stupid after all, am I?”

L’Uomo Che Voleva Essere Shakespeare II

Rieccoci qui, e riecco William Henry Ireland.

Lo avevamo lasciato – ricordate? – a mangiarsi le unghie in attesa degli esperti di cose shakespeariane che dovevano esaminare i suoi autografi del bardo.

Ebbene, i due studiosi arrivarono, esaminarono, cogitarono, mormorarono, interrogarono un tremebondo William, elucubrarono ancora un po’ e, alla fne, dichiararono i documenti autentici.

shakespeare,william henry irelandCon tutta la Londra bene, capitanata da gente come il principe di Galles, il primo ministro Pitt e James Boswell, che fioccava nel suo salotto per vedere le reliquie autenticate, Samuel Ireland era al settimo cielo. Ma chi aveva l’impressione di vivere in un sogno era William Henry.

Ce l’aveva fatta.

E se ce l’aveva fatta, perché fermarsi?

Il parto successivo fu un sonetto d’amore dedicato ad Anne Hathaway, poi vennero dei libri a stampa annotati a margine, e poi addirittura un manoscritto del Re Lear– ma non una copia fedele dal First Folio, oh no. Perché vedete, se Shakespeare aveva un difetto agli occhi dei suoi adoratori di epoca georgiana, era il suo humour di grana non proprio finissima. E così, nel copiare, il nostro giovanotto non seppe trattenersi dal purgare il tutto, anticipando in questo i celebri fratelli Bowdler. E non v’immaginate la gioia pubblica nello scoprire che dopo tutto il Cigno di Stradford era più fine dei suoi ribaldi curatori postumi… shakespeare,william henry ireland

Londra, con Samuel in testa, sembrava intenzionata a bere qualsiasi elaborata fandonia William preparasse. Doveva essere una sensazione inebriante per il ragazzo troppo stupido per ricevere un’istruzione, lo scrivano di ripiego, il figlio insoddisfacente. E se tutti avevano creduto al suo sonetto, se il suo Lear sanitizzato era piaciuto persino più dell’originale, che cosa gl’impediva di lanciarsi in qualcosa di più grosso ancora? Qualcosa di suo?

E fu il Vortigern.

shakespeare,william henry irelandUn inedito, capite? Vortigern e Rowena, per la precisione. Una tragedia storica tratta dal buon vecchio Holinshed, fonte d’ispirazione per tutti i tragediografi elisabettiani. Samuel Ireland, in brodo di giuggiole, montò una campagna pubblicitaria e vendette i diritti a nessun altro che Richard Sheridan, , perché rappresentasse la straordinaria trouvaille al Drury Lane, con l’astro delle scene, John Kemble, nel ruolo del protagonista.

Tutto sembrava predisposto per il trionfo segreto di William, vero? Peccato che Sheridan cominciasse presto ad avere dei dubbi. Peccato che una tragedia intera fosse tutt’altro che qualche sonetto e una manciata di versi cambiati. Peccato che Kemble annusasse il falso…

Le prove si trascinarono, e intanto la straordinaria fortuna di William cominciava a mostrare la corda. Procurarsi la carta antica e l’inchiostro finto-antico diventava difficile e sospetto, e ci fu un terribile pomeriggio in cui un amico, piombato nello studio legale a sorpresa, trovò William intento con tutto l’armamentario per la falsificazione, c’era il celebre avvocato bardolatra Edward Malone che cominciava a gettare dubbi sugli autografi, c’era l’occasionale articolista che si faceva beffe dell’approssimativo Inglese elisabettiano di William, c’era Samuel che voleva a tutti i costi conoscere il misterioso Mr. H…. e sapete che cosa era peggio di tutto? Dopo il primo moto di entusiasmo, Samuel aveva perso interesse per il ruolo di suo figlio nella faccenda. A lui interessavano gli autografi, e anzi, semmai era un po’ impaziente nei confronti di William, che non ne portava a casa con sufficiente regolarità.

shakespeare,william henry irelandCredo che a questo punto il nostro giovanotto cominciasse a sentire tutto il suo piano sfilacciarglisi tra le dita – ma che poteva fare? E poi c’era il Vortigern. William voleva convincersi che, una volta rappresentato con successo il Vortigern, tutto si sarebbe sistemato. Nessuno avrebbe più osato dubitare, e suo padre si sarebbe ritenuto soddisfatto. Sì, per fortuna c’era il Vortigern.

