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Ago 11, 2017 - bizzarrie letterarie, libri, libri e libri    Commenti disabilitati su Nomi Letterari

Nomi Letterari

whatnameE poi ci sono le volte in cui un autore inventa un nome – per significato, per suono, per caso – e poi il nome diventa di uso più o meno comune.

A volte si tratta di un’invenzione pura e semplice, come Pamela… e adesso tutti pensiamo a Richardson e al romanzo omonimo. Ma in realtà prima di Richardson venne Sir Philip Sidney, fiore della cavalleria nell’Inghilterra elisabettiana, poeta, cortigiano e soldato che a fine Cinquecento coniò il nome (probabilmente nel senso di Tutta Miele) per un personaggio secondario del suo The Countess Of Pembroke’s Arcadia. Poi nel 1740 o giù di lì venne Richardson – seguito da Fielding con la sua biliosa parodia Shamela) – ma fu nel XX secolo che il nome diventò davvero popolare, prima nel mondo anglosassone e poi da noi.

Anche Cora è una creazione letteraria a partire da radice greca: James Fenimore Cooper lo coniò a partire da Kore (fanciulla) per un personaggio secondario de L’Ultimo Dei Mohicani, la sorellina minore che nel romanzo sopravvive e si marita felicemente con l’ufficiale inglese.

la_figlia_di_iorio_1914__243Categoria non del tutto dissimile per l’italiano Ornella, creato da D’Annunzio per La Figlia Di Jorio: piccolo faggio. Il Vate era un creatore e ripescatore di nomi seriale – con varia fortuna. Pensate solo alle sorelle di Ornella, nomate Splendore e Favetta…

D’altra parte, non sempre i nomi inventati sono fatti per essere presi sul serio. Per qualche ragione, non scommetterei granché sul sense of humour di D’Annunzio, ma Dickens ci dice Mrs. Kenwig, personaggio minorissimo in Nicholas Nickleby, ha inventato personalmente il nome Morleena per la sua primogenita, e ne è così compiaciuta che la chiama molto più spesso di quanto sia necessario – con scarsa soddisfazione dell’interessata. Morleena è concepito per avere un suono romantico e vagamente irlandese – e pertanto esotico – in risposta alle pretese di raffinatezza della madre.Cadenus_and_Vanessa._A_Poem_-_Jonathan_Swift

Serissima è invece la storia di Vanessa, creato come un omaggio personale: nel 1713 scrisse Cadenus and Vanessa, un poema autobiografico. L’eroina semieponima portava un collage dei nomi dell’amante di Swift cui era ispirata: Esther (detta Essa) Vanhomrigh. Di nuovo, perché il nome diventasse di uso comune* ci vollero il XX secolo e Sir Michael Redgrave, che lo scelse per la sua primogenita – futura celebre attrice. Se ve lo state chiedendo, la faccenda delle farfalle è opera di un entomologo tedesco nel 1806.

Wendy ha una duplice storia – prima e dopo Peter Pan. Era un vezzeggiativo di Gwendolen prima che Barrie ne facesse un nome in proprio, prendendolo dal modo in cui non so più quale bambino dalla erre moscia chiamava i suoi amichetti: Friendy, in teoria, ma pronunciato Fwendy, donde Wendy – che dunque vorrebbe significare “piccola amica”.

506873Shirley era un nome maschile (e in qualche caso un cognome**) prima che Charlotte Brontë lo affibbiasse alla sua eroina, figlia unica di gentiluomo desideroso di figli maschi. Il nome maschile della nostra fanciulla (intesa da Charlotte come ritratto idealizzato di Emily) è in effetti oggetto della curiosità, dell’esasperazione, dell’ammirazione e/o dello scandalo di molti personaggi nel romanzo.

