Dic 30, 2009 - blog life, scrittura    Commenti disabilitati su Prossimamente Su Queste Pagine

Prossimamente Su Queste Pagine

Dunque, la fine dell’anno si avvicina e si fa tempo di buoni propositi. La prima cosa che mi viene in mente è che mi è piaciuto molto fare la Fenomenologia dello Sbregaverze, e chissà, magari si potrebbe pensare a qualche altra serie di post a tema. Qualche ideuzza ce l’avrei.

Ci si potrebbe occupare, per esempio, di Scrittori e Città, del modo in cui un dato scrittore incarna lo spirito di un dato posto in una data epoca. Oppure di Malvagi Letterari… posso confessare di avere sempre avuto un debole per i Vilains, sia nei romanzi che all’opera? Così come mi sono sempre piaciuti i Sidekicks, quella gente messa in ombra dal protagonista, quelli che l’autore non preferisce. Anche i Romanzi per Fanciulli si prestano: da un lato l’allegra e criminale noncuranza con cui certi classici finiscono nelle biblioteche scolastiche (o sono consigliati in libreria a donatori ignari), e dall’altro l’altrettanto criminale spirito con cui si scrivono libri per l’infanzia. E che dire di quei Falsi Storici prodotti dalla letteratura ad uso propagandistico? Poi non prometto di trattenermi indefinitamente dallo scrivere di opera, non foss’altro che per il sublime nonsense scaturito dal combinare musica meravigliosa e libretti scritti nel modo più dissennato…

Hm, sì. Dopo tutto non credo che mi annoierò particolarmente, nell’anno nuovo.

Dic 27, 2009 - tecnologia    Commenti disabilitati su Il mio Kindle e io

Il mio Kindle e io

Non è la cosa più facile del mondo leggere con la casa piena di ospiti, ma il mio Kindle e io stiamo cominciando a fare amicizia. Confesso di non avere letto la User’s Guide, e di essermi invece lanciata nell’esplorazione pratica. Per ora posso confermare la fantastica impressione iniziale a proposito della tecnologia eInk, e dire che l’uso del congegnino mi sembra semplice e intuitivo. Le pagine si girano rapidamente e semplicemente: c’è un tasto “next page” su ciascun lato dello schermo, e il gesto diventa automatico fin da subito. A costo di suonare eretica, devo dire che la sensazione di lettura non è poi così marziana rispetto al buon vecchio libro di carta. Ho constatato con piacere la possibilità d’inserire segnalibri, in modo da riaprire automaticamente il file alla pagina desiderata. Quando lo si fa, compaiono persino minuscole “orecchie” sulla pagina elettronica… Mi preoccupa invece un po’ la mancanza di organizzazione interna: i files sono accessibili soltanto in un unico elenco, in ordine di caricamento, dal più recente al più vecchio, ciò che per ora, con una ventina di libri, non è un problema, ma potrebbe diventarlo quando il numero dei files crescerà. Tuttavia credo che ci sia un modo per cambiare il criterio dell’elenco in qualcosa di più sensato, come l’ordine alfabetico, ed è vero che il congegnino è provvisto di uno strumento per cercare elementi specifici nella lista. Staremo a vedere. Aggiungo che la copertina di pelle, oltre ad essere elegante, rende Kindle molto più maneggevole e comodo: nudo non sarebbe altrettanto piacevole da tenere in mano o in grembo, e avrei sempre la sensazione che dovesse scivolare. Il solo grosso dubbio è: avrò mai il coraggio di portarmelo davvero in viaggio, nel timore che vada smarrito/danneggiato/rubato? Per ora lo tratto con l’adorante cautela di una primipara col primo frugoletto… magari quando avremo più confidenza. C’è di buono che non devo andare da nessuna parte nell’immediatissimo futuro, e posso accontentarmi di leggere in poltrona accanto al fuoco, e di mostrare a chiunque venga a trovarmi il principe dei regali di Natale.

Dic 26, 2009 - anglomaniac, musica, Natale    Commenti disabilitati su Christmas Carols

Christmas Carols

Musica natalizia dal superlativo King’s College Choir di Cambridge.

Ding-Dong Merrily on High

 

E poi On Christmas Night

 

E infine, God Rest You Merry Gentlemen

 

Dic 25, 2009 - Natale    Commenti disabilitati su Felice Natale!

Felice Natale!

christmas_holly.jpgL’Agrifoglio, di Gina Marzetti Noventa. Una di quelle dolci leggende natalizie, con tanti auguri di un sereno Natale.

Il pastorello si sveglia all’improvviso. In cielo v’è una luce nuova: una luce mai vista a quell’ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l’ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall’alto giunge il canto soave degli Angeli.

– Tanta pace non può venire che di lassù – pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
Le pecorine, a sua insaputa, l’hanno seguito e lo guardano stupite.
Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
– Dove andate? – chiede il pastorello.
– Non lo sai? – risponde, per tutti, una giovane donna. – È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
Il pastorello si unisce alla comitiva: anch’egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: – Oh, un arbusto ancor verde!
È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.

Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c’è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d’agrifoglio sarà il suo omaggio.
Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell’arbusto che egli ha colto per Gesù.

Al ritorno, un’altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell’agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
Da quella notte di mistero, l’agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care. christmas_holly.jpg

Dic 24, 2009 - Natale, Poesia    Commenti disabilitati su Vigilia

Vigilia

Presepio.png

La pecorina di gesso, 

sulla collina in cartone,

chiede umilmente permesso

ai Magi in adorazione.

Splende come acquamarina

il lago, freddo e un po’ tetro,

chiuso fra la borraccina,

verde illusione di vetro.

Lungi nel tempo, e vicino

nel sogno (pianto e mistero)

c’è accanto a Gesù Bambino,

un bue giallo, un ciuco nero.

 

Guido Gozzano, Natale

Buona Vigilia a tutti!

Dic 22, 2009 - Somnium Hannibalis    Commenti disabilitati su Ecco gli Attori!

Ecco gli Attori!

Ieri sera, nonostante la neve, prima riunione del gruppo Hic Sunt Hystriones di ostiglia per la preparazione di Somnium Hannibalis. Ebbene sì, un adattamento teatrale del mio romanzo, da presentarsi alle scuole nella primavera del 2010.

Ieri sera si è parlato, ed è sempre affascinante vedere quali impressioni, quali curiosità, quali reazioni suscitino i propri personaggi. Vero è che diversi membri della compagnia avevano letto solo l’adattamento teatrale e non il libro, e questo ha condizionato un po’ la discussione.

La regista, la bravissima Gabriella Chiodarelli, ha cominciato definendo il mio Annibale un carattere depressivo, il che non sembrerebbe un buon inizio, se non fosse che quella è l’intenzione con cui è stato scritto. E’ seguita una tempesta di domande su quanto ci fosse di di storico e quanto di fittizio nelle motivazioni che ho dato ad Annibale: il peso del giuramento imposto dal padre, la “rinuncia” a prendere Roma dopo Canne, se e quando Annibale si sia reso conto di non poter sconfiggere Roma… Una delle mie teorie predilette su Annibale (ed è una teoria puramente letteraria, perché non c’è nulla di storico a supportarla) è quella di un’identificazione talmente profonda tra l’uomo e il sogno, da fargli guardare con repulsione all’atto effettivo della presa della città. Per tutta la vita Annibale Barca si è visto destinato a prendere Roma, ma che ne sarà di lui, una volta che Roma è presa? Credo che un visionario completamente assorbito nel suo sogno debba provare un certo horror vacui al pensiero del sogno realizzato.

Si è osservato che Annibale non ha un vero e proprio arco del personaggio, perché comincia facendo guerra a Roma e finisce facendo guerra a Roma: l’osservazione veniva da qualcuno che ha letto solo l’adattamento, e pur corrispondendo alla visione tradizionale di Annibale (Tito Livio e Polibio, per intenderci), non si applica del tutto al mio Annibale il quale, esule alla corte di Siria, è molto diverso dal giovane generale partito da Nuova Cartagine. E tuttavia, è vero che Annibale è il perno degli archi degli altri personaggi, da Antioco a Himilce, da Scipione a Lelia, da Sosila a Roma stessa. L’immagine è piaciuta ed è stata annotata.

Dopo di questo siamo passati ad immaginare la possibilità di movimenti coreografici per mettere in evidenza il diverso modo di fare la guerra di Annibale e dei Romani, delle tecniche da usare per richiamare luoghi e fiumi, e per mostrare lo scorrere del tempo. Nonché piccola discussione sul budget costumi.

Quando è cominciato a nevicare sul serio, ci siamo dispersi, ma mentre raccoglievamo sciarpe e cappotti, la regista ha chiesto immagini, suggestioni da elaborare… io ho detto “fuoco”. il Somnium è pieno di fuoco: la fiamma sacrificale sull’altare domestico, le torce di Gades, le pire dei cadaveri dopo le battaglie, i fuochi degli accampamenti, il riverbero del sole a picco, gli sterpi incendiati, il giavellotto infuocato. E le figure retoriche che Annibale usa contemplano spesso fuoco, fiamme, il bruciare, l’ardere, l’accendere. Se questo libro avesse un colore, sarebbero le sfumature delle fiamme.

Adesso non vedo l’ora di sapere che cosa faranno di tutto questo gli Hystriones. Mi hanno proposto di seguire la preparazione, e credo che lo farò: non capita tutti i giorni di vedere il proprio lavoro trasformato attraverso l’interpretazione altrui. Ho già avuto cose mie rappresentate, ma ho sempre curato la regia di persona. Questa volta no: mi aspetto che sia una sfida molto stimolante.

Dic 18, 2009 - Natale    Commenti disabilitati su Natale in Galles

Natale in Galles

MariLwyd.jpgNel Galles ci sono bizzarre abitudini natalizie. O almeno c’erano.