E consolandosi con l’idea della prima imminente, William Henry continuava a scrivere come un dannato. Non posso fare a meno di farmi qualche domanda sul suo principale. Che cosa credeva che facesse il suo scrivano, da solo tutto il giorno nello studio? Si sarà pur accorto che il lavoro legale non procedeva granché… Possibile che non avesse il minimo sentore della nuova frode shakespeariana che si consumava sotto il suo tetto? Un altro dramma storico, nientemeno: un Enrico II.

shakespeare,william henry ireland, john Kemble

E questa volta il nostro falsario aveva le idee un po’ più chiare, e il nuovo lavoro era più articolato, più complesso, più solido, senza le ingenuità e gli angoli tagliati del Vortigern. Era quasi un peccato non avere atteso un po’, non avere imparato un po’ meglio il mestiere prima di gettarsi in pasto ai teatri… Ma ormai era fatta. Nonostante i tentennamenti di Sheridan e il sarcasmo di Kemble, la prima era stata fissata per il 2 di aprile del 1796 – e William voleva esserne certo: il successo del Vortigern avrebbe travolto tutti e tutto.

Come andrà la prima del Vortigern? Come accoglierà il pubblico londinese l’inedito giovanile del bardo? Riuscirà il nostro eroe a trionfare ancora una volta?

Scopritelo nel prossimo episodio de… L’Uomo Che Voleva Essere Shakespeare!

L’Uomo Che Voleva Essere Shakespeare

Ma come è possibile che non abbia mai postato a proposito di William Henry Ireland – uno dei più pittoreschi personaggi del circo para-shakespeariano? Non solo un bardolatra ossessivo, ma anche il più straordinario–

Ma no, non anticipiamo e, per una volta, cominciamo dall’inizio.

shakespeare,william henry irelandWilliam Henry, nato a Londra nel 1775, era il figlio illegittimo di Samuel Ireland, antiquario, autore di guide turistiche e incisore di fama – che si occupò di lui e lo crebbe con più senso del dovere che calore. Il babbo avrebbe voluto farne un continuatore, ma William sembrava non avere talento per nulla: non studiava, non assorbiva nulla, non mostrava il minimo interesse per nessuna materia, marinava le lezioni…

“Troppo stupido per ricevere un’istruzione,” sentenziò uno dei vari presidi che lo rimandarono a casa come caso disperato.

Alla fine il padre si rassegnò all’idea di un figlio stupido, e supplicò un amico avvocato di assumerlo come garzone di studio.

E William, in tutto ciò? Be’, William in realtà un interesse ce l’aveva: il teatro. Non fa meraviglia che i suoi risultati scolastici fossero quelli che erano, visto che il ragazzo passava tutto il suo tempo a bighellonare da ingresso degli artisti a ingresso degli artisti (e non era come se a Londra ce ne fossero pochi…) e a costruire di nascosto teatrini in miniatura e armature di cartone. shakespeare,william henry ireland

Forse avrebbe passato la vita in anonima eccentricità se, nell’estate dei suoi diciassette anni, il suo distratto e deluso padre non se lo fosse trascinato dietro a Stratford, in cerca di documentazione e memento shakespeariani. Stiamo parlando del 1793, quando la bardolatria era un esantema abbastanza nuovo – e Samuel Ireland era un apripista. Ma non un apripista straordinariamente astuto: gli indigeni gli rifilarono senza difficoltà ogni genere di paccottiglia – non ultimo lo sgabello su cui il Cigno di Stratford si era seduto per corteggiare Anne Hathaway…

Il supposto stupido William se ne rese conto – anche se non subito – e non ebbe cuore di disilludere il padre, che nel frattempo aveva pubblicizzato le sue trouvailles a destra e a mancina, ed era soltanto deluso di non essere riuscito a trovare uno scritto autografo.