Coraline esisteva prima di Neil Gaiman, femminile, normale ma trascurato. Un giorno Gaiman stava battendo al computer e, invece di Caroline, scrisse per errore Coraline. Gli piacque tanto da battezzarci una protagonista – per poi scoprire che il nome esisteva già, seppure in uso sporadico.250px-Imogen_-_Herbert_Gustave_Schmalz

Poi ci sono gli errori di cui l’autore è innocente. Imogen, nome shakespeariano dal Cymbeline, in tutta probabilità doveva essere Innogen, nome celtico dal significato di “fanciulla”. Dopodiché, sapete come andava in epoca elisabettiana: la gente non aveva mai del tutto chiaro lo spelling del proprio nome, figurarsi quello di un personaggio letterario. Il misprint si diffuse e così fece il nome, e la morale si è che nel mondo anglosassone un sacco di gente si chiama Imogen grazie a un errore di stumpa.

D’altra parte Shakespeare era un altro attivissimo creatore di nomi: altri suoi parti sono Jessica, la figlia del Mercante di Venezia, e Miranda, offerta alla generale ammirazione nella Tempesta.

Sabrina-Fair-1954-FCUn caso del tutto diverso è quando l’autore ripesca un nome vecchio come le colline ma pressoché dimenticato e lo rende famoso. Prendiamo Sabrina, per esempio, antico nome gallese legato alla prevedibilmente truce leggenda di una principessa illegittima affogata nel fiume Severn e trasformata in ninfa. La versione celebre della storia era quella di Goffredo di Monmouth, ripresa poi da Milton nel 1634 in Sabrina Fair, ma francamente il nome rimase alquanto raro finché il commediografo S.A. Taylor non lo scelse per la protagonista di una certa commedia – il cui adattamento cinematografico conosciamo tutti. Ricordate la scena in cui la signora Larrabee domanda spazientita come fa un autista a chiamare la figlia Sabrina e Linus/Larry le risponde “E come doveva chiamarla, Volante?” In realtà l’autista Fairchild era stato molto letterario e molto inglese.Fiona

Nel 1760 James MacPherson tentò per far passare per un caso del genere il nome Fiona, supposta antichità celtica. Ma d’altra parte, in una specie di prescienza dell’arte del caso letterario, MacPherson stava cercando (con un certo successo) di far passare per antichità celtiche tutta la sua poesia ossianica, per cui forse possiamo considerare Fiona un peccatuccio minore. Mi si dice che negli ultimi anni il nome si stia diffondendo in Germania come se piovesse. Merito di MacPherson, mi domando, o merito di Shrek?

Ma d’altra parte, come si vede nello scambio di battute in Sabrina, un nome eccentrico è un nome eccentrico – e ho il sospetto che le prime Pamela, Vanessa e Jessica/Gessica siano state accolte con lo stesso genere di scetticismo e incredulità assortiti che oggi riserviamo ai nomi da gossip o da soap opera. Con la differenza che, se lo sa, la bimba*** può stupire tutti annunciando che il suo è un nome letterario, thank you very much.

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* Comunissimo negli Stati Uniti, dove resiste saldamente tra i cento nomi più diffusi dal 1977 a oggi.

** Per dire, Anna dai Capelli Rossi di cognome fa Shirley.

*** Perché avrete notato trattarsi di nomi femminili…

Lug 12, 2017 - elizabethana, Storia&storie, Vitarelle e Rotelle    Commenti disabilitati su la Caratterizzazione è un Apostrofo di Colore a Scelta

la Caratterizzazione è un Apostrofo di Colore a Scelta

Rieccomi, o Lettori! Direi che ho trovato le chiavi di casa – ma in realtà non ho idea di come sia successo: fino a ieri non c’era verso di fare il login, e invece oggi sì. Ah well, meglio così.