Francamente non so quanta gente vada ancora in giro per i villaggi avvolta in un lenzuolo e con un teschio di cavallo in testa, bussando alle porte, scambiando insulti rimati in Gaelico (pwnco) con i padroni di casa. Chi se ne va in giro in questa guisa, solo o in gruppo, prende il nome gaelico di Mari Lwyd, che potrebbe significare “giumenta grigia”. Tradizione voleva che se la gente della casa restava sconfitta nella tenzone poetica, la Mari Lwyd avesse il diritto di rimanere a cena con tutto il suo seguito. In ogni caso, era buona creanza offrire almeno un glennig, che è una piccola mancia, o un bicchiere di glaster, ovvero acqua e latte.

Meno macabra è la tradizione del Plygain: nelle zone di campagna, la notte della Vigilia, tutti gli uomini del villaggio si riunivano in chiesa e cantavano canti natalizi a tre o quattro voci, senza accompagnamento, dalle 3 alle 6 del mattino. Buone ugole e buoni polmoni, evidentemente.

Quanto ai dolci, in famiglia si preparava il taffy, fondamentalmente una pasta tipo caramelle mou o toffee. Dopo cena, ci si riuniva attorno alla stufa, si raccoglieva a turno una cucchiaiata d’impasto di zucchero ben caldo e la lasciava cadere a nastro in una pentola di acqua fredda. A contatto con l’acqua, il taffy si arricciava, e i giovani cercavano di vedere nei riccioli l’iniziale del proprio vero amore. Adesso il taffy si compra nelle drogherie chic.

Quando stavo a Cardiff, il Natale era molto inglese: gli studenti di musica venivano a cantare le carols sotto le finestre, i cappellani dell’Università dicevano messe/funzioni di durata regolamentare e ad orari assennati, i negozi vendevano pudding e candy canes, e nessuno andava in giro con un teschio di cavallo in testa.

E però, quasi mi dispiace non avere visto nemmeno una Mari Lwyd: quando mai mi capiterà più di sentire gente che s’insulta in Gaelico (e in rima) la sera di Natale?

Dic 17, 2009 - grilloleggente, Natale    2 Comments

Canto di Natale

A_Christmas_Carol_01.jpgNon so più dove ho letto che Canto di Natale, la storia natalizia per eccellenza, in realtà non è poi così edificante.

Scrooge è avaro e misantropo, maltratta lo Spirito dei Natali Passati, si scuote ben poco davanti allo Spirito del Natale Presente ma si spaventa a morte (pun intended) davanti allo Spirito dei Natali Futuri. Scopre che non gli piace per nulla l’idea della tomba solitaria, della morte illacrimata… Ed ecco che la fifa blu compie il miracolo che né la nostalgia né il buon senso avevano potuto, e Scrooge, improvvisamente filantropo e festevole, si precipita a fare incetta di tacchini e dolciumi, e piomba nelle feste natalizie altrui.

E’ davvero così bello e istruttivo, tutto ciò? Così rassicurante?

Di solito appartengo alle folte schiere dei lettori che negli ultimi centocinquant’anni e rotti sono stati ben felici di lasciarsi incantare da Dickens e dai suoi fantasmi… Di solito non mi domando se, passate le feste, smaltiti gl’incubi e digerito il pudding, Scrooge non debba fatalmente tornare quello di prima. Si sa, gli spaventi impallidiscono col tempo, e immagino che Bob Cratchit rimanga la timida, benintenzionata e inefficace creatura che è, e che Fred resti un simpatico e scanzonato giovanotto… per quanto tempo ci andrà d’accordo il vecchio Scrooge?

Sì, ecco, di solito non mi faccio questo genere di domande, ma stasera sono di umor cinico, che ci posso fare?

Dic 14, 2009 - considerazioni sparse, libri e fumetti, Natale    Commenti disabilitati su Snoopy

Snoopy

stormy.jpgSanta Lucia deve avere letto il post dell’altro giorno, perché mi ha portato un mug favoloso.

Da una parte c’è Snoopy che scrive “Era una notte buia e tempestosa…”, e dall’altra Snoopy che immagina di essere un asso della I Guerra Mondiale. In mezzo c’è il manico, utile per quando si vuole bere il tè, oltre a contemplare il bracchetto.

“Se si eccettua il baseball,” mi si è commentato, “Snoopy praticamente sei tu: o a scrivere, o persa a immaginarti delle battaglie.”

Ma io protesto, protesto vivacemente: non so se inizierei un romanzo con “Era una notte buia e tempestosa…” (oddìo, non si sa mai… peccato che l’abbia già fatto Bulwer-Lytton), ma una cosa è assolutamente certa: non immaginerei mai di combattere contro il Barone Rosso. Io immaginerei di essere il Barone Rosso, che caspita! battle.jpg

E per tutta la giornata, immaginatemi china sulle mie carte, con la tazzona fumante accanto.