E fu qui che William ebbe il suo colpo di genio: perché non poteva procurarlo lui, un autografo shakespeariano? Dopotutto non sarebbe stato più fasullo dello sgabello che tutta Londra ammirava, giusto?

shakespeare,william henry irelandEr… forse no – ma a William pareva di sì. Dopo tutto era il figlio di un incisore e aveva ricevuto una formazione artistica, per non parlare della pazienza e manualità che aveva acquisito costruendo teatrini. E per di più, lavorava in uno studio legale che custodiva nei suoi archivi ogni genere di documento vecchio di secoli. La carta non era un problema, e l’inchiostro falso-antico non era affatto impossibile da trovare.

William lavorò e si esercitò e ben presto fu capace di falsificare un contratto tra Shakespeare e John Heminges. 

Samuel ci cascò in pieno e, per la prima volta in vita sua, cominciò a rivalutare quel figlio che aveva sempre considerato irreparabilmente stupido.

Grazie al falso contratto casa Ireland diventò un luogo felice – anche perché, sull’onda dell’entusiasmo e incoraggiato dalla nuova stima del padre, William non vedeva ragione di fermarsi, e cominciò a sfornare un falso dietro l’altro. Da dove saltavano fuori? Dalle carte di Mr. H., un anziano, anonimo e, ça va sans dire, del tutto fittizio gentiluomo. Nella sua gioia, il credulo Samuel ingollò beatamente Mr. H., un pagherò, una bozza di lettera, una professione di fede protestante…shakespeare,william henry ireland

O forse non così beatamente. Il giorno di Natale del 1794, quando William si era ormai convinto di avere scoperto la via della felicità, il padre fu colto da un improvviso sussulto di buon senso, e si dichiarò intenzionato a far esaminare i documenti.

Terrore e sgomento! Come poteva William sperare di superare l’esame di due esperti? E però, come poteva opporsi a un’idea tanto ragionevole? Era disastrosamente chiaro che, nel dar corso al suo colpo di genio, il giovanotto si era lasciato sfuggire qualche particolare…

E qui, abbiate pazienza, finisce la prima puntata.

Che ne sarà di William Henry e dei suoi documenti shakespeariani? Verrò smascherato? E come reagirà il padre ingannato?

Per saperlo, non perdete la prossima puntata de… L’Uomo Che Voleva Essere Shakespeare

(♫ accento di musica finto-elisabettiana)

 

 

 

Gen 6, 2013 - elizabethana, teatro    2 Comments

La Dodicesima Notte

Avete festeggiato, ieri sera? Avete eletto Re (o Regina) del Disordine chi ha trovato il penny d’argento nella torta? Avete danzato e festeggiato sotto i rami di vischio?

No?

Nemmeno io, a dire la verità… Però ho cenato da amici, e immagino che conti almeno un po’.

Ma d’altra parte, noi siamo tame. Ai tempi di Shakespeare sì, che sapevano come solennizzare la vigilia dell’Epifania. Magari con una commedia scrittapposta, come The Twelfth Night – or What You Will, una storia di travestimenti, inganni, equivoci, beffe e triplici nozze, perfetta per la bisogna, e probabilmente rappresentata per la prima volta a Whitehall la Dodicesima Notte del 1601, quando Shakespeare era ormai tanto celebre da scrivere per la vecchia regina in persona.

E quattrocentododici anni e un giorno più tardi, lasciate che vi proponga La Dodicesima Notte (o almeno la prima parte…) in una deliziosa versione animata – e badate alla meravigliosa voce del narratore, che è Nando Gazzolo.

E se adesso vi punge vaghezza, qui dovreste trovare il resto, e qui invece qualche versione in lingua originale.

Felice domenica, e felice Epifania.

Nov 23, 2012 - elizabethana, scribblemania    Commenti disabilitati su PBN

PBN

No, non ho scritto un bottone, però ho riletto i primi due capitoli della mia storia di fantasmi che ancora non ha un titolo – ma scrivere tutte le volte che ancora non ha un titolo comincia ad annoiarmi, per cui parliamone come di GK, volete?

Ad ogni modo, ho riletto i due primi capitoli, e sapete una cosa? Non mi dispiacciono affatto. Sono ancora molto crudi e pieni di spigoli vivi, come tutte le prime stesure, ma tutto sommato potrebbe andare molto, molto peggio.

Per cui adesso tutto quel che devo fare è aggiungere altre cinquantamila parole circa e finire la dannata storia, giusto?

Giusto?