E visto che sono tornata, parliamo di personaggi, volete? Nicholl Lodger

Chi di noi non vorrebbe popolare i suoi libri di gente indimenticabile? È al tempo stesso una tecnica difficile da padroneggiare, un elemento chiave della buona scrittura e uno degli aspetti più complessi di quella malattia da scrittori che Tolkien chiamava il complesso della subcreazione: infondere la scintilla vitale nei propri personaggi, soffiare la vita nelle narici della creatura impastata con inchiostro e carta…

Curiosamente, ho trovato un affascinante bit of advice in proposito in un libro che non è né un manuale di scrittura né un romanzo, ma una curiosa specie di biografia. In The Lodger – Shakespeare on Silver Street, lo storico inglese Charles Nicholl concentra le sue prodigiosamente minuziose ricerche sul soggiorno di Shakespeare presso una famiglia di fabbricanti di acconciature di origine francese – e la parte da lui avuta in una causa civile tra due generazioni della famiglia.

Non è che Shakespeare faccia una gran figura nell’insieme, ma non è di lui che voglio parlare, bensì della sua padrona di casa, Marie Mountjoy, che era arrivata in Inghilterra da profuga ugonotta e aveva fatto tanta carriera nel suo campo da creare acconciature per la consorte di Re Giacomo VI e I, nientemeno.

simon-formanMarie, mercantessa agiata (e forse moglie adulterina, ma se suo marito era come appare dal lavoro di Nicholl c’è da capirla), a un certo punto consulta il Dottor Simon Forman, astrologo, medico e sapiente, nella speranza di recuperare un paio di anelli e del denaro che ha perduto. La pratica era comune all’epoca, e Forman uno dei praticanti più reputati nel suo campo. Tra l’altro, il dottore teneva annotazioni dettagliate dei suoi casi – annotazioni in buona parte sopravvissute. È nei suoi quaderni che Nicholl trova una serie di affascinanti particolari su Marie, compreso un piccolo elenco di tre personaggi che include Margery, una domestica di casa Mountjoy, “una ragazzotta alta e lentigginosa” nella descrizione della sua padrona. A tall and freckled wench.

Queste poche parole, annotate da Forman mentre parlava con Marie, sono qualcosa che mette i brividi: una voce di quattrocento anni fa registrata senza il tramite di elaborazioni letterarie o formule giuridiche e religiose. Nicholl coglie e sottolinea la meravigliosa immediatezza di questa piccola finestra aperta su un altro secolo: ogni volta che voglio ricreare Marie nella mia mente, la immagino mentre pronuncia lentigginosa con un accento francese*.Marie

Queste sono gioie nella vita di un ricercatore e di un romanziere. Provate a fare il piccolo esercizio d’immaginazione descritto da Nicholl: ecco Marie a trent’anni, protesa in avanti nella luce incerta delle candele di Forman, con la fronte corrugata sotto la cuffia e la bocca stretta in contenuta disapprovazione, con le mani serrate in grembo e la sua erre francese.

Vera, viva e vivida dopo quattrocento anni, e tutto per quelle tre parole dette all’astrologo, tre parole che conservano la traccia delle sue origini, della sua mentalità, delle sue credenze, della sua personalità.

A volte basta proprio poco per (ri)creare una persona.

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* “Whenever I try to conjure up a sense of Marie, I imagine her while she pronounces “freckled” with a French accent.”

Mag 10, 2017 - scrittura, Vitarelle e Rotelle    Commenti disabilitati su Parole, Parole, Parole…

Parole, Parole, Parole…

Cloud 3Che prima di essere una canzone, era una citazione shakespeariana, you know… Amleto.

E tutto sommato il Bardo è un buon nume tutelare per questa cosa che The Guardian ha fatto qualche tempo fa, prendendo una dozzina di scrittori e ponendoo loro una domanda: qual è la vostra parola preferita?

No, sul serio. Ed è una buona idea, perché gli scrittori con le parole ci lavorano, ne usano tante, ne conoscono di specificissime, di inconsuete, di eccentriche, sono abituati a considerarne le sfumature e le implicazioni…

Il risultato è questo articolo, che vale la pena di leggere, perché è una piccola miniera di scoperte linguistiche, e perché ci si coglie il gusto di questa gente per la lingua.

Per questo dico che Shakespeare è un buon nume tutelare qui… In realtà gli studi recenti hanno un po’ ridimensionato il numero di parole che si attribuivano a lui, ma questo non toglie proprio nulla al suo vertiginoso e versicolore* uso di una lingua che ai suoi tempi era ancora in costruzione. Provate a leggere incantesimi e battibecchi fatati nel Sogno di Una Notte di Mezz’Estate**: ci si sente una vera e propria gioia del linguaggio.

E questo è qualcosa che si cerca – e, alas, non sempre ci si riesce – di inculcare negli allievi: è davvero difficile scrivere senza avere il gusto delle parole. Senza volerci giocare e sperimentare. Senza perdere l’occasionale nottata in cerca della sfumatura giusta… Tutto considerato, comincio a credere che questo articolo figurerà nei miei corsi, in futuro. Almeno in via di principio, perché le parole stesse sono spesso intraducibili anzichenò, ma il gusto evidente con cui questa gente gioca con parole perdute, idiotismi, onomatopee e lessici famigliari dovrebbe proprio servire da ispirazione per un paio di paragrafi in materia… Futuri allievi, aspettatevi qualcosa del genere.MNDFairies

Per esempio, a me le parole piacciono per il modo in cui combinano suono, significato e connotazioni. Onomatopea e iconicità sono rilevanti. Scintilla, con quel suono saltellante e quella desinenza luminosa. O fiammeggiante, che l’abbondanza di accenti e doppie consonanti fa davvero danzare. E poi sesquipedale, lunga e complessa a sufficienza per suggerire un’enormità che incombe e traballa appena. E che dire di esecrabile? Quel gruppo -cr si mastica così bene che usarlo in un diverbio è di soddisfazione estrema. E bizantino, dal suono elegante e multicolore come un mosaico ravennate. Lanzichenecco, irto di punte all’inizio, e ben corazzato alla fine. È sempre una questione di colori, di consistenza, di suono…

Ma il fatto è che non so troppo bene quale sia la mia parola preferita in assoluto. Liste come questa, dizionari, glossari e repertori, elenchi di nomi, guide del telefono e titoli di coda dei film mi fanno sentire come una bambina in un negozio di giocattoli. Non so scegliere, e questo è quanto.

E voi? Quali sono le vostre parole preferite? E perché?

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* Oh, eccone una che mi piace proprio tanto… versicolore!

** O, se è per questo, la descrizione dell’esercito di Tamerlano, o il catalogo delle ricchezze dell’Ebreo di Malta… è chiaro che Marlowe era un altro che con le parole ci andava a nozze.

Mag 8, 2017 - angurie, tecnologia    2 Comments

Rieccomi!

BackRieccomi, o Lettori…

Mi credevate svanita nel nulla, vero? E invece no – è solo che l’Innominatino, povero piccolo computer, ha reso l’anima. Però non l’ha fatto in maniera ragionevolmente drastica, tutto d’un colpo. Gli è parso bello, piuttosto, defungere come si fa all’opera: in maniera protratta, drammatica e con un paio di lunghe romanze nel mezzo…

Ah well, ma alla fine, e benedetto sia San G. il Tecnico, è arrivato il successore: Tiglath Pileser Cum Innominatino – e siano benedette anche le memorie esterne. E quindi, come dicevasi, rieccomi qui.

Ma non pensate che siano state due settimane di ozio e oblio, perché sono successe varie cose. Per cui, riepilogando:

SHAKESPEARE-cover-web_m– Il 26 di aprile, alla Biblioteca Teresiana, si è inaugurata la bellissima mostra Essere o non essere Shakespeare, tavole di Alessandro Sanna e shakespeariana varie – e si è anche presentato l’omonimo libro, edito da Corraini. È, lasciate che ve lo dica, un libro favoloso: bellissimo a vedersi, pieno di idee, di esperimenti – e un modo nuovo di considerare Shakespeare. D’altra parte ormai si sa: Alessandro Sanna è una garanzia. E collateralmente alla mostra anch’io sarò alla Teresiana, mercoledì 17, alle 17.30, con una conversazione a proposito di Shakespeare, ritratti, specchi e immagini, chiamata Vi Dipingo il Suo Carattere. LocTeatrinoSmall

– È tornato il Palcoscenico di Carta, con una lettura in celebrazione dell’Anno Pirandelliano. Domani alle ore 18 leggeremo la seconda parte de I Giganti della Montagna – che si sta rivelando una lettura… soprendente. Tanto diverso da Shakespeare quanto è possibile, e non meno affascinante. Leggeranno con noi attori dell’Accademia Campogalliani e di Hic Sunt Histriones. Raggiungeteci alla libreria IBS+Libraccio, al n° 50 di Via Verdi a Mantova, volete?

Chorus– Con Hic Sunt Histriones porteremo Shakespeare in Words a Poggio Rusco (MN). Venerdì 19 maggio daremo una rappresentazione per le scuole, e sabato 20, alle 21, una per il pubblico generale. Versione ampliata, by the way – e con nuovi esperimenti dal punto di vista musicale. Il che significa che siamo nel pieno delle prove, del fervore, delle variazioni dell’ultimo minuto, delle incertezze, dei tentativi… Alla fin fine, è sempre come il trapezio senza rete – ma altrimenti, dove sarebbe il gusto di farlo? 18033837_846681858818412_5431282186727641827_n

– E infine, l’ultimo aperitivo letterario della rassegna Inchiostro & Vino è stato spostato martedì 23 maggio. Parleremo di vino all’opera e fuori nell’Ottocento. Prenotate presto, perché i posti sono limitati!

E a dire il vero non è nemmeno strettamente tutto – ma per ora basta così.

Ah, è bello essere tornati.

Mar 24, 2017 - Arte Varia, Shakespeare Year    Commenti disabilitati su Essere O Non Essere… per Pennello e Pianoforte

Essere O Non Essere… per Pennello e Pianoforte

Chi ha detto che l’anno shakespeariano è finito? Ricordate Alessandro Sanna, Elisabetta Garilli e i loro meravigliosi concerti disegnati?

Ebbene, adesso Alessandro ed Elisabetta debuttano con una nuova meraviglia chiamata 400Shakespeare – un’incantevole meditazione per musica, immagini e testi su Shakespeare, l’immagine e l’immaginazione… E vado particolarmente orgogliosa del fatto che ho avuto una piccola, piccolissima parte in tutto ciò.

E già che ci siamo: grazie per avermi voluta in locandina, Alessandro! È stata una bellissima sorpresa…

400ShakespeareSanna

Ne riparleremo quando uscirà (prossimissimamente) Essere o non essere Shakespeare, il nuovo libro illustrato di Alessandro, da cui provengono le illustrazioni.

Intanto, però, domenica 26, alle ore 17, vi aspettiamo al Teatro Ristori di Verona per il debutto di questo splendido progetto.

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Mar 7, 2017 - elizabethana, grilloparlante    Commenti disabilitati su Il Latte di Venere…

Il Latte di Venere…

Al volo per ricordarvi che questa sera…

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Brindare ai tempi di Shakespeare & Co. E si brindava – oh, se si brindava…

Se foste in quel di Mantova e vi pungesse vaghezza, mi par di capire che ci sia ancora qualche posto. Chiamate il numero in fondo alla locandina per informazioni.

A questa sera!

 

Bagolando di Qua e di Là…

Oh, notizie, comunicazioni e informazioni…

Martedì 7 marzo alle 20.00 inizio una serie di aperitivi letterari presso l’Enoteca Porto Catena di Mantova. Parleremo di vini&spiriti attraverso la storia e la letteratura – e degusteremo quello di cui si parla. Gli appuntamenti sono quattro, e si comincia (non sarete sorpresissimi) con Shakespeare e i suoi contemporanei.

Seguiranno l’Antichità Greco-Romana, il Medio Evo e l’Ottocento…

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Mi si dice che per martedì restano pochi posti – ma voi chiamate il numero qui in fondo alla locandina per informazioni – e sentite che cosa vi dicono.

Poi mercoledì otto marzo alle ore 17.oo sarò alla Biblioteca Mondadori di Poggio Rusco con…

LocLUPo2

La storia della fama postuma di Shakespeare è intricata come un romanzo – tra semi-oblio, propaganda puritana, falsificazioni, riscritture, bardolatria, tradizioni teatrali, spiritismo e bizzarrie miste assortite. E, dal tardo Cinquecento ai giorni nostri, s’intreccia con quella di Christopher Marlowe – collega, coetaneo e rivale, più celebre da vivo e ingombrante da morto…

E tecnicamente si tratta di una lezione dell’anno accademico della LUPo – ma volendo è possibile iscriversi a una lezione singola al costo di 5 €. Per informazioni e iscrizioni chiamate la Biblioteca Mondadori al numero 0386 51057.

Ci vediamo la settimana prossima?

 

Ahimé, povero Mug…

Mug Oh, catastrofe(tta) domestica…!

E, per una volta, non è nemmeno colpa della Terribile Pru*.

Il mio mug shakespeariano ha reso l’anima. O forse non è proprio del tutto vero – ma ha sostenuto danni che lo invalidano à jamais per fare quel che è stato concepito per fare – ovvero contenere tè.

O almeno si suppone, perché…

Lasciatemi spiegare: il mio mug shakespeariano viene da Londra. Dal Globe, per la precisione. Acquistato al bookshop dopo la mia prima visita, insieme a un libro sulle ultime scoperte archeologiche in fatto di teatri elisabettiani e giacobiti.

“Per favore, un incarto robusto,” dissi al giovane commesso, indicando il mug. “Deve volare fino in Italia.” E il ragazzo, con un sorriso da un orecchio all’altro, prese la plastica con le bolle e ne avvolse un acro non solo attorno al mug, ma anche al libro…

E vi racconto questo per spiegare che il mug non può avere subito danni da trasporto – tanto più che quel viaggio periglioso lo fece nel bagaglio a mano, trattato con la tenera cura che di solito si riserva ai neonati. E una volta a casa cominciò ad avanzare serii titoli per la posizione di Mug Prediletto, in fiera competizione con l’altrettanto londinese (e, mi si dice, ormai più o meno introvabile) mug dei libri, proveniente da un negozietto di Covent Garden… D’altra parte è delizioso, you see, interamente coperto di spiritosi disegnini di personaggi shakespeariani…

Finché, questa mattina presto, poco dopo averci versato dentro la mia prima dose mattutina di Earl Grey al latte…

Tinnnng!

Non so se abbiate esperienza o idea di quanto sia terribilmente musicale il rumore della porcellana che si fessura. Lo strillo di una Clarina che si trova improvvisamente inzuppata di tè bollente lo è assai di meno – ma sono particolari. Il fatto si è che il mug shakespeariano adesso ha una sottilissima fessura che lo divide quasi a metà, e non potrà mai più contenere liquidi caldi o freddi. Mai più, alas and alack…

Ora, siccome dubito che qualcuno produca un mug fatto per non resistere al contatto prolungato con il tè caldo, posso solo immaginare un difetto di fabbricazione o un incidente prima del mio acquisto. O forse gli ha fatto male la lavapiatti? O forse il mug dei libri ha giocato slealmente in qualche modo per liberarsi del rivale? Ma ad ogni modo non è come se il post mortem servisse a qualcosa – se non a farmi dubitare che valga la pena di comprare un altro mug shakespeariano alla prossima occasione londinese.

Però, dopo essermi asciugata il tè di dosso e aver mugugnato un po’ sulla triste sorte dell’arnesetto, ho pensato che ci sono altre cose che un mug può contenere – non tutte liquide. Penne, per esempio, e matite. Sempreché, mi si è fatto notare, la fessura non corra ulteriormente… Così ho telefonato al colorificio di fiducia e ho chiesto come si sigilla una fessura nella porcellana per evitare che sviluppi ambizioni e, dopo un po’ di ipotesi, mi si è detto che, s giuro di non mettere mai più del tè nella porcellana in questione, il Superattack ha buone possibilità di domare la fessura.

Morale? Adesso il mug shakespeariano, rattoppato con la supercolla, se ne sta mogio su uno scaffale, in attesa di diventare un portapenne shakespeariano. È pur sempre una carriera, non vi pare?

 

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* Il vasetto di peperoncini ripieni sott’olio fracassato sul pavimento della cucina ieri sera è un altro discorso…

Gen 4, 2017 - considerazioni sparse, gente che scrive    Commenti disabilitati su L’Anno di…

L’Anno di…

endsy“E come te la caverai, Clarina, adesso che l’Anno Shakespeariano è finito?”

Ed è vagamente possibile che la domanda in questione mi sia stata rivolta con un nonnulla di sollievo… Dopo due anni Shakespeariani (di cui uno anche Marloviano) in rapida successione, you know…

Well, che devo dire? Se proprio volessi, potrei dire che nel Diciassette cade il 430° anniversario del Tamerlano (probabilmente di entrambi i Tamerlani) di Marlowe. E il 420° delle shakespeariane Allegre Comari di Windsor – nonché del primo ritiro dalle scene di Edward Alleyn…

Insomma, se volessi, potrei andare allegramente avanti per la mia strada. E badate, probabilmente ci andrò – almeno un pochino. Però…

Però non sarà tutto e solo Shakespeare&Marlowe. Si dà il caso che il Diciassette sia il 350° anniversario della nascita di Jonathan Swift – del quale, devo confessare, non sono certa di avere tantissimo da dire, ma magari sarà l’occasione per qualche rilettura.

janeE, più significativamente, si dà il caso che sia anche un anno decisamente austeniano: il bicentenario della morte della Zia Jane, nonché della pubblicazione di Nothanger Abbey e di Persuasion, per cui aspettatevi una certa quantità di Jane Austen.

Che altro? Ancora un paio di bicentenari riguardano il Rob Roy di Scott e il Manfred di Byron – ma non è come se stessi promettendo alcunché in proposito.

Per il resto, continueremo a occuparci di teatro, di libri, di storia e di storie, di scrittura . Ci occuperemo ancora del Palcoscenico di Carta. Ci saranno debutti e piccoli bollettini, ed esperimenti ogni tanto, e cose così – con occasionali digressioni in direzioni non necessariamente prevedibili.

E detto questo, salpiamo, volete? La rotta tracciata non sembrerà particolarmente audace, ma andiamo a vedere se, dopo tutto, non possiamo trovare qualche sorpresa su e giù per queste rotte dall’aria consueta.

Vento in poppa, calma di mare (o forse non proprio), e felice traversata!

Nov 23, 2016 - anglomaniac, Londra    Commenti disabilitati su Dodici Cose Storico/Letterarie Da Fare A Londra

Dodici Cose Storico/Letterarie Da Fare A Londra

Piccadilly Circus, West End, London. Vintage LNER Travel posterQuesto post è assolutamente nonsense, ed esce dritto dritto da una conversazione domenicale con gente che condivide le mie stesse ossessioni londinesi. Al momento del dessert (e del malvasia) pareva a tutti noi che sarebbe una deliziosa occupazione accompagnare piccoli e selezionati gruppi di viaggiatori alla scoperta della Londra Letteraria. E Storica*. Al momento del caffè (e del nocino) stavamo già buttando giù programmi…

Ed ecco dunque a voi dodici inconsuete attrazioni londinesi, accuratamente selezionate dai cataloghi della Literary London Touring Company** e presentate in ordine sparso:

1) Una tazza di tè a Paternoster Row, dove Charlotte e Emily Brontë soggiornarono sulla via del Belgio e, giacché si è in zona, quattro passi attorno a St. Paul, dove Shakespeare e Marlowe compravano i loro libri alle bancarelle degli stampatori. Certo, ai loro tempi la cattedrale era molto diversa, ma… LondonTemple

2) Cortilini quadrati, tigli rachitici e porte di studi legali al Temple, sulle tracce dei personaggi del Martin Chuzzlewit di Dickens, e anche di qualche fantasma traslocatore. Di domenica, magnifico coro nella Chiesa Rotonda dei Templari. (Metropolitana: Circle Line o District Line. Scendere a Temple)

3) Il tragitto della Signora Dalloway: da Westminster, attraverso St.James Park (dove si può fare un picnic su una panchina, e gettare pezzetti di sandwich a 56 tipi differenti di anatre), per Piccadilly, fino a Bond Street, e poi di ritorno per St.James (quartiere, non parco), di nuovo a Westminster.

The Map Room in the Churchill Museum and Cabin...

4) le Cabinet War Rooms, praticamente sotto Whitehall: l’incredibile quartier generale sotterraneo da cui Churchill dirigeva lo sforzo bellico durante il London Blitz.

5) Pranzo alla Fitzroy Tavern, in Charlotte Street, per sedersi allo stesso tavolo a cui hanno mangiato (o bevuto) George Orwell, G.B. Shaw e Dylan Thomas. Oppure alla Spaniard’s Inn, a Hampstead, dove pranzarono Stevenson, Byron, Mary Shelley, Constable, vari personaggi del Circolo Pickwick e un gruppo di facinorosi durante i Gordon Riots.

6) Il Dickens Museum, zeppo di manoscritti originali, quadri e cimeli, compreso lo studio di Dickens.London Pollock

7) L’ex Mercato delle Mele a Covent Garden, per via di Eliza Dolittle, e per una visita al negozio di Pollock, con i meravigliosi toy theatres vittoriani. E se si è trovato un biglietto, la favolosa Opera House è proprio dall’altro lato della piazza.

8) La National Portrait Gallery, dove nessuno va mai, e che invece è affascinante, perché consente di vedere in faccia Jane Austen, Riccardo III, Kipling, Rupert Brooke, Michael Faraday, Dickens, Lawrence d’Arabia, Shakespeare e un’infinità di altra gente.

9)Kew Gardens, i magnifici giardini botanici, da visitare con l’omonimo racconto di Virginia Woolf sotto il braccio.

LondonSouthwark10) Una giornata elisabettiana a Southwark – sull’altra sponda del Tamigi – cominciando con una visita al Globe e al ritrovato Rose Playhouse, per poi pranzare a Borough Market e tornare al Globe nel primo pomeriggio per lo spettacolo. Questa è da farsi nella bella stagione – oppure si può sostituire lo spettacolo al Globe con uno a lume di candela all’adiacente Sam Wanamaker Playhouse.

11) Poet’s Corner nell’Abbazia di Westminster, dove sono sepolti Chaucer, Ben Jonson, Kipling, Browning, Thomas Hardy e Laurence Olivier. Ma d’altra parte, tutta l’Abbazia è un’antologia di pietra della storia inglese, oltre che della letteratura.london-docklands-34

12) Il Museum of London, che racconta la storia della città in modo vivido, ricco e vario – e offre una quantità di iniziative: conferenze, concerti, ricostruzioni, teatro, mostre temporanee… ce n’è davvero per tutti i gusti.

Ecco qui. Qualcuna è un po’ fuori dai sentieri battuti, qualcuna è bizzarra, tutte sono state sperimentate personalmente (anche più di una volta). Have a nice time in London!

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* Come dice Michael Fairbanks in Mary Poppins, questo ce l’ho messo io.

** No, ovviamente non esiste. Peccato. Chissà, magari un giorno…